"I wanna take you for a ride"
Il genere dei picchiaduro è attualmente più in salute che mai, con saghe storiche che si si ripresentano periodicamente in grande forma e una scena competitiva solida nonché più affollata che mai. Eppure anche oggi la nostalgia si fa sentire, in particolare per quei titoli ormai irrecuperabili sulle attuali piattaforme. Capcom l’ha capito e, dopo una lunghissima attesa, ci regala Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics, la raccolta dei giochi che hanno creato l’amatissimo genere “vs.” in salsa comics.
Oltre la metodica perfezione di uno Street Fighter, oltre l’affollato cast di The King of Fighters, questi giochi portavano al limite il concetto di picchiaduro a squadre inserendo il cambio di personaggio istantaneo durante i match, gli “assist”, le combo aeree e tutta una serie di meccaniche diventate simbolo di creatività e bravura, a cavallo tra anni 90 e 2000.
Rivederli oggi può far strano, in particolare al pensieri di come proprio la serie “Marvel vs.” abbia un po’ gettato alle ortiche il successo ottenuto negli anni proponendo il controverso e incompreso Marvel vs. Capcom: Infinite, titolo estremamente divertente da giocare ma discutibile per tecnica e roster dei personaggi. Ma è proprio per questo che hanno senso queste operazioni: si ha l’occasione di riscoprire il passato e riaccendere la fiamma della community, testando le acque in merito alla fattibilità di nuove produzioni.
Nell’avviare questa raccolta torna alla mente la storica era degli anni 90 in cui Capcom graziava le sale giochi con una produzione di elevatissima frequenza e di grande qualità (pur con alti e bassi). L’obiettivo di Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics è infatti quello di ripercorrere tutte le produzioni che hanno visto approdare “la casa delle idee” nel mondo del gaming, includendo non solo i picchiaduro a incontri ma anche il curioso picchiaduro a scorrimento dedicato a The Punisher.
Quello che i giocatori ritroveranno è un vero e proprio percorso di crescita che lungo 7 fantastici giochi vede Capcom prendere confidenza con i nuovi personaggi per poi, nel tempo, padroneggiarli e inserirli in un contesto innovativo per l’epoca.
Si parte con il leggendario X-Men: Children of the Atom (1994), esordio per il franchise fumettisco in cui è evidente il tentativo di trasportare modelli di gioco alternativi alla Darkstalkers (con personaggi di dimensioni generose e poteri speciali) nella frenesia controllata della serie Alpha: una fusione riuscita, gradevole, e sufficientemente ancorata ai classici per essere apprezzata a dovere da chiunque, oggi come allora.
Marvel Super Heroes (1996) si fa attendere due anni per dare una rimescolata al roster, sfoltendo le fila degli X-Men per inserire celebrità come Captain America, Spider-Man e Iron Man, andando a introdurre le pietre dell’infinito, le quali consentono di ottenere power-up specifici come aumento del potere, rigenerazione, danni ridotti, etc. Più fresco per meccaniche ma con un cast ridotto per le aspettative generate. Questo perché dietro l’angolo era in arrivo il grande passo di casa Capcom.
È con X-Men vs. Street Fighter (1996) infatti che ha inizio la rivoluzione: cast stellare, meccaniche tag-team, parate in volo, combo aeree portate al limite, mosse speciali combinate e chi più ne ha ne metta. Quanto visto in precedenza era solo un assaggio di quello che si sarebbe visto in questo gioco, assoluta pietra angolare del genere.
A stretto giro, nel 1997, arriva Marvel Super Heroes vs. Street Fighter: pur profumando un po’ di riciclo, ha il pregio di espandere il cast e sperimentare per la prima volta con i personaggi segreti come l’indimenticabile Cyber-Akuma.
I pochi, ma buoni, passi avanti compiuti ci portano finalmente a Marvel vs. Capcom: Clash of Super Heroes (1998), titolo che condensa l’esperienza dei predecessori in un pacchetto con più personaggi, nuove meccaniche come il Duo Team Attack e i personaggi Assist, nonché un boss finale degno delle peggiori imprecazioni: oggi come ieri, sia sempre maledetto Onslaught.
La storia però verrà scritta nel 2000 da Marvel vs. Capcom 2: New Age of Heroes, la prima grande rivoluzione dai tempi di X-Men vs. Street Fighter: un roster incredibilmente vasto e ruffiano, che pesca da alcune amatissime icone Capcom, è impegnato in scontri che diventano 3vs3 e che vanno a stravolgere la consolidata struttura a 6 tasti di casa Capcom per offrire qualcosa di realmente pirotecnico e radicalmente diverso.
Il successo di questo gioco è stato tale da consentirgli un ruolo inattaccabile durante gli EVO, con una partecipazione durata fino al 2010 e una community che tuttora porta avanti le sfide su questo titolo durante l’atteso evento estivo.
Fate largo al Punitore
Che Capcom fosse esperta di praticamente ogni genere di picchiaduro da sala giochi è appurato e consolidato dai suoi numerosi successi, da The King of Dragons a Captain Commando, passando per Final Fight e Cadillac and Dinosaurs, ma non tutti ricordano lucidamente il gioco dedicato al giustiziere dei comics.
Semplice nella struttura dei livelli e dotato di controlli reattivi al pari di un picchiaduro a incontri, The Punisher divertiva per la creatività dei nemici e l’uso delle armi. Il primo gioco nato dalla collaborazione con Marvel è un’aggiunta curiosa alla collezione, ma al tempo stesso è una vera chicca da giocare sia da soli che in compagnia!
Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics ci permette di rivivere questa eccezionale storia in prima persona, sulle nostre console preferite, nel 2024: chi ha vissuto quell’indimenticabile periodo in cui Capcom ha letteralmente riempito le sale di picchiaduro sempre più sperimentali, belli e interessanti non potrà che versare una lacrimuccia al ricordo e tuffarsi con entusiasmo sulla collezione di titoli.
La proposta è in linea con quanto visto anche il altre occasioni: ogni gioco potrà essere goduto giochicchiando con l’estetica per cambiare fondale o il filtro a video, in modo da ricreare le “scanlines” da sala giochi, con la possibilità di smanettare su alcune funzionalità per rendere più semplice l’accesso ai personaggi segreti (quando presenti) o ridurre i lampeggiamenti a schermo.
La riproduzione dei giochi è perfetta e sui nuovi pannelli quasi non si sente il bisogno di applicare qualsivoglia filtro, che tende a spegnere un po’ la vivacità dell’immagine. L’esperienza è personalizzabile anche nella difficoltà, in modo da consentire un avvio morbido per poi alzare il livello di sfida a piacimento.
Va sottolineato però come questo pacchetto di giochi si ponga il compito di preservare i giochi da sala originali, senza inserire necessariamente contenuti extra per i giocatori console come poteva succedere qualche anno fa in alcuni giochi (su tutti, viene in mente il World Tour di Street Fighter Alpha 3) e puntando quindi principalmente alla scena competitiva.
Da questo punto di vista l’obiettivo è centrato grazie alle opzioni di allenamento estremamente efficaci nel mostrare hitbox e framedata, nonché da una modalità online competente e graziata dal rollback netcode. Non ci sono opzioni da strapparsi i capelli oltre alle partite libere, classificate e la possibilità di impostare stanze con regole di propria preferenza, ma attualmente è tutto quello di cui aveva bisogno la community.
Le chicche (o le coccole) per i nostalgici le troviamo nel museo, che ci permette di tuffarci in tanti contenuti come bozzetti di studio, sceneggiature, prove dei menù, artwork e le sempre bellissime marquee card, con tutte le istruzioni da gioco in formato “cabinato”. Ogni gioco ovviamente gode anche dei suoi manuali dedicati e lista mosse consultabile, non temete.
Piccola nota: se inizialmente i titoli, giocati in ordine cronologico di uscita, risultano più che fruibili (pur con qualche anno sulle spalle), all’aumento della complessità dei sistemi inizia a sentirsi il bisogno di in fighting stick come sala giochi comanda, in particolare nel caso di Marvel vs. Capcom 2 e del suo tentacolare sistema di controllo. Giocatore avvisato!
Conclusioni
Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics è un prodotto desiderato e desiderabile, che in un colpo solo risponde alle richieste accorate dei fan che per generazioni hanno sognato queste trasposizioni e al tempo stesso ci offre uno spaccato sufficientemente completo di un periodo storico quasi irripetibile quale è stato l’ultimo quinquennio di avvicinamento al 2000.
Per il suo pubblico, si tratta di una proposta quasi perfetta e sicuramente irrinunciabile, che potrà fare da veicolo per mandare un messaggio forte e chiaro a Capcom (e a Marvel ovviamente) sulle possibilità offerte da un eventuale nuovo capitolo della serie che possa far dimenticare l’insuccesso di Infinite.
Tutti gli altri invece potranno investire un comunque corposo cinquantone per rivivere la nascita di un genere che ha fatto scuola e tuttora non si stanca di generare nuovi imitatori e candidati successori, in attesa di un Marvel vs. Capcom 4!
Good
+Un pezzo di storia andato quasi perduto+Un crescendo di personaggi e meccaniche+Impegnativo e appaganteBad
-Serie crossover figlia del suo tempo, potrebbe non catturare il nuovo pubblico
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