Laser League – Recensione

Se c’è una cosa che accomuna le produzioni di Roll7, il team di OlliOlli e Not a Hero, è la semplicità con cui le si riesce ad approcciare, ma anche con cui si cade nella dipendenza più pura giocandole, e al contempo l’estrema difficoltà con cui le si riesce ad approfondire in ogni loro minima sfumatura. Lo stesso vale per Laser League, progetto molto più ambizioso e con gli esport in mente, supportato da 505 Games e lanciato ufficialmente il 10 maggio su PC e console, dopo mesi di Early Access necessario a lavorare al bilanciamento, fondamentale in un titolo del genere. È arcade fin nel midollo, fortemente votato al multiplayer, studiato per essere godibile sia da giocare che, soprattutto, da vedere, e dobbiamo dire che l’obiettivo è centrato: è veloce, con match che iniziano e terminano in un batter d’occhio, e non c’è mai un momento di noia, tra luci, suoni, colori, un design futuristico e tanti elementi a rendere imprevedibile ogni singolo round. A mettere i bastoni tra le ruote a Laser League sono però una certa povertà di contenuti, comunque ampiamente giustificata dal prezzo molto competitivo (15 €, ed è incluso con il Game Pass su Xbox One), e una certa latitanza di giocatori, almeno nella versione PS4 che abbiamo testato, un problema sempre più comune in un mercato via via più incentrato sull’online.

La semplicità di approccio a Laser League è testimoniata dai comandi ridotti all’osso, tant’è che è possibile giocarlo con una mano sola: con la levetta analogica (sia la destra che la sinistra) si muove il proprio avatar in una delle 4 arene di gioco, con le frecce direzionali si usano le emote, e con il tasto dorsale l’abilità speciale di cui è dotata ognuna delle 6 classi presenti (Sfonda, Etereo, Ladro, Killer, Scossa e Lama). Fine. Niente combo complesse o alberi di abilità, solo dei modificatori con cui velocizzare il cooldown o ricevere dei lievi buff temporanei, dei potenziamenti che compaiono sul campo di gioco utili a mescolare le carte in tavola, riflessi e tanta astuzia. Le personalizzazioni sono di natura unicamente estetica, anche quelle ottenute completando le sfide proposte dalle singole classi (come il raggiungimento di un certo numero di kill o di “reintegri”, ovvero il riportare in vita un compagno caduto posizionandosi sulla sua icona, dalle richieste via via più esose e complesse da soddisfare): costumi, emote, icone, nulla che vada ad impattare sul gameplay. Insomma, indipendentemente dal numeretto (aka: livello di esperienza) presente accanto al proprio nickname, la propria bravura è l’arma migliore a disposizione, fida compagna contro fasci di laser impenetrabili.

È impossibile staccare le mani e gli occhi da Laser League

Al comparire di “nodi” che si muovono sul campo di battaglia, l’obiettivo dei singoli membri della squadra (da 1, fino ad un massimo di 4) è di toccarli, così da attivare dei muri del proprio colore d’appartenenza attraverso cui possono passare tranquillamente i propri compagni, mentre per gli avversari il contatto sarà fatale: muoiono tutti, va un punto all’altra squadra, per un massimo di 3 per round, e chi vince i primi due, si porta a casa l’intero match. Ci pensano le abilità, come una scarica che stordisce per qualche secondo, una spinta che scaraventa e paralizza momentaneamente, o la letale lama, a facilitare il processo, o a complicarlo, come il teletrasporto, il “furto” di nodi già toccati dagli avversari, o la possibilità di essere temporaneamente invincibile, tutte ben bilanciate e appaganti dal punto di vista tattico (tranne forse proprio la lama, davvero troppo forte, seppur non così semplice da utilizzare), in quanto ogni membro della squadra riesce a ribaltare le sorti dello scontro sfruttando la sua abilità al momento propizio. Non che sia così scontato: l’azione, come detto, è estremamente veloce, e ci pensano dei potenziamenti casuali che compaiono sul campo a mescolare le carte in tavola: alcuni velocizzano movimenti e rotazioni dei muri, altri cambiano la direzione, altri ancora li invertono totalmente, trasformando una disfatta in un trionfo.

Anche il tempismo con sui si attivano potenziamenti e nodi è cruciale: anticipare di mezzo secondo un avversario lo friggerà istantaneamente, idem il calcolare l’esatto momento in cui respawnerà o passerà di lì, magari sfruttando i portali situati sulle fasce laterali dei confini delle arene, che teletrasportano dal lato opposto, andando ad aumentare la fluidità dell’azione, ma anche la confusione e le potenziali tattiche. Tutto è pensato per aiutarci o massacrarci in Laser League, che è il motivo per cui, da una parte, è molto immediato acclimatarsi alle sue dinamiche, ma al contempo è difficile sapere leggere l’azione da subito e padroneggiare tutte le brillanti strategie attuabili, e servirà un po’, sia ai giocatori che al potenziale pubblico esport, per prendere dimestichezza. Una volta fatto ciò, però, sarà impossibile staccare le mani e gli occhi, perché la formula è dannatamente vincente, frizzante e godibile, e salvo qualche momento di confusione, le 16 tipologie di mappe (ognuna con un layout di nodi specifico, prevedibile nelle prime battute, ma via via più arzigogolato e incontrollabile) offriranno un’esperienza sempre fresca e diversa, anche ai giocatori più navigati in grado di reagire sia ai cambiamenti scriptati che a quelli casuali.

Sui server non si trovano molti giocatori

Per quanto sia possibile giocarlo offline, con e contro l’I.A. o amici in carne ed ossa, è online che Laser League permette di accumulare punti esperienza e sfoggiare tutti gli oggetti faticosamente sbloccati, oltre che i propri punteggi nelle classifiche online. Ed è un vero piacere, grazie a server che reggono alla grande, e che permettono di giocare senza alcun lag: nelle nostre circa due settimane in compagnia del gioco, non abbiamo notato problemi in termini prestazionali. Dopo questo breve lasso di tempo però, è emersa una criticità decisamente più grave, potenzialmente in grado di rovinare tutto quanto di buono detto sinora nei confronti del gioco di Roll7: i pochi giocatori incontrati online. Lo si nota innanzitutto dal matchmaking sbilanciato, ritrovandosi spesso in squadre con giocatori dal livello molto più alto (anche se, come detto, non saranno più potenti per via di oggetti o abilità sbloccati, ma “semplicemente” più esperti e navigati), ma anche e soprattutto dall’IA sfruttata in molte occasioni come pezza per la mancanza di giocatori, il tutto per ridurre al minimo le attese tra una partita e l’altra: se, da una parte, ci fa piacere non dover aspettare troppo, dall’altra, la differenza tra un esaltante match con altri giocatori “senzienti” e uno in cui l’IA si va a schiantare contro il muro avversario (ma è molto abile nel riportarci in vita, va ammesso), si sente e non poco. La partita verrà comunque considerata ufficiale, ma in termini ludici e di divertimento c’è un abisso. Lo spettacolo visivo e sonoro, in compenso, è sempre lo stesso, con il nero imperante dello sfondo illuminato a giorno dai neon di pubblico, bordi del campo e laser, e la bolgia sonora a sottolineare i momenti salienti dell’incontro.

Conclusioni

L’ambizione di Roll7 prende forma grazie a Laser League, un primo tentativo di invadere gli esport con un gioco multiplayer frenetico e divertente, una sorta di sport del futuro bello sia da vedere che da giocare, merito di comandi semplici e scattanti, di geniali strategie attuabili e di match altamente imprevedibili e sempre freschi. Se la povertà di contenuti e modalità viene compensata da un costo davvero basso (15 €), lo stesso non si può dire dei giocatori online, la cui assenza viene tappata dall’IA, non in grado però di regalare le stesse esaltanti sensazioni che utenti in carne ed ossa riescono a donare. L’esperienza mordi e fuggi a cui punta il gioco di Roll7 e 505 Games funziona benissimo anche offline con degli amici, complici match veloci ma intensi, ma per chi intende scalare le classifiche mondiali e vivere il brivido dello scontrarsi con sconosciuti di alto livello, il rischio di trovarsi con i server vuoti nel giro di qualche settimana è tristemente concreto. “Tristemente” perché il gioco merita e non poco, ma senza linfa vitale rischia di spegnersi troppo in fretta.

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