Lake Ridden è il primo titolo realizzato dal piccolo studio indipendente Midnight Hub. Più che uno studio, in realtà, si tratta di un gruppetto di 5 amici provenienti da varie realtà piuttosto conosciute del mondo videoludico, come Mojang, Paradox e Massive, che si sono riuniti nella fiorente città di Malmö alla ricerca di una “oasi di pace”, un riparo dallo stress del settore, in cui creare i loro prodotti.
Ed è proprio da questo angolo di paradiso nel sud della Svezia che nasce Lake Ridden, un’avventura grafica ricca di misteri da svelare, puzzle da risolvere e passaggi segreti da scoprire. Tutto comincia con una normalissima giornata nelle foreste del Maine, che va però presto a sfociare nel sovrannaturale e ad intrecciarsi con un passato che viene rivelato agli occhi dei giocatori passo dopo passo, pezzo dopo pezzo, indovinello dopo indovinello. Eh sì, perché la verità va guadagnata e i ragazzi di Midnight Hub sanno sicuramente come farla sudare a chiunque voglia raggiungerla… non sempre con accezione positiva.
La storia nascosta di uno “scienziato pazzo” si incrocia a quella di comuni escursionisti con l’unica colpa di essersi spinti nella parte sbagliata della foresta, tramite un gioco che lega presente e passato all’interno di una tenuta che porta i giocatori davvero ai confini della realtà. Dove gli spiriti camminano tra noi e i fantasmi parlano con voce di bambina… no, signore e signori, non è un horror, solo un’avventura molto, molto inquietante che non vorreste mai vivere di persona. Ma dietro uno schermo, perché no?
1998. Marie è una ragazzina di 13 anni che, un po’ controvoglia, viene trascinata da sua sorella e i suoi amici in un week-end di campeggio nel bosco. Prevedibilmente le due finiscono per litigare (i fratelli litigano sempre, è il naturale corso del mondo) e Sofia se ne va sbuffando nell’oscurità della foresta. Da brava sorella maggiore Marie si precipita a cercarla… ma qualcosa decisamente non va: Sofia sembra svanita nel nulla.
Ben presto la ragazzina si imbatte in una vecchia, gigantesca tenuta abbandonata ed è qui che il passato e il presente cominciano a collidere, con Marie che si ritroverà a risolvere vecchi misteri per trovare sua sorella, guidata da un’inquietante voce fantasma.
La ragazzina si imbatte in una vecchia, gigantesca tenuta abbandonata ed è qui che il passato e il presente cominciano a collidere
È incredibile come la protagonista non scappi a gambe levate non appena sente la voce di uno spirito parlarle… insomma, ha solo 13 anni! Fatto sta che per amore della sua sorellina comincia a seguire le indicazioni di Nora, un misterioso fantasma amante degli indovinelli (è proprio lei a proporci il primo). Qui devo ammettere che si rivela un elemento che ho trovato terribilmente fastidioso: la voce di Nora. Il suo doppiaggio risulta, a mio avviso, ben poco credibile, a differenza di quello di Marie. Sfortunatamente questo irritante spirito è quello che fa da guida per tutta l’avventura, perciò non si può far altro che sopportare ed eventualmente farci l’abitudine (dopotutto sono 6-9 ore di gioco, è fattibile).
L’avventura si svolge quasi completamente all’interno dei confini del maniero, il cui vecchio proprietario si rivela presto essere un inventore tanto geniale quanto eccentrico: la casa è infatti ricca di passaggi segreti, stanze nascoste e strambi marchingegni. Come tutti gli uomini di scienza, inoltre, il padrone di casa teneva un diario in cui annotava l’andamento delle sue ricerche, oltre ad avvenimenti più o meno importanti delle sue giornate. A dire il vero doveva essere un po’ disordinato, considerato il quantitativo di fogli che ha lasciato sparsi in giro (del resto un’avventura grafica non funziona senza “pezzi” da trovare qua e là, no?), ma ogni pagina è un prezioso indizio che permette al giocatore di ricostruire la storia della tenuta e delle persone che ci abitavano.
Chi ama i rompicapi non resterà sicuramente deluso
Una delle fonti di informazioni più preziose, nonostante siano completamente facoltative, sono delle scatole puzzle che l’inventore nascondeva un po’ dappertutto come sfida e gioco per i bambini che vivevano lì. Si tratta di puzzle piuttosto classici, in cui sono presenti delle tessere disposte in vari pattern, queste hanno un lato disegnato e un lato bianco e toccandone una tutte quelle adiacenti si girano: lo scopo è ovviamente quello di girarle tutte dal lato disegnato. Sembra facile? All’inizio effettivamente lo è, poi quando cominciano a saltare fuori pattern strani la cosa si trasforma in un vero incubo: chi ama i rompicapi non resterà sicuramente deluso.
Altri puzzle ricorrenti e altrettanto classici fanno invece parte della trama principale, ma si ritrovano relegati più che altro alla parte esplorativa. Per aprire un cancello o una serratura ci si ritroverà davanti a un disegno a cerchi concentrici, le cui varie parti dovranno essere fatte combaciare. Per aprire invece una scatola contenente qualche oggetto utile sarà necessario ascoltare un carillon per poi riprodurre in sequenza la melodia da esso prodotto (devo ancora capire perché una persona dovrebbe nascondere un cacciavite dentro uno di questi affari, ma sorvoliamo). Non sono però certo questi i puzzle che rendono Lake Ridden interessante.
Per proseguire nella storia i giocatori dovranno affrontare una serie di prove che metteranno a dura prova il loro ingegno: queste sono il vero succo di Lake Ridden e rendono il gioco davvero interessante. Ogni puzzle è davvero ben architettato e diverso dal precedente; fortunatamente, anche gli aiuti lo sono. Nel caso in cui il solutore si trovi in difficoltà potrà infatti fare affidamento ad un sistema di suggerimenti strutturato su più livelli che si rivela spesso utile, soprattutto quando nella fase di raccolta degli elementi sfugge qualcosa (eh sì, capita di restare bloccati perché non si è trovato un foglio per terra o una maledettissima molla).
Ogni puzzle è davvero ben architettato e diverso dal precedente
Purtroppo per raggiungere le varie prove sarà spesso necessario sfacchinare da una parte all’altra di una mappa abbastanza ampia, circondati da una fitta nebbia, da edifici, porte e stanze che a prima vista paiono tutti uguali. La cosa richiede un po’ di tempo, ma soprattutto pazienza, perché alla terza volta che uno spirito ti chiede di tornare nello stesso posto un “Ma vacci te, ammasso di ectoplasma” un po’ ti sorge (a proposito… ma una mappa, no?).
C’è da dire però che se a prima vista gli ambienti sembrino un po’ ripetitivi, il livello di dettaglio grafico è apprezzabile e soprattutto gli esterni risultano davvero suggestivi: dopotutto stiamo parlando di un’immensa tenuta nel mezzo di una bellissima foresta, circondata da un fantastico giardino e con tanto di lago a portata di gita. Un gran bel posto in cui passare l’estate… fantasmi a parte.
Nel complesso Lake Ridden è un’avventura grafica che gli amanti del genere sapranno apprezzare. Riesce a intrattenere il giocatore con puzzle interessanti, che richiedono attenzione ai dettagli, un po’ di arguzia e buone doti deduttive e il livello di sfida rende l’ottimo sistema di suggerimenti un elemento davvero utile. L’atmosfera surreale del gioco è sicuramente un valore aggiunto: la tenuta abbandonata e infestata dai fantasmi si rivela incredibilmente suggestiva, sia nei suoi interni ricchi di passaggi e stanze nascoste, che nei giardini e la foresta esterni adornati da inquietanti totem rituali. Purtroppo alcuni elementi di story-telling possono rendere il procedimento un po’ noioso e c’è da dire che esistono trame ben più entusiasmanti là fuori, soprattutto nel mondo delle avventure grafiche: la storia non si rivela infatti particolarmente originale, e la narrazione da parte di un doppiaggio un po’ scadente la abbattono ancor di più. |
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