Little Witch Academia: Chamber of Time

Little Witch Academia: Chamber of Time – Recensione

Immaginate di ritrovarvi nuovamente in una scuola di magia e stregoneria, solo non situata alle porte di Hogwarts (così come abbiamo imparato ad amare nella saga di Harry Potter) ma bensì in un universo ben diverso con protagonista un’apprendista maga un po’ eccentrica con un sogno nel cassetto: diventare una strega per far felici le persone. Little Witch Academia nasce da un cortometraggio prodotto da Trigger Studio, che ha riscosso tanto successo da spingere la stessa Shūeisha a produrre tre serie manga.

Abbiamo citato Harry Potter poiché questa serie ne trae fondamentalmente l’essenza e mette in scena tanti fattori chiave molto simili, a partire dalla scuola di giovani maghi (Luna Nova Magical Academy) e 2 compagne di classe e di stanza: Lotte Yanson e Sucy Manbavaran. La protagonista Akko ha delle serie difficoltà a prestare attenzione in classe, non sa andare sulla scopa e non è ben vista per la sua insolita incapacità di realizzare le magie senza fare una gran confusione. Little Witch Academia gira tutto intorno alle disavventure di queste ragazze che ne combineranno di tutti i colori, riuscendo a strappare sorrisi nei volti di coloro che sono entrati in contatto con quest’opera.

Come ogni anime sulla cresta dell’onda non poteva non nascere un videogioco che proiettasse i videogiocatori nel mondo di Akko e delle sue compagne. Little Witch Academia: Chamber of Time è un esperimento, e lo diciamo fin da subito, che non ci ha particolarmente entusiasmato: perché se da un lato la componente artistica, con alcune cutscene prodotte da Trigger, è di pregiatissima fattura, non possiamo dire lo stesso dal punto di vista del gameplay e di quelle piccole cose che rendono un’esperienza davvero appagante.

Little Witch Academia: Chamber of Time
Akko, non si fa… È sbagliato origliare! o forse no…

Shiny Chariot è una celebre strega che riesce ad intrattenere il suo pubblico in spettacoli di magia regalando momenti indimenticabili e numeri di altissimo livello, toccando anche il cuore più profondo di giovani ragazze. Una di queste è Atsuko “Akko” Kagari che, ammaliata da Chariot, all’età giusta decide di iscriversi alla Luna Nova Magical Academy, una scuola prestigiosa in cui acquisire le abilità per trasformarsi in provette streghe. La protagonista fa la conoscenza di nuove ragazze con cui stringe un’amicizia e che prenderanno parte alle sue rocambolesche vicende. Little Witch Academia: Chamber of Time può essere visto come un episodio dell’anime, ambientato poco prima dell’inizio delle vacanze estive, in cui le giovani fattucchiere sono costrette loro malgrado ad affrontare un fenomeno inspiegabile che si cela tra le mura di Luna Nova: dopo aver scoperto una stanza misteriosa il tempo si riavvolge continuamente, costringendo a rivivere sempre la stessa giornata.

Come dicevamo Little Witch Academia: Chamber of Time è ambientato nel pieno contesto della serie ma in un episodio completamente slegato. Sin dal primo avvio noterete con piacere i punti in comune che questo videogioco ha con l’anime di appartenenza, anche grazie a filmati animati realizzati da Studio Trigger che introducono e fanno da collante alle varie sezioni di gioco in modo decisamente apprezzabile. Ma purtroppo non tutti i videogiochi vengono sempre tratteggiati nel modo giusto, soprattutto quando si parla di tie-in di produzioni di questo tipo.

I primi minuti di gioco sono spassosi, le ragazze sono perfettamente caratterizzate e le vicende vengono introdotte in modo assai giusto, non distogliendo minimamente l’attenzione del giocatore. Pensate che Akko può addirittura borbottare quando una cosa non le va a genio (un metodo per scoprire anche il prossimo punto di interesse) e origliare le altre compagne per carpire determinati retroscena o informazioni utili al conseguimento del suo obiettivo. Ma purtroppo basteranno poche decine di minuti per farvi capire che questo videogioco non è stato sviluppato nel migliore dei modi, con alla base sì degli ottimi spunti ma gestiti in modo fin troppo approssimativo.

Little Witch Academia: Chamber of Time ha degli ottimi spunti, gestiti in modo fin troppo approssimativo

Per farvi capire bene cosa intendiamo dobbiamo cominciare con l’esaminare alcuni aspetti del gioco. Il primo è legato alla componente, diciamo così, esplorativa, in cui dovrete muovervi con Akko per tutta l’accademia alla ricerca delle chiavi per gli svariati dungeon. Per collezionare queste chiavi dovrete dialogare con i PNG, risolvere alcuni retroscena e conseguire obiettivi primari e secondari in determinati orari. In che senso? Little Witch Academia: Chamber of Time è un videogioco basato sullo scorrere del tempo, un po’ sulla falsa riga di The Legend of Zelda: Majora’s Mask, in cui determinati obiettivi possono essere portati a compimento solo in una determinata fascia oraria. Fin qui nulla di male, ma la nostra esperienza ci ha insegnato che è sempre molto delicato sviluppare un qualcosa con queste tematiche, e se non realizzata nel migliore dei modi potrebbe generare una frustrazione a livelli inimmaginabili.

Ed è quello che accade in questo videogioco: ad esempio, durante una missione principale che si attiva solo di pomeriggio ci è capitato che il cambio orario interrompesse bruscamente le vicende, con la conseguenza di dover tornare in stanza a dormire per far scattare la mezzanotte in modo che la giornata si riavvolgesse (un’operazione che richiede moltissimo tempo e che rappresenta l’unico modo per poter riaffrontare le missioni). È chiaro come questo problema sia dovuto alla programmazione stessa del gioco, ma se siamo al cospetto di una missione attiva, la stessa non può interrompersi così: dopotutto non si è mai visto un personaggio davanti a noi dissolversi del nulla allo scoccare della “fatidica ora”! Ma non è di certo l’unica imperfezione: se una missione ci richiede di andare a parlare con un determinato PNG, allora dovremmo avere anche informazioni relative alla fascia oraria. Abbiamo perso un’ora a capire come portare avanti le vicende, quando casualmente abbiamo scoperto il punto esclamativo rosso su mappa (che indica il punto d’interesse) comparire improvvisamente nelle prime ore della sera.

Little Witch Academia: Chamber of Time

A proposito di punti di interesse, gli stessi vengono sì indicati sulla mappa grande (che si apre premendo il tasto corrispondente), ma non sono presenti nella minimappa in alto a destra dello schermo, con conseguente rallentamento del ritmo di gioco; se a tutto questo unite il fatto che il cursore del vostro personaggio non viene indicato nel punto della mappa, potete solamente immaginare quanto siano tediosi gli spostamenti, a meno che non impariate a memoria ogni luogo dell’accademia. Come se non bastasse, sia le missioni principali che quelle secondarie sono limitate a spostamenti lineari: vai dal punto A al punto B, raccogli questo oggetto e consegnalo, senza un briciolo di inventiva e soprattutto sprovvisto di qualsiasi puzzle ambientale.

Ma veniamo al gameplay, il secondo aspetto non proprio positivo di Little Witch Academia: Chamber of Time. Dopo aver raccolto le chiavi potrete aprire dungeon primari o secondari, selezionare il team composto da tre colleghe maghe (due delle quali vengono controllate dall’IA) e scendere sul campo di battaglia. In sostanza vi troverete al cospetto di un hack ‘n’ slash di stampo ruolistico, in cui dovrete abbattere un’orda di nemici su schermo utilizzando sia colpi “corpo a corpo” che infliggendo danni da magia che inevitabilmente andranno a ridurre la quantità di PM. Tutto molto bello, peccato che lo stesso sistema risulti assai goffo e arrangiato: l’intelligenza artificiale amica non vi darà mai un sostegno degno di nota, posizionandosi frequentemente sotto al nemico che gli darà il fatidico colpo di grazia. Per non parlare del sistema di combattimento: i vari avversari non possono essere colpiti se non si trovano precisamente lungo la traiettoria orizzontale del vostro personaggio, quindi o vi allineerete al millimetro al cospetto del cattivone di turno, oppure i vostri colpi andranno a vuoto.

Little Witch Academia: Chamber of Time
Un gameplay fin troppo lineare!

Ci duole ammettere che ogni dungeon risulta noioso, frustrante, e con un’intelligenza artificiale (sia amica che avversaria) imbarazzante. Ma anche la realizzazione tecnica non è che sia delle migliori: l’aspetto grafico è molto carino ma in ogni stanza di ogni dungeon vengono riproposti sempre gli stessi scenari. Per rendere l’idea, immaginate ogni stanza della vostra casa identica che non differisce di nulla, neanche nel mobilio.

Little Witch Academia: Chambers of Time avendo dalla sua un gameplay con delle sfaccettature ruolistiche presenta anche una progressione del personaggio e la possibilità di equipaggiare determinati strumenti per accrescerne le caratteristiche. Anche se è vero che il potenziamento dei protagonisti permette di avanzare con molta più facilità, ci ha dato la sensazione di non trovarci di fronte ad un sistema ben studiato e fondamentale per la progressione.

Ci siamo dilettati anche con il minigioco Magic Knight Grand Charion, disponibile per tutti coloro che hanno effettuato il pre-order digitale (precisiamo che il titolo è disponibile solo su PlayStation Store e Steam). Che dire: c’è da restare a bocca aperta, e non in senso buono. In pratica vi ritroverete in uno shoot ‘em up orizzontale vecchia scuola che ci ha ricordato per tanti versi i primi videogiochi sviluppati in Javascript, in cui sparare ai vari mostri presenti in aria messi a casaccio sullo scenario: nulla di particolarmente entusiasmante!

Il titolo ci è sembrato un grosso minestrone con gli ingredienti giusti ma cotti malamente

Purtroppo stiamo assistendo ad alcune realizzazioni fin troppo semplicistiche, come se fosse necessario per forza sfruttare un brand per ricavarne un videogioco, e questo lo abbiamo vissuto su pelle anche con The Seven Deadly Sins: Knight to Britannia. Anime e manga di crescente successo non devono per forza avere una controparte videoludica in tempi brevi, forse sarebbe il caso di realizzarli nel migliore dei modi magari impiegandoci più tempo (riflessione personale di chi vi scrive). Chambers of Time, e mentiremmo affermando il contrario, non è il videogioco che un fan accanito sta cercando: un gameplay non studiato nel migliore dei modi e una fase esplorativa molto semplicistica rendono l’esperienza globale molto noiosa e poco avvincente.

Allora è proprio tutto da scartare? Non proprio. Il lavoro di Studio Trigger nelle cutscene e la cura dei dialoghi da parte degli sviluppatori (tutti doppiati in lingua giapponese e sottotitolati in italiano) dimostrano che il titolo alla base aveva delle potenzialità enormi, ragion per cui ci fa ancora più male la pochissima cura dedicataci, inficiando tutti i punti di pregio. Con Little Witch Academia: Chambers of Time ci è sembrato di trovarci davanti ad un grosso minestrone con gli ingredienti giusti ma cotti in cattivo modo, rendendo quasi immangiabile la pietanza finale.

Ci teniamo a precisare che il titolo, al netto di tutti i difetti sopraelencati, potrebbe comunque piacere perché il fascino della serie è ben catturato, ma dal canto nostro non possiamo minimamente soprassedere dinnanzi un lavoro che nel complesso non rende giustizia a produzioni che si stanno affermando in modo incisivo. Riuscire a realizzare qualcosa basata sui salti temporali è sempre molto delicato e occorre una cura veramente certosina per consegnare un prodotto che riesca ad accontentare un po’ tutti i videogiocatori.

Nota a margine: la day-one patch andrà a sbloccare la modalità co-op offline e online in cui si può collaborare con altri giocatori per procedere nelle profondità dei dungeon. Siamo un po’ attoniti e crediamo che questa implementazione non andrà a migliorare in modo radicale l’esperienza globale.

Conclusioni

Sicuramente Little Witch Academia: Chamber of Time non è un videogioco adatto a tutti, al netto degli evidenti difetti che questa produzione si porta sulle spalle. Il gioco potrebbe essere inteso come un episodio della serie, che ha dalla sua delle ottime cutscene realizzate da Studio Trigger e personaggi con linee caratteriali ben fedeli all’opera primaria. Purtroppo il videogioco ha delle imprecisioni nella sua struttura che rendono particolarmente frustrante lo scorrere delle vicende: se da un lato i personaggi fanno sorridere con i loro siparietti, dall’altro troviamo un gameplay goffo e frustrante, intervallato da una fase esplorativa mal gestita e disorientante.

Quasi tutta l’esperienza è limitata nel raccogliere delle chiavi utili per sbloccare i dungeon, che vengono consegnate da determinati PNG presenti nell’accademia semplicemente soddisfacendo determinati requisiti. L’aspetto da picchiaduro a scorrimento unito a caratteristiche da gioco di ruolo (particolarmente evidenti nei vari dungeon, che ci sono sembrati piuttosto ripetitivi dal punto di vista estetico), non funziona granché, risultando tutto molto arrangiato e con un’intelligenza artificiale amica e nemica non proprio così sveglie.

L’aria che si respira in questo videogioco rispetta la bontà della serie esclusiva Netflix, ma a patto di essere dei veri appassionati del brand, non riusciamo a consigliarlo così apertamente, e il rischio di far rimanere in bocca quella sensazione amara è altissimo.

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