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04 Ott 2021

Kena: Bridge of Spirits – Recensione

Il più grande rischio che si può correre, è quello di sottovalutare Kena: Bridge of Spirits (qui potete prenotarlo in versione pacchettizzata per PlayStation 5). Senza conoscerlo affondo ed appieno, fermandosi all’apparenza e a quanto visto e appreso tramite trailer ed informazioni preliminari, lo si potrebbe bollare come un indie per lo più incentrato sulla trama, indirizzato ad un pubblico giovane o a chi cerca un livello di sfida contenuto.

I colori accesi, gli scenari ricchi di figure arrotondate, la presenza dei buffi e paffuti Rot, simpatici spiritelli che la protagonista dovrà scovare in giro per le ambientazioni, lascerebbero effettivamente presagire un’esperienza rilassata, distesa, tutt’altro che impegnativa. Alla prova dei fatti, quest’idea preliminare deve essere drasticamente revisionata, se non accantonata del tutto, alla luce di un’avventura in più occasioni commovente, costellata di combattimenti piuttosto complessi che metteranno a dura prova le abilità ed i riflessi del videogiocatore.

Le premesse, tuttavia, vanno nella direzione opposta, quasi a voler sostenere la tesi di cui sopra, dal momento che sulle prime, Kena: Bridge of Spirits ha tutte le sembianze di un film Disney interattivo. La giovane protagonista, una sciamana con il compito di traghettare le anime tormentate che infestano i boschi e le vallate in cui si ambienta l’avventura, sembra una moderna principessa armata di portentoso bastone. I personaggi che si incontrano sul percorso, prima di capire che in realtà sono anime imprigionate nel limbo, sottolineano le bellezze di un habitat naturale quasi totalmente intanto. I già citati Rot strappano teneri sorrisi ad ogni apparizione.

Come se non bastasse, i primi enigmi, le prime battaglie contro i mostriciattoli che di tanto in tanto vi sbarreranno la strada, si rivelano poco impegnativi, palesano l’iniziale linearità del level design e la basilarità di un combat system che non va oltre alla schivata, la parata e i due classici attacchi, di cui uno più potente dell’altro.

Questo lungo preambolo, si parla di un’oretta e mezza nell’economia di un’avventura che non vi porterà via più di dieci ore per essere completata, si interrompe quasi bruscamente non appena si raggiunge il villaggio disabitato, sorta di hub che conduce alle varie macro-aree che dovrete esplorare da cima a fondo nel tentativo di compiere il vostro dovere. Non appena gli ambienti si fanno più ampi, il gameplay di Kena: Bridge of Spirits si schiude in tutta la sua efficacia, creando un perfetto binomio con lo splendido art design e la delicata soundtrack che impreziosiscono la produzione sin dal primo avvio del software.

Per risolvere i puzzle dovrete tornare spesso e volentieri sui vostri passi, aguzzare la vista, fare affidamento all’arco e alle bombe, di cui entrerete in possesso più avanti nel gioco, sfruttare i poteri dei Rot. Questi, che a mano a mano che li troverete si riuniranno letteralmente intorno alla protagonista ad ogni occasione, possono spostare massi, creare piattaforme per permettervi l’accesso in aree altrimenti irraggiungibili, riunirsi per una manciata di secondi in un unico spirito in grado di eliminare gli ostacoli incontrati lungo il percorso. Inoltre, come facilmente ipotizzabile, i buffi alleati saranno utilissimi anche in battaglia.

Grazie anche alla longevità relativamente contenuta, che va oltre le dieci ore previste solo nel caso in cui vogliate ottenere tutti i collezionabili nascosti nello scenario, Kena: Bridge of Spirits non annoia mai

Esattamente come per gli enigmi, non passa molto tempo prima che anche gli scontri si facciano più impegnativi. Sebbene selezionando il livello di difficoltà preferito si possa settare perfettamente il grado di sfida ricercato, al di là delle sparute orde di mostriciattoli che eliminerete senza grossi grattacapi, in certi frangenti dell’epopea dovrete affrontare in successione arcigni mini-boss e poderosi boss, avversari che pur non brillando quanto a varietà dei pattern offensivi, con la loro generose barre di vita vi ingaggeranno in lotte piuttosto prolungate, in cui avrete ben poche occasioni per rimpinzare la salute di Kena, a cui basteranno pochi colpi subiti per andare al tappeto.

Sviluppare buoni riflessi e conoscere affondo il set di skill ed abilità in proprio possesso è fondamentale per avere la meglio, ma, come già anticipato, rispettando il cooldown previsto potrete puntualmente contare sull’aiuto dei Rot, in grado sia di infliggere danni extra, sia di distrarre il nemico, dandovi così l’opportunità di passare al contrattacco.

Grazie anche alla longevità relativamente contenuta, che va oltre le dieci ore previste solo nel caso in cui vogliate ottenere tutti i collezionabili nascosti nello scenario, Kena: Bridge of Spirits non annoia mai. Al buon lavoro svolto sul fronte del level design, che non raggiunge certo la complessità di un metroidvania beninteso, e del combat system, che smette di conoscere chissà quali evoluzioni già intorno a metà dell’avventura, va naturalmente sommato lo strepitoso apporto della componente artistica.

Se dell’arte design abbiamo già parlato, vagamente accostabile ad un film Pixar, la fantasia del team di Ember Lab ha potuto esprimersi grazie anche ad un motore grafico che fa il suo dovere senza incertezze nel frame-rate e rendendo giustizia all’hardware di PlayStation 5 che sicuramente può gestire scenari ben più densi di dettagli di quelli ammirati nel gioco, ma tuttavia sufficientemente curati da restituire l’idea di avere a che fare con un prodotto next-gen.

Kena: Bridge of Spirits è un’autentica sorpresa

Un plauso lo merita anche la trama che come il gameplay alza il tiro dopo le delicate premesse. Le anime tormentate, difatti, tramite flash-back faranno luce sui loro passati tormentati, colpendo nel segno e regalando momenti davvero toccanti grazie non solo all’ottimo lavoro di scrittura, ma anche per merito di una regia digitale sempre a proprio agio.

Conclusioni

Kena: Bridge of Spirits è un’autentica sorpresa, non tanto per la qualità finale del prodotto, che si poteva già intuire in fase di presentazione, quanto delle ambizioni dimostrate. Non si tratta solo di un gioco toccante, emozionante, visivamente suggestivo. Con i suoi mastodontici boss e gli enigmi tutt’altro che scontati, riesce anche a mettere in difficoltà il videogiocatore, ostentando un gameplay più sfaccettato di quanto si possa immaginare.

Nonostante una longevità relativamente contenuta, non c’è mai modo, né tempo di annoiarsi. Il merito va anche riconosciuto alla sceneggiatura che con poche scene d’intermezzo e qualche linea di dialogo è in grado di tratteggiare personaggi ben caratterizzati.

Consigliato a chiunque sia a caccia di un’avventura dai colori accesi, ma non per questo poco impegnativa.

La versione pacchettizzata di Kena: Bridge of Spirtis uscirà il 19 novembre e potete preordinarla qui!

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