News 07 Ago 2015

Life is Strange: Episode 4 “Dark Room” – Recensione

L’approccio episodico ad una serie fortemente improntata sulla narrativa ha i suoi pro ed i suoi contro, e Dontnod Entertainment è riuscita a dimostrare quanto si può osare e stupire tramite una distribuzione simile. D’altro canto, il dover attendere settimane, se non mesi, tra un episodio e l’altro è senza dubbio problematico. Da un lato si rischia di distaccarsi troppo dalle vicende, e ritrovarsi meno coinvolti rispetto ad una struttura narrativa completa, dall’altro c’è la potenza che un cliffhanger ben piazzato può dare alla storia e alla community che la segue, come ci hanno insegnato svariate serie televisive negli ultimi anni.

L’attesa per questo quarto episodio è stata piuttosto lunga, ma gli sviluppatori ci avevano promesso qualcosa di complesso e sfaccettato, che riuscisse in qualche modo a stupire gli appassionati dopo tre episodi sostanzialmente ottimi: abbiamo giocato, con il cuore in gola, “Dark Room” e siamo pronti a darvi un giudizio, anche in vista dell’episodio finale, che chiuderà il cerchio nelle prossime settimane.


ATTENZIONE: il seguente testo contiene spoiler legati ai precedenti episodi.


 Life is Strange: Episode 4 “Dark Room”

Piattaforma: PS4, PS3, Xbox One, Xbox 360, PC

Genere: Avventura

Sviluppatore: Dontnod Entertainment

Publisher: Square Enix

Giocatori: 1

Online: Assente

Lingua: Completamente in inglese

Versione testata: PS4

 

Negli episodi precedenti abbiamo avuto modo di assistere e di sperimentare attraverso gli occhi di Max una serie di argomenti piuttosto seri, in cui moltissime persone possono ritrovarsi e che spingono, pur con alcuni limiti, il medium verso una maturità sempre più vicina. Kate ha tentato il suicidio, dopo essere stata vittima di uno spiacevole evento e costantemente bullizzata dagli studenti di Blackwell, insieme alla costante legata al tempo e alle conseguenze delle nostre azioni: l’episodio inizia proprio dove avevamo lasciato Chloe e Max nelle scorse settimane, nella realtà alternativa che vede l’amica d’infanzia di Max costretta su una sedia a rotelle, perché paraplegica in seguito ad un incidente d’auto. Gli sviluppatori ci hanno mostrato le devastanti conseguenze della manipolazione temporale, e di quanto sia rischioso giocare con gli determinati equilibri.

La sequenza iniziale è estremamente forte, e riesce ancora una volta a dare spessore ai due personaggi chiave dell’avventura. L’amicizia tra le due ragazze appare più che mai reale, e una decisione che siamo chiamati a prendere in questo frangente dimostra quanto possa Life is Strange risultare forte, azzardato e coraggioso nel rappresentare la vita nella sua accezione più grigia, dove il bianco e nero esistono ma vanno a mischiarsi in una sfaccettata serie di sfumature che è impossibile ignorare.

Una decisione che siamo chiamati a prendere in questo frangente dimostra quanto possa Life is Strange risultare forte, azzardato e coraggioso nel rappresentare la vita nella sua accezione più grigia, dove il bianco e nero esistono ma vanno a mischiarsi in una sfaccettata serie di sfumature che è impossibile ignorare. 

“Dark Room” è però anche un episodio che rispetto al resto soffre di un certo calo di ritmo, che vanno a minare parzialmente la godibilità nel suo insieme: gli eventi che si susseguono tra l’inizio e la conclusione si concedono spesso più tempo del previsto. Nonostante tutto, siamo di fronte ad un penultimo episodio che inizia a scoprire molte delle sue carte, deviando completamente da alcune atmosfere mistiche e enigmatiche che hanno caratterizzato l’opera fin’ora, preferendo un’atmosfera pesante, cupa e che va a toccare ancora una volta temi reali, macabri e probabilmente anche molto forti per un determinato pubblico.

La camera oscura che andrete ad aprire vi turberà (probabilmente) più di quanto immaginiate, nonostante resti difficile prevedere in che direzione possa andare l’episodio finale. Dontnod ha dimostrato di saper stupire, e di potersi spingere verso territori che il pubblico non si aspetta, ma riuscirà a dare una degna conclusione al tutto?

Nell’attesa di scoprire in che modo si sbroglieranno gli ultimi fili, è stato interessante vedere quante delle decisioni prese in precedenza contino in questo quarto episodio. Abbiamo già assaporato le conseguenze di alcune decisioni difficili, soprattutto legate al suicidio (riuscito o meno) di Kate, che ha ripercussioni estremamente variegate su tutto il cast di personaggi e su alcune azioni che siamo chiamati a compiere.

In questo episodio tutto quello che abbiamo fatto in precedenza trova uno sfogo, e l’esempio migliore è senz’altro una scena dedicata a Frank, che a seconda di come ci siamo comportati in molteplici eventi durante i tre episodi precedenti reagirà in modo differente portando a tre risultati drammaticamente diversi tra loro. Gli sviluppatori tengono così tanto a questo aspetto che hanno addirittura condiviso con noi (e con chiunque si occupi di recensire la loro opera) un info-grafica che mostra tutte le possibilità legate a questa scena.

Le possibilità narrative offerte dal medium videoludico trovano in Life is Strange ampio respiro

Le possibilità narrative offerte dal medium videoludico trovano in Life is Strange ampio respiro, e permettono a chiunque di vivere la storia in modo diverso, influenzato dalla propria personalità e dal proprio approccio verso determinati eventi. Eppure, nonostante la cura riposta verso questo aspetto, è venuto a mancare uno dei punti cardine dell’opera: la manipolazione temporale. Il numero di interazioni possibili grazie al potere di Max è drasticamente diminuito, in maniera un po’ forzata: sebbene alcune scene spingano istintivamente all’utilizzo del riavvolgimento, il gioco non ce ne da la possibilità, spingendoci verso approcci differenti. La cosa appare parzialmente contestualizzata, con Max che fa notare a più riprese come sia necessario non contare sul potere, perché potrebbe sparire da un momento all’altro.

L’idea funziona, ma appare spesso forzata ed è probabilmente frutto della paura di non creare inciampi narrativi, con tutto ciò che ne consegue. Sempreverde è invece la presentazione grafica e artistica, con una scelta di inquadrature e di accompagnamento musicale che rendono questa avventura episodica una vera e propria miniera d’oro di musica indie. Finito un episodio, la voglia di andare a scattare foto nella “golden hour” con in braccio una fotocamera analogica è più che mai presente, segno che tutto ciò che si vede su schermo è in qualche modo stimolante. Peccato per qualche sporadico glitch grafico sullo sfondo, che infastidisce la vista durante qualche dialogo per il cortile di Blackwell.

In conclusione…

“Dark Room” è, come suggerisce il titolo, un episodio piuttosto oscuro che prende le distanze da alcune atmosfere e proietta il giocatore dritto nella rete marcia dell’accademia di Blackwell, toccando alcune tematiche piuttosto serie e forti. In questo senso il lavoro ricalca quanto fatto in precedenza, con una qualità piuttosto alta minata però questa volta da un ritmo altalenante che appesantisce eccessivamente alcuni frangenti.

Un peccato, perché i precedenti episodi avevano mostrato una certa abilità degli sviluppatori nel dosare gli equilibri della propria struttura narrativa. Al di là di questo, tutto scorre al meglio grazie ad un impianto tecnico ottimo e ad un accompagnamento musicale convincente. Qualche dubbio legato all’utilizzo non proprio soddisfacente del potere temporale di Max. Nonostante tutto, siamo di fronte ad un prodotto solido e dalle idee chiare, resta da vedere in che modo si chiuderà il cerchio e se saprà soddisfare la community, ma questa è una storia per un altro giorno.

Voto: 7.5 

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