Dategli dello sfigato, del cagasotto, eppure Luigi ha un cuore enorme. Non è un impavido, quello lo avevamo capito già con i primi due capitoli della serie che dà finalmente giustizia e un po’ di riflettori “al fratello di quello lì famoso”. Eppure quando ci sono i suoi amici da salvare, non serve dirglielo due volte.
A portarlo ad esplorare l’imponente Hotel Miramostri è proprio un’astuta trappola tesa dal solito Re Boo, liberatosi dalla prigione costruita per lui da Professor Strambic, stavolta coadiuvato dalla spietata Malberta Crisantemi: l’eccentrica padrona di casa invita i Toad, Mario, Peach e Luigi a un soggiorno presso il suo albergo, una di quelle vittorie misteriose legate a competizioni e concorsi ai quali nemmeno ci si ricorda di aver partecipato.
Ma l’occasione è troppo ghiotta per farsi pregare, ed ecco che partono alla volta di questo posto incantato, immerso nel verde… perfetto per nascondere una Torre di Babele in miniatura tappezzata dalle anime in pena dei suoi ex-ospiti, no? L’accoglienza calorosa dura ben poco, e i nostri si ritrovano intrappolati all’improvviso. L’unico che è riuscito a scamparla è proprio il fratello in verde, che dopo qualche tentennamento, inizia ad esplorare la struttura, piano per piano.
L’obiettivo è di liberare Mario e co. dai dipinti in cui sono stati rinchiusi, guadagnandosi l’accesso a un nuovo piano grazie al relativo bottone dell’ascensore, custodito, prevedibilmente, da un’orda di comuni mob e da un boss.
Una struttura abbastanza fissa e classica, con la noia però assolutamente evitata grazie alla scelta di dare una tematica specifica a ogni livello: c’è quello ambientato su un set cinematografico, con il fantasma malvagio di turno, regista in malora, che ci chiederà di recuperare il suo fido megafono rosso, o quello in un museo, con tanto di scheletri di dinosauri pronti ad attaccarci, fino a quello medievale già visto in una delle demo mostrate.
La cura dei dettagli, come sempre, è mostruosa, con mob comuni e boss, ma anche e soprattutto puzzle e ambientazioni, che espandono alla massima potenza ogni tema, e così ecco banali fantasmini che, grazie a degli scudi da cavalieri, si rivelano molto, molto più duri di quelli visti qualche livello fa, e anche se il sistema di combattimento resta sostanzialmente sempre lo stesso, queste piccole modifiche chiedono al giocatore sempre una battaglia “esplorativa”, da passare studiando ogni minimo pattern d’attacco e trovando il modo più efficace per controbattere.
Qualche volta la soluzione non è così ovvia e si percepisce un po’ di frustrazione (col trial & error prima o poi si risolve tutto, ma non dovrebbe essere così, ndr), ma in generale il modo in cui Luigi affronta i nemici resta uno dei tanti modi con cui viene espressa tutta la sua folle personalità: per chi non lo sapesse, il concept prevede il più delle volte di accecare i fantasmi con la torcia di cui è dotato il protagonista.
Inizia poi il processo di aspirazione con il fido (e nuovo di zecca) Poltergust G-0M, che si conclude non prima di aver drenato via tutta l’energia o risucchiando (ma è un processo molto lento e dispendioso di energie, in quanto ogni preda tira e corre nemmeno fosse una trota appena pescata), oppure “sbatacchiando” (è il termine ufficiale, sia chiaro!) i nemici qua e là, meglio ancora se contro i loro fidi compari, visto quanto gli piace presentarsi in gruppo.
La cura dei dettagli, come sempre, è mostruosa
Come detto però c’è chi va disarmato o a cui vanno rimossi strumenti che lo proteggono (occhiali, elmi, scudi, etc), e progredendo un po’ tutti i device di Luigi vengono sfruttati al meglio: l’Arcobaluce, utile a scovare le tracce di fantasmi datisi alla fuga e a trasformare in oggetti concreti alcuni dipinti (bisogna farci attenzione), è fondamentale contro alcune tipologie di nemici (gli odiosissimi bauli “mimic” su tutti), mentre ad altri conviene prima staccare qualcosa grazie alla fida ventosa, fondamentale anche nella risoluzione di numerosi puzzle ambientali, anch’essa da tirare grazie al Poltergust, che è sì una macchina da guerra, ma è anche utile per gli enigmi.
Con la possibilità di aspirare e sputare aria, si possono ad esempio far girare ruote e ventole nell’ordine corretto, o anche agganciarsi a delle liane con cui spostarsi da una piattaforma all’altra, ma le applicazioni sono molte, tutte intuitive, perfettamente integrate nei numerosi enigmi proposti da Luigi’s Mansion 3.
A premiare il giocatore però sono le tante, tantissime micro-ricompense nasconde letteralmente in ogni angolo. Non è un modo di dire: ci sono monetine nascoste in ogni dove (servono per acquistare pochi ma buoni oggetti), su un tubo apparentemente nascosto dalla telecamera, dietro un quadro, in un cumulo di foglie, un modo utile anche a sfruttare pienamente l’interazione ambientale “estrema”; pressoché con ogni elementi visibile a schermo, e di riflesso anche la fisica di gioco, “rozza” dal punto squisitamente tecnico, eppure così intuitiva, precisa, esilarante (passerete più tempo a cazzeggiare con i cuscini dei divani o con le foglioline che con i fantasmi, garantito).
E tante sono anche le aree segrete, spesso custodi di speciali collezionabili (6 gemme dalla forma diversa, in base al tema del livello in cui si trovano) o di fantasmi e animaletti d’oro che una volta eliminati garantiscono un bel po’ di grano. Proprio in questi elementi apparentemente così secondari si nota tutto l’amore riposto da Nintendo nella sua mascotte “minore”, curati paradossalmente molto più di elementi ben più visibili del gameplay, a partire da una certa macchinosità, soprattutto dei gadget in cui è richiesto di prendere la mira (fattibile sia via levetta che sensore), o dalla già citata scarsa varietà dei combattimenti, che alla lunga, al netto delle piccole modifiche di area in area, rischiano un po’ di stufare.
Luigi’s Mansion 3 porta la serie su Nintendo Switch in grandissimo stile
E il bello è che tutto quanto detto finora può essere usufruito in 2 comodamente spaparanzati sul divano: ad accompagnare Luigi c’è infatti la sua fida controparte gommosa, Gommiluigi, una delle tante folli creazioni del Professor Strambic (il cui laboratorio sarà una sorta di “hub” principale, ma non è l’unica sorpresa che ci riserverà), che è possibile evocare e utilizzare anche in completa solitudine (al massimo si possono intercambiare, richiedendo qualche passo in più, ma nulla di realmente drastico), ma che dà il meglio in co-op.
Come personaggio è un po’ sbilanciato, perché ha molta meno vita (25 punti contro i 99 di Luigi) e gli basta entrare in contatto con l’acqua per sciogliersi in un istante, ma è fondamentale in numerosi puzzle ambientali (può passare attraverso le grate, ad esempio) e senza di lui la vita in Luigi’s Mansion 3 sarebbe molto più complessa. Se avete un compagno di gaming abbastanza paziente, potrete coinvolgerlo nelle vostre partite (senza troppi problemi: la co-op è di tipo drop-in/drop-out, il che significa che appena stacca il Joy-Con Gommiluigi torna in mano al primo giocatore). Peccato solo per la telecamera che va un po’ nel pallone quando c’è anche il fido amico verdognolo.
Se invece preferite un’impronta più “party”, Nintendo ha pensato anche a voi, con la Torre del Caos e i Giochi Paranormali: la prima è una serie di stanze piene di fantasmi da ripulire in compagnia di altri 3 giocatori, in locale od online, mentre gli altri sono mini-giochi in locale (per un massimo di 8 giocatori).
In Fluttuamonete bisogna raccogliere più monete degli avversari galleggiando a bordo di una paperella gonfiabile, sfruttando il Poltergust per spostarsi, badando bene di evitare le mine (che fanno esplodere il canotto e azzerano il punteggio); in Cacciaspettri bisogna eliminare più fantasmi degli avversari, mentre Cannonate è forse quello più divertente e interessante, in cui bisogna prendere delle palle di cannone (alcune strappandole dalle mani dei fantasmi), caricarle e sparare a dei bersagli al momento giusto. Tutti riempitivi, sia chiaro: il meglio Luigi’s Mansion 3 lo dà comunque nel single player, poco ma sicuro.
Dal punto di vista grafico, il gioco si difende bene, con il classico stile Nintendo che non strafà in termini di pura potenza grafica, ma che si lascia indubbiamente apprezzare. Non lascia il segno quante altre esclusive uscite ultimamente, e qualche elemento meno curato, in un mare di mille minuscoli dettagli cesellati in ogni livello, c’è, ma nulla in grado di compromettere la fruizione. Ottimo su TV, è giocabilissimo e piacevole, sia ludicamente che esteticamente, anche e soprattutto in modalità portatile.
Luigi’s Mansion 3 porta la piccola ma indimenticabile serie dedicata al fratello sfortunato su Nintendo Switch e lo fa in grandissimo stile, forse lievemente più opaco rispetto alla qualità media di Nintendo (una certa ripetitività che si accusa per via della formula ludica, qualche sbavatura nei controlli e in alcuni elementi grafici, e così via), ma sempre e comunque stellare. Bello sia su TV che in handheld, sia da solo che in compagnia, offre un gran bel monte ore (sopra le 15) già con la campagna, estendendolo qualora decidiate di dedicarvi assiduamente al comparto multiplayer, riempitivo, c’è da dire, ma un plus che si accetta di buon grado. Non un centro perfetto, ma si tratta dell’ennesimo centro di Nintendo. |