Raggiunto l’interno del grattacielo (a tal riguardo, vale la pena sottolineare l’assenza totale di un loading screen nelle transizioni da location interna ad esterna) ci troviamo di fronte ad una serie di puzzle ambientali, rigorosamente senza soluzione, che necessitano di essere risolti per proseguire. Ancora una volta, la via non è una sola: e se alcuni di questi richiedono necessariamente di essere risolti, in altri frangenti è possibile cercare un percorso alternativo a quello indicato dalla Runner Vision – che, lo ricordiamo, potrà essere disattivata a proprio piacimento, aumentando sensibilmente il coefficiente di sfida. Rispetto al capitolo precedente, Faith potrà arrampicarsi su specifiche superfici e muoversi nel vuoto aggrappandosi a tubi sospesi, fattore questo che va ad aumentare ulteriormente la quantità di percorsi a disposizione del giocatore.
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Ma torniamo alla narrazione. Una volta raggiunto l’obiettivo ed estrapolate le informazioni richieste, Faith nota un intruso che si muove con fare minaccioso all’interno dell’area. Individuato dalla sorveglianza degli Elysium Lab e spedito violentemente al suolo da una misteriosa dipendente del laboratorio, l’uomo si suicida ingoiando una capsula di cianuro, lasciando cadere dalle mani una scheda di memoria a pochi metri da Faith. Che, ovviamente, non può far altro che raccogliere il tesoro e, una volta individuata dalla sorveglianza, correre a perdifiato sfruttando i suggerimenti di Noah per uscire indenne dall’edificio. La demo si conclude sul più bello, quando Faith infrange l’ultima vetrata tra lei e la libertà e, a svariati metri dal suolo, lancia un cavo su cui inizia a scivolare. Non fosse che un elicottero della sorveglianza la raggiunge nel momento migliore. E mentre l’elica del velivolo si avvicina minacciosa al cavo su cui lei è appesa, la demo si conclude.
Da un punto di vista tecnologico, Mirror’s Edge Catalyst presenta lo stesso stile unico ed ammaliante del capitolo precedente, arricchendo ulteriormente un sistema di illuminazione e riflessi da far girare la testa. In alcune sequenze il livello di fotorealismo è tale che sembra di osservare le pagine di un catalogo di design di interni. Ottimo anche il motore fisico del titolo, apprezzabile dall’elevatissimo livello di distruttibilità degli scenari interni: nelle fasi finali della demo, rigorosamente combat con Faith braccata da guardie armate, prendere a calci il nemico e frantumare una vetrata col suo corpo privo di sensi è estremamente appagante. Non serve aggiungere che, tanto nelle “scazzottate” quanto nelle fasi più parkour, il titolo scorre con una fluidità ineccepibile, senza scendere per un solo secondo da quei 60 frame granitici. Insomma, se avete apprezzato il primo, vi innamorerete anche di Catalyst.
Tra tutti i graditi ritorni, siano essi annunciati o meno, quello di Mirror’s Edge rappresenta senza alcun dubbio uno degli appuntamenti più attesi. Il secondo capitolo dell’IP di DICE si è fatto aspettare parecchio, è vero, ma già dopo questa seconda uscita ufficiale ha sobillato nei giocatori hype a sufficienza da far sembrare lontanissimo il prossimo febbraio. Stile da vendere, grafica sensazionale e giocabilità di altissimo livello sono soltanto alcune delle caratteristiche in cui Catalyst eccelle, gettando sul calderone degli ingredienti anche quella che, stando a quanto annunciato, si configura come una componente narrativa profonda e dalle tinte tutto tranne che superficiali. Non saremo certo noi a suggerirvi di tenerlo sotto stretta osservazione nei mesi che ci separano dalla release ufficiale. Vi basti sapere, tuttavia, che Mirror’s Edge è tornato. E Faith non è mai stata così bella come oggi.
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