24 Ago 2018

Metro Exodus – Anteprima gamescom 18

Colonia– Dopo aver esplorato il sottosuolo della Metro di Mosca e lo strano e malato mondo in superficie nei primi due capitoli Metro 2033 e Metro Last Light, il team 4A Games ritorna dall’Est Europa per rimettere mano alla sua creatura più importante e sorprendente. Non più legata a schemi narrativi del libro da cui trae le sue origini, e sotto l’egida esperta di Koch Media e Deep Silver, il team ha deciso di portare il suo mondo post-apocalittico verso nuovi lidi e nuove sfide.

Metro Exodus è di fatto un open world, una vasta mappa piena di insidie e storie da raccontare. Una scelta che mai come in questo caso calza a pennello, vista la natura ostile e l’aspetto survival che i giochi Metro hanno sempre richiesto al giocatore: munizioni contate, qualità dell’aria e radiazioni da tenere sotto controllo insieme alla fauna ostile e mutante che si aggira in ogni angolo delle cupe e lugubri ambientazioni che ospitano il nostro cammino. In occasione della gamescom 2018 ho avuto modo di essere gettato in una nuova demo, ambientata nelle steppe ostili della mappa di gioco.

Un risveglio brusco e inaspettato, un fiume in cui il nostro protagonista sprofonda e da cui viene inaspettatamente salvato. La figura che ci parla appartiene a una fazione pseudo pacifista, dei figli della foresta che si nascondo tra i boschi come una vera società, fatta di regole e punizioni, con un tribunale a sancire morte e miracoli dei suoi abitanti. Questa è probabilmente solo una delle svariate fazioni che avremo modo di incontrare durante il gioco, ma è interessante fin da subito notare come Metro Exodus emani l’aria di un gioco di ampio respiro, come se fossimo solo un piccolo e insignificante punto in questo sconfinato e terrificante nuovo mondo.

Una volta salvati da questa misteriosa figura femminile, è il nostro turno di raggiungere il luogo dove si è probabilmente smarrito il nostro compagno di viaggio. Il primo impatto è quello che ci si aspetta da un Metro, e se non ce lo si aspetta ancora meglio: un HUD minimale e legato fisicamente all’equipaggiamento da noi posseduto. Un accendino per farsi luce quando quella meccanica sotto le armi smette di funzionare o perde di carica, ma anche una mappa che è semplicemente una mappa.

Niente indicatori interattivi o informazioni ovunque, ma solo una vaga idea di dove ci troviamo, una bussola e la prossima destinazione da raggiungere rigorosamente seguendo il proprio senso dell’orientamento, i suggerimenti che l’ambientazione di gioco ci offre e anche un po’ di proverbiale fortuna. Con un fucile a pallettoni piuttosto limitato e malconcio mi sono fatto strada per gran parte della mappa, superando un campo di banditi e risolvendo una disputa con una parte di questi famosi Figli della Foresta. Ne ho anche incontrato uno non ostile, che si è rivelato piuttosto utile per il mio proseguimento ma il cui destino era completamente nelle mie mani: non avessi scelto di riporre l’arma nel fodero, avrei potuto benissimo premere il grilletto. Metro Exodus è un gioco di scelte, ma scelte vere che non prevedono un prompt ad evidenziarne o meno l’importanza. Scelte legate alla strada da percorrere, a quali armi utilizzare (piuttosto complesso ad esempio è approcciarsi ai nemici con la balestra) e come muoversi per le ostiche ambientazioni.

In una sezione sono finito di notte in una foresta, con l’ululato dei cani a far scorrere il sudore dietro la mia schiena. Non cani normali ma veri e propri mastini mutanti organizzati in branchi che correvano in cerca di prede per la mappa, e il cui suono terrorizzava il percorso del mio personaggio. Ho costeggiato il fiume per evitare di entrare troppo nella foresta ed essere scoperto, ma è un risultato tutt’altro che scontato in un gioco come questo.

Difficile e intenso, Metro Exodus offre però svariate opzioni per affrontare il modo là fuori: un sistema di crafting permette di raccogliere materiali e usarli per creare munizioni, med kit e altri aggeggi utili alla nostra sopravvivenza. Giocato su PC a setting piuttosto alti, e con già la traduzione italiana dei testi incorporata in questa build, Metro Exodus mi è parso in ottima forma: un sistema di gioco solido e appagante, un gunplay che non lascia spazio ad errori ma che riesce comunque a restituire un certo feedback per ogni arma senza risultare eccessivamente macchinoso o frustrante (spettacolare il fucile a canne mozze).

Sicuramente da valutare in fase di recensione quanto l’aspetto survive incida sulla componente open world, se la renda eccessivamente difficile e ostica o se riesce a ridarle un significato, in un marasma di open world tutti uguali a se stessi e con le stesse regole ormai da anni.

Metro Exodus è una scommessa, ma è in parte già vinta: avere un titolo con questo approccio e con questo stile è già una vittoria di suo, e sono sicuro che i giocatori più smaliziati e in cerca di una vera esperienza esplorativa, narrativa e survival troveranno qualcosa per loro. Per tutti gli altri c’è comunque un compromesso, come dimostra il salvataggio rapido sempre disponibile (tranne in combattimento) e la facilità con cui si trovano i materiali di creazione, almeno in questo frangente.

La gamescom di Metro Exodus si è rivelata piuttosto convincente per tantissimi motivi diversi. 4A Games sembra aver trovato una strada tutta sua che si sposa perfettamente con le atmosfere e il mondo dei romanzi di Dmitrij Gluchovskij. Questa versione PC era fenomenale, mentre è tutto da vedere come si comporterà il titolo sulle console, che oramai sentono il peso del tempo, pur stupendo ancora a più riprese. Promosso, per ora.


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