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Metal Eden – Anteprima

Un po’ DOOM, un po’ Ghostrunner

Conosciuto fino a poche ore fa con il titolo di Codename Final Form, quello che oggi possiamo chiamare Metal Eden è sostanzialmente risorto dalle sue ceneri nel corso dello State of Play andato in onda ieri sera, 12 febbraio. Presentato addirittura nell’ormai lontano 2021 con un trailer, a cui seguirono ben poche notizie a dire il vero, la creatura del team polacco Reikon Games ha chiaramente vissuto uno sviluppo travagliato, un processo che potrebbe anche aver portato ad una parziale riprogettazione, ipotesi avvallata confrontando le immagini del video appena citato, con quanto testato in prima persona in questi giorni.

Abbiamo infatti avuto l’occasione di provarlo in anteprima grazie ad una demo della durata complessiva di un’oretta circa, un tempo sufficientemente ampio per percepire le potenzialità del titolo e farci venire voglia di scoprire come andrà avanti l’epopea di ASKA, misteriosa e robotica protagonista di questo sparatutto in prima persona dai ritmi indiavolati.

Metal Eden, da quanto abbiamo potuto capire nei due livelli di prova, è ambientato in un futuro in cui l’umanità non ha solo superato i confini del Sistema Solare, ma è anche stata in grado di digitalizzare la coscienza. Questo ha consentito alla nostra specie di ovviare al naturale e progressivo decadimento della carne, fondendosi con corpi robotici che possono essere eventualmente sostituiti, ricostruiti, riparati.

Graficamente il gioco si difende grazie a buoni effetti, una buona pulizia d’immagine e un frame rate generalmente granitico

ASKA è un’Hyper Unit, una soldatessa speciale mandata in missione su Mobius, gigantesca città geostazionaria intorno ad un pianeta alieno, inviata inizialmente per recuperare i nuclei di alcune persone scomparse tra le strade e i palazzi della metropoli futuristica. Sin dalla prima cut-scene e dal primo monologo di Nexus, entità incorporea che segue ogni movimento di ASKA, si capisce subito che ci sono e ci saranno ben altri misteri a guidare i passi dell’eroina.

Da quel poco che abbiamo visto e sentito, non è affatto da escludere che Metal Eden possa essere sostenuto da un comparto narrativo suggestivo e affascinante quanto basta. Gli ingredienti per un’epopea distopica e dai risvolti filosofici ci sono tutti, ma solo quando saremo alle prese con la versione definitiva del gioco sapremo dirvi di più in questo senso.

Anche artisticamente tutto sembra filare per il meglio, pur senza particolari picchi. Gli scorci di metallo e tubi che si arrampicano in ogni direzione e che formano le fondamenta di Mobius ci hanno ricordato certi panorami di Ghostrunner. Anche il design di protagonista e nemici, per quanto derivativi, imprimono sufficiente carisma.

Quest’ora passata in sua compagnia ci ha fatto venire voglia di averne ancora e di più

Come detto, Metal Eden è uno sparatutto in prima persona che fa a meno di ripari e coperture. L’azione è diretta, sfrontata, immediata. Anche in questo caso vale la pena fare un paragone con Ghostrunner, ma andrebbe bene anche citare DOOM Eternal. Il gameplay si divide tra brevi fasi di platform e quelle di puro shooting. Nelle prime bisogna affidarsi al doppio salto, all’uso sapiente del pur limitato jetpack, alla corsa sui muri, al rampino con cui raggiungere in un lampo sporgenze distanti svariati metri. Queste sezioni non sono particolarmente complesse, né ci hanno sorpresi in termini di puro design, ma hanno avuto il pregio di spezzare l’azione, oltre che di regalarci qualche piacevole brivido mentre superavamo con agilità interi quartieri della città.

Va da sé, tuttavia, che il cuore del gioco consista negli scontri a fuoco. Da questo punto di vista Metal Eden non sembra un prodotto particolarmente originale, ma poco importa, visto che nell’oretta di battaglia concessaci dalla demo ci siamo proprio divertiti. La gestione della mira è strabiliante anche pad alla mano (abbiamo testato il gioco su PC anche via mouse e tastiera, dove tutto funziona alla perfezione). Gli spostamenti di ASKA sono precisi e fulminei. Il feedback di ogni colpo esploso è di quelli giusti.

Resistendo per lo più a vere e proprie orde di difficoltà crescente, siamo stati attaccati da droni volanti, soldati armati di sole lame, granatieri, robot equipaggiati di spesse corazze. Proprio relativamente a quest’ultima tipologia di nemici, Metal Eden ha mostrato una delle feature che tenterà di discostarlo lievemente dalla concorrenza. Quando la relativa barra la consentirà, sarà possibile estrarre la batteria degli avversari. Questa potrà essere lanciata per creare una notevole esplosione, oppure assimilata da ASKA. Quest’operazione non solo le permetterà di rimpinzare la salute, ma anche di caricare un attacco ravvicinato particolarmente efficace contro le altrimenti resistentissime corazze dei robot che ne indossano una.

Da quanto visto dalla demo, il level design è estremamente lineare

La meccanica è interessante, ma andrebbe leggermente bilanciata. Il tempo di cooldown per l’abilità è fin troppo ampio rispetto al ritmo di gioco. A secco di batterie, difatti, siamo stati costretti a girovagare a lungo per l’arena, in attesa della ricarica che ci consentisse di appropriarci dele nucleo di qualche malcapitato, da lanciare poi addosso al robot corazzato che ci stava inseguendo. Una piccolezza, siamo d’accordo, ma che mette in pericolo il più grande pregio del gioco: il suo ritmo.

Bastano pochi colpi per abbattere un nemico, mentre respingenti e appigli utili al rampino, rendono ogni campo di battaglia un parco giochi in cui l’unico modo per sopravvivere è muoversi di continuo, cambiare posizione, cercare di fiancheggiare e sorprendere l’avversario da una diversa angolazione. Il feeling è quasi lo stesso esperito con DOOM Eternal, sia per la velocità d’azione che per la verticalità del level design.

Anche le armi che abbiamo potuto provare non spiccavano per originalità, ma erano tutte gustose da utilizzare. Il mitra d’ordinanza ha colpi infiniti, ma va dosato il rateo di fuoco, pena il surriscaldamento dell’arma. La pistola ha una buona gittata e altrettanta potenza. Lo shotgun è infallibile a corto raggio. Ognuna di esse, poi, può essere potenziata dopo aver raggiunto alcune stazioni, al prezzo di risorse che otterrete lungo il percorso e sconfiggendo gli avversari. Dalla potenza, all’ampiezza del caricatore, potrete progressivamente aumentare l’efficienza delle armi.

Nella demo erano presenti due cut-scene piuttosto prolungate, segno che la trama non sarà poi troppo secondaria nell’economia del gioco

Discorso simile per ASKA, che in momenti specifici dell’avventura otterrà dei punti bonus che potrà utilizzare, per esempio, per attivare la skill del time bullet, per strappare le batterie nemiche da maggior distanza e così via.

Metal Eden, per quanto abbiamo potuto vedere e provare in questa demo beninteso, non ha le carte in regola per rivoluzionare il genere degli sparatutto in soggettiva. Né punta a settare chissà quale primato qualitativo sul profilo ludico o tecnico. Ciononostante, quest’ora passata in sua compagnia ci ha fatto venire voglia di averne ancora e di più. Siamo di fronte al classico gioco facile da capire, ma da cui staccarsi è dannatamente difficile. Il debito nei confronti di DOOM Eternal e Ghostrunner è evidentissimo, ma ciò non toglie che l’avventura di ASKA possa distaccarsene almeno in parte per merito di una buona trama, di un art design ispirato, magari per qualche feature ludica che al momento non conosciamo.

Le premesse sono incoraggianti, per quanto non molto originali. Ma chi cercava uno sparatutto in prima persona dai ritmi indiavolati, ha più di un motivo per aspettare con una certa trepidazione il 6 maggio, giorno in cui Metal Eden sarà disponibile su PC, PlayStation 5 e Xbox Series.