Mass Effect: Andromeda
22 Mar 2017

Mass Effect: Andromeda – Recensione

Mass Effect compie 10 anni quest’anno, e in un certo senso Mass Effect: Andromeda è qui per celebrarlo. In tutto questo tempo il gioco di ruolo di Bioware è stato in grado di diventare sinonimo e massimo esponente di una fantascienza ben realizzata e verosimile all’interno del mondo videoludico, grazie ad una trilogia ben strutturata che è entrata di prepotenza nell’albo d’oro dei titoli più indimenticabili di sempre. Un protagonista carismatico, una storia credibile ed una grafica (per l’epoca) gradevole avevano creato la magia, risvegliando in tutti gli amanti del gioco di ruolo la voglia di guardare nuovamente alle stelle con interesse. Bene, dopo cinque anni dall’uscita di Mass Effect 3, Bioware ha deciso di ritornare ad esplorare lo spazio, complice anche l’esperienza ed il bagaglio tecnico acquisiti con l’ottimo Dragon Age: Inquisition.

Non potendo più, per ovvie ragioni, continuare a battere la strada intrapresa dal Comandante Shepard, lo studio canadese ha imboccato un’altra direzione, in tutti i sensi: abbandonare completamente la Via Lattea in favore della galassia inesplorata di Andromeda. La scelta è comprensibile, poiché altri spin-off avrebbero dovuto senza dubbio fare i conti con i devastanti cambiamenti apportati dagli eventi di Mass Effect 3 e, soprattutto, con la ingombrante eredità di Shepard.

Le premesse di Mass Effect: Andromeda sono piuttosto ambiziose: una grossa “arca” con 20’000 passeggeri, la Hyperion, è partita per un viaggio lungo 600 anni e due milioni e mezzo di anni luce verso la nuova galassia, in cerca di una nuova casa per l’umanità. L’equipaggio dell’arca ha passato il viaggio in criostasi, una sorta di ipersonno che verrà abbandonato solamente quando la gargantuesca nave avrà raggiunto la sua destinazione.

Mass Effect Andromeda
Nonostante le animazioni poco convincenti, Andromeda propone degli ambienti davvero splendidi.

Con questa dichiarazione di intenti, Bioware ha intrapreso una via tanto affascinante quanto pericolosa. Distanziarsi così tanto da una trilogia amata come quella di Mass Effect offre sicuramente ottimi spunti e materiale per un nuovo inizio, ma significa anche esporsi maggiormente con gli appassionati, oramai abituati ai loro personaggi, i loro luoghi e le loro relazioni, stravolgendo così una serie che è rimasta scolpita nel cuore di molti. Il gioco inizia proprio manifestando questa presa di posizione rispetto alla vecchia trilogia, con il “salto nel buio” della Hyperion, così vicino concettualmente ai viaggi quinquennali della Enterprise o al risveglio dall’ipersonno visto nei primi minuti di Avatar. Le prime ore passate nella galassia di Andromeda non si possono propriamente definire come le più memorabili, con un comparto narrativo che altalena scene cariche di pathos a ingenuità di scrittura che rendono quasi banali e prevedibili gli eventi immediatamente successivi.

L’inizio di Andromeda è difficilmente digeribile per gli amanti dei giochi di ruolo (e per i fan di Mass Effect in particolare), che dovranno fare i conti con un ritmo della narrazione a tratti lento e poco convincente, oltre che con personaggi all’apparenza piatti e piuttosto stereotipati. Sottolineiamo “all’apparenza”, perché fortunatamente il gioco ci darà molto tempo per approfondire la conoscenza dei membri dell’equipaggio della Tempest (la “nuova” Normandy) in seguito, quando finalmente la storia inizierà qualitativamente a decollare. Similitudini con i precedenti capitoli (le associazioni mentali fra antiche costruzioni Prothean e le rovine Remnant – o Relictum – sono inevitabili) e side quest non proprio eccelse porteranno comunque il giocatore a superare lo scoglio delle prime ore di gioco, abbandonando le incertezze e le deboli premesse narrative degli inizi per far posto ad una più solida e appagante esperienza di gioco.

L’inizio di Andromeda è difficilmente digeribile per gli amanti dei giochi di ruolo

La storia di Ryder è a tutti gli effetti un percorso interattivo, non più limitato dalle scelte nette in stile “paragon/renegade” del passato ma aperto ad una procedura decisionale a scale di grigi che ci permetterà di definire la personalità del nostro Pioniere man mano che procederemo nell’intreccio narrativo proposto da Mass Effect: Andromeda. Questa caratteristica del gioco fa sì che il nostro protagonista guadagni carisma e si riscatti agli occhi del giocatore, che sicuramente non lo troverà all’altezza dell’inarrivabile Shepard fino a quel momento. La maturazione di Ryder è indubbiamente uno degli aspetti più riusciti di questo capitolo inedito, un lento ma visibile miglioramento che aiuta a costruire un legame più solido fra il giocatore ed il suo alter ego virtuale.

L’attaccamento emotivo sopracitato si rifletterà su tutti gli altri personaggi, trasformando i nostri compagni in interessanti comprimari con cui portare a termine un’avventura sci-fi ben realizzata e finalmente appagante. Spiccano in particolar modo la Turian Vetra Nyx e la Asari Peebee, entrambe ben caratterizzate e credibili, che si sono rivelate una piacevole aggiunta alla trama narrativa di Andromeda. Tornando a Ryder, come Pioniere ci ritroveremo a prendere decisioni che avranno un impatto diretto sullo sviluppo degli insediamenti e della situazione sociopolitica della galassia Andromeda più in generale.

Le nostre azioni in Mass Effect: Andromeda influenzeranno pesantemente il susseguirsi degli eventi, in una maniera simile a quanto già visto in Dragon Age: Inquisition; potremo decidere quindi come sviluppare il Nexus (l’immensa struttura simile alla Cittadella), se migliorare la milizia, la ricerca o la diplomazia, o più banalmente fare uscire dall’ipersonno alcune personalità piuttosto che altre (con tutte le conseguenze del caso), permettendo loro di incontrare persone amate o semplicemente di lavorare per l’iniziativa Andromeda. Bioware ha dimostrato che, quando vuole, sa ancora scrivere una storia coinvolgente con personaggi credibili, peccato solo che per arrivarci bisogna passare attraverso un lento purgatorio.

Mass Effect Andromeda
Alcune battaglie sono davvero spettacolari.

Il tema centrale di Mass Effect: Andromeda è l’esplorazione, ed il gioco farà di tutto per farci sentire davvero dei pionieri in una galassia lontana lontana. Ogni pianeta che visiteremo è infatti un piccolo ecosistema open-world a sé stante, con un insediamento principale e diverse side-quest ad esso collegate. Parlando delle missioni, Andromeda ci mette a disposizione una vasta quantità di cose da fare, che spaziano dalla diplomazia alla scoperta di artefatti o rovine di antiche civiltà, passando per i rapporti sociali e politici fino alla raccolta di materiali, senza contare le fetch quest che sono diventate una costante nei giochi di ruolo Bioware. C’è da dire che dopo qualche ora le quest “da riporto” iniziano ad essere forse un po’ troppo ripetitive ed un po’ troppo frequenti, tanto da risultare a lungo andare frustranti.

Promosso a pieni voti invece il Nomad, nuovo mezzo di trasporto a sei ruote che sostituisce il Mako e che ricorda la batmobile: il possente fuoristrada è molto intuitivo da guidare e risponde bene ai comandi del giocatore. Inoltre ci permette di scalare praticamente qualunque ostacolo, grazie alle due modalità di guida presenti: una per l’esplorazione ed i viaggi in velocità, e l’altra per l’off-road. Il veicolo è anche dotato di un pulsante turbo che ci farà scattare in avanti a velocità incrementata, e all’evenienza può essere anche utilizzato per investire i nemici. Tutte queste caratteristiche sono potenziabili all’interno di un menù dedicato, che ne migliorerà le caratteristiche man mano che avanzeremo nella storia.

Bioware ha dimostrato di saper scrivere una storia coinvolgente con personaggi credibili

Altra caratteristica delle precedenti iterazioni del franchise a fare ritorno è la scansione tramite sonde e sensori dei pianeti disabitati. A differenza di quanto accadeva in Mass Effect 3, in Mass Effect: Andromeda non dovremo più guidare una piccola Normandy attraverso la mappa galattica, ma vivremo in prima persona (letteralmente) gli spostamenti della nostra nave, che si muoverà attraverso il settore di Helios mostrandoci le bellezze della galassia da vicino. Questo fattore, inizialmente molto interessante, tende a stancare facilmente il giocatore sul lungo periodo, perché per navigare da un pianeta all’altro dovremo sorbirci ogni volta il filmatino di spostamento, che ci farà immancabilmente perdere diversi minuti di gioco. Per darvi un’idea, ogni settore contiene almeno quattro o cinque pianeti, raggiungibili esclusivamente con questo metodo. Per ottenere una lettura completa dei primi due settori si può perdere anche mezz’ora.

Scansionando i pianeti ci sarà la possibilità di ottenere risorse da spendere in potenziamenti, scoprire nuove informazioni su razze antiche e nuove, trovare manufatti o resti di navicelle andate perdute nel lungo viaggio fino ad Andromeda. Anche l’interazione con le razze aliene è ben realizzata: ogni contatto è (quasi sempre) come il primo contatto, e ci ritroveremo spesso a camminare sulle uova cercando di mostrare il meglio dell’umanità (e non solo) a tutte le variegate specie che popolano il settore di Helios. Sulle spalle di Ryder grava un peso enorme: tutte le vite del Nexus e della Hyperion dipendono da quanto saremo in grado di svolgere il nostro compito di pionieri. Intere famiglie hanno affidato le loro speranze alla squadra della Tempest, e più si avanza nella storia più questo fardello si fa pesante ma altrettanto appagante.

La svolta più action di Andromeda farà storcere il naso ai puristi del GDR.

Il sistema di combattimento ha invece subito una forte influenza dal genere action, risultato in una rimozione completa della pausa tattica a favore di una maggiore dinamicità e frenesia durante gli scontri. Questa particolarità può non essere gradita ai puristi del gioco di ruolo, che avrebbero sicuramente preferito avere un controllo diretto sulle azioni dei compagni. In Andromeda infatti potremo dare (limitati) ordini ai nostri comprimari, ma è una funzionalità che passa facilmente in secondo piano, data la mole di nemici che ci assedieranno durante i combattimenti. Il pop up degli avversari (che possono spuntare all’improvviso, da dietro o da davanti) è particolarmente fastidioso in certe situazioni, e spesso si ha la sensazione di dover sopravvivere ad un “ondata” di nemici, come nelle modalità sopravvivenza dei third person shooter più blasonati. A rendere tutto più simile ad un TPS è anche il nuovo sistema di coperture, che farà “aderire” automaticamente Ryder a qualunque superficie verticale gli si pari davanti, a patto che si tenga un’arma in mano. L’IA dei nemici è abbastanza sufficente, con questi che cercheranno riparo per attaccarvi con una ferocia davvero notevole, anche a livelli bassi di difficoltà.

In questo caotico scenario, l’introduzione del jetpack/salto biotico in Mass Effect: Andromeda non può che giovare, aggiungendo verticalità e diverse possibilità di combattimento (o di fuga) ai più disparati scenari. Tenendo premuto il pulsante di salto, potremo inoltre rimanere “sospesi in aria” per qualche secondo, e questo ci darà la possibilità di mirare e sparare da una posizione sopraelevata. Il jetpack è anche indispensabile per esplorare gli ambienti ostili del settore Helios, raggiungendo i tetti degli edifici con un balzo o arrampicandoci persino sulla Tempest (con conseguenti commenti poco carini da parte del pilota della nave). Balzando potremo inoltre premere un altro pulsante per effettuare un ulteriore scatto in avanti, il quale ci permetterà di coprire più distanza, schivare pericolosi attacchi e soprattutto creare situazioni cariche d’azione e prive di monotonia. Anche le armi rivestono un ruolo di primaria importanza, e scegliere una giusta combinazione di sputafuoco ci faciliterà (o renderà più ostica) l’eliminazione degli avversari. Anche le armi possono essere potenziate e sviluppate ulteriormente, in puro stile Bioware.

Il sistema di combattimento ha subito una forte influenza dal genere action

Il sistema di evoluzione del personaggio è stato semplificato e reso più immediato. I vari alberi delle abilità sono accessibili da un’interfaccia utente piuttosto complessa e ben poco user friendly, e la quantità di poteri e capacità attivi ha lasciato il posto a più skill passive a scelta del giocatore. Se inizialmente questa riduzione di poteri attivi farà storcere il naso, giocando ci si rende conto che si tratta di un cambiamento necessario per l’equilibrio del gioco. In Mass Effect 3 il personaggio principale aveva un cooldown globale per poteri ed abilità, quindi anche avendo nel proprio armamentario 7 o più capacità, doveva limitarsi ad un utilizzo centellinato e castrato dal cooldown. In Mass Effect: Andromeda ogni abilità è dotata di un proprio cooldown, possiamo “spammare” i nostri poteri uno dietro l’altro, dando vita ad interessantissime combo. Tuttavia la scelta delle capacità equipaggiabili è limitata a tre, costringendo il giocatore a scegliere con attenzione le abilità più appropriate per la situazione che sta andando ad affrontare.

Rispetto alle precedenti iterazioni del franchise, anche la durata dei cooldown è stata sensibilmente ridotta, e Ryder sarà quindi in grado di utilizzare i suoi poteri con una frequenza più assidua. Questo si rispecchia ancora una volta nella volontà di Bioware di mettere la componente action e la spettacolarità al centro dei combattimenti, prendendo il posto della ragionata pianificazione di una volta. Altra novità introdotta da Mass Effect: Andromeda è l’introduzione dei profili, ovvero cinque configurazioni di poteri e abilità personalizzabili dal giocatore e intercambiabili in qualunque momento, fattore che rende così superflua l’esistenza di una vera e propria classe di appartenenza nel senso ruolistico del termine. Anche le abilità dei compagni possono essere migliorate attraverso la spesa di alcuni punti esperienza, ma le loro capacità sono decisamente limitate rispetto a quelle di Ryder. Vi toccherà pianificare con attenzione che skill migliorare per ogni comprimario, in modo da avere sempre una squadra adatta a qualunque evenienza.

Mass Effect Andromeda
Nonostante la non ottima realizzazione tecnica, alcuni personaggi sono caratterizzati bene.

E veniamo al tasto dolente di questa produzione. Il comparto tecnico di Mass Effect: Andromeda soffre di diversi problemi, e va ad inficiare direttamente l’esperienza di ogni giocatore che si avvicinerà alla galassia di Andromeda. Oltre ad essere diventati materiale di meme in brevissimo tempo, le espressioni facciali ed i movimenti di alcuni personaggi svalutano pesantemente il lavoro di Bioware, che negli altri campi si attesta sulla normalità. L’emotività di alcuni comprimari rasenta lo zero, ma il peggio si palesa sugli NPC più anonimi, che appaiono come veri e propri manichini animati. Anche nelle cutscenes, alcuni particolari stonano e risultano sgradevoli alla vista, come il movimento degli occhi (vere e proprie “palle di vetro” prive di illuminazione o shader), delle palpebre e degli zigomi. Il tutto risulta essere piuttosto macchinoso e totalmente anacronistico, imparagonabile sia a produzioni recenti come Horizon: Zero Dawn, sia a titoli più vecchi: sfigura malamente anche a confronto di The Witcher 3 e Fallout 4, usciti oramai due anni fa.

Andando però oltre la coltre di video e meme generati dai troll online si vede in Andromeda una buona cura per i panorami e per la realizzazione degli ambienti. In alcuni momenti l’esplorazione regala delle viste magnifiche, che vi faranno fermare per ammirare gli splendidi scorci realizzati dal Frostbite. L’innegabile fascino e la bellezza delle ambientazioni fanno rimanere sicuramente con l’amaro in bocca, perché con un po’ di cura in più per le animazioni e con un po’ di più di polish in generale, Mass Effect: Andromeda sarebbe potuto essere davvero un altro gioco.

Nonostante tutti i suoi difetti, riteniamo che il viaggio verso Andromeda sia un’avventura degna di essere vissuta

Spostandoci invece sul comparto multigiocatore, è evidente che la componente online sia stata basata sull’inaspettato e ottimo multiplayer di Mass Effect 3. La modalità proposta da Mass Effect: Andromeda è la classica “survival”, che ci vedrà combattere insieme a quattro amici contro sette ondate (crescenti in difficoltà) di nemici. Il nostro alter ego potrà essere selezionato da un massimo di 25 personaggi, la maggior parte dei quali saranno inaccessibili e sbloccabili solamente tramite l’acquisto di pacchetti multigiocatore dal negozio. Questi ultimi possono essere comprati con moneta di gioco (guadagnata a fine di ogni missione) o con soldi reali, e garantiranno l’accesso ad armi, potenziamenti e personaggi.

Le mappe disponibili al lancio sono cinque, ma sono ben strutturate e non molto vaste, per mantenere il focus sulle feroci ondate nemiche. Le missioni sono affrontabili in diverse difficoltà (bronzo, argento, oro) e garantiscono ricompense crescenti di pari passo con il grado di sfida da noi scelto. Inoltre è presente un collegamento con la campagna in singolo nella forma delle “Missioni Apex”, particolari compiti che generano ricompense anche per l’avventura di Ryder e che potrete decidere di affrontare insieme agli amici direttamente sul campo di battaglia; per i non amanti del multigiocatore è possibile completarle in automatico inviando squadre dal menù preposto nel single player. Nonostante la sfida impegnativa, il multigiocatore è uno dei componenti più riusciti di questo capitolo di Mass Effect, e contribuisce a rendere Andromeda giocabile ben oltre alle 40 ore necessarie per finirlo.

Un piccolo appunto sul doppiaggio e sul sonoro: nonostante manchi completamente la nostra lingua, il voice over mantiene una qualità sufficente, esaltato a volte da perfomance memorabili (Vetra, Lexi T’Perro) ed un po’ incerto su altre. Le musiche sono evocative e perfette per l’esplorazione spaziale, e aiutano a coinvolgere il giocatore nella sua avventura nella galassia di Andromeda.

Conclusioni

Sintetizzare il giudizio su un titolo come Mass Effect: Andromeda non è affatto facile. Da un lato c’è una grave mancanza tecnica che è sinceramente inaspettata e (quasi) imperdonabile in un gioco uscito nel 2017, e dall’altro però traspare un’avventura completa, intensa, a tratti memorabile con ambientazioni incredibili ed un tema davvero interessante.

Mass Effect: Andromeda è un gioco vasto e sfaccettato, e non può essere giudicato in base ai meme ed ai video apparsi online. Va giocato, sviscerato e consumato in ogni sua parte; e questo è anche il nostro consiglio, specialmente se siete amanti dello stile narrativo di Bioware. D’altro canto, se cercate fedeltà visiva e personaggi più umani, e soprattutto se non riuscite a perdonare Bioware per i grossolani errori di animazioni e scrittura, lasciate perdere o recuperatelo in seguito. Nonostante tutti i suoi difetti comunque, riteniamo che il viaggio verso Andromeda sia comunque un’avventura degna di essere vissuta.