Kingdom Hearts 3 è finalmente tra noi. Parlarne è come aprire il vaso di Pandora, o meglio, come salutare un vecchio amico davanti ad un caffè: avete tanto da dirvi, ma non avete la più pallida idea da dove iniziare. La saga di Tetsuya Nomura e Square Enix del resto ha una storia lunga, complessa e spesso spalmata su diverse piattaforme.
Ciò non ha fermato però la community, che anche dopo tutti questi anni è pronta a supportare le avventure dei suoi eroi preferiti. Sora, Pippo, Paperino, Riku e tanti altri ci hanno accompagnato per anni, ci hanno visto crescere e, in futuro, forse avranno modo di accompagnare qualcun’altro.
Non è facile parlare di Kingdom Hearts 3, con la sua trama inutilmente complicata, il gameplay (qui trovate il nostro approfondimento) in continuo cambiamento e gli anni di attesa che ci hanno separato da questo terzo capitolo. Come spesso accade in questa vita però, non sempre c’è bisogno di capire una cosa per amarla profondamente.
Il viaggio di Sora, Paperino e Pippo riparte esattamente dove li avevamo lasciati l’ultima volta: convocati dal Maestro Yen Sid che, percepita la minaccia incombente del maestro Xehanort, decide di mettere in moto gli eventi. Come da tradizione Sora ha perso tutti (o quasi) i suoi poteri, e il suo viaggio sarà necessario a rinforzare la sua forza e il suo spirito, frustrato dall’incapacità di poter aiutare chi ha bisogno di lui.
Dilungarsi ulteriormente nella trama di Kingdom Hearts 3 significherebbe far abbattere su di me l’ira di voi lettori, e sicuramente anche quella di Square Enix. L’importante è capire quanto di buono (e non) ci sia in termini narrativi nell’opera magna di Nomura.
Kingdom Hearts 3 è bellissimo
Per chi ha seguito fin dall’inizio le avventure di Sora, questo terzo capitolo è ricco di momenti che vi lasceranno senza fiato, emozionati nel vedere come tante delle questioni narrative lasciate in sospeso troveranno risposta. Ma non sempre queste risposte sono soddisfacenti o rispettano i “canoni” della serie: Kingdom Hearts 3 soffre di alcuni buchi narrativi, o di eventi che quasi privi di logica ne scaturiscono altri. Ma questo è ormai un fatto consolidato, figlio purtroppo di una sceneggiatura non sempre all’altezza nel costruire le complesse trame che Tetsuya Nomura ha voluto esplorare in questi anni.
Nonostante questo, Kingdom Hearts 3 emoziona e commuove: i suoi personaggi sono ancora una volta il suo pregio più grande, e nella sua semplicità riesce a toccare corde che tanti altri titoli riescono a malapena a scalfire.
Stavolta è anche merito dei nuovissimi mondi Disney, che posso definire senza tanti problemi come i più belli della serie. Dal mondo di Toy Story a quello di Rapunzel, la cura riposta nel dare vita alle storie che abbiamo amato nei film ha dell’incredibile.
E se a volte le storie raccontate in quei mondi sono completamente originali, con Sora intento ad aiutare i protagonisti, altre volte avremo modo di rivivere in tutto e per tutto le storie dei film. Vederli esplorare il Regno di Corona insieme a Rapunzel, Flynn e Maximus è emozionante, divertente e quasi un sogno che si avvera. Perché essere fan Disney e Pixar è cosa buona e giusta, ma esserlo di Rapunzel lo è ancora di più.
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Ma a rendere bellissimi i mondi Disney è il loro design: un tripudio di colori, ambienti e interazioni che li rendono più vivi che mai. Basti pensare all’Olimpo, il regno di Hercules, vastissimo in termini di estensione e letteralmente esplorabile dal fondo fino alla Cima dell’Olimpo, senza particolari caricamenti a interrompere l’azione.
Aree segrete, la possibilità di scalare i muri (e di planare sulle aree già visitate!) danno a Kingdom Hearts 3 una marcia in più, quella verticalità che lo rendono di fatto un’innovazione rispetto al passato. Ogni mondo ha le sue peculiarità, è unico ed inimitabile e lo trasformano in una bellissima giostra di colori e azione, rendendolo divertentissimo da esplorare e ancora di più da giocare.
Questo perché siamo di fronte in tutto e per tutto ad un vero seguito di Kingdom Hearts 2. I comandi Attacco e Magia la fanno da padroni, con i comandi Epilogo che permettono di esibirsi in potenti mosse finali. Dimenticate quindi la complessità e profondità dei sistemi presenti in Birth by Sleep e Dream Drop Distance: si ritorna ad una forma più snella e veloce, che sacrifica parte di quella profondità per dare spazio a nuovi sistemi.
Siamo di fronte in tutto e per tutto ad un vero seguito di Kingdom Hearts 2
Oltre alla possibilità di potenziare i Keyblade attraverso la Forgia Moguri: ognuno di essi avrà ben due trasformazioni chiamate Fusioni, che cambieranno la loro forma permettendo a Sora di esibirsi in nuove mosse e in nuovi stili di attacco. Se insomma Kingdom Hearts 3 appare più semplicistico rispetto ad altri esponenti della serie, è anche vero che guadagna tutto in varietà e in opzioni strategiche tutte al servizio dello stile del giocatore. Non mancano poi opzioni per aumentare la difficoltà, per i giocatori più esigenti.
C’è tanta carne al fuoco: il Fluimoto, che permette un’interazione con gli scenari fluida e veloce; o le Attrazioni, vere e proprie giostre che si trasformano in attacchi potentissimi per eliminare grandi quantità di nemici con più facilità; ma anche le Grandi Magie, versioni potenziate dei comandi Magia attivabili secondo certe condizioni, insieme alle tantissime abilità ottenibili da Sora.
Tornano anche le Gummiship con un sistema di gioco rinnovato, che abbandona i livelli dà al giocatore la libertà di muoversi liberamente nello “spazio” di gioco. Una gradità novità, che cozza però con dei comandi non sempre responsivi a sufficienza.
Peccato per qualche rallentamento qua e là però, a quanto pare aggirabile selezionando la modalità “performance” nel menù. Niente di grave, sia chiaro. Kingdom Hearts 3 appare tecnicamente solidissimo e stabile, privo di significativi bug e visivamente splendido in ogni suo aspetto. Nonostante non manchi a volte un ritardo nel caricamento delle texture durante le cutscene. E vi assicuro che di tempo insieme a Sora e compagni ne ho passato a sufficienza, con le circa 50 ore per raggiungere i crediti finali, senza considerare le attività e i collezionabili che mi sono lasciato alle spalle. Non male!
Kingdom Hearts 3 è più grande, più bello e più divertente che mai. L’attesissimo titolo di Square Enix è la naturale evoluzione di Kingdom Hearts 2, quel gioco che su Playstation 2 riuscì a conquistare i cuori di tantissimi giocatori, ora in attesa di questo ultimo grande viaggio. Il gameplay è velocissimo e ricco di opzioni, con l’introduzione delle trasformazioni dei Keyblade che si pone come una novità piuttosto gradita e riuscita. Il tutto è perfettamente mescolato con i nuovi Mondi Disney Pixar, mai stati così belli e con un level design vivo, fresco e moderno rispetto a ciò che siamo stati abituati a conoscere. La storia di Sora e del suo scontro contro Xehanort è giunta a conclusione, e nonostante le evidenti ingenuità narrative, è emozionante e toccante. Chissà cosa riserva il futuro di Kingdom Hearts, ma con questo terzo capitolo ne avrete per un po’ tra minigiochi, segreti e collezionabili da trovare. Kingdom Hearts 3 è bellissimo, nonostante i suoi limiti e le sue contraddizioni. Anche questa volta ho scelto di rinunciare ai perché, e amarlo profondamente senza ingombranti domande. Perché no, mi sono detto. |