I tentativi di vedere un Killzone su console portatile fallirono miseramente su PSP, con un titolo che poco sposava le meccaniche e l’atmosfera dell’originale. Di acqua sotto i ponti di Vekta ne è passata, l’equipaggiamento (sia degli eroi reali che di quelli virtuali) ha subito un corposo aggiornamento, e la serie, tra un capitolo next-gen in arrivo e questo nuovo, intrigante esperimento (almeno per il brand), prende nuova Vita. Gameplay o comparto tecnico? Single player o multiplayer? Tranquilli, il bottino è ricco, ricchissimo, e ce n’è per tutti i gusti.
Lo ameranno: chiunque consideri PSVita spacciata, gli amanti degli FPS dalla spiccata attitudine multiplayer
Lo odieranno: chiunque non sopporti l’idea che una console portatile possa far girare titoli di qualità
È simile a: i capitoli portatili di Resistance e Call of Duty, ma con tanta classe e perizia tecnica in più
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Titolo: Killzone: Mercenary
Piattaforma: PSVita
Sviluppatore: Guerrilla Cambridge
Publisher: SCEE
Giocatori: 1
Online: Multiplayer competitivo fino a 8 giocatori
Lingua : Completamente in Italiano
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Killing is my business…and business is good.
Le avventure interstellari della saga di Killzone ci portano nuovamente su Vekta, colonia terrestre invasa dagli abitanti di Helghan, un pianeta ostile sul quale degli umani divorati dall’atmosfera inospitale e trasformati in nuove, letali entità conosciute col nome di Helghast, sguazzano tra gas tossici e profondo odio per gli ex-fratelli. Il livore atavico tra le due fazioni li ha visti impegnati in una guerra eterna sapientemente trattata nei tre capitoli “ufficiali” (apparsi su PS2 e PS3), ed è a due mesi dall’inizio dell’invasione che Guerrilla Cambridge ha deciso di ambientare questo capitolo handheld, andando a sfruttare unicamente il periodo storico e l’ambientazione ma offrendoci al contempo un punto di vista inedito.
Nei panni di Arran Danner, un mercenario, per l’appunto, assoldato dall’ISA (i “buoni” della situazione), verremo pagati profumatamente per infiltrarci negli avamposti dominati dagli ospiti poco graditi, col tentativo di sventare la minaccia che prende il nome del Colonnello Kratek, malvagio ufficiale helghast il cui insignificante obiettivo, il figlio di un ambasciatore vektiano, si rivelerà ben più importante di quel che sembra. La trama, per quanto in un primo momento classica e avvilita dalla professione del nostro eroe, pronto a rischiare la vita per qualche spicciolo (o per succosi assegni), si sviluppa man mano col susseguirsi degli eventi, andando a snocciolare colpi di scena in alcuni casi scontati, in altri davvero coinvolgenti e imprevedibili, trasmettendo perfettamente al giocatore lo shock emotivo vissuto da Arran, impossibilitato com’è a trasmetterlo lui stesso a causa della sua totale mancanza di personalità. Poco carisma nel nostro eroe, ma tante buone idee per una trama che, a conti fatti, poteva anche evitare di avere il nome Killzone stampato sulla confezione.
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Fire in the hole!
Possiamo far coincidere l’avvento di PSVita con un’imminente epoca d’oro per gli FPS “portatili”? Esperimenti non proprio riusciti come le versioni handheld di serie note come Resistance o Call of Duty spostano l’ago della bussola verso un “no” grande come un mammut. Bastano però davvero pochi minuti con in mano questo Killzone, e il magnete inizia a spostarsi vorticosamente in direzione opposta. Non solo per via del sublime comparto tecnico (di cui vi parlerò a breve): i comandi hardware e quelli tattili sono sapientemente bilanciati, con il salto, la corsa (intelligentemente gestita, insieme alle scivolate e all’accovacciarsi, con il O) e inevitabilmente mira e fuoco azionati dai tasti “fisici”, mentre al touchscreen sono state affidate per comodità azioni come il cambio dell’arma (tranquilli, purtroppo – o per fortuna? – potrete portare con voi solo due armi per volta), l’equip delle granate e dei gingilli VAN-Guard, gran bella trovata che vi garantirà potenti strumenti bellici o utili abilità come uno scudo o mimetizzazione temporanea, fino alle stealth-kill (che richiederanno tempismo e riflessi) e all’hacking, necessario per attivare porte oppure ottenere Intel (che andranno spesso “strappate con la forza” da alcuni generali).
L’azione è frenetica, senza tregua, con numerose sezioni fatte di orde di nemici pronti a massacrarci, ma il team si è superato, offrendoci persino la possibilità di giocare il titolo (quasi) interamente “a basso profilo”. Accovacciandoci e giocando d’astuzia, potremo evitare lo scontro, oppure pugnalare (e “tagliuzzare” con i comandi tattili) gli avversari in silenzio, uno dopo l’altro, fino al raggiungimento dell’obiettivo, ottenendo un maggior numero di Vekta-Dollari, raison d’etre del nostro protagonista. Come in un’esperienza multiplayer, ma in questo caso anche nel single player, questa valuta fungerà da vero e proprio sistema di esperienza: ogni azione permetterà di guadagnare soldi, i quali andranno ad aumentare il livello del personaggio (diviso per gradi, fino ad un massimo di 45), ma saranno fondamentali anche per la gestione dell’equipaggiamento.
Guerrilla Cambridge ha infatti avuto la brillante intuizione di fondere single e multiplayer, escogitando un inventario davvero atipico per un’esperienza “offline“, ben più comune nel mondo online: il buon BlackJack, contrabbandiere che avrà un ruolo fondamentale anche a livello narrativo, ci venderà armi primarie (quasi tutti fucili automatici, semi-automatici e da cecchino), secondarie (pistole, shotgun e bazooka), vari tipi di granate, armature (da quelle più pesanti e “rumorose”, a quelle più leggere ma adatte ad un approccio stealth) e i succitati accessori VAN-Guard, succulenti strumenti che vi permetteranno di fulminare i nemici nei paraggi, ucciderli silenziosamente tramite un letale robot, oppure di evitarli del tutto diventando invisibili per alcuni preziosissimi secondi. Com’è facilmente sospettabile, tanto la campagna in singolo, quanto quella competitiva, godrà di risvolti tattici non così comuni, e fa quasi sorridere che sia un team così poco avvezzo al genere (nonostante la loro firma sul glorioso MediEvil!) a rinfrescare il mondo degli FPS con un titolo, per di più portatile, una blasfemia fino a qualche anno fa.
Complici anche un ottimo sistema di coperture e una struttura delle location ricche di trincee, colonne, balconi e labirinti sotterranei nascosti da discretissime botole, potrete imbastire la vostra tattica a vostro piacimento, con lo scopo di debellare gli Helghast e…non solo. Di pecche ce ne sono davvero poche, tra le quali spiccano dei checkpoint posizionati un po’ a casaccio (costringendo spesso il giocatore a ripercorrere lunghi tragitti o noiosi video tranquillamente evitabili), idem pe i forzieri di BlackJack, i quali ci permetteranno di acquistare e ricaricare armi, oppure modificare il nostro equipaggiamento (non così frequentemente, visto che avrà un costo!) solo in loro presenza, motivo in più per responsabilizzare il giocatore…se non fosse che spesso ne troveremo anche due a distanza di pochi metri e/o secondi di gioco, andando un po’ a snaturare il tutto.
Due parole infine riguardo l’IA, la quale a livello di difficoltà “Normale” sarà parecchio altalenante: alcuni avversari non vedranno l’ora di farsi infarcire di piombo, mentre altri, da provetti Rambo, eviteranno ogni proiettile perfino gettandosi a terra e strisciando come veri eroi di guerra, ma in generale, data la varietà degli stessi e il gran numero in cui ve li troverete davanti, quei soldati un po’ tontoloni mi sono mancati in più di un’occasione.
Guerrilla Games sale in cattedra e mostra come si può trasformare un genere con poche, miratissime modifiche, donando ad un titolo portatile una dignità ludica, una profondità di gameplay e una sada dose di divertimento al pari del più pregiato dei Tripla-A.
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Aliasing non ti temo.
Wow. Tre lettere che penserete, esclamerete ed imprimerete nella vostra mente sin dal primo avvio del gioco. Killzone Mercenary è una dimostrazione di forza davvero eclatante da parte della più giovane delle console di Sony, portatile, bistrattata, e con titoli (first-party in particolare) infestati da difetti tecnici che venivano giustificati nascondendosi dietro il proverbiale dito, imputando il tutto all’hardware stesso, alla nuova tecnologia, forse anche gli asini che non volano come dovrebbero. Poi arriva un team dal passato glorioso ma dalle nuovissime insegne che calpesta qualsiasi alibi, e propone delle location forse non molto varie, ma splendidamente concepite e, soprattutto, realizzate, personaggi con animazioni e volti davvero convincenti, e texture pulite e raramente rosicchiate dall’aliasing, con tanto di proiettili ed impronte che restano sull’ambiente di gioco, del quale potrete persino distruggere alcune (anzi, pochissime) porzioni. Ma personalmente è stato il sistema di illuminazione, sin dalle prime battute, a lasciarmi spiazzato, sensazione che sicuramente condividerà chiunque ha avuto modo di provare quantomeno la beta multiplayer.
In più di un’occasione, non lo nego, mi è sembrato di essere al cospetto di un Killzone 3 riprodotto in streaming direttamente dalla PS3, ma senza i cali di qualità che lo streaming stesso comporta. Il risultato finale è fluido, senza incertezza alcuna, animazioni come la ricarica delle armi o le fughe dei nemici risultano davvero convincenti, e solo fuoco, esplosioni e la qualità grafica dello sparo mostrano una sporcizia lieve ma evidente, incorniciata com’è da tanto splendore tecnico. Dettagli come sangue a fiotti e teste mozzate non mancheranno, così come muri distrutti, palazzi in rovina e fumi di guerra, perfettamente in grado di cogliere l’atmosfera decadente che permea il titolo, ambientato com’è nel pieno del conflitto su Vekta. Se la caratterizzazione degli alleati non brillerà per originalità, le numerose tipologie di helghast basteranno a compensare tale lacuna grazie ai nemici ben realizzati, tra bestioni armati di lanciafiamme e cecchini, la cui posizione sarà davvero difficile da scovare se non tramite un accurato studio dei campi di battaglia, come detto ben strutturati per imbastire le tattiche del giocatore, con ambasciate semi-distrutte da perlustrare, laboratori, strutture rocciose e quant’altro accolga il piede dell’avversario.
Piccole sbavature non tolgono minimamente a Killzone Mercenary lo scettro, in ambito “portable”, del comparto tecnico. Non crederete ai vostri occhi.
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Warzone…When you walk in my world
Come detto, il titolo di Guerrilla Cambridge si propone come una sorta di ibrido tra single e multiplayer, dalla gestione dell’equipaggiamento, allo sviluppo del personaggio, ruota tutto intorno a denaro/punti esperienza da investire in upgrade, un qualcosa di già visto che si applica però, in maniera un po’ inedita, anche alle gesta “scriptate” che il giocatore avrà modo di compiere, le quali, altro succoso punto a favore del titolo, non si limiteranno al semplice susseguirsi di eventi. In primis, per rendere la rigiocabilità un punto di forza, il team ha escogitato, oltre a tre differenti livelli di difficoltà, ben quattro differenti varianti delle stesse missioni: varianti non narrative, né tanto meno estetiche, ma che vanno semplicemente ad offrire all’utente degli obiettivi davvero complessi, in cambio di ricchi assegni, per triplicare le circa 8-10 ore necessarie per completare il titolo a livello Normale.
Ogni modalità necessiterà di possedere determinate armi o VAN-Guard, e richiederanno di compiere speciali azioni, come uccidere “X” nemici in “Y” modi, non far scattare allarmi, svolgere intere porzioni di missione senza allertare nessuno o rispettare eventuali limiti di tempo, sfide tanto stimolanti quanto complesse, che distingueranno i fondamentalisti videoludici dai giocatori mordi e fuggi, poco ma sicuro. Oltre a poter sfoggiare nelle battaglie online un equipaggiamento di prim’ordine, i migliori potranno pavoneggiarsi grazie alle Valour Card, carte da gioco che mostreranno in pubblica piazza la dedizione mostrata. Guadagnare ogni giorno, da bravo mercenario, ci garantirà carte di maggior valore, mentre staccare troppo a lungo le mani dalla console ci porterà a subire una strigliata non appena avviato il gioco, con un messaggio che ci avviserà della nostra “retrocessione“. Serious business, insomma!
E dopo tutto questo parlare di comparto online, eccoci al multiplayer vero e proprio: purtroppo mi son potuto affidare unicamente alla beta, in quanto i server veri e propri saranno attivi unicamente da oggi, 4 settembre. La prova si è limitata ad una delle 7 mappe, Litorale, ma ho potuto comunque saggiare, seppur in solitaria, un po’ tutte le location presenti, e devo dire che, per essere chiaramente ispirate a luoghi visitati nella campagna (e sconvolti da determinati eventi), il lavoro svolto è davvero promettente. Nella mappa provata, nonostante il massimo di 8 giocatori, 4 contro 4, il ritmo è davvero serrato, con grotte, scogliere e passerelle che faranno da teatro a uccisioni e pugnalate alle spalle, nell’intento di rubare Carte Valore e munizioni ai nemici, siano essi ISA o Helghast, le uniche due fazioni presenti, il tutto mentre giungeranno casualmente sulla mappa capsule contenti utili VAN-Guards. Il conquistarle ci garantirà un bel bonus bellico, ma dovremo esser sicuri di non avere nessuno nei paraggi in fase recupero, pena, l’onta dello sgozzamento o della morte dolorosa.
Le modalità presenti, forse l’unica nota dolente, sono solo 3: Mercenari (“Tutti contro Tutti“), Guerrilla (“Deathmatch a squadre“) e l’intrigante Zona di Guerra, modalità decisamente più originale ed appagante rispetto alla media, oltre ad essere l’unica disponibile nella beta. Le azioni descritte sinora infatti fanno parte delle 5 fasi in cui è diviso il match:dovremo conquistare più carte, dedicarci indisturbati all’hacking o al recupero delle capsule di supporto, fino al più brutale massacro dei nemici. La squadra con più punti si porterà a casa la battaglia e succosi denari. Il tutto potrà essere inoltre svolto in compagnia del proprio party, con tanto di possibilità di invitare tutti i presenti sia a partite pubbliche che private. Menzione infine alle statistiche carriera, vera e propria enciclopedia delle nostre azioni, nelle quali figureranno tutte le medaglie conquistate (portando a termine sfide spesso riguardanti l’uccidere un certo numero di nemici con le armi presenti).
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In conclusione…
Allarme rientrato: la paura di trovarsi al cospetto dell’ennesimo franchise distrutto da un porting di scarso livello è stata brutalmente eclissata a colpi di splendido gameplay e possente comparto estetico. Guerrilla Cambridge sorprende sfoggiando una prestazione tecnica magistrale, donando a questa comparsata portatile del brand Killzone un dettaglio grafico mai visto prima su console handheld, impartendo, al contempo, lezioni di gameplay e di classe, sfruttando le features tattili di PSVita senza calcare la mano, ed escogitando un buon sistema di controllo che non faccia sentire la mancanza di L2/R2 e di L3/R3, donando frenesia, tanta tattica ma anche un raro sapore stealth al tutto, oltre che ibridando single player e multiplayer in maniera eccellente.
Tante piccole trovate riescono a proporre un FPS in grado di sorprendere, data la sua natura, almeno sulla carta, ridotta, e andando persino a dare un colpo di spugna a tante meccaniche stantie che affliggono numerose produzioni decisamente più blasonate (inclusi i “fratelli maggiori” del titolo stesso). La rigiocabilità, tra un comparto multiplayer non così ricco come si sperava (qualche modalità in più sarebbe stata la ciliegina sulla torta) e un sistema di sviluppo asciutto ma in grado di rapire gli appassionati del genere è davvero elevata, e la trama, seppur inserita un po’ a forza nella timeline della serie, risulta comunque piacevole e ricca di colpi di scena interessanti. Killzone Mercenary si conferma come la tanto attesa killer app di PSVita, andando a guadagnarsi il titolo di must-have di qualsiasi amante degli sparatutto degno di tale nome.
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