Lies of P, che potete ovviamente acquistare sullo shop online di GameStop, era atteso al varco da un gran numero di appassionati di action-RPG, nonché da una fitta schiera di semplici curiosi, attratti dall’idea di una pesante rivisitazione de Le Avventure di Pinocchio, il grande classico scritto da Carlo Collodi, per di più sviluppato da un team di sviluppo sostanzialmente esordiente, in combo con un publisher anch’esso ignoto ai più.
Trailer, screenshot e primi contatti con il prodotto della stampa specializzata, ancor prima che giungesse la rassicurante demo di qualche settimana addietro, davano l’impressione di un prodotto realizzato con criterio, artisticamente ispirato, forse troppo derivativo, eccessivamente ancorato e debitore nei confronti di una tradizione, quella inaugurata da Hidetaka Miyazaki, che era già stata esplorata affondo ed ulteriormente evoluta grazie ad Elden Ring, progetto per forza di cose fuori dalla portata dei ragazzi a lavoro su Lies of P.
C’erano diversi motivi, insomma, per scommettere sulla sconfitta, sulla debacle, sull’insuccesso di un prodotto che rischiava tra l’altro di configurarsi come una copia carbone di Steelrising, soulslike più che discreto, ma non certo in grado di competere con i campioni del genere.
Alla prova dei fatti, il gioco non solo ci ha convinti appieno, ma a tratti ci ha sorpreso, pur trattandosi di un prodotto non esente da qualche difetto. Manca un pizzico di cura per il dettaglio in termini visivi, l’accostamento a Bloodborne è inevitabile anche sul profilo ludico, ma a ben vedere non manca carattere alla produzione, né soluzioni di gameplay in certa misura originali.
Tanto per cominciare, il dialogo a distanza che si instaura con l’opera di Collodi funziona. Certo, di tanto in tanto si ha la netta sensazione che l’inserimento di alcuni personaggi e situazioni sia pretestuoso, proprio per forzare una similitudine così tanto cavalcata in fase promozionale, ma la trama funziona con sufficiente eleganza ed armonia, componendo un’ucronia di stampo Ottocentesco dominata da robot, qui chiamati burattini, che hanno messo a ferro e fuoco la città.
La rivolta, che contravviene alle leggi che ricalcano quelle di Asimov e che normalmente regolano il comportamento degli esseri cibernetici, scoppia in concomitanza con il propagarsi di una piaga che sta lentamente trasformando i cittadini in orrendi mostri che secernono un liquido velenoso e nocivo.
La possibilità di mentire, o di dire la verità, in momenti specifici dell’avventura, permettono a Lies of P di offrire tre epiloghi diversi
Quella che ha tutte le fattezze della fine del mondo può essere evitata solo dall’intervento di Pinocchio, particolare burattino dall’aspetto umano e libero dai vincoli di qualsiasi regola, compresa quella di non poter mentire agli umani. Frutto del genio di Geppetto, risvegliato da Sophia, la Fata Turchina di questa storia, il nostro dovrà riuscire nel duplice intento di fermare la rivolta dei robot e trovare una cura per il morbo che sta decimando la popolazione.
Dal punto di vista narrativo, Lies of P si allontana sensibilmente dalla lezione impartita da From Software. I perché e i come, sono tutti ben esposti. Anche quando permane un minimo di mistero, si è comunque in grado di ricostruire la vicenda senza faticare più del dovuto. Documenti recuperati nello scenario ampliano i contorni di una lore mai sconfinata, in comune accordo con una vicenda dal respiro non particolarmente ampio. Come già in Steelrising, non ci sono battaglie secolari, né personalità dagli intenti oscuri, sommersi da un passato sempre più remoto. Tutto è recente e la narrazione resta concentrata sugli eventi che racconta nei già citati documenti e mostra tramite brevi, ma spesso spettacolari sequenze non interattive.
La possibilità di mentire, o di dire la verità, in momenti specifici dell’avventura, permettono a Lies of P di offrire tre epiloghi diversi al videogiocatore, frutto di scelte ben precise, nonché della generale attitudine ostentata da Pinocchio. Ciò non solo incrementa il replay value dell’opera, ma è anche prova della relativa profondità ricercata sul fronte narrativo. Non ci sono le fervide suggestioni di un soulslike firmato da Miyazaki, insomma, ma nelle trenta ore necessarie per giungere ai titoli di coda vi appassionerete ad una vicenda sommariamente ben raccontata e non del tutto priva di qualche stuzzicante colpo di scena.
A fare da contraltare alla discreta trama, un art design vagamente altalenante, ma globalmente promosso a pieni voti. Se alcune ambientazioni palesano una certa carenza di dettagli, e che non a caso propongono gli scorci tra i meno originali di tutta l’avventura, sebbene il continuo richiamo a Bloodborne sia innegabile, gli edifici, i palazzi, i panorami naturali che esplorerete vestendo i panni di Pinocchio sanno puntualmente regalare fascinazione. Anche la caratterizzazione visiva dei personaggi principali convince appieno, con una perfetta crasi tra influenze orientali ed estetiche derivate dai classici Disney. Convincono meno alcuni nemici, nonostante l’interessante rilettura dei robot in chiave burattini.
Naturalmente, a rendere tutto ciò godibile e apprezzabile, concorre un comparto tecnico generalmente ineccepibile. In modalità frame rate, siamo stati testimoni solo di una sparuta manciata di rallentamenti, apprezzando comunque l’ottima risoluzione, l’effettistica, la gestione di luci ed ombre. Meno convincente la modalità performance. I 30fps complicano e non poco la vita, a fronte di un livello di dettaglio non così incisivo quanto sperato. Promosso anche il comparto tecnico, insomma, nonostante qualche animazione non proprio riuscitissima e qualche ambientazione davvero molto spoglia.
Ottima anche la colonna sonora, caratterizzata da un’inaspettata varietà, considerando anche i brani cantati che è possibile ascoltare, dopo averli recuperati nei livelli, dal grammofono dell’Hotel Krat, l’hub di gioco. Peccato solo che la soundtrack si riveli piuttosto timida. Troppo spesso ci siamo trovati ad affrontare nemici e ad esplorare nuovi anfratti unicamente accompagnati dagli effetti sonori.
Lies of P vi spinge ad essere particolarmente sfrontati e offensivi
Se sul fronte artistico e tecnico, insomma, il gioco può dirsi convincente, nonostante qualche piccola sbavatura, un discorso assolutamente simile può essere fatto per quanto riguarda il gameplay.
A grandi linee, siamo di fronte in tutto e per tutto ad un soulslike. Ciò significa che ogni attacco va attentamente dosato, che bastano un paio di colpi subiti per ritrovarsi a fissare la schermata di game over, che per salire di livello è necessario accumulare Ergo che può andare perduto se non viene raccolto a seguito di una sconfitta. Per avere la meglio su avversari e colossali boss di fine livello, insomma, serve pazienza, strategia, perspicacia nel gestire la build del proprio personaggio.
Anche in questo senso, a livello generale, tutto avviene nel pieno rispetto dei canoni del genere. Pinocchio può essere potenziato a partire da una manciata di statistiche, ognuna delle quali non solo conferisce maggior difesa, resistenza e potere offensivo al personaggio, ma è pesantemente influenzata dal tipo di arma che si imbraccia.
E proprio parlando di armi, si palesa la prima feature originale di Lies of P. Ogni spada del nostro, difatti, potrà eventualmente essere modificata fondendo una lama con un’impugnatura tra quelle recuperate esplorando o acquistate nei vari negozianti itineranti. Ciò significa che potrete realmente imporre il vostro stile di gioco, rinunciando davvero a poco. Con i giusti potenziamenti e una sufficiente voglia di sperimentare, potrete ottenere armi rapide, potenti, anche relativamente leggere in termini di peso. Da questo punto di vista gli sviluppatori si sono dimostrati estremamente magnanimi nei confronti del videogiocatore. Basta giocare un po’ con equipaggiamento e statistiche per creare strumenti di morte tremendamente efficaci.
Non è l’unica concessione di Lies of P nei confronti dei videogiocatori meno esperti. L’Ergo perso dopo un game over, per esempio, riappare in una posizione vantaggiosa o poco prima della sala in cui vi attende il boss di turno. Contro i nemici più coriacei potrete facoltativamente evocare una sorta di spirito che oltre a causare danni ingenti, distrarrà l’energumeno di turno così da consentirvi di abbatterlo con relativa semplicità. Oltre alle già citate armi particolarmente efficienti, potrete dotare Pinocchio di altri strumenti e abilità utili alla missione.
Tanto per cominciare, il Braccio a Legione può essere equipaggiato di funzioni extra particolarmente efficaci contro certi nemici. Cambiandone l’effetto al già citato Hotel Krat, potrà tornarvi utile per lanciare fiamme, elettrificare, arpionare i nemici, modificandone puntualmente la funzione in base alla tipologia di avversari che vi ritroverete di fronte.
Lies of P riesce a sorprendere ed incantare anche i lupi più navigati del genere dei soulslike
Geppetto, inoltre, mette a disposizione diverse modifiche per l’Organo-P, vero e proprio skill tree che al prezzo dei rarissimi quarzi può, per esempio, equipaggiare il nostro di più fiale per il recupero di energia, ampliare la portata della schivata, ottenere più punti vita quando, dopo una parata, passerete al contrattacco.
Lies of P, ereditando la meccanica da Bloodborne, vi spinge infatti ad essere particolarmente sfrontati e offensivi. Privi di un vero e proprio scudo in grado di assorbire tutti i danni, potrete parare quasi tutti i colpi, ma vedrete sempre diminuire la barra di salute. Tuttavia, colpendo i nemici entro un lasso pochi secondi potrete potenzialmente recuperare tutti gli HP persi a seguito della parata appena effettuata. Ciò si traduce in un combat system potenzialmente molto ritmato, in cui si è spinti a fare sempre la prima mossa, ad accorciare costantemente le distanze con lo sfidante.
Tra una gestione del personaggio inspessita da skill tree e gadget che possono potenzialmente semplificare di molto la vita di Pinocchio, tra un combat system classico, ma ancor più improntato all’offensiva di quanto non lo fosse quello di Bloodborne, Lies of P riesce a sorprendere ed incantare anche i lupi più navigati del genere dei soulslike.
L’alto quantitativo di mini-boss, inoltre, vi costringerà ad affinare la vostra tecnica in fretta, a valutare ogni asso nella manica rimastovi, ad utilizzare con furbizia gli oggetti consumabili presenti nell’inventario.
Purtroppo, alcuni difetti impediscono a Lies of P di ambire a picchi qualitativi ancora più alti. Tanto per cominciare il level design soffre di un’eccessiva linearità. Per quanto non manchino aree segrete e scorciatoie, per la maggior parte del tempo la strada da seguire sarà solo una. Anche la schivata è fonte di qualche perplessità, dovuta ad hit-box non sempre ben definite. Inoltre, seppur in rarissime situazioni, il sistema di controllo ci è parso un po’ pigro nel convertire i comandi impartiti.
Lies of P è un eccellente soulslike. Artisticamente ispirato, tecnicamente solido, classico nel gameplay pur con qualche guizzo di personalità inaspettato. Questa pesante rilettura de Le Avventure di Pinocchio, brilla di luce propria, sebbene il debito nei confronti di Bloodborne, su tutti, sia evidentissimo. Manca di brillantezza in termini di level design e hit-box e sistema di controllo non sono esenti da qualche piccola défaillance, difetti che gli impediscono di raggiungere l’assoluta eccellenza, ma ciononostante la complessità del sistema di combattimento, nonché la profondità palesata nella gestione della build del personaggio, sono feature che faranno la gioia degli amanti degli action-RPG. L’ottimo equilibrio raggiunto anche in termini di difficoltà, lo rendono il perfetto entry level per chi vorrebbe iniziarsi ai soulslike. L’avventura è di per sé difficile, ma alcuni aiuti, molti dei quali assolutamente facoltativi, rendono il tutto digeribile anche ai neofiti o a chi non è particolarmente abile con il pad. Consigliatissimo a chi vuole provare un soulslike per la prima volta. Anche i videogiocatori più navigati troveranno più di un motivo per amare Lies of P. |
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