Monster Hunter Stories Collection – Anteprima

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Sali in sella!

Il successo di un franchise è dimostrabile anche e soprattutto con la sua capacità di mutare forma e comunque riscuotere consensi, per non dire successo. E così quando in casa Capcom si è deciso di trasformare il fenomeno Monster Hunter (franchise disponibile da GameStop, a questo link) in un prodotto più simile a una serie come Pokémon, le reazioni sono state in egual misura ricolme di entusiasmo così come di dubbi.

In un modo o nell’altro, Monster Hunter Stories è riuscito a imporsi come produzione dotata di buone qualità, offrendo agli acquirenti di Nintendo 3DS l’opportunità di osservare il mondo della caccia attraverso una lente diversa da quella a cui erano abituati, spostandosi dall’azione frenetica al cardiopalma a un più moderato e compassato stile di combattimento a turni, tipico dei JRPG. L’unica pecca della produzione, a conti fatti, è stata presentarsi come esclusiva per la portatile Nintendo: scelta sensatissima all’epoca, che però a lungo termine ha confinato il software su una piattaforma fuori produzione da ormai sette anni e che recentemente si è confinata nella clausura della chiusura di ogni funzione online.

Nel mentre, curiosamente, questo spin-off è stato graziato anche da un seguito, uscito a stretto giro di Monster Hunter Rise, capitolo più “tradizionale” apparso prima su Nintendo Switch e poi successivamente giunto anche sulle altre piattaforme. Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin, sviluppato questa volta in contemporanea per Nintendo Switch e Steam, è riuscito a espandere il concept originale a dovere, modernizzandolo e liberandolo dai limiti della piccola portatile a doppio schermo, offrendo un‘avventura sicuramente perfettibile ma dotata di personalità.

Riportare alla luce il primo capitolo oggi è quindi una scelta quasi dovuta, razionale a livello commerciale e apprezzabile con gli occhi di un appassionato che ha saltato l’occasione originale per goderselo. Capcom ha deciso però, saggiamente, di rilanciare, offrendo anche un porting del secondo capitolo per console PlayStation. E in questo articolo tratteremo proprio dell’approdo di Monster Hunter Stories e Monster Hunter Stories 2 in casa Sony, i quali saranno disponibili per un acquisto digitale separato ma anche in una versione retail che comprende entrambi i capitoli (già prenotabile da GameStop, a questo link).

(Ri)comincia una piccola grande avventura!

Il parallelo con Pokémon fatto inizialmente non è certo casuale, anzi: Monster Hunter Stories infatti si si sgancia dal gameplay loop originale a tal punto da necessitare la creazione di una nuova branca di lore, creando la figura del “Rider”, persona in grado di creare un legame con i mostri per combattere al loro fianco. Possibilmente contro altri mostri, per impedire loro di fare male a qualcuno, e occasionalmente contro altri rider, mossi da meno nobili intenti.

Questa dicotomia tra “hunter” e “rider” è centrale per la trama e necessaria a veicolare una storia in cui il rapporto tra umano e mostro è l’innesco per gli eventi. Già, proprio come Pokémon… forse dovrei smettere di chiamare in causa la serie di Game Freak, ma è davvero complicato quando le somiglianze sono così tante.

In Monster Hunter Stories, il primo capitolo per intenderci, siamo catapultati nei panni proprio di un giovanissimo Rider e dei suoi amici, disposti a ignorare le regole degli anziani per poter esplorare il mondo e partire alla ricerca di un uovo di mostro. Questo perché (e per fortuna qua divergiamo dall’ispirazione) non è così comune farsi amico un mostro adulto, ed è invece più semplice creare una connessione con un esemplare appena venuto al mondo, che diviene il proprio “Monstie” (crasi tra “Monster” e “Bestie”…).

Sorvolando su eventi di trama (qua non è di casa a far spoiler), ci troveremo presto a diventare ufficialmente Rider e a cominciare un viaggio in compagnia di Navirou, il curioso, saputello e inguardabile Felyne leggendario… almeno a quanto dice lui. Anche se un po’ troppo invadente e logorroico, è in grado di offrire ottimi consigli in battaglia!

Veniamo quindi all’elemento centrale dell’esperienza del franchise, ovvero le battaglie a turni, cercando di essere sintetici in quanto non si tratta certo di giochi nuovi, anzi. Esplorando le varie aree di gioco, a cui si può accedere nel classico stile “open map” di un JRPG o proprio della serie Monster Hunter, possiamo notare esemplari di mostri piccoli e grandi vagare per pianure, valli, colline e via dicendo. Incrociando il loro cammino, meglio se cogliendoli alle spalle, ha inizio il combattimento.

La sfida vede il nostro personaggio e il suo fidato compagno fronteggiare l’avversario separatamente, potendo assegnare comandi diretti al nostro avatar e dovendo invece affidarsi all’IA per le azioni del Monstie. Gli attacchi base sono tutti contraddistinti da un attributo (velocità, tecnica o potenza) e rispondono al classico triangolo dei vantaggi visto anche in titoli come Fire Emblem. Intuire quale sarà l’azione dell’avversario e contrastarla efficacemente è la base, in particolare quando si riceve un attacco diretto (preannunciato da una linea di attacco prima dell’inizio del turno).

Riuscire a entrare in sinergia con il proprio Monstie (scegliendo lo stesso attributo) permette di effettuare potenti attacchi combinati e migliorare l’intesa, riempiendo gradualmente l’indicatore che ci permette poi di salire in sella al nostro compagno per infliggere colpi più forti e scatenare le potenti mosse speciali. Tendenzialmente il sistema di gioco è tutto qui, e resta solo il dover prestare attenzione a non perdere i duelli quando siamo in sella al mostro o a non andare KO più di 3 volte (citazione alla serie originale), pena la sconfitta.

Onestamente, anche dopo tanti anni, questo sistema risulta davvero molto, molto divertente: il brivido dell’RNG del comportamento nemico unito alla necessità di leggerne il comportamento ci offre un’esperienza adrenalinica e anche atipica rispetto al genere JRPG tradizionale, i cui battle system solitamente si muovono verso la ricerca della build e della rotazione ideale per ripeterla all’infinito.

L’avventura in sé, invece, tende ad essere abbastanza fanciullesca: il titolo di origine è comunque una produzione creata ad hoc per la portatile a doppio schermo di Nintendo e, comprensibilmente, risulta essere rivolta a un pubblico più giovane. Oltre a questo, c’è da ricordare che su 3DS non era presente il doppiaggio, quindi ogni scena era studiata in funzione del silenzio e di un ritmo dettato dal testo.

A rendere ancora più infantile la prima impressione è anche lo stile grafico, decisamente minimalista e caricaturale, studiato per rendere al meglio sulla console di origine e trasportato in alta definizione senza troppi sforzi. Non si può dire che il risultato finale sia “brutto”, per carità, anche grazie al carisma di alcune scelte estetiche e cromatiche, ma è quantomeno curioso osservare quanto avviene a schermo e poi ricordarsi di avere in mano un pad di PlayStation 5, per dire (anche se il gioco è nativo PlayStation 4 non cambia molto). Anche le aree di gioco e i fondali patiscono un po’ il passaggio di piattaforma, con geometrie molto semplici e fondali bidimensionali che spiccano parecchio nella visione d’insieme.

Un aspetto non da sottovalutare se pensiamo che (in entrambi i capitoli) il recruiting dei mostri avviene esplorando le varie zone alla ricerca delle tane, il cui colore dell’ingresso definisce la rarità degli esemplari che potremmo trovare, e quindi spinge a muoversi in continuazione negli ambienti per accedere a questi piccoli dungeon in cui raccogliere uova e scappare prima dell’arrivo del padrone di casa.

La fortuna del titolo Capcom sta però nella qualità con cui è stato pensato il mondo, che riesce, faticosamente e nonostante tutto, a fornire una resa discreta, soprattutto quando entrano in gioco gli elementi cardine della serie come le armature, armi e, soprattutto i mostri: questi in particolare hanno ricevuto il massimo impegno nella distribuzione delle risorse e si vede, in quanto spiccano per dettaglio e animazioni. Seguire la storia e gli eventi o semplicemente navigare le aree di gioco diventa quindi comunque intrigante quando emergono quest picchi qualitativi.

Passiamo un attimo a Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin, sequel ben più recente del titolo originale e pensato già in origine per hardware più performanti. Lo stacco generazionale è evidente e si riflette principalmente nella cura riposta negli ambienti e nei dettagli prima affrontati superficialmente, offrendo il feel da titolo moderno soprattutto per quel che concerne la bellezza dei biomi e l’esplorazione, che approccia in modo decisamente più libero la verticalità. Il tutto rende davvero più divertente e piacevole anche la sopracitata caccia alle uova.

La grafica nel complesso fa un balzo in avanti bello massiccio e offre personaggi splendidi anche nelle animazioni, in particolare nelle cutscene in cui emerge una qualità molto elevata per regia ed effettistica. Nelle scene di intermezzo più comuni l’espressività e i labiali sono comunque convincenti, anche per necessità vista la maggiore maturità della storia, e nel complesso restituisce meno l’impressione di un porting costruito su grandi compromessi come il predecessore.

Oltre al mero miglioramento cosmetico, Monster Hunter Stories 2 introduce alcune variazioni sul tema anche nel battle system: viene infatti introdotta la possibilità di cambiare armi nel corso della battaglia, così da scegliere la più efficace per attaccare la parte del mostro a cui puntiamo. Unendo questo al sistema a quello degli attributi, aumenta in modo sensibile la profondità dei combattimenti e il tempo da dedicare alla preparazione del proprio equipaggiamento.

Altra “chicca” è la presenza di un compagno, dipendente dal contesto e dall’area in cui ci troviamo, che potrà affiancarci in battaglia offrendo ulteriori opzioni offensive e occasioni extra per effettuare gli attacchi combinati. Per non parlare degli attacchi devastanti ottenibili usando l’Abilità Legame Doppia, tutti spettacolari e sempre diversi a seconda del mostro e del compagno!

Il nostro primo contatto con Monster Hunter Stories e Monster Hunter Stories 2 non si può che definire positivo, principalmente perché stiamo parlando di due titoli che all’origine avevano già dimostrato di possedere grandi qualità. Quello che bisognerà capire davvero è quanto, alla lunga, il primo capitolo patirà il suo essere una trasposizione molto “terra terra”, e quindi all’apparenza vecchiotta agli occhi dei più. Gli appassionati non ci baderanno troppo, ma nuovi arrivati e dubbiosi potrebbero trovare nell’aspetto tecnico un ostacolo impegnativo da superare.

Discorso diverso invece per il secondo capitolo, che dopo 3 anni arriva finalmente su nuove piattaforme e, pur non rappresentando il top del genere (la console di partenza è comunque Nintendo Switch), è dotato di charme e stile a sufficienza per compensare. Nei momenti più importanti è poi capace di alzare l’asticella dell’aspetto tecnico, arrivando anche a impressionare.

Come andrà a finire? L’appuntamento con la valutazione finale è rimandato alla recensione! Ora si torna a caccia di mostri, Ride On!

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