Life is Strange 2 aveva l’arduo compito di proseguire un immaginario entrato a gamba tesa nella cultura pop. L’avventura di Chloe e Max ha, a modo suo, fatto la storia. Del medium videoludico certo, ma quel racconto si è rivelato così importante e decisivo per così tante persone che è difficile restare indifferenti.
L’avventura di Sean e Daniel è molto diversa, ed è giusto così: lasciarsi alle spalle Arcadia Bay era l’unico modo per non diventare stucchevoli e non citare sé stessi, permettendo a Dontnod di sviluppare una nuova storia che raccontasse qualcosa di completamente opposto, sia nei modi che nelle tematiche. Nel corso di questo lungo anno (più qualche mese) ho giocato gli episodi di Life is Strange 2 subito dopo il loro rilascio, immergendomi in questa nuova storia con i ritmi e le attese volute e pianificate dagli sviluppatori stessi.
Un percorso ricco di ostacoli, fatto di alti e bassi: lo testimoniano le mie quattro recensioni dedicate ai quattro episodi precedenti. È tempo di tirare le somme su Life is Strange 2 e per farlo ho scelto di parlare di muri.
Nella vita non si fanno che alzare muri, tra di noi o intorno a noi: questi muri dettano i nostri rapporti con gli altri, scandiscono e decidono ogni azione possibile. In una situazione familiare instabile e con una, o più figure di riferimento mancanti, i muri che alziamo possono essere dure come il cemento armato. Sean, il più grande tra i due fratelli Diaz, ha creato un muro insormontabile verso la sua figura materna.
A seconda delle nostre azioni e scelte durante i cinque episodi, un altro piccolo, ma decisivo muro può essere alzato: quello tra Sean e Daniel, tra due concetti di giusto e sbagliato che plasmeranno le decisioni del nostro fratello minore digitale. Alcuni muri invece ci vengono imposti dall’alto e ci ritroviamo circondati da essi, senza via d’uscita. Il muro fisico che divide l’America con il Messico è forse la metafora più adatta a descriverli.
Life is Strange 2 trova la sua agognata conclusione tra alti e bassi, che hanno avuto inevitabili ripercussioni sul finale
Ma ad essere terrificante è più che altro ciò che esso rappresenta: il rifiuto dell’altro, il razzismo, il pregiudizio di un’America così impegnata ad additare mostri inesistenti da non accorgersi di esserlo diventata essa stessa. Quasi fosse una distorta rilettura del romanzo Moby Dick.
Dopo gli eventi che hanno spinto i fratelli Diaz a fuggire da Seattle e dalla legge, il muro al confine con il Messico è diventata la loro meta. Un punto di arrivo dove la salvezza è possibile e una nuova vita non è solo il frutto di un sogno ad occhi aperti. Nelle sue battute finali, Life is Strange 2 ci mostra come alcuni muri possano essere abbattuti. Farlo ha però sempre un prezzo e non è mai basso. Nella sua conclusione il viaggio di Sean e Daniel emoziona, fa arrabbiare e spesso per i motivi sbagliati. La sensazione di forzare alcuni eventi per scaturire delle reazioni è sempre molto forte, ma la crescita di Sean e Daniel nel corso dei precedenti capitoli rende l’ultimo episodio sicuramente il più credibile ed emotivamente soddisfacente.
Lo stesso non si può dire per i differenti finali, circa 7 (con alcune sfumature che cambiano a seconda delle nostre scelte) che spaziano dal “Buono” al “Cattivo”. La realtà è che non ci può essere un giudizio morale per il prezzo che pagheranno Sean e Daniel, solo conseguenze da accettare in quanto tali. A far storcere il naso è la scelta di non dare significato, a differenza del primo Life is Strange, all’elemento soprannaturale. Il potere acquisito da Daniel non acquisisce significato nemmeno negli ultimi istanti, rendendo di fatto lo stesso incipit di questo Life is Strange 2 a mio avviso molto debole.
Le tematiche affrontate dal giocatore insieme a Sean e Daniel sono importanti, sentite e meritevoli di attenzione
Una debolezza che si ripercuote anche nel gameplay, privo di significative evoluzioni durante tutto l’arco narrativo. L’uso del potere di Daniel è circostanziale, spesso legato a interazioni minime più che a vere e proprie “sezioni” interattive. La storia raccontata in Life is Strange 2 ha abbracciato a sé una maggiore enfasi sui temi, più che sulla trama e i suoi intrecci.
Quest’ultima vacilla fino alla fine e non convince a pieno, mentre le tematiche affrontate dal giocatore insieme a Sean e Daniel sono importanti, sentite e meritevoli di attenzione. Dal significato di famiglia al peso delle scelte, elemento che ha qui un peso differente rispetto al primo Life is Strange, proprio per la mancanza di quel “riavvolgimento” che rendeva tutto più facile. Dontnod vuole ricordarci che nessuno può battere il tempo e che la vita è un continuo Effetto Farfalla.
Life is Strange 2 trova la sua agognata conclusione tra alti e bassi che hanno avuto inevitabili ripercussioni sul finale. Quanto sono duri i muri che alziamo tra noi, persone? Quanto quegli stessi muri possono stringersi attorno a noi, forzatamente e spingerci ad un inevitabile epilogo nonostante le nostre scelte? Life is Strange 2 racconta una storia fatta di ingiustizie, famiglia e scelte: eppure, nonostante le tematiche universali potrebbe non convincere molti di voi. La sua uscita episodica non ha sicuramente giovato ad un’avventura che forse, per impatto, avrebbe guadagnato nell’essere giocata fin da subito nella sua interezza. Ora potrete farlo, con la speranza che questo possa in qualche modo ridimensionare i pregi (e soprattutto i difetti) che Life is Strange 2 ha portato con sé durante questi cinque episodi. |