Stanchi di sfrecciare con bolidi da centinaia di cavalli sotto al cofano? Non ne potete più di quegli sparatutto tutti pew-pew boom-boom senza l’ombra di un’anima all’orizzonte? Sangue, budella e mostri nascosti nell’oscurità proprio non fanno per voi? Tranquilli, l’appuntamento odierno dei nostri GameSoul Awards 2016 fa proprio al caso vostro. La parola d’ordine, oggi, è avventura: quella indimenticabile, poetica, quella che tocca con gentilezza le corde più nascoste dell’anima talvolta commuovendo, talvolta regalando emozioni indicibili che, anche a distanza di anni, noi “cuori d’oro” ricordiamo ancora con un sorriso sulle labbra.
L’appuntamento di oggi è rivolto a chi cerca un’esperienza diversa, unica, fuori dagli schemi. Qualcosa come Firewatch, la misteriosa avventura di Campo Santo nella Foresta nazionale di Shoshone. Insolito e imprevedibile, dai panorami dipinti da un caldo acquerello crepuscolare: qualcosa di diametralmente opposto all’ermetismo e al senso di oppressione di Inside, secondo capolavoro di PlayDead che rielaborando alcune delle meccaniche di Limbo ci catapulta in un universo cupo e indimenticabile. Indimenticabile come il dolore che trapela da That Dragon, Cancer, omaggio di due genitori ad un figlio vittima di un cancro incurabile. Straziante, crudele, commuovente: un racconto personale filtrato con la lente del videogioco che merita di essere provato. Impossibile non citare poi Oxenfree, interessantissima avventura grafica in “due dimensioni e mezzo” dallo stile unico e dal buon retrogusto “supernatural” sviluppata dai ragazzi di Night School Studio. Oppure lui, probabilmente l’avventura più attesa dai possessori di PS4 nell’ultimo decennio: quel The Last Guardian di cui, nell’ultimo mese, abbiamo parlato più e più volte. Qualcosa capace davvero di farci emozionare: ma non è forse questo il senso ultimo dell’avventura?
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