Mario + Rabbids Kingdom Battle
28 Ago 2017

Mario + Rabbids Kingdom Battle – Recensione

All’idraulico più baffuto e carismatico del pianeta abbiamo visto svolgere i lavori e sport più disparati (ce l’avrà la licenza per ognuna di quelle attività? ndr): tennis, go-kart, basket, Olimpiadi, persino rompicapo da Settimana Enigmistica. Eppure, quando trapelarono i primissimi dettagli su Mario + Rabbids Kingdom Battle sotto forma di voci di corridoio, in pochi avrebbero scommesso sulla riuscita di un’invasione di campo nei territori inesplorati e a scacchiera degli strategici a turni: “Ma cosa gli è venuto in mente a Nintendo?”, avrà pensato qualcuno. La conferenza Ubisoft dell’ultimo E3, durante la quale Shigeru Miyamoto, leggenda dell’industry tutta, ha dato la benedizione al gaming italiano, rappresentato da un Davide Soliani (Creative Director degli studi milanesi dell’azienda d’oltralpe) visibilmente commosso, ha però fugato buona parte di quei dubbi.

Il sodalizio tra i fastidiosi (concedetecelo, ndr) Rabbids, elementi di contorno di quel Rayman al quale hanno definitivamente rubato la scena, e vere e proprie icone del calibro di Mario, Luigi e Peach, s’aveva da fare. E dopo averlo testato in forma definitiva, possiamo spazzare in tutta tranquillità la fitta coltre di paura che aleggiava attorno al gioco: perché va bene essere felici per le attenzioni rivolte ad una realtà italiana (supportata dagli studi parigini e supervisionata da Nintendo stessa) e scherzare con i fanti, ma guai a toccarli certi santi ai gamer.

Mario + Rabbids Kingdom Battle

Qualche piccola forzatura, lato narrativo, ce l’aspettavamo, ma del resto, nel momento in cui si accetta di giocare uno strategico a turni con Mario e dei Rabbids protagonisti, bisogna inevitabilmente accogliere a braccia aperte qualsiasi altra stranezza ai limiti del sensato: ecco quindi i conigli più odiati del gaming, impegnati in un viaggio nel tempo a bordo di una lavatrice (?!), ritrovarsi fortuitamente tra le mani un prodigioso strumento, il CombinaTutto, in grado di mescolare due elementi, anche i più disparati e agli antipodi (un po’ quanto fatto dal team stesso, no?); ed eccoli, altrettanto fortuitamente, piombare nel Regno dei Funghi e gettarlo nel caos più totale. Per una volta che Bowser è in vacanza, ci mancavano solo dei pazzoidi a creare pericolosi ibridi all’impazzata…

Amare considerazioni a parte, vi basti sapere che il nostro compito sarà quello di riportare l’ordine nei panni dell’immancabile Mario, coadiuvato da Beep-0, una IA che ci guiderà lungo tutta l’avventura (e che ci tornerà utile grazie a speciali abilità, necessarie per proseguire, come quella per spostare massi e ottenere l’accesso a nuove aree), e da… due Rabbid, cosplayer, loro malgrado, di Peach e Luigi.

Per una volta che Bowser è in vacanza, ci mancavano solo dei pazzoidi a scatenare l’inferno…

Ma tranquilli, Mario e Yoshi riceveranno lo stesso trattamento, mentre anche il fratello e l’amata del leggendario protagonista saranno della partita: tempo di salvarli e/o recuperarli in giro per i 4 mondi di gioco (a loro volta divisi in 9 sezioni più una segreta) per ottenere l’accesso alle loro speciali skill. Ognuno gode infatti di tecniche, armi e abilità uniche, utili a bilanciare il party (che potrà essere formato da un massimo di tre personaggi per volta, intercambiabili in qualsiasi momento, anche e soprattutto prima di uno scontro, quando il team principale è esausto per la battaglia precedente), e a sperimentare in modi del tutto peculiari.

Rabbid Peach è una curatrice formidabile, Rabbid Mario è un concentrato di forza, mentre il buon Luigi è un asso dalla distanza, e il suo doppio salto gli permette di spostarsi nella “scacchiera” con più agilità e rapidità. Già, perché come accennato all’inizio, Mario + Rabbids Kingdom Battle ricorda molto più un XCOM che un Galaxy a caso: entrando nell’area del combattimento, segnalata da due minacciose bandiere nere, si passerà dalla libera esplorazione del mondo di gioco ad una vera e propria modalità bellica.

Mario + Rabbids Kingdom Battle

È possibile studiare la mappa, divisa in caselle, grazie alla Visuale Tattica, utile ad individuare coperture (dietro le quali è possibile ridurre al 50%, o persino allo 0%, la riuscita dell’attacco nemico, ma lo stesso vale per noi), tubi (per sfruttare zone rialzate, sulle quali si ottiene un bonus al danno), e i percorsi più rapidi e indolori per evitare i nemici (quando c’è Toad da proteggere e scortare, o c’è una zona da raggiungere quanto più velocemente possibile), o ancora, per coglierli di sorpresa. Si possono poi studiare informazioni di ogni genere riguardanti gli avversari: i Super-Effetti che possono provocare con le loro armi, veri e propri buff elementali, come il miele che blocca i movimenti per un turno, l’inchiostro, che impedisce invece gli attacchi, fino alla spinta, che può anche spedire al di fuori dei limiti della mappa, uccidendo all’istante (almeno i semplici mob, non i Bestioni, ad esempio) e alla bruciatura, che fa abbandonare qualsivoglia copertura in preda al dolore lancinante; ma anche il numero di caselle entro le quali possono spostarsi, e lo stesso vale per i nostri eroi: è un dato molto importante, perché oltre a determinare l’efficacia dell’attacco (o la possibilità di poterlo effettuare), eseguibile sia tramite arma primaria, a distanza, che secondaria, melee (più devastante, ma dal cooldown di almeno un turno), permette di sfruttare degli attacchi apparentemente meno importanti, ma in realtà in grado di salvare la pellaccia in più occasioni.

Scivolate (anche multiple, sbloccando l’abilità giusta nello skill tree a disposizione di ogni personaggio) con cui rimuovere gli ultimi residui di energia di un nemico senza sprecare un attacco vero e proprio, Salti Team grazie ai quali raggiungere punti più lontani o rialzati, con annesse schiacciate per massimizzare il danno eseguito ad ogni turno, e anche blocchi speciali, alcuni dei quali nascosti sotto mentite spoglie, dietro i quali si nascondono i nemici ignari, ma con i quali è possibile arrecare Super-Effetti extra: tante piccole “armi” a nostra disposizione, che nei primi frangenti, complici battaglie accomodanti e non troppo ardue, nemmeno ci ricorderemo di avere, ma che avanzando nell’avventura, all’aumentare fisiologico del livello di difficoltà, sfrutteremo con maestria per intavolare strategie e combinazioni tanto brillanti quanto appaganti, soprattutto contro i mid-boss e i boss veri e propri, che ci daranno filo da torcere, tanto per cambiare.

Perché per quanto edulcorata, la componente strategica è viva e pulsante in Mario + Rabbids Kingdom Battle, in grado com’è di regalare momenti esaltanti e ricchi di soddisfazione, restando al contempo accessibile: le variabili e la casualità sono ridotte all’osso, come nel caso della quantità di danni inflitta, un valore casuale assegnato di volta in volta tra il minimo e il massimo realizzabile dall’arma, mentre la riuscita di un attacco, come detto, può essere sicura al 100% e allo 0%, e solo al 50% entra in gioco il fattore fortuna, idem con gli attacchi critici – e Super-Effetti annessi – e quelli aurei, che fanno cadere dalle tasche del nemico qualche monetina extra. Il resto è tutto sotto controllo del giocatore, che può pianificare senza troppe paturnie la sua strategia, tranne quando intervengono sul campo di battaglia elementi esterni come i Categnacci, i Boo, i tornado e chi più ne ha più ne metta.

Per quanto edulcorata, la componente strategica è viva e pulsante

Oltre all’anima strategica e profonda, l’unico elemento potenzialmente in grado di far desistere i die-hard fan di Mario allergici al genere (nonostante il gameplay sia dannatamente coinvolgente ed assuefacente, ve lo garantiamo), a sorprendere è la naturalità con cui questa convive con i due DNA degli universi coinvolti: da una parte abbiamo una narrazione folle, con personaggi, sia buoni che cattivi, buffi ed esagerati, come Rabbid Peach che sceglie i momenti meno opportuni per scattarsi selfie, o le smorfie da tonto di Rabbid Luigi, per non parlare dei boss, come Rabbid Kong, che userà chiunque gli capiterà sotto mano per… grattarsi le chiappe.

Ci saranno poi scenette folli disseminate ovunque, così come elementi sullo schermo che contribuiranno a rendere l’idea del casino provocato dall’invasione dei Rabbids: mutande giganti messe ad asciugare, papere munite di collare borchiato e stramberie assortite. Dall’altra, c’è invece il DNA nintendiano, con le immancabili otto monete rosse da raccogliere, quelle gialle sparse qua e là, e quei 4 mondi, ognuno con una identità tutta sua, che non stonerebbero in un capitolo “ufficiale”, belli e ben fatti come sono. Mario + Rabbids Kingdom Battle ha davvero poco da invidiare al materiale originale, un’impresa resa ancor più mastodontica dall’abilità di Ubisoft Milano di far convivere tutte quelle anime ai poli opposti in un’unica, splendida opera.

Le battaglie scorrono via una meraviglia, scadendo nella frustrazione solo quando si resta senza vita nei primi frangenti del gioco, frangente durante il quale non si può ancora mettere in atto chissà quale turn-over con gli altri membri della squadra (ma c’è sempre la Modalità Facile, attivabile prima di ogni battaglia, che permette di schierare il party con la salute al 100% e con qualche punto vita in più), quando la telecamera fa un po’ le bizze e non permette di studiare a dovere la situazione, e quando ci si scontra con qualche lieve macchinosità. Piccoli inceppi (ma nulla di drastico, sia chiaro) che coinvolgono anche la fase esplorativa, caratterizzata da una marea di enigmi mai realmente difficili, ma sempre piacevoli e divertenti, e tonnellate di aree segrete a cui accedere spremendo le meningi, oppure dandosi al backtracking metroidvaniano una volta ottenute le abilità necessarie a sbloccare le zone precedentemente inaccessibili. Una soluzione che estende la già eccellente longevità (di base siamo oltre le 20 ore per la sola campagna), unitamente alla possibilità di rigiocare le singole battaglie per ottenere il massimo punteggio (rispettando le condizioni richieste e mantenendo in vita tutti i membri del party), alle sfide, disponibili dopo aver ripulito i singoli mondi, e le campagne in co-op.

Mario + Rabbids Kingdom Battle è colorato, dettagliato e rifinito minuziosamente come solo un gioco con Mario protagonista sa essere

Ciliegina sulla torta, il comparto tecnico e artistico. Mario + Rabbids Kingdom Battle è colorato, dettagliato e rifinito minuziosamente come solo un gioco con Mario protagonista sa essere. Nulla sembra affidato al caso, tutto è dove dovrebbe essere, senza rincorse spasmodiche alla risoluzione o al frame-rate, godibilissimo tanto sul televisore quanto, trattandosi di un’esclusiva Nintendo Switch, in formato portatile, perfetto com’è per quei due, tre combattimenti (che triplicheranno ogni volta, è inevitabile) prima di andare a dormire. Splendido anche l’accompagnamento sonoro, tra brani originali sicuramente godibili, ma che non reggono il confronto con le melodie immortali del Regno dei Funghi, sapientemente riarrangiate per l’occasione, quasi a voler ricordare il legame con il materiale d’origine, ma al contempo ribadire la propria identità e personalità, mai messe in discussione.

Conclusioni

Mario + Rabbids Kingdom Battle è un vero gioiello, l’ennesimo canto di quella sirena che è la grande N, sinuosa mentre stinge tra le mani la sua scintillante console ibrida. E il fatto che sia stato partorito e sviluppato (per la maggior parte) in Italia è e deve essere solo una considerazione accessoria: è una perla al di là del suo passaporto o della sua origine, in grado di non sfigurare minimamente nel vasto e pregiato catalogo con su impressa l’effige leggendaria di Super Mario. Godibile, divertente, ben congegnato, molto più profondo di quel che ci si può immaginare al primo impatto, è in grado di regalare momenti esaltanti e appaganti, restando al complesso accessibile e per nulla frustrante (salvo quando qualche piccola sbavatura fa capolino).

Ma soprattutto, riesce a conciliare due, anzi, tre mondi agli antipodi (la strategia, il Regno dei Funghi e il caos anarchico dei Rabbids) senza risultare indigesto o, peggio ancora, forzato, con una classe riservata solitamente ai grandi. Il genere di appartenenza potrebbe spaventare i super-fan dell’idraulico tuttofare, abituati a ben altri gameplay, ma il timore (assolutamente infondato) di ritrovarsi tra le mani un’esperienza hardcore al pari di un XCOM non può e non deve impedirvi di gustare un così peculiare e riuscitissimo esperimento.