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16 Dic 2019

Journey to the Savage Planet – Anteprima

Journey to the Savage Planet si prospetta come il classico gioco di cui si parla poco, ma che una volta conosciuto da un numero sufficiente di videogiocatori può diventare un piccolo cult, un titolo lodato e citato di continuo dallo zoccolo duro di appassionati che, provandolo, ne hanno comprovato e riconosciuto qualità e tocchi di classe.

Non è affatto un caso che Reid Schneider, executive producer e co-fondatore di Typhoon Studios, che abbiamo avuto il piacere di incontrare all’evento di presentazione del gioco in quel di Milano, accosti la produzione del suo team a Starship Troopers. Nel corso dell’avventura vi capiterà di far esplodere qualche insettone gigante, certo, ma il paragone è più sottile, riferito per lo più alla natura stessa del progetto, alla filosofia di cui si alimenta, al feeling che sa sprigionare sin dalla creazione del proprio personaggio, selezionandone il volto, che sarà comunque sempre celato dal casco, tra una decina di fotografie reali, di persone (ed un animale) con improbabili acconciature Anni ’80.

Journey to the Savage Planet non si prende sul serio nemmeno per un secondo, strizzando l’occhio ai B-movie sci-fi d’un tempo. Ad un primissimo sguardo, è inevitabile confrontarlo a No Man’s Sky, o per lo meno ad una versione demenziale e irriverente della titanica produzione di Hello Games.

Per motivi non ancora chiarissimi, l’avatar di cui vestirete i panni dovrà esplorare un pianeta chiaramente ostile, dalla conformazione schizofrenica, abitato da una fauna estremamente aggressiva e dalle proporzioni spesso e volentieri buffe.

La base del nostro intrepido esplorare, che fungerà ovviamente da hub, mette in mostra non solo i cardini ludici attorno cui ruoterà l’epopea, ma sfoggia con grande classe tutta l’ironia che permea il gioco.

L’eccentrico boss della corporazione che vi ha assunto per questo pericolosissimo viaggio, per esempio, vi bombarderà di esilaranti video motivazionali, proiettati sul mega schermo della struttura. La stampante 3D, dal canto suo, utilizzando i materiali raccolti nell’avventura, vi permetterà di craftare nuovo equipaggiamento e di rifornirvi di tutto il necessario per proseguire nell’esplorazione. Un terminale dedicato vi consentirà di gestire il multiplayer cooperativo a due giocatori, esclusivamente online, in cui potrete aiutare o farvi aiutare in qualche missione particolarmente ostica. Il teletrasporto, infine, vi condurrà al cuore pulsante di Journey to the Savage Planet, ovvero sulla superficie del mondo sconosciuto a cui il titolo stesso fa riferimento.

Nel corso della nostra lunga prova concessaci, giocando in single player, ma contando sugli aiuti e sui consigli del buon Reid, abbiamo avuto il piacere di metterci alla prova con le difficoltà e gli ostacoli proposti dal Bioma 3, scenario che nell’avventura completa avrete modo di esplorare a metà del gioco circa.

Journey to the Savage Planet è tutto, fuorché un gioco semplice o accondiscendente

Una volta materializzati, ci siamo immediatamente sentiti un piccolissimo puntino in una gigantesca ambientazione composta da innumerevoli isole fluttuanti, atollo sospeso che si sviluppava soprattutto in verticale. Un level design intricato e vario, ci ha assicurato Reid, sarà uno dei punti di forza di Journey to the Savage Planet e quanto testato in prima persona ha certamente confermato la cosa, visto e considerato che ogni struttura presente era potenzialmente raggiungibile, in un modo o nell’altro.

Essendo fondamentalmente un metroidvania in prima persona, avrete la possibilità di occuparvi di diverse missioni, abbandonandole e riprendendole in base al vostro interesse o a seconda degli item recuperati imprescindibili per liberarvi la strada.

Tra rampini, raggi laser di diversa fattura e nuovi gadget per il jetpack, proseguendo nell’epopea otterrete svariati power-up, ampliando le abilità dell’avatar e sbloccando progressivamente nuove sezioni della mappa.

Arrampicandoci in cima ad un rilievo, per esempio, abbiamo scoperto che per aprire una porta era necessario riattivare un meccanismo utilizzando la corrente elettrica. Siamo così stati costretti a dirigerci verso un’altra location dove avremmo potuto recuperare il potere in questione.

Tra uno spostamento e l’altro, saltando di piattaforma in piattaforma, ci siamo accorti che nonostante il tono comico dell’avventura, Journey to the Savage Planet è tutto, fuorché un gioco semplice o accondiscendente. Similmente a all’indimenticato Mirror’s Edge, il primo beninteso, serve un certo grado di abilità con il pad per calcolare i salti ed il tempismo necessario con cui attivare il rampino. Il jetpack stesso soffre di una certa latenza, voluta, che vi costringerà a farci il manico.

Anche i combattimenti non sono certo una passeggiata. La maggior parte delle creature che abitano la superficie del pianeta necessitano di strategie particolari per essere abbattute, barcamenandosi con una certa disinvoltura tra pistole, bombe, trappole e svariati altri strumenti offensivi. Inoltre, la complessa boss fight che abbiamo affrontato per recuperare il potenziamento di cui sopra, ci è costato un paio di imbarazzanti game over.

Journey to the Savage Planet ci ha sinceramente sorpresi e magicamente divertiti.

I pregi del titolo edito da 505 Games non si fermano qui. Anche tecnicamente ci siamo trovati di fronte ad un titolo sviluppato con tutti i crismi del caso. Giocato su una PlayStation 4 Pro, siamo stati testimoni di uno spettacolo più che degno, merito soprattutto di una direzione artistica forse non originalissima, ma ugualmente efficace. Inoltre, i diretti richiami a Metroid e a Futurama, regaleranno più di un sorriso ai nerd di vecchia data.

Journey to the Savage Planet ci ha sinceramente sorpresi e magicamente divertiti. Da quanto abbiamo potuto provare in anteprima, ci sono tutte le carte in regola affinché la creatura di Typhoon Studios diventi la classica perla del sottobosco videoludico, enormemente apprezzata da chiunque sia così scaltro da dargli una chance.

I videogiocatori più attempati, insomma, sono avvertiti. Tra salti millimetrici ed un gameplay generalmente poco accondiscendente, la produzione sa persino regalare risate di sano gusto soprattutto a chi è incline ad un certo tipo di comicità. Se siete cresciuti a pane e Futurama, se conoscete a memoria ogni film della saga di Starship Troopers e avete completato ogni capitolo di Metroid, è probabile che troviate in questo titolo il compromesso dei vostri sogni.

Anche i più giovani, tuttavia, avranno più di un motivo per guardare con interesse al gioco. La sovrastruttura ruolistica regala profondità al gameplay. Inoltre i richiami ai più recenti No Man’s Sky e The Outher Worlds potrebbero spingere gli amanti di questi due giochi a dargli una chance.

Ci sono tutte le carte in regola affinché diventi la classica perla del sottobosco videoludico

Journey to the Savage Planet ha buone possibilità di fare bene. Resta solo da capire se il Bioma 3, testato in prima persona, è solo un fuoco di paglia, la parte migliore del gioco, o se anche il resto dell’avventura proporrà lo stesso, ottimo, livello qualitativo.

Per scoprirlo dobbiamo aspettare fino al 28 gennaio prossimo, giorno in cui il gioco debutterà su PC, PlayStation 4 e Xbox One in versione digitale e fisica.


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