Life is Strange: Double Exposure – Anteprima

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Max Caulfield è tornata ma i suoi poteri non sono più quelli di prima

È strano tornare a vestire i panni di Max Caulfield a quasi dieci anni dall’uscita del gioco che l’ha vista protagonista. Life is Strange è stata ed e tuttora, a livello personale, un’esperienza importantissima, i cui temi mi hanno toccato da vicino per diversi motivi: la porto ancora con me probabilmente come la più intima vissuta in ormai trent’anni di gioco e poco importa che non fossi ben più grande della diciottenne Max all’epoca. Nonostante fosse un teen drama, con tutti gli alti e bassi del caso, il modo in cui è scritto hanno saputo farsi strada fino a trovare il proprio posto e lì restare.

Per questo motivo, per sentirlo così vicino al punto quasi da farlo “mio”, non vedevo di buon occhio un sequel – sebbene Deck Nine, a cui questa volta è affidato lo sviluppo, non mi abbia deluso né con il prequel Before the Storm né con l’inedito Life is Strange: True Colors. Il finale, con le sue scelte diametralmente opposte e il peso narrativo che si portavano dietro, rendeva difficile realizzare un seguito senza inciampare in una o l’altra canonizzazione con il rischio dunque di alienarsi il rispettivo pubblico. Quando un esito è del tutto lasciato in mano a un giocatore, forse sarebbe meglio mantenerlo tale e non andare a rimestare in una storia che stava bene proprio grazie alla sua incertezza. Invece, queste prime ore con Life is Strange: Double Exposure mi hanno molto piacevolmente sorpreso: ho ritrovato lo stile che ha caratterizzato Deck Nine nelle sue produzioni precedenti e, per il momento, tanta cura nei confronti del personaggio di Max e della zavorra emotiva che porta sulle spalle da anni.

Life is Strange è stata, ed è tuttora, un’esperienza importantissima

Ne sono trascorsi diversi, almeno una decina, dalla tragedia di Arcadia Bay (a prescindere da come voi l’abbiate voluta risolvere) e nel frattempo Max è diventata una fotografa di un certo livello, con tanto di pubblicazione sul National Geographic. Viene strappata all’incertezza del lavoro freelance dalla preside dell’Università Caledon, che la invita in sede non solo per presentare le proprie opere ma anche per tenere un corso. Passiamo dunque da una Max adolescente, un po’ goffa e tutt’altro che animale sociale a una sua versione adulta… non troppo diversa. I suoi trascorsi ad Arcadia Bay hanno pesato tantissimo, in modi diversi a seconda della scelta che avrete preso alla fine del primo Life is Strange, ma hanno comunque lasciato un segno indelebile su di lei – andando dunque a influenzare ancora di più una naturale propensione all’isolamento e all’incapacità di relazionarsi. Per certi versi si riconosce dunque la ragazza di dieci anni fa ma si riesce anche a capire la sua maturazione, anche dietro a familiari ritrosie.

Ancora affezionata alle polaroid nonostante ora vada in giro con una macchina digitale professionale, Max ha continuato a coltivare la propria passione per la fotografia e con negli anni il potere che tanto l’ha distinta, fermare il tempo nonché manipolarlo, si è affievolito al punto da non manifestarsi più. Ciò non significa tuttavia non ne avrà bisogno, perché purtroppo un’altra tragedia si abbatte sulla sua vita: la sua migliore amica, Safi, viene presumibilmente uccisa una notte all’interno del campus ed è proprio Max a trovarne il corpo. Sconvolta dall’accaduto, che le ricorda una tragedia fin troppo familiare anche per il modo in cui Safi perde la vita, Max arriva a richiamare il proprio potere che tuttavia si manifesta in una forma diversa: adesso sembra essere in grado di vedere una realtà parallela alla propria e di raggiungerla, arrivando dunque a viverla in modo tangibile. Inizia così un’altra avventura sovrannaturale per capire cosa sia possibile fare, soprattutto se e come possa salvare Safi almeno nella realtà parallela, e cercare in ogni modo di scoprire l’assassino prima che possa colpire di nuovo.

Life is Strange: Double Exposure, del quale ho potuto provare finora i primi due capitoli, si gioca proprio come siamo stati abituati nel corso di questi anni. Si cammina, si analizzano elementi più o meno interessanti, si fanno foto (ma non con la stessa cadenza o scopo collezionabile del primo gioco), si raccolgono scatti polaroid sparsi in giro e si interagisce con le persone, approfittandone di quando in quando per qualche “incarico secondario”. Il ritmo dunque è compassato come nei precedenti capitoli, andando ad alzarsi o abbassarsi a seconda del contesto ma lasciando sempre tutto in mano al giocatore.

La scrittura riesce nel proprio compito, mettendo addosso la voglia di giocare e capire

Torna anche il sistema di messaggistica, nel quale rispondere a chi ci scrive, assieme a un’app simil Instagram dove saremo aggiornati su eventuali novità e potremo postare gli scatti che faremo – operazione automatica una volta che saremo soddisfatti di alcune delle foto possibili. Punto forte del gioco sono ancora una volta le canzoni, sebbene ritenga personalmente “Obstacles” una chiusa meravigliosa del primo episodio e un bellissimo brano di per sé. In ogni caso anche Life is Strange: Double Exposure può vantare finora una buonissima colonna sonora, espandibile se scoviamo i diversi momenti di riflessione che Max può prendersi mentre la sua vita subisce l’ennesimo, non richiesto scossone. Gli attimi introspettivi sono un classico della serie Life is Strange, ciò non toglie che con Max abbiano un sapore ancora più particolare e nostalgico, quantomeno per me che ho vissuto il gioco originale passo passo dopo il lancio del primo episodio.

Avere a disposizione solo due capitoli è una sofferenza, perché pur sapendo, come tutti voi, che Max deve indagare sulla morte della sua amica, una volta che il personaggio viene introdotto e lo si conosce meglio si viene a creare quel rapporto per cui si deve arrivare in fondo alla questione e non poterlo (ancora) fare è frustrante. Questo però significa anche un’altra cosa, ossia che la scrittura riesce nel proprio compito, mettendo addosso la voglia, quando non vera e propria esigenza, di giocare e capire. Sotto questo punto di vista Life is Strange: Double Exposure non sbaglia ma ne parleremo più nel dettaglio in fase di recensione – assolutamente senza spoiler. Per adesso, le sensazioni in merito sono più che positive e sono piuttosto convinta che sapranno mantenersi tali fino alla fine.

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