Sparks of hope recensione
17 Ott 2022

Mario + Rabbids: Sparks of Hope – Recensione

Dopo ben cinque anni dall’uscita del primo, storico capitolo, lo studio di Ubisoft Milan è tornato per offrirci un nuovo Mario + Rabbids. La collaborazione fra Nintendo e Ubisoft si è già rivelata fruttuosa con la prima iterazione di quello che è a tutti gli effetti un nuovo franchise, e il titolo dello studio di Davide Soliani si è rivelato un successo planetario, tanto da richiedere un sequel. Annunciato lo scorso anno, Mario + Rabbids: Sparks of Hope è finalmente arrivato sulle nostre console Nintendo Switch, e porta con sé l’eredità del capitolo precedente e la voglia di rinnovamento di un team che ha saputo trovare la strada vincente già una volta. 

I conigli di Ubisoft, nati da una costola di Rayman, sono i perfetti companion per il mondo colorato e vibrante di Nintendo: sembrano adattarsi perfettamente alle ambientazioni e ai personaggi di Shigeru Miyamoto, come probabilmente nessun crossover ha mai fatto prima (sempre opinione personale). C’è da dire che probabilmente questo risultato è anche dovuto al fatto che Mario + Rabbids è praticamente nato come passion project da parte di Ubisoft Milano e pertanto, almeno personalmente, ha una marcia in più rispetto ad altri prodotti creati sotto la pura spinta del mercato. 

E il risultato si è visto già dal primo capitolo ma, ad essere onesti, è difficile non sorridere di fronte alla coloratissima key art di questo nuovo titolo, che promette numerosi cambiamenti alla formula originale di Mario + Rabbids: Kingdom Battle, pur mantenendosi fedele al genere strategico. Dunque il sodalizio fra Nintendo e Ubisoft ha nuovamente prodotto un titolo vincente? Forse, ma per rispondere a questa domanda dovremo addentrarci più a fondo nella recensione di Mario + Rabbids: Sparks of Hope.

Mario + Rabbids: Sparks of Hope
Torna il bizzarro e insolito design per i mondi di gioco.

Ma partiamo dall’inizio: abbiamo lasciato Mario, Peach, Luigi e i simpatici Rabbids a godersi un po’ di pace dopo gli eventi di Kingdom Battle. Il regno dei funghi è placido (beh, con i Rabbids dentro non proprio, ma ci accontentiamo) e tutto sembra andare bene. Purtroppo, come tutti sappiamo, le situazioni pacifiche non durano mai per Mario e i suoi amici: dal nulla spunta una manta volante, oscura e terribile, intenta ad inseguire delle piccole creaturine stellari che sembrano un incrocio fra un Rabbid e uno Sfavillotto. La manta rilascia un liquido nero e viscoso che avvolge parte del regno dei funghi. Non c’è tempo per pensare, Mario e i Rabbid sono di nuovo in azione per proteggere l’universo. Dopo questo breve ma esplicativo incipit, abbiamo già un’idea di cosa aspettarci dal comparto narrativo di Mario + Rabbids Sparks of Hope: tanto umorismo, ambientazioni davvero fantastiche (pongo enfasi sull’etimologia di questo aggettivo, perché davvero c’è una dose esagerata di fantasia nei mondi di Sparks of Hope, ndr), qualche boss carismatico e anche alcuni inaspettati colpi di scena. Il villan di questa nuova avventura è la misteriosa Cursa, una oscura creatura astrale che sta cercando di acchiappare le Sparks (le stelline ibride metà Rabbid e metà Sfavillotto di prima) per prendere la loro energia. Cursa ha dalla sua un esercito di minion malvagi, nonché la possibilità di ipnotizzare con lo sguardo: in questo modo riesce a portare alcune creature, come i goomba, dalla sua parte.

Il sodalizio fra Nintendo e Ubisoft ha nuovamente prodotto un titolo vincente

Chiaramente, l’oscura Cursa nasconde più di un segreto, e toccherà a noi scoprirlo. Durante il nostro cammino fra i mondi, saremo aiutati da una nuova astronave costruita dal piccolo androide/rabbid Beep-0, la quale si chiama Jeanie. Quest’ultima, oltre a scarrozzarci per l’universo, è un vero e proprio comprimario che ci darà preziosi consigli e sarà con noi per tutta la durata della nostra avventura. Ma Jeanie non è l’unico personaggio originale introdotto in questa nuova avventura Mario + Rabbids: l’agile e letale Edge, una provetta spadaccina (che ci ricorda un po’ qualche personaggio di Final Fantasy, ndr) un po’ tormentata, irrompe nel cast di questo titolo: Edge è un personaggio già amatissimo dal web sin dal suo annuncio, e rappresenta un’importante aggiunta per il nostro manipolo di eroi. Ma Cursa non starà (chiaramente) a guardare i nostri vincere: ha cosparso i vari mondi con il suo Oscutiferio, una sorta di melma nera che corrompe i mondi e occlude la luce. 

Mario + Rabbids Sparks of Hope
Alcuni livelli sono davvero evocativi!

Ovviamente il resto della storia toccherà a voi scoprirlo, ma vi basti sapere che narrativamente parlando il titolo di Ubisoft Milan si attesta su buoni livelli: certo, non aspettatevi la trama di Game of Thrones (è comunque un titolo PEGI 7), ma il costrutto narrativo è decisamente funzionale al mettere in moto gli eventi che porteranno Mario e i suoi amici Rabbid in giro per l’universo. Le vere, grandi novità arrivano invece dal gameplay: Mario + Rabbids Sparks of Hope rivoluziona e cambia quanto fatto con il primo capitolo, a partire dalle basi, ovvero il movimento e l’esplorazione. Nell’ultimo lavoro di Ubisoft Milan possiamo scegliere una squadra di eroi (due all’inizio, di più successivamente) e iniziare l’esplorazione di uno dei mondi disponibili. A differenza del primo capitolo, non ci sono più i livelli numerati tipici dei giochi di Mario, bensì una più flebile distinzione fra missioni principali e secondarie. L’esplorazione del mondo (non in combattimento) assume una caratteristica più prominente, introducendo nuovi puzzle ambientali, nuove zone segrete e persino un mercante di nome Bot-Tegaio 9,99+IVA (un robomercante, per essere precisi ndr) che ci venderà equipaggiamento da utilizzare in battaglia o chiavi et simili per accedere alle parti nascoste del mondo in cui ci troviamo. Peccato per una gestione della telecamera un po’ caotica durante l’esplorazione, la quale (specie nella sfida delle monete colorate da prender entro un tot di tempo) risulta più fastidiosa del previsto.

Le vere, grandi novità arrivano dal gameplay

Durante i combattimenti, diventa evidente il perfezionamento della formula iniziata dallo studio cinque anni fa. Nei “diorami” dove si svolgono le battaglie, non c’è più spazio per i quadretti: i nostri personaggi possono muoversi liberamente entro un raggio determinato, senza badare a incasellamenti di sorta. Non solo; il salto team, feature per la quale uno dei nostri tre eroi può “balzare” sull’altro per raggiungere nuove location tatticamente più rilevanti, è stato rivisto e migliorato, permettendo una rinnovata libertà di movimento e una pianificazione strategica più accurata e dinamica (in passato dopo un salto non si poteva, ad esempio, entrare nei tubi. Ora sì, ndr). Torna anche la selezione della squadra, che questa volta perde alcuni suoi “vecchi” protagonisti (come Yoshi) per guadagnarne di nuovi, come Edge, Bowser e Rabbid Rosalinda. Anche in questo caso, abbiamo ancora più scelta per quanto riguarda la combinazione di eroi ed eroine schierabili, e questo surplus di varianti aumenta il range di possibili combinazioni differenti per affrontare uno scenario. Da questa breve analisi già emerge come Ubisoft Milan abbia migliorato la sua formula, creando un prodotto più evoluto, che anche se non è esente da difetti, vi terrà impegnati per almeno una quarantina d’ore.

Mario Rabbids Sparks of Hope
Rabbid Peach è sempre una sicurezza.

Anche i nemici sono più vari e bilanciati rispetto al passato: fra porchetti che portano Thwomp (i grossi blocchi di pietra col faccione arrabbiato di Super Mario, ndr) sulla schiena e nerboruti nemici tigrati (i Wildclaw), Mario e soci avranno un bel da fare per riportare l’equilibrio e la pace. La varietà di situazioni e condizioni di vittoria è abbastanza per non annoiare mai né scadere nella frustrazione (anche se alcuni livelli sono particolarmente difficili), convincendo il giocatore o la giocatrice a riprovare anche più volte un livello pur di riuscire a ottenere il completamento. C’è anche un leggero sentore di ripetitività, il quale non arriva a campagna troppo inoltrata (specie per i combattimenti “side-quest”, un po’ simili fra loro). Comunque sia, essendo uno strategico è lecito aspettarsi una sfida impegnativa; per rendere più accessibile Mario + Rabbids: Sparks of Hope, lo studio ha inserito la possibilità di scegliere fra tre diverse difficoltà. La mia run è stata fatta con il setting impostato su “normale”, ma è possibile cambiarlo anche in corso d’opera. Arriviamo adesso a parlare delle Sparks, ovvero quell’incrocio fra Rabbids e Sfavillotti che la cattivona Cursa brama tanto.

Ubisoft Milan ha migliorato la sua formula

Le piccole e sorridenti stelline colorate sono moltissime, e ognuna di loro deve essere trovata e liberata dal gioco dell’oscutiferio e di Cursa. Oltre ad essere estremamente simpatiche, le Sparks in termini di gioco agiscono come vere e proprie “mod” alle capacità offensive di ogni singolo personaggio. Ognuna delle nostre stelline può infatti essere equipaggiata a Mario e soci, conferendo loro la possibilità di utilizzare un’abilità speciale e dando loro degli effetti passivi (tipo la resistenza al fuoco e così via) piuttosto interessanti. Ogni Sparks può essere poi potenziata con una valuta raccolta durante i combattimenti, o con pozioni in vendita dal nostro mercante robotico; il potenziamento migliorerà le capacità della nostra stellina e avrà effetti diretti sul campo di battaglia. Inizialmente potremo equipaggiare una sola Spark per personaggio, per poi aumentare lo slot in seguito. La presenza delle Sparks nel menù eroi rappresenta un nuovo livello di personalizzazione allo stile di gioco del/la giocatore/giocatrice, un nuovo strato che aggiunge profondità al gameplay e che invoglia, va detto, al completazionismo: chi non vorrebbe trovare e prendere tutte le stelline?

Mario Rabbids Sparks of Hope
Il carapace di Bowser è sempre bellissimo.

Come avete facilmente intuito dalla mia breve dissertazione, Mario + Rabbids Sparks of Hope è un titolo con ottime premesse e un’altrettanto ottima realizzazione. Il comparto tecnico rimane fedele a quanto visto nel primo capitolo, con addirittura più dettagli e manifestazioni di fantasia davvero imperdibili per fan di Mario e dei suoi simpatici amici. Purtroppo ogni tanto bisogna fare i conti con le capacità tecniche di Switch, che non sono propriamente stellari e in certi casi (specie in modalità handled) il calo di framerate è inevitabile. Tuttavia queste piccole e prevedibili imperfezioni non offuscano un gioco che, sotto la maggior parte degli aspetti, è fantastico. Anche la colonna sonora è sensazionale, in grado di c curata da quella sagoma di Grant Kirkhope (seguitelo su twitter per i suoi drama con il game director del gioco, Davide Soliani), già compositore di titoli come Banjo-Kazooie, Perfect Dark e Star Fox Adventures, che stavolta ha fatto squadra con due veterani del settore: Yoko Shimomura, la quale non credo abbia bisogno di presentazioni, e Gareth Coker, compositore della serie Ori. 

I giocatori e le giocatrici nostrane saranno poi felici di sapere che Mario + Rabbids: Sparks of Hope è interamente doppiato in lingua italica. Si tratta di un doppiaggio di buona fattura, anche se (chiaramente) le voci iconiche di Mario e dei suoi amici non sono state localizzate (dopotutto sarebbe un sacrilegio rimpiazzare Charles Martinet, ndr). Tuttavia Beep-0, Jeanie e i Rabbids hanno voci italiane decisamente adatte al loro personaggio. 

 

Conclusioni

Arriva la parte più difficile per ogni recensore, ovvero tirare le fila dell’esperienza e dare un giudizio finale. Quindi, se devo essere sincero, Mario + Rabbids: Sparks of Hope mi ha divertito moltissimo, e mi è sembrato in tutto e per tutto un passo avanti rispetto al capitolo precedente, il tanto apprezzato Kingdom Battle. Il sistema di equipaggiamento delle Sparks e l’enfasi sull’esplorazione off-combat hanno dato un tocco da gioco di ruolo (giapponese) a questo ben riuscito titolo strategico, mentre di combattimento rivisto e migliorato ha dato profondità ai lati più tattici del lavoro di Ubisoft Milan.

Poco importa se la telecamera a volte non risponde come dovrebbe (la sfida delle monete verdi è un incubo!) o se alcuni combattimenti soffrono un po’ di ripetitività. L’esperienza complessiva è dannatamente soddisfacente, i personaggi sono ben caratterizzati e simpatici, i mondi di gioco sono così traboccanti di fantasia da essere una gioia per gli occhi. Se poi a questa torta aggiungiamo la ciliegina di una colonna sonora composta da Kirkhope, Shimomura e Coker si rasenta quasi la perfezione. Un altro ottimo lavoro per lo studio nostrano di Ubisoft Milan quindi, che ci fa venire voglia di saperne di più sul ritorno dell’amatissimo Rayman, il quale avverrà proprio come DLC di Sparks of Hope. Promosso!

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