micro machines world series

Micro Machines World Series – Recensione

Partiamo subito con una precisazione: nei prossimi minuti sentirete parlare di Overwatch e pure parecchio. Se siete già confusi non preoccupatevi, avrete la vostra risposta qualche riga più sotto, perché di fatto Micro Machines World Series ha molto per cui essere paragonato al gioco sviluppato da Activision.

Il fascino delle macchinine non può essere estraneo a chi ha vissuto la propria infanzia negli anni 90, specialmente in compagnia del blindato dei Carabinieri in grado di diventare un minimondo dove giocare. È incredibile che il brand Micro Machines sia resistito finora, arrivando anche su smartphone e, dopo una lunga assenza, su console di ultima generazione. Micro Machines World Series sbarca dunque su PS4, Xbox One e PC ad un prezzo assai accessibile, ma con una formula molto particolare che potrebbe idealmente interessare anche Nintendo Switch.

Il divertimento che porta è quasi interamente multiplayer, sia offline che online, senza offrire alcuna campagna o campionato da vivere seduti da soli nella propria stanza. Il profilo di ogni giocatore, legato alle sue gesta, agli obiettivi e alle personalizzazioni sbloccate dopo ogni partita sono solo alcuni degli aspetti che affiancano Micro Machines World Series a Overwatch. Se il paragone vi sembra azzardato, alla fine di questa recensione risulterà invece perfetto per capire di che pasta è fatto il nuovo gioco di Codemasters.

micro machines world series

Micro Machines World Series fa del multiplayer la sua vera essenza. Che sia online o offline poco importa, a meno che non abbiate bipedi con cui condividere i controller per una sfida. Ci sono infatti diverse modalità in base a quale approccio si voglia intraprendere: online si può trovare la Partita Veloce, che include Battaglia, Gara ed Eliminazione, e la semplice Partita, di cui andremo a parlare più avanti; offline c’è invece la Schermaglia, costituita da Gara, Deathmatch ed Eliminazione. Periodicamente sono lanciati anche Eventi Speciali, chiusi al momento della recensione e in arrivo proprio insieme al gioco. Basta dunque poco per capire che non esiste una campagna single-player con le fattezze di un campionato contro la CPU. Per giocare contro la IA occorre scendere in Schermaglia e personalizzare una partita singola; un vero peccato, visto che la sua introduzione avrebbe potuto creare una sorta di Carriera a difficoltà crescente da completare con tutte le macchinine e passando per i vari circuiti del gioco.

Restando sulla componente offline, i giocatori in contemporanea sulla stessa console possono essere fino a 4, per buttarsi in Deathmatch ed Eliminazione. Gara è limitata ad un solo giocatore contro la IA, poiché una diversa decisione avrebbe costretto gli sviluppatori ad introdurre lo split-screen o gestire in maniera diversa la telecamera. Deathmatch è già parecchio eloquente come termine e identifica una partita tutti contro tutti nel tentativo di distruggere gli avversari scampando ai loro attacchi. Eliminazione è invece la modalità forse più divertente e longeva, in cui 4 giocatori (6 nella versione online) lottano in vari turni per non uscire dalla telecamera dinamica, resistendo agli attacchi degli altri. In generale, nonostante ci sia un tutorial, la Schermaglia è ottima per studiare i circuiti e le arene, ma anche per capire quale sia la macchinina preferita tra le 12 a disposizione, tutte diverse per la guidabilità e per le abilità. Cominciamo dunque coi paragoni con Overwatch, poiché le 12 macchinine presentano un attacco normale, due speciali e uno finale da caricare sconfiggendo gli avversari. Ognuno ha un certo tempo di cooldown prima di poter essere riutilizzato e ovviamente va in linea con la macchinina e col suo nome caratteristico. Laser, missili, dinamite, palle di neve, scie di Tron, lanciafiamme; chi più ne ha, più ne metta. La varietà di abilità da utilizzare durante le partite nelle arene è davvero enorme e porta subito il giocatore a specializzarsi con una macchinina in particolare, che meglio riflette le preferenze. Il sottoscritto ha scelto Shimu Nita, sperando che non sia uno specchio autentico della sua personalità.

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Dalla parte online, Deathmatch viene rimpiazzato da Battaglia, caratterizzata da tre modalità differenti e arene molto più spaziose per giocare in squadre 6v6. Casualmente, la lobby multiplayer sceglie tra Re della Collina, Cattura la Bandiera o Consegna Esplosiva: nel primo caso occorre ovviamente recarsi in punti stabiliti sulla mappa che cambiano continuamente, in modo da segnare punti per la squadra; la seconda modalità è classica di ogni gioco a squadre, con una bandiera da difendere e una da rubare; la terza è esattamente il contrario, con una bomba che compare al centro dell’arena da portare e tenere per 5 secondi nella base avversaria. A seconda della bravura dei team, queste partite possono durare anche più di 10 minuti, quindi richiedono concentrazione continua e lo studio del terreno di gioco. Non perdono però mai di smalto e sfida, garantendo per ogni match il solito divertimento e il caos che Codemasters ha promesso costantemente nei trailer di Micro Machines World Series.

Come detto in precedenza, le abilità intrinseche delle macchinine sono da rifarsi alle lotte in arena. Per le Gare, sia online che offline, c’è infatti un sistema diverso che gestisce le armi. La partnership con Hasbro ha infatti permesso di includere i Nerf all’interno di Micro Machines World Series sotto forma di power up da raccogliere nei circuiti. In base alla posizione si può ricevere un martellone con cui allontanare o distruggere gli avversari davanti a noi, una pistola automatica per rallentare ed eventualmente far esplodere le macchinine oppure una granata da lasciarsi dietro le spalle, unico strumento trovabili se si è in testa. Pur essendo solo tre oggetti, essi rendono la gara imprevedibile, dannatamente divertente e ogni volta diversa, demolendo i sogni di gloria altrui e costruendone altri. Non siamo ai livelli di Mario Kart, ma gli insulti lanciati agli altri concorrenti godono della stessa magnitudo.

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Per sgusciare sui circuiti, sia classici che totalmente nuovi, occorre provare tutti i modelli e scoprire le loro caratteristiche, oltre a studiare il circuito e capire quali insidie possa nascondere. Si può cadere dai tavoli, cascare in acqua, essere travolti da una palla da biliardo o tranciati in due da una sega circolare. Acqua, latte, sciroppo e ghiaccio hanno un grosso impatto sulla maneggevolezza e rischiano di mandare all’aria una vittoria apparentemente facile. Del resto la gloria è importante e permette di accumulare preziosa esperienza dopo ogni partita, in modo da salire di livello e guadagnare casse da aprire, contenenti skin, emote, adesivi o monete per comprare nello specifico le personalizzazioni che più aggradano. Un altro po’ di Overwatch insomma, ma la questione non si chiude qui.

Nel garage si possono infatti vedere tutte le macchinine di Micro Machines World Series, controllare le loro abilità e dare un’occhiata alle personalizzazioni da applicare. Skin, emote e adesivi, che compaiono dopo la distruzione di un’altra macchinina, sono classificati in base alla rarità coi colori verde, blu, viola e giallo. Se gli elementi desiderati non vengono trovati dentro le casse, possono essere comprati con le monete trovabili casualmente oppure accumulabili grazie ai doppioni. Magari può sembrare ridondante citare Overwatch, ma l’intera struttura della personalizzazione e delle schermate è incredibilmente vicina a quella già vista per il titolo Activision. Manca la valuta speciale che si accumula con la modalità Competitiva di Overwatch, però anche Micro Machines World Series presenta una playlist più agguerrita. È proprio la modalità Partita che avevamo lasciato in sospeso, accessibile solo dopo aver raggiunto il livello 10. Il ranking è composto da divisioni che prendono ancora spunto da quelle di Overwatch, passando per bronzo, argento, oro, platino, diamante e così via. Alla fine di ogni stagione le ricompense vengono distribuite in base alla divisione in cui si riesce ad arrivare.

micro machines world series

Basta Overwatch, è una promessa. Da qui sono solo elogi al divertimento che Micro Machines World Series riesce a mettere sul piatto per tutti. Trovare avversari con cui misurarsi nella modalità multiplayer non è stato difficile, sia per la stabilità del servizio, sia per la possibilità che l’IA riempia a piacimento lobby altrimenti carenti di giocatori. La difficoltà della CPU è di buon livello, infame quanto basta e non priva di errori che vanno a simulare perdite di concentrazione dei giocatori umani. A volte, in fase di recensione, ci si è trovati a fronteggiare solo due o tre giocatori reali, con la IA subentrata per portare a 12 la quantità di piloti. Con questo stratagemma è dunque immediato trovare lobby di qualsiasi tipo in cui giocare, ma ovviamente sarà utilizzato sempre meno dopo qualche settimana dal lancio del gioco, quando Micro Machines World Series si riempirà di piloti in carne ed ossa.

Micro Machines World Series è un pozzo dei divertimenti

Un ultimo appunto è per la grafica colorata e giocosa che regna in Micro Machines World Series, non aiutata però da un frame-rate incerto in alcuni casi, specialmente quanto si gioca con gli amici sulla stessa console. Lo stile grafico è del resto caratteristico e utilizza sapientemente gli oggetti comuni per creare tracciati in cui sfrecciare: ogni circuito o arena ha il suo setting predefinito, come una cucina, una sala giochi, una zona da lavoro, un giardino con parti ghiacciate. A volte c’è anche un cane che guarda incuriosito le macchinine prendere vita. E non importa se ci si incastra in qualche anello di cereali al miele o pretzel, l’importante è rimontare e far mangiare la polvere a tutti.

Conclusioni

L’assenza di una campagna single-player è l’unica mancanza con un certo rilievo all’interno di Micro Machines World Series, che forse avrebbe giustificato ancora di più il prezzo. Gli altri sono perlopiù piccoli difetti portati probabilmente da qualche superficialità durante lo sviluppo. Nulla infatti intacca il divertimento che Micro Machines World Series regala sia online che offline, forse tenendo troppo a freno la quantità di oggetti utilizzabili nelle Gare, ma dotando ogni macchinina di abilità speciali tutte diverse per le altre modalità.

L’utilizzo della stessa struttura di Overwatch può essere visto in modo positivo o negativo: è un sistema indubbiamente funzionante e di grande impatto, grazie all’enorme quantità di personalizzazioni, ma in Micro Machines World Series questa impronta sembra troppo evidente. I maliziosi potrebbero dunque pensare al plagio.

Comunque sia, Micro Machines World Series è un pozzo dei divertimenti in grado di catturare sia i fan di una volta che i nuovi giocatori. Una formula che ha sempre funzionato nel mondo dei giochi che si avvicinano al genere dei party game, ma che mantengono anche una certa continuità nello stile. Insomma, da avere.

micro machines world series
  • Good
    Abilità tutte diverse tra loro Divertimento infinito offline e online Ampia personalizzazione dei modellini Con gli amici è una gioia
  • Bad
    Si sente la mancanza di una campagna Nerf non sfruttati a dovere Molto vicino a Overwatch come concept
  • 7.8
micro machines world series
  • Good
    Abilità tutte diverse tra loro Divertimento infinito offline e online Ampia personalizzazione dei modellini Con gli amici è una gioia
  • Bad
    Si sente la mancanza di una campagna Nerf non sfruttati a dovere Molto vicino a Overwatch come concept
  • 7.8

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