News 20 Nov 2013

La Rivoluzione dei pixel

 

riot

 

Ecce Bombo…Ecce Bombo…EEEECCE BOMBOOOOOO!!! (Ecce Bombo di Nanni Moretti, 1978)

In Italia, con la videoludica  ancora allo stato embrionale e con i giochi da tavolo ai primi posti per passare una serata fra amici, in un clima sociale incandescente e movimenti  terroristici in piena attività, Massimo Casa, Giulio De Petra, Alvaro Lojacono, Piergiorgio Maoloni, Sergio Zoffoli, ovvero i componenti del  C.UnS.A. (Comitato Un Sacco Alternativo) nel 1979 pensarono bene di creare uno dei primi board game a sfondo sociale della nostra storia: CORTEO.

La storica scatola di Corteo
La storica scatola di Corteo

Su una  mappa esagonata (ovvero divisa in caselle di forma esagonale) di una Roma “alternativa”, si muovevano 280 segnalini che vestivano varie divise e schieramenti. Le unità di potere, comprese fra polizia, carabinieri e forze dell’ordine  in generale, le unità del corteo (femministe,metalmeccanici,studenti, autonomia operaia, lotta continua, i radicali e le bande di “indiani metropolitani”) si davano battaglia alla conquista di obiettivi estratti da un libretto di pagine gialle  laddove uno doveva conquistare e l’altro difendere.

parte della mappa di CORTEO
parte della mappa di CORTEO

Un gioco di rottura, un wargame totalmente destabilizzante per l’allora morale ludica e un pericolo sociale per i censori che vedevano nella mappa e nei segnalini la possibile pianificazione da parte dei gruppi rivoluzionari  o di contestazione di  guerriglie urbane studiate prima  a tavolino e poi riportate nella realtà.

La Mondadori, editrice del gioco, fu costretta dopo breve tempo a ritirarlo dal commercio, per poi riproporlo anni dopo, quando il clima si fece più tranquillo e meno avvelenato. Oggi la versione originale (1979 ) è venduta a peso d’oro su Ebay (dai 250 ai 500€)…in barba alla lotta di classe contro il capitalismo.

La schermata iniziale di INTIFADA (1989)
La schermata iniziale di INTIFADA (1989)

Con l’arrivo degli Home Computer e con i primi timidi tentativi  di internet attraverso le BBS, in un mondo  totalmente privo di controlli, spuntano videogiochi  che riportano nuovamente il tema della sommossa in primo piano e, in alcuni casi, giochi particolarmente discutibili come Intifada del 1989 dove palestinesi e stato ebraico si confrontavano per le vie di città graficamente incerte, ma con una visione razzistica di parte tanto da suscitare proteste e l’oscuramento delle BBS che lo distribuivano.

La parola d’ordine, tanto pe’ cambia’ è sempre la stessa…VIULEEENZAAAAA! (Diego Abatantuono in  Eccezzziunale…Veramente di C.Vanzina, 1982)
Hooligans: storm over Europe (2000)
Hooligans: storm over Europe (2000)

L’evoluzione della grafica e degli stessi computer agli inizi del 2000 genera Hooligans:storm over Europe, uno strategico in tempo reale con visione isometrica 2D che si svolge nel corso della stagione calcistica, in cui l’obiettivo non è conquistare la coppa o lo scudetto, ma divenire il gruppo più famoso di teppisti in Europa. Il giocatore procede attraverso una serie di livelli ambientati in luoghi diversi in cui si devono mutilare o uccidere i membri delle bande di hooligans avversarie e nello stesso devastare le città che si visitano per entrare con la forza nello stadio.

Gli Hooligans scatenati per la città...
Gli Hooligans scatenati per la città…

Nel gioco gli Hooligans hanno diverse tipologie e diversi ruoli: il “Leader” è l’elemento centrale di tutta la banda,  l’unico in grado di utilizzare pistole e radunare i suoi uomini e gli altri membri della società, il “Sorcio” agisce come esploratore e può intrufolarsi in posti residenziali senza far scattare l’allarme, Il “Demolitore” da utilizzare per il controllo della folla, Il “Corvo”  per distrarre le gang avversarie tramite esplosivi e il “Bulch”, un energumeno obeso che funge da “tanker”; per far girare questo sciagurato esercito il tutto deve essere alimentato a suon di alcolici (da reperire nei negozi saccheggiati) o di droghe più o meno pesanti (da reperire nelle farmacie o da spacciatori), pena il disfacimento della banda che si risveglia dal delirio di violenza per tornare alle normali pacifiche attività.

Giungiamo  ai giorni nostri, il 2013, per trovare Leonard Menchiari, ventiseienne toscano, creatore del gioco RIOT. Il  gioco si  ispira ai fatti di recente accadimento, ereditando tutto quello che fu il vecchio cartaceo CORTEO, riportandolo ai giorni nostri, tanto che le piattaforme di lancio per la messa in commercio che avverrà entro la fine dell’anno sono gli smartphone e i tablet (rispettivamente IOS e Android, con versione gratuita e a pagamento come di consueto), per poi eventualmente spostarsi su PC e console.

RIOT (2013). Manifestanti in azione
RIOT (2013). Manifestanti in azione

Se Plague Inc. simulava la diffusione di virus letali, RIOT simula le sommosse e le guerriglie urbane. Anche qui  gli schieramenti sono ben distinti e dopo quelli classici di polizia, carabinieri o di varie sigle storiche entrano con tutta la loro capacità distruttiva anche i  Black Block.

Gli obiettivi sono sempre gli stessi, ma seppure la violenza è al centro del  gioco per far sì che esploda deve essere chiamata in causa attraverso cariche su  manifestanti in atteggiamenti pacifici (in caso si controllino le forze dell’ordine) o di devastazioni indiscriminate di luoghi (in caso si gestiscano i manifestanti).

La scelta della grafica, volutamente 8bit, rende il tutto meno drammatico e nello stesso tempo ironico come fu per la mappa di CORTEO che portava i nomi di strade bizzarre (via della cassa, corso maltese, porta pazienza, largo airossi, ponte della bajaffa), ma anche per dare, nei momenti di scontro, l’idea di confusione, caos che fra fumogeni, molotov e contatti fra fazioni  liquefa in un mare di tinte confuse il tutto, annientando l’idea di “buoni” e “cattivi” per lasciare ben “a fuoco” l’unico protagonista: la violenza inutile fine a se stessa.

L’autore, per realizzare la sua idea,  si è rivolto al sito internet  Indiegogo, nel quale ha inserito il suo progetto e la richiesta di donazioni per realizzarlo. In breve l’obiettivo è stato raggiunto (circa 30.000 dollari) e anche alcune major della videoludica si sono interessate ottenendo però un rifiuto, poiché l’autore vuole rimanere indipendente e dimostrare che si può realizzare qualcosa anche partendo da zero. In futuro,  se il gioco prenderà  piede, vi potranno essere espansioni che contemplano gli scenari di altri paesi, come la Grecia o il medio oriente, teatro della “Primavera Araba“.

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Che dire? Speriamo che le manifestazioni tornino ad essere pacifiche e i  Black Block  rimangano a casa, magari per farsi una partita a RIOT!

Gianluigi “Darkman” Fedeli

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