Martha is Dead – Anteprima

Sul tragico sfondo storico della Seconda Guerra Mondiale, al quale sono contrapposti i bellissimi scorci toscani, la vita di Giulia è pronta a cambiare per sempre: realtà e superstizione si fondono al punto tale da non saper più distinguere l’una dall’altra, mentre una storia locale sembra essere ben più di una semplice storia. Dopo l’acclamato The Town of Light, un thriller psicologico che ci ha messo di fronte alla brutalità dei manicomi e al trattamento riservato ai pazienti, lo studio di sviluppo indipendente italiano LKA rimane sempre sul piano psicologico ma sceglie, questa volta, di puntare sull’horror.

Martha is Dead ci mette nei panni della succitata Giulia, figlia di un graduato tedesco e di una donna italiana, appassionata di fotografia. Benvoluta dal padre ma, per motivi che scopriremo nel corso della storia, odiata dalla madre, la ragazza si troverà una notte a soccorrere una figura che ha scorto galleggiare in mezzo al lago. Scoprirà, una volta portata a riva, che si tratta di sua sorella gemella Martha: non è chiaro fino a che punto lo shock abbia presa su Giulia che, continuandosi a ripetere come un mantra che Martha non è morta, prende la piastrina che porta al collo e la indossa un attimo prima che i genitori arrivino sulla scena. Questo fa sì che Giulia diventi Martha, prendendone più o meno volontariamente il posto.

LKA gioca molto bene su questo fattore, non rendendoci mai davvero chiaro se Giulia l’abbia fatto inconsciamente, travolta dal trauma di aver riportato a riva il cadavere della sorella, oppure abbia voluto sostituirsi a lei per ricevere quel calore che per tutta la vita sembra esserle mancato. A rendere le cose complicate per Giulia, che comunque dimostra di voler investigare sugli avvenimenti, c’è il fatto che Martha era sorda: spacciarsi per lei è un pericolo non indifferente, a questo punto, perché l’accusa di omicidio potrebbe essere dietro l’angolo.

Non aiutano, infine, i vari incubi che cominciano a perseguitare Giulia, legati a una vecchia storia che adorava ascoltare da bambina: quella della dama bianca del lago, una donna uccisa dal suo amato e gettata, appunto, nelle stesse acque dove ha trovato la sorella. Si racconta che, quando sale la nebbia, la dama riemerga dal lago per aggredire le giovani donne e alleviare così il proprio dolore, sebbene in parte: è possibile che Martha sia stata vittima di una semplice superstizione? O forse questo racconto è una copertura per un crimine di natura umana? Giulia è determinata a scoprirlo ma l’impresa appare molto più complicata del previsto e, attorno a lei, le cose iniziano lentamente a farsi pericolose.

Nei capitoli in anteprima che ho giocato, LKA si è dimostrata in grado di reggere bene il ritmo in quello che, proprio come The Town of Light, è soprattutto un gioco di esplorazione. Più andavo avanti e più ero invogliata a farlo, curiosa di capire dove si sarebbe spinta la storia: potrò saperlo solo a gioco completo ma i dialoghi e la costruzione delle diverse situazioni, seppur quest’ultime piuttosto lente, si sono rivelati ben realizzati. Il doppiaggio italiano è buono ma ancora devo fare i confronti con quello inglese per determinare, con buona pace di chi guerreggia sui social, quale sia migliore.

Artisticamente, Martha is Dead è indubbiamente curato

Artisticamente, Martha is Dead è indubbiamente curato e il salto qualitativo, in termini grafici, rispetto al gioco precedente sono ben evidenti. C’è moltissima cura non solo nella riproposizione degli esterni ma anche della casa di Giulia, favorendo l’immersione nel contesto ma anche nel periodo storico. Ad esempio ho molto apprezzato la presenza della radio, sempre accesa perché, come la stessa protagonista ci dice, nel periodo in cui vivono ogni informazione può fare la differenza; il fatto che passino canzoni di quei tempi, oltre che bollettini di guerra e persino notizie in codice rende tutto, per quanto distante da noi, realistico.

Uno dei tanti dettagli che mi ha favorevolmente colpito, assieme al fatto che i giornali, quando raccolti e analizzati, siano scritti da cima a fondo con notizie coerenti e, presumibilmente, vere: non possiamo leggerle tutte ma l’occhio mi è caduto più di una volta ai margini per verificare se non fosse testo messo a caso come riempitivo, salvo scoprire che no, è tutto rigorosamente scritto. Per citarne un altro, perché davvero ci si fa caso, Giulia cambia abito a seconda dei momenti della giornata: se ci sono sequenze notturne, non indosserà i vestiti che aveva fino a qualche ora prima, mentre la mattina possiamo scegliere che abiti farle indossare (persino i suoi, intesi come quelli di Giulia, nonostante debba interpretare il ruolo di Martha). Tanti piccoli dettagli che fanno la differenza e mostrano la cura degli sviluppatori.

Persino in termini di interazione, Martha is Dead fa quello che mi aspetto dai giochi in prima persona ormai da anni a questa parte: rende il protagonista partecipe dell’azione. Ovvero, quando c’è qualcosa da fare possiamo vederne i passaggi dall’inizio alla fine, senza più magici interventi esterni che fanno le cose per noi: se Giulia deve aprire qualcosa chiuso a chiave, vedremo la sua mano infilarla nella serratura, girare e solo allora aprire; idem se deve raccogliere un oggetto. Questo rende le interazioni possibili minori (non possiamo, insomma, aprire ogni cassetto di casa) ma detto francamente preferisco che siano meno e più significative, anziché una quantità spropositata ma di fatto inutile. La scelta di LKA porta l’esperienza a essere più focalizzata, meno dispersiva.

Ad aiutare Giulia nelle sue indagini c’è la sua fidata macchina fotografica. Siamo nel 1944, dimenticatevi le fotocamere digitali, i cellulari, le istantanee e tutto. Giulia è inoltre un’appassionata, il che ci dà la possibilità di trovare diversi equipaggiamenti per scattare altrettante fotografie nelle più svariate condizioni: gli sviluppatori hanno semplificato alcuni processi ma, di fatto, una discreta parte del lavoro di fotografia (e di sviluppo poi, sebbene ancora più semplificato) sta a noi. Posizionare la camera, inquadrare il soggetto, mettere a fuoco, utilizzare la giusta lente, sono tutte operazioni che dovremo svolgere in prima persona e devo ammettere che, ancora una volta, la cura infusa in questa meccanica è molto piacevole.

L’interazione in Martha is Dead è più ridotta ma molto più significativa

Non sorprende aver trovato la fotografia come parte integrante del gameplay, è un po’ un classico degli horror, anche se di solito (Project Zero escluso) si tende a inserire lo sviluppo di foto – i più recenti The Medium e Song of Horror hanno un paio di sequenze dedicate. Trovare una meccanica tanto dettagliata, senza però sfociare nel maniacale e allontanare chi giustamente di fotografia non si intende, è stato un tocco molto apprezzabile, nonché in linea con il personaggio di Giulia.

Nel complesso, finora Martha is Dead è un gioco promettente: un’esperienza lenta, che sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale vuole raccontare una tragedia più intima, ammantandola della giusta dose di mistero, superstizione ma anche del cosiddetto “gore“: una sequenza in particolare è stata piuttosto cruda, più di quanto mi sarei aspettata in un titolo simile, e non ho potuto fare a mano di apprezzare, nonostante tutto. Non vedo l’ora di potervi raccontare il gioco nel suo complesso, fiduciosa che LKA saprà mantenere alta la propria asticella.