Se Monster Hunter rappresenta un successo di proporzioni globali pressoché in ogni angolo del pianeta, un motivo ci dovrà pur essere. Una delle IP più carismatiche di Capcom, quella dedicata alla sublimazione dell’arte venatoria contro creature enormi e pericolosissime: azione, velocità e coraggio, ma anche tattica e pianificazione, rappresentano solo alcune delle doti della leggendaria IP del gigante nipponico, abile nel convincere dapprima un’utenza di dimensioni oceaniche nella sola terra del Sol Levante e, a breve giro, di sfondare le barriere insulari del Giappone. E il risultato, confermato da una pletora di apprezzate iterazioni più o meno recenti, lo conosciamo tutti: un fandom incredibile, fonte inesauribile di un costante hype che fa seguito all’annuncio di un nuovo episodio della saga. Una saga che non si era mai discostata eccessivamente dai propri dogmi fondatori, proponendo un gameplay profondo basato sul mix di generi differenti e capace di regalare enormi soddisfazioni tanto agli affezionati di lunga data quanto a chi, incuriosito dall’altisonante nomea, si avvicinava al brand per la prima volta. Tuttavia, la formula “squadra che vince non si cambia” non rappresenta legge assoluta nemmeno nell’universo di Monster Hunter: che, quasi a sorpresa, stravolge meravigliosamente tutto quanto con quell’attesissimo spin-off che risponde al nome di Monster Hunter Stories.
Prima di addentrarci nell’analisi di questa esclusiva illustre per Nintendo 3DS è bene chiarire da subito una cosa: chiunque fosse alla ricerca di un “nuovo” Monster Hunter tradizionale, e scusateci l’assurdo gioco di parole, rischierebbe di ritrovarsi spiazzato non appena inserita la cartuccia. La creatura dei ragazzi di Marvelous, apparsa lo scorso Ottobre in terra natia e giunta nel resto del mondo la bellezza di undici mesi dopo, è una reinterpretazione rivoluzionaria di un universo che, sino ad ora, si era limitato a raccontare soltanto parte della propria storia. Non più il piacere della caccia fine a sé stessa, insomma, ma una vera storia fatta di fiducia, amicizia e persino rispetto per il regno animale, supportata da una rivoluzione ancor più drastica in quelle che ne rappresentano le meccaniche portanti. Monster Hunter Stories, insomma, è lontano anni luce dagli stilemi a cui la serie ci ha abituato: ma mentiremmo spudoratamente se non dicessimo che, dietro a questa coraggiosa virata, si nascondono le tracce di un piccolo capolavoro.
Nel villaggio di Hakum non si vive di sola caccia. Dispersi in una zona verdeggiante nascosta tra le montagne, gli abitanti di questo piccolo borgo hanno da tempo imparato a convivere con le Bestie, accudendole sin dalla schiusa delle relative uova ed integrandole nella vita di tutti i giorni: una convivenza incondizionata e armoniosa, resa possibile dalla magia millenaria di una pietra, la Pietra del Legame, che permette di entrare completamente in simbiosi con l’animale e, nonostante tutti i relativi istinti primordiali, ammansirlo ed addomesticarlo. Certo, non è facile gestire i Monstie (crasi azzeccatissima di Monster, mostro, e Bestie, miglior amico): ecco perché non tutti gli abitanti di Hakum possono ispirare a diventare Rider, ruolo privilegiato accessibile soltanto a pochi eletti chiamati a superare una difficile serie di prove, prima di essere insigniti del delicato incarico. Perché, alla fine di tutto, di un incarico importante stiamo parlando: dall’ammansire le creature e dal cacciare i mostri più pericolosi dipende la salvezza dell’intero villaggio. E di minacce, nei monti che circondano Hakum, ce ne sono a bizzeffe.
Una di queste è proprio il Flagello Nero, inspiegabile morbo che colpisce animali di ogni tipo rendendoli aggressivi, violenti, letali. Un morbo che giunge a sorpresa nel villaggio, dopo anni di pace e tranquillità, sotto forma di pericoloso Nargacuga: Lute, il nostro giovane alter ego, e i due amici Lilia e Cheval tornano da una battuta di caccia accidentale nel bosco, in compagnia di una nuova creatura il cui uovo, per un assurdo scherzo del destino, si è dischiuso quasi miracolosamente davanti ai loro occhi. Una creatura coraggiosa e leale, che sacrifica la propria vita per fermare il Nargacuga – senza però riuscire ad impedire l’eliminazione dell’intera famiglia di Cheval, che assiste attonito ed impotente ai fatti. Il male è stato respinto, per ora: ma tra le cicatrici dei piccoli eroi affiorano i tratti di quel destino da Rider che li attende. E, in lontananza, l’ombra del Flagello Nero si fa sempre più cupa.
Già da questo incipit di Monster Hunter Stories è possibile intravedere una netta presa di posizione di Marvelous verso la lore del franchise: se prima l’enfasi era posta nell’arte venatoria in sé, regalando occasionalmente qualche dettaglio narrativo che contestualizzasse la nostra caccia in un universo indubbiamente peculiare, in questo spin-off è impossibile non apprezzare l’enfasi posta sulla componente narrativa. Una sceneggiatura inedita, che pur senza risultare ampollosa o particolarmente invadente riesce nel difficile compito di coinvolgere al meglio il giocatore nelle numerose avventure che lo attendono nel corso delle 20 ore abbondanti di playthrough e, allo stesso tempo, di pennellare parte di quel mondo così incredibile e memorabile che mai prima d’ora era stato raccontato. Il concetto di viaggio unico e personalissimo che da sempre contraddistingue l’operato di Capcom nel mondo di Monster Hunter lascia ora spazio ad una narrativa piacevole e coinvolgente, dove la tematica del viaggio si eleva a metafora di crescita e di arricchimento personale – da guadagnarsi superando difficoltà di ogni genere, affidandosi a quel bene persino più prezioso della nostra inseparabile Pietra del Legame: l’amicizia.
Monster Hunter Stories ci ha convinto sotto praticamente tutti i punti di vista
La vera rivoluzione di questo Stories, come anticipato, è tuttavia da ricercarsi proprio nel gameplay. Abbandonate le meccaniche tradizionali da hunting game, la creatura di Marvelous è un jRPG in piena regola zeppo di missioni principali e secondarie, a cui si affianca una pletora ragguardevole di attività collaterali legate all’esplorazione del vasto universo di gioco. Monster Hunter indossa dunque una veste del tutto nuova, riscritta con coraggio e rispetto da un team di sviluppo desideroso di offrire una nuova chiave di lettura per un universo che, dopotutto, di cose da raccontare ne avrebbe parecchie: e, non ancora pago, ne reinventa da zero il combat system, autentico prodigio sin dalle primissime iterazioni, stravolgendone completamente le regole. Potremmo gridare al sacrilegio, allo snaturamento stesso del brand: ma la realtà dei fatti è lontana anni luce da queste recriminazioni, ed il risultato – 3DS alla mano – parla davvero da solo.
Il combattimento di Monster Hunter Stories si basa sul binomio Lute/Monstie, col primo costantemente controllato dal giocatore e il secondo, che potremo scegliere all’interno del roster di creature da noi “adottate”, gestito semi-automaticamente dalla CPU. La lotta si affida ad un meccanismo a turni analogo alla tradizionale morra cinese, dove sasso, forbice e carta vengono rispettivamente sostituiti da attacchi di tipo Tecnica, Velocità e Potenza. Velocità batte Potenza, Potenza batte Tecnica, Tecnica batte Velocità: all’inizio di ciascun turno si andrà dunque a scegliere la tipologia dell’attacco di Lute, cercando di leggere velocemente le skill del nemico e intuire quale possa essere l’affondo ideale – che, in caso di scontri “alla pari”, va a tradursi in un damage reciproco proporzionale al livello di Lute e del nemico corrente. Sull’attacco del nostro Monstie, come anticipato, non avremo particolare voce in capitolo: potrebbe sembrare una noncuranza eccessiva da parte del team di sviluppo, all’apparenza deciso a regalare un briciolo di casualità anche alle sfide più abbordabili, ma più ci si addentra nella storia e nei combattimenti e più diventa evidente come il protagonista delle sfide non sia tanto Lute (o il fedele Felyne), quanto piuttosto il nostro amichetto mostruoso. C’è tattica nella scelta delle forze da schierare, trattandosi di creature aventi skill, punti di forza e talloni d’Achille sempre differenti: insistere nei combattimenti permetterà di aumentare di livello a tutti i componenti del party, ma non passerà molto prima di notare che un mostriciattolo con del potenziale, se allenato e “adoperato” con attenzione, godrà di un damage offensivo devastante.
Per ogni colpo andato a segno andremo a caricare un apposito meter di Punti Legame: questo permetterà di cimentarsi in un attacco combinato devastante, durante il quale saliremo in groppa al nostro animale per scatenare attacchi dagli effetti decisamente più amplificati. L’ideale per sbarazzarsi delle creature più coriacee, riservando a quelle meno pericolose i consueti attacchi a turno o, perché no, una special combinata – che si attiva quando Lute e il proprio accompagnatore selezionalo la medesima tipologia offensiva. Dulcis in fundo, potremo ordinare al nostro Monstie di attaccare il nemico con colpi speciali, ancora una volta decisamente più “fastidiosi” dello standard: una soluzione, tuttavia, da adottare con le pinze, laddove il ricorso a tali tecniche va ad erodere il nostro quantitativo di Punti Legame guadagnati. Il risultato, per quanto intuitivo ed immediato possa essere una volta stretto il 3DS tra le mani, è una meccanica RPG a turni profonda e estremamente tattica, che impone una lettura costante delle mosse nemiche per uscire dalle battaglie con una valutazione positiva e, non certo ultimo, un quantitativo di punti vita sufficiente.
Quanto appena spiegato non esaurisce certo la pletora di attività che costituiscono Monster Hunter Stories: dalle Missioni Fabbro, necessarie a recuperare materiali per equipaggiamento ed armatura, alla caccia alle uova dentro le tane di pericolosissime creature, le possibilità di livellare Lute (e annessa squadra di mostri) e, allo stesso tempo, di scoprire tutti i segreti della terra di Hakum divergono rapidamente. Menzion d’onore alle boss fight, ragionevolmente impegnative e, di norma, piuttosto generose nel premiare i giovani Rider con uova o gingilli dal potere non certo trascurabile. Potere che, voleste un po’ divertirvi con la magia sciamanica, può essere ulteriormente amplificato mescolando il patrimonio genetico di due tipologie di Monstie differenti: basta avere due uova e, dopo aver deciso a quale rinunciare, trasferirne il relativo patrimonio genetico versa la prima. Il risultato sarà una creatura ibrida, che pur mantenendo i tratti distintivi della propria specie potrà ricevere bonus offensivi/difensivi interessanti o skill del tutto inedite, in grado di fare la differenza sul campo di battaglia.
Monster Hunter Stories è una rivelazione
Per quanto lontano anni luce dalla serie principale, Monster Hunter Stories ci ha convinto sotto praticamente tutti i punti di vista. L’unico neo che possiamo elencare in una ricetta al limite della perfezione va ad intaccare il comparto tecnologico, forte di uno stile sì dall’indiscutibile fascino e carisma, ma vessato da un paio di fastidiosi difetti – che spaziano da tempi di caricamento alquanto lunghi (con cui dovremo convivere ad ogni cambio di location) ad una modellazione di protagonisti e mostri non sempre all’altezza, passando per evidenti cali di frame rate anche in occasione di anguste location interne. Nulla di sconcertante, è bene chiarirlo, laddove la direzione artistica seguita da Marvelous appare convincente ed ispirata, assolutamente in linea con il leit motiv narrativo del titolo. Ottima invece la colonna sonora, marchio di fabbrica del franchise e, ancora una volta, abilissima nel trasmettere quella sensazione di epicità che, dopo aver abbattuto un mostro grande come una palazzina di tre piani, difficilmente non si prova …
Monster Hunter Stories è una rivelazione sotto tutti i punti di vista. Marvelous ha dato prova di possedere un coraggio leonino nell’intraprendere una strada lontana anni luce da quella tradizionale del franchise, avventurandosi in un jRPG a turni dalle forti vocazioni narrative che poco – o nulla, ad essere proprio onesti – sembrerebbe avere in comune con i capitoli maggiori della saga. Dalla direzione artistica ai personaggi, dal combat schema all’organizzazione di missioni principali o secondarie, Stories è una sorpresa costante ed avvincente, capace sia di irretire gli affezionati di lunga data del capolavoro Capcom, sia di guadagnarsi la fiducia dei giocatori indecisi o, magari, spaventati dalle dinamiche spietate dell’hunting game tradizionale. Al netto di un paio di difetti, il cui peso rimane comunque trascurabile nell’intera economia di gioco, siamo di fronte ad un’opera universale, un titolo che sbaglieremmo ad etichettare come semplice spin-off o rivisitazione. La quantità di contenuti presente in Monster Hunter Stories, destinata ad aumentare ulteriormente con patch gratuite rivolte sia al single che al multiplayer, la componente narrativa incisiva e mai pretestuosa, quello stesso gameplay rivoluzionario ma allo stesso tempo avvincente e tattico rappresentano solo alcune delle doti di un titolo che per nessuna ragione al mondo dovreste lasciarvi scappare. Monster Hunter, che ci crediate o no, funziona alla meraviglia anche in chiave jRPG: non sarà la stessa caccia a cui siamo da tempo abituati, questo è palese, ma una volta indossati i panni del Rider difficilmente tornerete indietro. |
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