Riavvolgiamo la cassetta a un'estate di 27 anni fa, nella nuova IP di Don't Nod.
Quando ci sentiamo un pochino nostalgici e pensierosi, probabilmente stiamo facendo un tuffo nel passato e magari (inavvertitamente) abbiamo aperto i cassetti della nostra adolescenza, un periodo “affannoso” per certi versi ma anche inverosimilmente affascinante.
E queste memorie, a volte, possono perdersi nella confusione della vita, restando solo un ricordo di una pubertà ormai accantonata in qualche angolo della nostra mente. Lost Records: Bloom & Rage, che ho avuto modo di giocare approfonditamente nella sua prima parte (Tape 1), mi ha fatto riflettere e “filmare un’estate” spensierata (sarà così?) nei panni di Swann, una singolare ragazza con alcune ansie e insicurezze (così come vi abbiamo raccontato nel nostro primo approccio).
Torna dunque il racconto di formazione, un tema che sta tanto a cuore ai ragazzi di Don’t Nod e che, qualcuno più avveduto, potrebbe pensare come una sorta di operazione nostalgica di una vecchia gloria (Life is Strange). Lasciatemi dire: Lost Records è tutto fuorché una sorta di guizzo, un’opera come solo questo team è in grado di confezionare… e su questo non ho alcuna remora.

Se avete già avuto modo di giocare a Life is Strange (o al meno noto Tell Me Why), allora saprete perfettamente quanto siano ricorrenti i contenuti sensibili, affrontati a mio modesto parere con cura e rispetto. Infatti, in Lost Records: Bloom & Rage sono presenti momenti in cui dei minorenni fanno uso di droghe, tabacco e alcol, rispecchiando in maniera autentica (e non ipocrita), un periodo ribelle e pieno di aspettative.
La “correttezza” e l’autenticità comportamentale dei personaggi di Lost Records mi hanno colpito particolarmente, il che rende l’esplorazione di quell’estate del ’95 ancora più autentica ed evocativa. Lo stile utilizzato per questo tipo di esperienza è molto particolare, gli anglosassoni lo definirebbero come show, don’t tell: ovvero come un’azione vissuta in prima persona sia più efficace di una semplice descrizione.
Ok, ok, un passo alla volta: le vicende si animano tra due linee temporali differenti, tra il 1995 e il 2022, in una sorta di ricordi interattivi che si plasmeranno a seconda delle scelte del giocatore. Swann è una donna che ha superato la quarantina che, a causa di un pacco misterioso ricevuto da Autumn (ve ne parlerò a breve) e indirizzato alle “Bloom & Rage” (il gruppo musicale delle 4 ragazze), parteciperà a una forzata rimpatriata per scoprirne le ragioni.

Infatti, fin dalle prime battute, nell’aria si avvertirà un senso di mistero e di disagio unito a della sana, come direbbero i brasiliani, saudade (la tristezza che si prova nei ricordi felici). Swann, dopo un lungo viaggio, arriva infine a Velvet Cove, luogo dove è cresciuta e in cui cela quei ricordi, come vi dicevo, quasi dimenticati. E in questo 2022, qualsiasi punto d’interesse o elementi ben definiti permetteranno a Swann di rimettere in sesto quel puzzle di ricordi ormai disperso.
Mentre il presente non sembra essere così spensierato, il primo incontro (1995) tra le ragazze sembra essere un ricordo assai agrodolce, uno di quei momenti in cui l’unione in una difficoltà rende più saldi i rapporti: una vita senza smartphone o social che ci distraevano dalla routine quotidiana. E in un attimo, Swann si ritroverà a rivivere la sua vecchia stanza che parlerà di lei in ogni angolo, facendoci immergere nella sua vita a 360° gradi: dalla dolce goffaggine alla sua passione per il cinema, la natura e il mistero (tema molto caro agli sviluppatori).

Questo passaggio tra 2022 e 1995 è particolarmente funzionale: gli eventi vengono commentati con voci fuori campo dalle ragazze, giudizi adulti sulle sciocchezze che si possono (giustamente) commettere nell’età adolescenziale. In questo modo, anche un singolo oggetto può ricevere la giusta cura narrativa e diventare un elemento portante della stessa.
E catturare i momenti è uno degli elementi portanti delle avventure di Don’t Nod, che in Lost Records: Bloom & Rage si traducono con una videocamera nelle mani di Swann. In qualsiasi momento, si potrà filmare un semplice paesaggio o sequenze particolarmente divertenti al fine di rendere più vive le memorie. E sarà anche il gioco a chiederci (come collezionabili d’altronde) di realizzare video di memorie, una serie di mini sequenze video che poi Swann monterà con molta cura, inserendo anche dei commenti fuori campo come farebbe una vera e propria regista affermata.

Personalmente non amo molto girare i video ma qui mi sono divertito a farlo: credo che dare la possibilità al giocatore di filmare ogni evento del gioco sia davvero… evocativo. Il nostro cervello si sentirà più attivo nel vivere i momenti e, addirittura, potrebbe ritrovare un po’ della propria adolescenza all’interno di un decennio che è stato straordinario sotto diversi punti di vista.
La “correttezza” e l’autenticità comportamentale dei personaggi di Lost Records restano ben impressi.
E poi ci sono loro, le amicizie nate per delle strane coincidenze, quelle che pensi ci siano per sempre e poi stranamente non sono più presenti nella tua vita. E non sai perché, a patto l’arrivo di un pacco misterioso e il primo incontro con Autumn che sembra aver riportato il tempo là dove si era fermato.
Ah già, dimenticavo, chi sono le amiche di una vita? Partiamo proprio da Autumn, una skater che suona il basso e lavora in un chioschetto di gelati (forse è lì che sboccerà l’amicizia?). Secondo Swann è fortissima, e infatti è anche la più riflessiva del gruppo e probabilmente la sua “leader”. Poi abbiamo Nora, impossibile non adorarla, un vero e proprio uragano che tuttavia nasconde delle fragilità nel suo essere così… ribelle.

L’ultima ma non ultima è Kat, una ragazza enigmatica e risoluta, una di quelle adolescenti ribelli che con il suo fare darà anche un nome a questo gruppo appena formatosi, le “Blood & Rage”. È interessante come tutti i dialoghi siano omogenei, le ragazze parleranno di eventi mentre noi saremo indaffarati a fare tutt’altro, chiedendoci anche la nostra opinione mentre saremo alle prese con il mondo circostante. Per non parlare delle scelte, quelle del cosiddetto Effetto farfalla: un semplice battito di ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo.
Alcune decisioni saranno animate da un piccolo germoglio, un piantina pronta a crescere che troverà riscontro nel presente. Quindi, prestare attenzione al presente è fondamentale quando si gioca a Lost Records: Bloom & Rage: ricordate però, l’importante è godersi questa esperienza senza nessuna fretta.

Per terminare la prima cassetta (ehm, volevo dire episodio), ho impiegato circa 7 ore, considerando anche i tempi lunghi tempi che mi prendo per esaminare il mondo di gioco e leggere ogni singolo testo o didascalia. Le vicende terminano, come si suol dire, nel momento più alto, quando un evento cambia le carte in tavola di quell’estate del ’95. Senza farvi spoiler, sappiate che le ragazze stringeranno un patto e si ritroveranno a vivere alcuni eventi (all’apparenza?) soprannaturali di cui non vi dirò nulla.
Ci tenevo inoltre a precisare che, il passaggio dalla prima persona (soprattutto nel presente) alla terza, rende le dinamiche più coinvolgenti: quindi se avevate paura che il titolo fosse solo in soggettiva, potete tirare un sospiro di sollievo.
Le impressioni per ora sono pressocché positive
Ho riflettuto molto dopo aver terminato questa prima parte, ritrovando anche l’anima narrativa di Don’t Nod, che non vuole essere una copia di Life is Strange anche se ne recupera alcune idee, ma un racconto significativo e con una buona dose di pathos.
Le scelte effettuate non hanno modificato in modo netto gli eventi: probabilmente, ogni decisione troverà maggiore riscontro nella seconda parte, ma per quella dovremo aspettare il prossimo 15 aprile. Le impressioni per ora sono pressocché positive, anche se ho avuto modo di assistere a dei veri e propri colpi di scena (a parte il finale o alcuni momenti specifici). Considerate che Lost Records dovrebbe garantire diversi finali narrativi in base alle scelte, e sarà solo in quel momento che potrò darvi una valutazione definitiva.

Dal punto di vista artistico siamo a dei livelli decisamente superiori rispetto al passato, con scenari molto più dettagliati e con delle buone palette cromatiche. Il team di sviluppo ha inoltre lavorato molto sulle espressione facciali delle protagoniste per renderle ancora più simili alla realtà. Qualche piccola incertezza sulla stabilità generale, in particolar modo su texture che si caricavano lentamente (su PS5 standard) e qualche calo prestazionale: niente di destabilizzante dopotutto.
Al momento è presto per dare un giudizio dato che manca la parte più consistente, quella in cui si farà luce su questa scatola che sembra provenire dal 1995 stesso. Ne ho ancora bisogno, quindi conterò i giorni da qui al lancio del secondo episodio.
Vi do appuntamento tra qualche settimana, sempre su questi lidi, per fare il punto su quella che sembra un’avventura narrativa con personalità e che cela un oscuro mistero.