Los Angeles – 3 anni sono passati dall’ultima scampagnata di quello smargiasso di Rico Rodriguez in giro per il mondo, pronto a mollare il Mediterraneo e la tranquillità del suo paese natio, Medici, l’isola immaginaria che ospitava Just Cause 3 e che raccoglieva l’influenza climatica e culturale di Italia, Francia e Spagna, e partire alla volta di Solís e i suoi 1024 chilometri quadrati di mappa (gli stessi del precedente capitolo), a caccia ancora una volta della Mano Nera, e del suo malvagio generale, Gabriela Morales.
L’ambientazione di Just Cause 4 ci porta in Sud America, tra rigogliose foreste, deserti polverosi e montagne innevate, tre differenti biomi su cui scatenare il buon Rico e tutto il suo arsenale, fatto di gadget, veicoli e mezzi di trasporto più o meno convenzionali e improvvisati (la varietà, insomma, non sembra mancare), che uniti ad una interessante novità spalancano l’arsenale di Rico potenzialmente all’infinito: stiamo parlando dei palloni aerostatici (in miniatura), che permettono di far persino fluttuare quelle armi di distruzione di massa, rendendole anche, all’occorrenza, un pericolo dall’alto. Quando poi ci si mettono gli upgrade, come la possibilità di farsi seguire automaticamente dai palloni (e portarsi una scia di morte durante ogni discesa con il paracadute), a complicare le cose, il disastro è assicurato.
A proposito di disastri: altra curiosa novità sono degli imprevedibili fenomeni atmosferici, che arrivano e distruggono letteralmente tutto, da quanto visto in tempo reale: nello specifico abbiamo assistito all’arrivo di un devastante tornado, e oltre a vedergli distruggere un intero ponte (cosa che era comunque possibile fare anche in Just Cause 3 piazzando del C4 nei punti giusti), lo sviluppatore ha colto l’occasione per mostrarci che non si trattava di un’intangibile animazione, ma tutto ciò che veniva risucchiato e mosso vorticosamente era mosso in tempo reale. Ma cosa cambia rispetto al passato?
La prima cosa ad emergere è il comparto puramente tecnico, aspramente criticato, su console, per via dei suoi evidenti problemi, tra bug di ogni genere e, soprattutto, un frame-rate appesantito ed instabile. Quanto visto nella build E3 giocata dagli sviluppatori non ci ha fatto gridare al miracolo dal punto di vista estetico (nonostante la grafica target del trailer sia sicuramente di ottimo livello), ma in compenso ci hanno stupito fluidità, e soprattutto qualità del motore fisico, semplicemente sbalorditivo, merito del nuovissimo engine Apex.
Il vento, ad esempio, la cui direzione è segnalata dall’onnipresente pulviscolo e dalla cenere del fuoco della guerra che brucia in tutta Solís, può e va sfruttato per ottimizzare al massimo gli spostamenti con la wingsuit e con il paracadute, con tanto di animazioni ancora più fluide, pulite e realistiche. Anche se la parte del leone la fanno ovviamente i booster, piazzabili ora in maggior numero, con cui darsi alla pazza gioia, trasformando qualsiasi oggetto dell’ambiente circostante in una potenziale arma di distruzione di massa, da semplici barili agli animali vaganti (tranquilli, sono sfruttare i container finiti nella furia distruttrice da rampe con cui prodigarsi in acrobazie da urlo. Follia. Per non parlare del tethering del rampino migliorato, con la possibilità di connettere più oggetti tra loro, che non farà altro che rendere ancora più assurda l’essenza puramente sandbox di Just Cause 4, perfetta per provare tanti approcci differenti alle missioni, o all’attacco di nemici ora più potenti che mai, merito anche di un’I.A. potenziata e di speciali abilità assegnate ad alcune unità d’élite, come devastanti mortai, mimetiche ottiche o poderosi scudi.
Il numero delle vere novità, per ora, si ferma qui: i punti di contatto con il precedente capitolo sono tanti ed evidenti, e per quanto rinvigorito dal punto di vista puramente tecnico, il rischio di ritrovarsi con un “more of the same” è assolutamente dietro l’angolo: non che questo possa essere necessariamente un male, in quanto la formula di Just Cause è ormai rodata e apprezzata da non pochi giocatori, in grado com’è di divertire tanto chi lo gioca, quanto chi passa le ore a guardare le compilation di trick e assurde invenzioni. Altro rischio, decisamente meno accettabile, riguarda invece i problemi tecnici: con le versioni console di Just Cause 3 i problemi emersero all’ultimo momento, e per riconquistare la fiducia degli utenti, Avalanche e Square-Enix dovranno essere molto più trasparenti.
Il nuovo Just Cause 4 non ci appare rinnovato più di tanto, almeno da quanto visto sinora, ma quelle poche novità promettono di regalarci un’esperienza ancora più divertente ed esagerata, dal rampino potenziato, fino a quei gadget studiati per farci sperimentare al massimo con la fisica del gioco, passando per i cataclismi come i “divertentissimi” (in ottica ludica, s’intende) tornado. Il nuovo engine promette faville, e chissà che non riesca ad offrirci un gioco esente dalle stesse problematiche del precedessore, e per quanto Avalanche sembra voglia giocare (relativamente) sul sicuro, la formula di Just Cause è talmente rodata da non riuscire a non immaginarsi già da ora a realizzare folli acrobazie a base di esplosioni ed esperimenti degni di uno scienziato pazzo. Non vediamo l’ora di assistere al ritorno di Rico Rodriguez, questo è poco ma sicuro.