News 14 Ago 2015

Mayan Death Robots – Anteprima gamescom 2015

Colonia – La scena indie ci ha abituato ad ogni sorta di trovata per giustificare dei gameplay sempre più visionari ed arzigogolati, o dei concept talmente assurdi da rivelarsi irresistibili. In tal senso, nessuno può accusare i ragazzi di Sileni Studios di non possedere originalità o strambe idee: il loro Mayan Death Robots ha come protagonisti degli spietati robot dalle forme più disparate (uno di loro è una cattivissima scimmia cibernetica, ad esempio), impegnati in cruente battaglie in 2D dal forte sapore tattico.

Il logo in alto a sinistra nello schermo è la prima stranezza: è quello di un emittente televisiva, Intergalactic Sports TV, il cui palinsesto prevede delle lotte in stile Celebrity Deathmatch tra androidi giganteschi, ognuno caratterizzato da un potere elementale che lo contraddistingue dagli altri. Peccato che gli spettatori siano degli alieni, che hanno scelto i piacevoli paesaggi terrestri come ring delle battaglie tra i loro giocattoloni. Li vedrete all’inizio di ogni scontro mentre con le loro iconiche navicelle, solitamente impegnate a raccattare qualsiasi mucca gli capiti a tiro, depositano uno dei due contendenti sul proprio lato del campo di battaglia.

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L’altro elemento a sorprendere è il “Mayan” del titolo: che c’entrano i maya con dei robottoni, e con degli alieni dagli strani e distruttivi gusti? Ebbene, l’antica popolazione centroamericana, associa l’arrivo di queste creature metalliche alla discesa nientepopodimeno che dei loro osannatissimi dei. Non deve quindi sorprendere il vederli durante i combattimenti, simili a minuscoli lemmings, intenti a festeggiare, ad aiutarli (-ci, in quando quei robottoni saranno in nostro controllo), e a difenderli con le unghie e con i denti, sviluppandosi missione dopo missione ed iniziando ad utilizzare strumenti bellici sempre più efficienti e letali (come le catapulte).

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Al centro dell’esperienza però rimangono gli scontri: strutturati su mappe bidimensionali, vedono i due contendenti sfidarsi in duelli all’ultimo sangue, nei quali lo scopo non è tanto quello di mandare al tappeto l’avversario (in quanto verrà “respawnato” dagli alieni nel turno successivo), ma quello di distruggere il nucleo da proteggere, tartassandolo di colpi o facendolo piombare nel vuoto cosmico.

Avete presente Worms? Ecco, aspettatevi una distruttibilità dei livelli e una tipologia di attacco simili, con turni scanditi dal rapido scorrere del tempo, nei quali le due parti in disputa dovranno, contemporaneamente, selezionare la propria azione tra le 4 (di base) disponibili, e poi prendersi qualche altro secondo per dosare la mira. Ogni robot (6 all’inizio, 10 in totale) godrà di un attacco tutto suo, dalle banane esplosive ai massi, allo scavatore, fino ai fulmini e alle testate nucleari, ognuno con range specifico per il quale optare di volta in volta, badando bene di non infliggersi un sonoro autogol a causa di rimbalzi imprevisti.

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Le altre due azioni, meno offensive ma non per questo meno utili, sono i blocchi di terreno, dalle forme di tetris-iana memoria, con i quali proteggere il nucleo o il robot in pericolo, o anche rompere le scatole al nemico piazzandoglieli proprio in faccia (o quasi) e il “Salto”, una propulsione che permette di raggiungere punti elevati, o in certi casi, di penetrare poco alla volta attraverso le parti di ambientazione, in particolare quelle posizionate dall’avversario. Inoltre, casualmente, sbucheranno fuori anche degli attacchi speciali pescati randomicamente da una “ruota della fortuna”, che potranno essere utilizzati nel turno successivo per succosi danni extra (si tratta quasi sempre di razzi e granate multiple, ma non mancano le sorprese), mentre in alcuni specifici scontri della campagna, delle anomalie, in realtà i veri dei maya oltraggiati da cotanta blasfemia, sottrarranno il focus del combattimento ai nuclei, diventando l’obiettivo primario da abbattere e costringendo i due nemici a mettere da parte le ostilità contro un possente nemico comune.

Questo mix tra tattica e devastazione totale, grazie a ritmi di gioco estremamente veloci che non sentono il peso dell’incedere a turni, funziona egregiamente già da ora: abbiamo provato il gioco con gli sviluppatori, con altri colleghi della stampa presenti a Colonia e anche con amici in Italia (stiamo testando la Beta, ndr), e gli scontri hanno sempre goduto di varietà ed imprevedibilità, rivelandosi divertenti ed immediati al punto giusto. C’è però da segnalare che non abbiamo ancora avuto modo di testare la Campagna contro l’IA, e per quanto la progressione e l’unlock di nuove armi e potenziamenti prometta di tenere incollati ben oltre il singolo match di tanto in tanto, il comportamento della CPU resta un’incognita da non sottovalutare. Dall’annuncio del team di volersi concentrare esclusivamente su quella modalità, rinviando il multiplayer online a data da destinarsi per via dei problemi incontrati, ci aspettiamo che il tasso di sfida sia stimolante al punto da giustificare una mancanza così grave: al lancio, previsto per l’autunno su PC (e successivamente anche su console), sarà infatti possibile sfidare unicamente un amico in carne ed ossa.

Mayan Death Robots è un delirante concentrato di follia, strategia e devastazione

Fattore Soul

Mayan Death Robots è un delirante concentrato di follia, strategia e devastazione, ricco di buone idee (a partire dalla trama) e di spunti irresistibili, ma l’incognita del multiplayer online momentaneamente rinviato appannaggio di quello unicamente in locale e della campagna da affrontare contro la sola IA, tutta da testare, lasciano inevitabilmente un pizzico di amaro in bocca. In compenso, promette davvero di distruggere le amicizie al pari di un TowerFall, senza la frenesia e con la metà dei giocatori della piccola gemma di Matt Thorson, ma comunque in grado di offrire un gameplay immediato, nonostante la fondamentale e ponderata componente strategica, ma soprattutto divertente, e anche bello da vedere, tra il piacevole design dei personaggi e gli sfondi delle 8 arene disponibili, una più colorata dell’altra. Sarà un altro colpaccio del lungimirante publisher olandese Soedesco, o un buco nell’acqua?

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