Con l’andare degli anni, i giochi single player sono passati lentamente in secondo piano, soppiantati dalla necessità di sentirsi in costante comunicazione con gli altri, sia durante la vita di ogni giorno, sia nelle fervide sessioni di gioco online. L’opinione del gamer medio si è dunque spostata dal “Toh, c’è pure il multiplayer.” a “Non c’è il multiplayer?! Scaffale.”.
Soprattutto le nuove generazioni non riescono a rendersi conto di quanto errato e superficiale sia questo giudizio nei confronti dei giochi che fanno della trama il loro punto di forza, tant’è che ormai molte persone si limitano ai soli titoli che permettono esperienze multiplayer online, come scappando da un’invisibile ed eterea prigione che attanaglia la loro sete di divertimento.
Ovviamente i publisher sono i primi ad accorgersi dei cambi di tendenza, specialmente se il mercato è fatto proprio di questo. Negli ultimi anni sono stati introdotti giochi puramente multiplayer oppure con una sezione online che permette un’immersione senza precedenti. Il gioco multiplayer, grazie al progresso e, soprattutto, allo spargimento di internet come se fosse pioggia sulla foresta Amazzonica, è passato dall’essere un semplice plus al cuore del videogioco.
Ad oggi è difficile immaginare una console senza Xbox Live o PSN, oppure un PC senza Steam, poiché la fortuna di poter trovare altri giocatori da affiancare nelle proprie sessioni è qualcosa che non può essere gettato via al vento. Poi ovviamente ci sono quelli che cercano avversari per puri scopi egoistici e per trovare qualcuno da demolire, fino agli amanti del caro e vecchio tea-bagging.
Per quanto riguarda i giochi, ci sono le new entry, gli evergreen e quelli che sembrano in declino, per poi rialzarsi e far capire ancora una volta chi è che comanda. Quest’ultimo potrebbe essere proprio Destiny, che ha ricostruito il suo modo di giocare dopo l’uscita de Il Re dei Corrotti: tra nuove imprese, una linea narrativa finalmente visibile ed eventi speciali periodici, le esperienze PvE e PvP ne hanno giovato alla grande, regalando quasi un nuovo gioco ai fan.
Da poco tempo abbiamo inoltre in casa Star Wars Battlefront, annunciato come il dovuto erede dei primi due giochi della saga. Nonostante abbia diviso in due la critica e i giocatori, il suo piano di offerte tramite DLC è ancora tutto da vedere: non si tratta infatti di un terzo capitolo, ma piuttosto di un reboot che ha ancora bisogno di trovare una sua identità.
La ricerca di una modalità multiplayer a tutti i costi può portare ad esperienze come Metal Gear Online, un vero punto di divisione tra i fan, che sono arrivati a lamentarsi di ogni singolo aspetto del gioco, oppure ad esaltarlo come la massima espressione dello stealth Made in Konami. Si dice che la chiave del successo sia spaccare in due la critica, ma a quanto pare non è sempre così.
Che lo amiate oppure no, multiplayer fa rima anche con Call of Duty, ormai uno dei pilastri di questa modalità, cambiato numerose volte in questi anni per abbracciare nuove filosofie, epoche e stili di gioco. C’è ancora chi lo vede come un gioco con lo stampino, ma del resto la concorrenza non sembra offrire alternative abbastanza importanti. Con Black Ops 3 si chiude una trilogia che ha lasciato il segno nei giocatori, specialmente per l’ottima costruzione online del secondo capitolo.
Non c’è però soltanto il “pew-pew” quando si parla di multiplayer. A volte la mente è strana e riesce a concepire folli idee e progetti avveniristici, specialmente sotto l’effetto di chissà quale sostanza stupefacente. Ovviamente si scherza, ma ci vuole proprio una certa immaginazione per partorire un gioco come Rocket League, che ha aperto ancora di più l’America all’amore per il calcio, portando la frenesia delle macchinine più veloci e scattanti dell’internet. Da gioco indie a cult del momento: un motivo ci sarà.
And the winner is…
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