A meno che non abbiate comprato una Xbox 360 negli ultimi 2 anni, è difficile che non sappiate cosa sia il Red Ring of Death, tanto temuto errore hardware che ha afflitto ben metà della produzione iniziale della console. Ai tempi, ovvero verso gli inizi del 2006, Xbox 360 era diventata la console perfetta, in grado di schiacciare e mettere a nanna l’ormai vetusta PS2.
Nonostante le ottime vendite, dopo meno di un anno sono già cominciati i problemi: le persone lamentavano in molti casi una decisione repentina della console di non accendersi più e mostrare 3 led rossi su 4 nell’anello di accensione frontale. Ai giocatori il problema non è subito apparso così grave, ma dopo vari tentativi di riavvio la chiamata al Servizio Clienti è stata obbligatoria.
Ecco un ulteriore problema: la garanzia hardware di quei tempi per Xbox 360 era limitata a soli 90 giorni, cosa impensabile ora, soprattutto grazie alle nuove normative Europee. Una tale richiesta di aiuto dai giocatori ha però portato Microsoft a pensare che il problema fosse effettivamente qualcosa di molto serio, tanto da dover annunciare un programma di riparazione delle console di oltre 1 miliardo di dollari.
La soluzione al problema sarebbe stata un fix gratuito della console, con estensione della garanzia a 3 anni, con azione anche retroattiva. In particolare, quest’ultima opzione è stata la salvezza per il sottoscritto, che ha avuto una Xbox 360 usata in regalo nel 2010, affetta poi da RROD e sostituita prontamente (e non riparata) con un’altra console, totalmente gratis, che funziona tutt’oggi.
Questo argomento è tornato ad essere attuale negli scorsi giorni grazie ad un podcast di IGN, che ha riunito Phil Spencer, Seamus Blackey (co-creatore di Xbox) e Peter Moore (Chief Operative Officer di EA, prima Corporate Vice President di Microsoft) per fare un tuffo nel passato e discutere di uno dei periodi più neri di casa Xbox. Così Peter Moore:
Stavamo assistendo ad alti numeri di fallimenti nelle console e cominciavano ad arrivare molti reports tramite il servizio clienti. La cosa peggiore era che non riuscivamo a capire cosa stesse succedendo.
Sapevamo di avere un problema. Ricordo di essere andato dal mio capo, Robbie Bach, e di avergli detto: “Mi sa che abbiamo un problema da un miliardo di dollari”.
Quando abbiamo cominciato a fare le analisi del caso e a capire cosa stesse succedendo, le cause del problema hanno cominciato a saltare fuori. Era una sfida molto impegnativa per i nostri ingegneri e non riuscivamo a capire con precisione cosa ci fosse di sbagliato, anche se eravamo certi che il calore fosse la chiave. Abbiamo provato di tutto. Ricordo di aver visto persone mettere asciugamani umidi intorno alle console.
Arrivati ad una tale considerazione del problema, non rimaneva altro che fare una stima dei costi e proporre l’iniziativa ai piani alti della società.
Ho calcolato le spese col team finanziario, Dennis Durkin e Doug Ralphs, e siamo arrivati alla cifra di 1,15 miliardi di dollari. Mi ricorderò sempre che 240 milioni di quella cifra erano solo per i trasporti con FedEx. I loro magazzini saranno stati pieni fino all’orlo in quelle due settimane.
A quel punto ero davanti a Steve Ballmer, una persona che amo da morire, ma che può intimidire anche un leone quando vuole. Steve mi disse di parlargli del problema e io dissi che se non avesse approvato la soluzione, il brand sarebbe morto. Era un momento cruciale.
Steve mi ha guardato e mi chiesto quale fosse il piano. Io ho risposto che avremmo dovuto riprendere tutte le console in priorità, perché quando togli per 3 settimane una console da un gamer, sai che la situazione è bollente. FedEx ci avrebbe supportati e noi avremmo dovuto lavorare giorno e notte.
A quel punto mi chiese quanto sarebbe costato. Ho fatto un respiro profondo e gli ho detto “penso che siano circa 1,15 miliardi, Steve”. Lui disse “Procedi.”, senza alcuna esitazione.
Da qui Peter Moore comincia un discorso quasi motivazionale per insignire Ballmer di una medaglia al valore per aver dato la risposta giusta nel momento perfetto.
Non dimenticherò mai quel momento. Se siete gamers di Xbox, dovreste ringraziare Steve Ballmer ogni giorno per non aver esitato nel rispondere. Di sicuro eravamo già una società molto solida ai tempi, in grado di affrontare spese simili, ma il fatto che abbia risposto così prontamente sta a significare che il brand era già molto più importante dei soldi stessi.
Se non avesse preso quella decisione in quel momento, il brand Xbox e Xbox One oggi non esisterebbero.
Si conclude dunque così la vicenda del RROD, che poi ha dato il via ad altre storie parallele come l’YLOD (Yellow Led of Death) per le PS3 più giovani e i recenti GSOD (Green Screen of Death) e BSOD (Black Screen of Death) per Xbox One, risolvibili però senza intervento tecnico essendo puramente errori software.
Dopo le riparazioni delle vecchi Xbox 360 è stato presentato anche il modello slim, conosciuto come Xbox 360 S, dalla linea rivisitata e con maggiori compatibilità per i nuovi televisori. Ultimamente, per affiancare Xbox One, anche Xbox 360 E è stata rilasciata sul mercato, fissandosi come ultima versione di Xbox 360 prima della meritata pensione.
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