Kao the Kangaroo – Recensione

Lo sappiamo, molti di voi si staranno domandando: “chi è Kao the Kangaroo?”. In effetti la domanda è assolutamente legittima, dato che questo simpatico canguro ha saltellato sulla prima console, il glorioso Dreamcast, più di 20 anni fa.

E mentre molti di noi avevano già fatto fatto incredibili piroette nella trilogia di Crash Bandicoot e sputato fuoco all’interno dei magnifici mondi di Spyro the Dragon, dalla Polonia (della X-Ray Interactive) arrivò in punta di piedi questo giovane marsupiale pronto a fare a boxe con ogni scagnozzo che gli si parasse davanti.

Tate Multimedia, probabilmente ben conscia dei graditissimi ritorni di altri platform come i due sopracitati, ha deciso di far indossare nuovamente i guantoni a Kao e rilanciare ufficialmente l’IP sulle console di nuova generazione.

Si tratta dunque di un vero e proprio reboot con meccaniche aggiornate, anche perché l’ultimo titolo risale al 2005 e Kao aveva bisogno di adattarsi alle esigenze di gameplay moderne. A conti fatti, sul ring il “cangurotto” ha saputo mettere knock out l’era moderna? Scopriamolo insieme.

Kao the Kangaroo è un platform 3D con protagonista un caparbio, astuto e a volte sfacciato canguro che partirà alla ricerca della verità sulla misteriosa scomparsa di sua sorella e di suo padre. Ovviamente la mamma non sarà molto d’accordo, ma Kao potrà contare sull’aiuto del suo sensei che lo guiderà verso il giusto sentiero.

Una trama semplicissima senza nessun guizzo particolare in termini di originalità: d’altro canto parliamo pur sempre di un platform ispirato all’epoca d’oro e, come ben sappiamo, non possiamo aspettarci una narrativa da Premio Oscar.

La nostra avventura inizierà nell’Isola di Hopalloo, una vera e propria macro area esplorabile dove sono stati nascosti un certo numero di collezionabili. Come ogni buon platform che si rispetti, qualche oggetto sarà fondamentale per arrivare ai titoli di coda: nel caso specifico parliamo delle rune, pietre misteriose che ci daranno accesso a nuovi mondi e livelli.

Un’esperienza divertente ma che poteva fare di più

Come sappiamo, il segreto della longevità di un platform si cela dietro gli oggetti da collezione, ma nel caso di Kao the Kangaroo alcuni ci sono sembrati solo semplici riempitivi. Capiamoci meglio: se le rune risultano indispensabili, le pergamene ci danno accesso alla Kaopedia (con le schede dei personaggi e altre curiosità), non abbiamo capito esattamente l’utilità dei cristalli presenti in tutto il mondo.

A dir la verità ce lo siamo chiesti spesso e volentieri: perché dobbiamo aguzzare la vista per trovarli se a conti fatti non danno bonus, né possono essere usati per migliorare le tecniche di combattimento? A parte il fatto che in Kao the Kangaroo, non è previsto nessun tipo di upgrade del personaggio.

È vero, parliamo di un platform, ma quanto sarebbe stato bello dare un senso a questi cristalli pensando a nuovi incredibili feature? Del resto, il combat system risulta molto elementare e facilissimo da padroneggiare: il nostro canguro potrà effettuare delle combo base da 3 hit e utilizzare una tecnica segreta al riempimento di una piccola colonnina, nient’altro.

I vari cattivoni non ci metteranno mai veramente in crisi (anche nelle boss battle), e infatti non è strano che abbiamo terminato l’avventura con ben 20 vite. Bisogna precisare che il titolo di Tate Multimedia è molto fresco e adatto per i più piccini, ma chi è abituato alla sfida di Crash Bandicoot potrebbe annoiarsi in men che non si dica.

Non aiutano i frammenti di cuore in Zelda-style, nascosti nei vari livelli, che ci garantiranno un cuoricino in più raccogliendone quattro. Quindi, se finiremo nel vuoto oppure un avversario ci recherà un danno, perderemo solo un cuore e non un’intera vita. Immaginate una volta che ne avrete accumulati 10: è come se giocaste con le vite infinite.

In ogni mondo dunque potremo raccogliere anche molte monete, utili per acquistare nuove skin (bellissima quella che richiama la prima versione di Kao), vite o quarti di cuore. Ma quello che sorprende è sicuramente il level design molto curato, con bivi segreti e piccoli enigmi per superare l’area: ci hanno ricordato molto da vicino quanto di buono è stato fatto sotto questo aspetto nella Spyro Reignited Trilogy.

Ottima l’idea dei poteri elementali da legare ai guantoni (acqua, vento e fuoco), peccato che serviranno solo per spostare oggetti, congelare flussi d’acqua e sciogliere blocchi di ghiaccio. I poteri non avranno effetto sui vari avversari ed è un vero peccato.

Un ritorno non privo di lividi

Le meccaniche platform, nonostante le pochissime abilità, le abbiamo trovate più che buone: i salti sono ben calibrati, il frame rate è stabile e non ci sono compenetrazioni evidenti. Peccato per il ritardo nei caricamenti delle texture nonostante stessimo giocando su Xbox Series X e per i bug audio presenti nella raccolta dei collezionabili.

Crediamo che Kao the Kangaroo avrebbe fatto bene a prendersi un po’ più di tempo prima di essere effettivamente lanciato sul mercato, per limare quei difetti e farlo diventare un signor platform 3D.

Intendiamoci, lungi da noi nel dire che Kao the Kangaroo sia un gioco completamente mal riuscito. Siamo arrivati ai titoli di coda con estremo piacere, anche se un piccolo bug nell’attivazione di un interruttore ci stava allontanando da questo traguardo.

La longevità non è delle migliori: abbiamo completato il titolo al 98% raccogliendo quasi tutto in poco più di 11 ore. Concentrandosi solo sulle rune (quindi prendendone almeno 48 su 50), pensiamo si possa arrivare ai titoli di coda in circa 6 ore.

Forse i colpi sotto la cintura sono stati un po’ troppi, e per noi è impossibile non notarli in fase di review. Rimane un po’ di amaro in bocca a pensare che Kao the Kangaroo poteva dare ancora di più e assestare dei colpi da knock out alla concorrenza.

L’aspetto che ci è piaciuto di più è dunque quello grafico, sorprendentemente allegro e vivace. Anche la colonna sonora si difende bene, peccato che spesso e volentieri abbiamo affrontato sezioni in cui la stessa “saltasse”. Speriamo vivamente che Tate Multimedia possa limare alcuni dei bug che abbiamo riscontrato e rendere l’esperienza più godibile.

Conclusioni

Tanti colpi sotto la cintura per Kao the Kangaroo che non gli hanno comunque valso una completa squalifica. Rilanciare l’IP è stata una pensata niente male, però il ritorno non ha visto il giovane canguro privo di lividi.

Graficamente è eccellente e le meccaniche platform funzionano egregiamente. Purtroppo sono tutti gli altri elementi che non ci hanno pienamente convinto: difficoltà generale, e poche implementazioni del personaggio e del combat system. Per non parlare dei diversi bug che abbiamo riscontrato durante la nostra avventura.

Nonostante tutto ci siamo divertiti con Kao the Kangaroo, ma siamo convinti che poteva fare sicuramente di più, avendo degli spunti molto interessanti. Il titolo è venduto al prezzo budget di 29,99 € e arriverà molto presto anche da GameStop in versione scatolata (scopritelo a questo indirizzo).

Siamo convinti che chi cerca un platform (magari da far giocare anche ai più piccini) allora Kao the Kangaroo potrebbe essere una scelta da considerare.

 

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