La Desolazione di Mordor
16 Mag 2018

L’Ombra Della Guerra: La Desolazione Di Mordor – Recensione

Quando L’Ombra Della Guerra ha raggiunto gli scaffali di Xbox One, PS4 e PC, l’attenzione fu catalizzata dalla presenza di casse bonus che era possibile acquistare con transazioni reali.
L’opinione pubblica, da sempre molto sensibile all’argomento, attaccò duramente l’ultimo lavoro di Monolith, nonostante il successivo chiarimento, una volta appurato lo scarso impatto che avevano sull’esperienza generale, e ancor meno su quella single-player.

Al di là di queste sterili polemiche, il titolo, sequel dell’ottimo L’Ombra di Mordor, ci ha saputo regalare momenti di genuino divertimento, grazie ad un ottimo combat-system, un modello Nemesi rinnovato e finalmente calzante, ed una trama che ben si incastra con la trilogia dell’Anello di Tolkien. Dopo un primo DLC che si focalizzava sulle vicissitudini dell’elfa assassina Eltariel, arriva La Desolazione Di Mordor, dove ci tocca invece impersonare Baranor, comandante di Gondor e alleato di Talion durante gli eventi che hanno portato alla caduta della sua città per mano di Sauron.

Appare chiaro fin da subito però che il buon Baranor poco ha in comune con l’immortale combattente del titolo originale, a cominciare dalla mancanza dell’Anello, che nel bene e nel male lo priva di quasi tutte le abilità più “divertenti”. Inoltre, non potendo contare sulla possibilità di tornare dal Regno dei morti, se Baranor dovesse soccombere, l’avventura terminerà costringendovi a caricare un salvataggio pregresso che in ogni caso vi costerà la perdita di tutta una serie di importanti traguardi.

Mossa intelligente per alzare l’asticella della difficoltà o tentativo maldestro  di  svecchiare le classiche dinamiche dello storico gameplay?

La Desolazione Di Mordor

L’espansione si ambienta poco dopo quanto accaduto ne L’Ombra Della Guerra, con Baranor e un manipolo di soldati superstiti che vagano in cerca di un riparo. Durante la traversata di un deserto che poco ha a che fare con le ambientazioni a cui siamo abituati, i soldati vengono aggrediti da un gigantesco verme delle sabbie (in pieno stile Dune) e solo Baranor riesce miracolosamente a sfuggirgli, grazie anche all’aiuto di Torvin, un nano che durante l’avventura incontrerete spesso. È proprio Torvin ad equipaggiarvi con il rampino, una delle principali novità di questo secondo DLC: con questo simpatico aggeggio potrete scalare facilmente i costoni di roccia (prima superati con le abilità sovrumane di Talion) e all’occorrenza utilizzarlo come una vera e propria arma in grado di lanciare dardi letali e tutta una serie di simpatici gadget. Saltando poi da altezze elevate, si aprirà il paracadute che vi consentirà non solo di scendere senza pericolo, ma anche di raggiungere punti distanti senza destare l’attenzione degli orchi o di altre pericolose creature.

Lo scopo iniziale resta comunque immutato, ossia trovare l’enclave degli Esterling, popolo bellicoso capitanato da un certo Serka, vecchia conoscenza del nostro protagonista. Grazie a lui e al suo esercito di mercenari, potremmo finalmente tentare un attacco contro gli enormi eserciti dell’Oscuro Signore; ma nulla viene per nulla e Serka ci chiede di aiutare i suoi uomini a liberare il deserto dalla mano degli orchi, tra cui capeggiano ovviamente alcuni dei più pericolosi capitani in circolazione, ordinati per grado in una struttura piramidale che ormai ben conosciamo.

La Desolazione Di Mordor

Come avevo già anticipato, la progressione si rivela non dissimile da quanto già visto e giocato, almeno per buona parte del gameplay. Uno dei principali cambiamenti consiste nel fatto che Baranor è molto più debole di Talion e in caso di morte, non può essere riportato in vita. Ciò si traduce in un annullamento di tutte le vostre conquiste, inclusi gli avamposti liberati, i soldati arruolati e finanche alcune abilità. Per evitare la disfatta si potranno usare degli elisir magici che permettono il recupero istantaneo dell’energia, oppure evitare il colpo di grazia nemico con un rapido quick-time event tornando subito in battaglia (ma solo una volta per combattimento). Il fastidio di fondo non è tanto l’ovvio innalzamento della difficoltà generale, quanto piuttosto il costante senso di precarietà che accompagna ogni missione ed ogni successivo assedio.

Fortunatamente Baranor può contare su alcune (poche) abilità, sbloccabili salendo di livello, che gli permettono di ampliare la sua scorta curativa ed offensiva, oltre a garantirgli la presenza di un paio di “guardie del corpo” pronte ad intervenire in ogni momento. Purtroppo anche in questo caso, data anche la scarsa longevità dell’espansione, le capacità sbloccabili del protagonista non sono paragonabili a quanto visto ne L’Ombra Della Guerra, sia dal punto di vista visivo (niente colpi di ghiaccio, niente luce accecante o esecuzioni spettacolari) sia dal punto di vista pratico (cavalcare un Caragor per coprire le distante più velocemente). A causa di ciò i movimenti di Baranor appaiono spesso scoordinati, legnosi, quasi insoddisfacenti.

Baranor è molto più debole di Talion e non può tornare in vita

Tecnicamente il DLC non ha nulla da invidiare all’avventura di Talion, grazie ad un’eccellente resa visiva che splende nei suoi 4K nativi (se, come me, lo provate su Xbox One X). Le aride terre native degli Esterling sono ricche di dettagli e minuzie sceniche che i fan della saga tolkeniana non disdegneranno, anche se manca quella varietà di ambienti vista precedentemente. Purtroppo il terzo ed ultimo “viaggio” nella Terra di Mezzo si conclude un po’ troppo presto: basteranno sì e no 3 ore per terminare l’avventura e considerato il prezzo (circa 14,99€), il poco impegno profuso dagli sviluppatori per l’intera operazione risulta palese. A mettere una pezza non ci sono nemmeno chissà quali collezionabili, né sfide o missioni secondarie con cui allungare il brodo; un vero peccato considerando l’importante eredità che si porta dietro.

Conclusioni

Con il suo ultimo DLC, La Desolazione Di Mordor, Monolith fallisce una partita in parte già vinta. Se da un lato si vuole premiare perlomeno il coraggio di proporre nuove meccaniche, come il rampino, il paracadute o la balestra (che ci è sembrata quella più riuscita, in alternativa all’arco), dall’altro si mette in piedi un combat system a metà, che privato dei suoi punti forti, espone il fianco a tutta una serie di limitazioni.

Se ci aggiungiamo che la trama è solo a tratti appassionante, che Baranor non ha il carisma che ci si aspetterebbe da un eroe e che tutta l’avventura termina in poco meno di un pomeriggio, il risultato è sicuramente al di sotto delle nostre aspettative. Se avete amato alla follia il gioco originale o reputate indispensabile completarne il Season Pass, acquistatelo serenamente, altrimenti sorvolate pure.