Ci siamo, il momento più atteso dai cacciatori di tutto il mondo – quelli per cui Monster Hunter: World rappresenta la definitiva, grande sfida di una saga decennale – è ormai alle porte. Atteso con trepidazione fin dal suo annuncio nel giugno del 2017, durante il corso del suo sviluppo il gioco non ha fatto altro che stuzzicare i punti deboli degli appassionati della saga ma, al contempo, ha scelto di avere un occhio di riguardo verso i giocatori che a dispetto della sua popolarità l’hanno sempre guardato da lontano. Perché, ci si domanda? È presto detto. Monster Hunter è sì conosciuta per l’ambientazione suggestiva, idealmente collocata in un mondo preistorico molto più evoluto rispetto all’immaginario classico, ma soprattutto per la sua incredibile difficoltà, tale da mettere alla prova persino la buona volontà dei più esperti. Se dovessimo pensare a un termine per definire la saga, il primo a venirci in mente sarebbe “frustrante“.
Dire che la pazienza è la virtù di ogni buon cacciatore è una frase buona per la retorica, perché nei fatti dietro l’avatar si cela una persona in carne e ossa che potrebbe non riuscire a soddisfare tutte le aspettative del gioco nei suoi confronti, finendo per abbandonarlo e addirittura rifuggirlo. Sì, avete sentito bene: in un totale ribaltamento dei ruoli, è Monster Hunter a essersi sempre aspettato qualcosa dai suoi giocatori, presentandosi loro con un livello di sfida tale da rasentare quasi una prova di merito. Chiunque l’avesse superata, chiunque avesse colto il vero spirito della serie, allora sarebbe stato degno di provare appieno quelle emozioni che solo una saga del genere può offrire. D’altronde, cacciare bestioni decine di volte più grandi di noi è un lavoro serio. Questo è il motivo per cui i giochi in Occidente hanno rappresentato un mercato di nicchia, faticando a imporsi com’è stato invece nel natio Giappone. Almeno fino a oggi. Perché Capcom, con Monster Hunter: World, vuole dare vita a un nuovo inizio che permetterà di approcciare la saga con meno diffidenza.
Prima di rassicurarvi sul fatto che no, ciò non significa avere un gioco più facile, bensì accessibile (e mai come in questo caso è importantissimo capire il distinguo), è bene partire dalle basi per chi fra voi non conosce la serie. Che cos’è Monster Hunter? Si tratta di un ARPG – action role-playing game – sviluppato da Capcom che sotto il proprio nome raccoglie quattordici titoli ufficiali pubblicati a livello internazionale, suddivisi in cinque generazioni; ciascuna generazione conta tre giochi (a eccezione della quarta) e Monster Hunter: World ha il delicato compito di introdurre la quinta, che rappresenta un nuovo punto di approccio verso i giocatori. È possibile dunque aspettarsi in futuro almeno altri due titoli per arricchire quest’ultima generazione? Chi lo sa. Tornando a noi, in Monster Hunter si crea e si gioca nei panni di un cacciatore il cui compito è, naturalmente, dare la caccia alle più svariate creature per migliorare la propria abilità, ma soprattutto l’arsenale a disposizione.
Posto così sembra facile e forse è proprio questo che all’epoca trasse in inganno i giocatori, perché nei fatti la storia è ben diversa. I mostri incontrati sono di fantasia ma rappresentati come degli essere viventi a tutti gli effetti: ognuno ha il suo habitat e abitudini consolidati, il suo posto nel mondo insomma esattamente come nella catena alimentare. Dal docile Aptonoth fino al feroce Devilijho per arrivare al gigantesco Zorah Magdaros di ultima introduzione, tutti contribuiscono all’ecosistema nel quale sono inseriti. L’obiettivo del giocatore è uccidere oppure catturare la maggior parte di queste creature a seguito di serrati combattimenti in tempo reale, durante i quali deve imparare a leggere l’avversario per capire come comportarsi e, di conseguenza, sopravvivere. Ciascuna missione si rivelava incredibilmente lunga ma lo sforzo era ben ricompensato da un ottimo guadagno: Monster Hunter dunque ha sempre saputo premiare chi faceva della perseveranza e della voglia di imparare le proprie virtù principali. Alla caccia si sommavano poi la creazione di oggetti come, nel più banale dei casi, pozioni e la forgiatura dell’equipaggiamento migliore con cui affrontare le singole imprese. Tutto chiaro fin qui? Bene, perché adesso inizia il nostro vero viaggio, non solo verso Nuovo Mondo ma proprio verso un gioco “nuovo” – che tuttavia non ha dimenticato quelle origini che l’hanno reso tanto apprezzato: prendete questa recensione come il nostro Diario del Cacciatore, attraverso cui cercheremo passo dopo passo di raccontarvi l’immensa mole di contenuti che Monster Hunter: World ha in serbo per voi.
Monster Hunter ha sempre premiato la perseveranza e la voglia di imparare
Cominciamo dall’aspetto tecnico. Il supporto a PlayStation 4 Pro è ottimo e una volta avviato il gioco, ci viene proposto di fruirlo in tre modalità: priorità alla risoluzione, priorità al frame rate, priorità alla grafica. Vediamo di scendere un po’ più nel dettaglio e aiutarvi a capire quale potrebbe essere l’opzione più affine alle vostre esigenze. La prima intende sfruttare le potenzialità di un televisore 4K e pur non raggiungendo i tanto agognati 4K nativi si presenta comunque molto nitida, al prezzo però di una fluidità attestata sui 30fps. Saliamo invece a 40-50 fps e risoluzione 1080p dando priorità al frame rate, che pur non essendo fisso rimane comunque la scelta migliore fra le tre a disposizione. La terza e ultima opzione è quella meno interessante, perché si traduce in 1080p a 30fps con l’aggiunta di qualche effetto grafico, che però non può competere con i risultati più godibili della priorità alla risoluzione o al frame rate. Se non siete in possesso di un televisore Ultra HD e dunque non potete sfruttare la priorità alla risoluzione, vi suggeriamo di puntare sul frame rate perché visto lo spirito concitato del gioco, soprattutto durante gli scontri, è molto meglio sacrificare una grafica, che seppur eccezionale non raggiunge quei livelli di spettacolarità propri ad esempio di Assassin’s Creed: Origins. Ricordiamo che Monster Hunter: World segue un lungo periodo di transizione della serie sulle console portatili e questo grande ritorno sulle console fisse non potrebbe essere graficamente più piacevole, soprattutto se consideriamo che il mondo di gioco è vivo, responsivo e vi si può interagire sotto ogni aspetto. Tenendo dunque a mente di non trovarsi all’interno di un diorama statico buono solo per catturare qualche screenshot suggestivo ma di un ecosistema vero e proprio, diventa chiaro come aspettarsi la perfetta combinazione di fotorealismo e perfetta fluidità sia forse un po’ pretenzioso. Ricordiamo inoltre che il paragone con alcuni fra gli open-world più belli di questa generazione ha vita piuttosto breve perché questo gioco non rientra a pieno titolo nella categoria – ma ne parleremo meglio fra poco.
Scelta la migliore opzione per la nostra partita, arriva la fase più critica per ogni giocatore appassionato di RPG: la creazione del personaggio. Chi ha seguito lo sviluppo della serie nel corso degli anni avrà colto fin da subito la vasta possibilità di personalizzazione che Capcom offre ai suoi futuri cacciatori: si può partire da alcuni modelli predefiniti e da lì modificarne determinati aspetti oppure creare un personaggio ex novo curandone anche il più piccolo dettaglio. Ecco, è proprio questo a colpire maggiormente, l’incredibile cura per i dettagli da parte degli sviluppatori: non solo si riesce a creare una netta differenza fra i tratti somatici ma addirittura fra la giovinezza e la vecchiaia del nostro avatar. Un cacciatore imberbe alle prime armi sarà ben diverso da un veterano esperto con anni di esperienza (e cicatrici) alle spalle. Le opzioni di personalizzazione sono moltissime e pur riaffacciandosi a quelle presenti in altri titoli del genere, godono non solo di un maggior numero di scelte per sezione ma anche di alcune interessanti novità come l’invecchiamento e la ruvidezza della pelle e un set di espressioni con cui rendere il nostro cacciatore più partecipativo nelle situazioni. La vera innovazione di questa meccanica risiede però nella possibilità di poter finalmente personalizzare il nostro fedele Felyne, dalla punta delle orecchie fino all’ultimo pelo della coda, attraverso una minore quantità di opzioni ma comunque molto efficaci. Purrfetto, non trovate?
Deciso quale aspetto avrà il nostro cacciatore nel corso della storia, entriamo subito nel vivo dell’azione. Uno dei tanti aspetti che differenzia Monster Hunter: World dai capitoli precedenti è proprio la presenza di una trama attorno alla quale si espande gradualmente la narrazione e hanno ragion d’essere le nostre stesse azioni. Si tratta di un passo avanti significativo da parte degli sviluppatori, perché finora la saga basava il suo incredibile fascino su una serie di missioni slegate fra di loro, o comunque inserite all’interno di un contesto vago come quello della caccia: non si era mai avuta una vera motivazione per fare ciò che ci riusciva meglio, mentre adesso, complice l’introduzione di Nuovo Mondo, si è pensato di dare un senso anche a quanto presentato finora. Certo, non parliamo di un approfondimento in toto, anzi, molti aspetti vengono appena accennati: sappiamo ad esempio dell’esistenza della Gilda, della sua indagine nei confronti di questa terra rimasta inesplorata, ma non ci vengono forniti altri dettagli al di fuori delle sue decisioni – cioè aver organizzato una Commissione di Ricerca e averla mandata, negli anni, a esplorare Nuovo Mondo. Nonostante si possa percepire come una mancanza, in realtà le informazioni non si devono leggere come centellinate quanto adeguatamente inserite nel contesto. Non entriamo mai in diretto contatto con la Gilda, dunque è davvero necessario ai fini del gioco conoscere in merito più di quanto ci viene detto? Andrebbe ad appesantire una formula consolidata che si basa su un principio molto semplice: accettare incarichi, esplorare, cacciare e fare ritorno possibilmente vittoriosi. Niente di meno, niente di più. Monster Hunter: World vuole raccontare – e come vederemo ci riesce molto bene – però lo fa a modo proprio, seguendo un approccio diretto e semplice fatto di pochi dialoghi tutti ben mirati, ma soprattutto preferendo la messa in scena alle parole. Show, don’t tell.
Approfondita o meno che sia, una narrazione rimane sempre una narrazione. Quali sono gli eventi che fanno da sfondo alla nostra avventura? Sappiamo che ogni dieci anni i Draghi Anziani compiono una lunga traversata verso Nuovo Mondo ma non se ne conoscono i motivi e tutte le flotte inviate a investigare non sono mai riuscite ad ottenere risposte soddisfacenti, finendo preda della natura selvaggia e incontaminata del luogo. Noi facciamo parte della Quinta Flotta e stiamo seguendo via mare le tracce dello Zorah Magdaros, quando lo stesso drago crea scompiglio nella spedizione distruggendo la nostra nave e obbligandoci a un approdo di fortuna. Accompagnati dal fido Felyne e da una sconosciuta assistente (nel senso che non possiede un nome proprio, come del resto tutti gli altri personaggi) raggiungeremo così Astera, la base operativa dalla quale il Comandante e i membri delle precedenti flotte lavorano per cercare di scoprire di più sulle ragioni di queste misteriose traversate. Senza troppi convenevoli saremo subito messi al lavoro per esplorare Nuovo Mondo attraverso la caccia sistematica delle creature che lo abitano, tra le quali troveremo vecchie conoscenze come Rathalos e creature del tutto nuove, proprie del continente, di cui non faremo nome perché il piacere della scoperta dev’essere tutto vostro. Non si sa mai quando un nuovo mostro deciderà d’intromettersi nella vostra battuta di caccia, solo per il gusto di rovinarvela. Ci sono poi creature che indipendentemente dall’habitat svilupperanno una passione per le persecuzioni ad personam, quindi aspettatevele un po’ in ogni contesto.
Monster Hunter: World si racconta attraverso la potenza delle sue immagini
La struttura di gioco di Monster Hunter: World è aperta a molte possibilità. Oltre alle missioni principali, qui chiamate Incarichi, ci sono altre tre macro attività volte a permetterci di affrontare ed esplorare Nuovo Mondo a nostro piacimento senza sottostare alle necessità di trama. Nelle missioni Facoltative rientrano tutte le commissioni affidateci dai PNG e possono essere di vario tipo: caccia, già esplicativa di per sé, cattura, dove è d’obbligo prendere la nostra preda viva; trasporto, che prevede la scoperta di punti di interesse (in genere nidi) dai quali prelevare il materiale richiesto e portarlo in sicurezza all’accampamento; raccolta, simili alle precedenti, con la differenza che gli oggetti da recuperare saranno consegnati in automatico senza farlo di persona; infine le missioni arena speciale, ovvero uno scontro uno a uno contro il mostro in questione all’interno di uno spazio chiuso dotato anche di strumenti utili. Alcune di queste missioni saranno disponibili solo dopo aver soddisfatto determinati requisiti ma una volta attive possono essere affrontate tutte le volte che si vuole. Le Taglie, al contrario, sono specifiche missioni di caccia o cattura assegnate dal Centro di Coordinamento e disponibili un numero limitato di volte: si differenziano anche per i limiti di tempo imposti, che possono scendere fino a quindici minuti. A chiudere ci sono gli Eventi, speciali missioni riservate al gioco online e che per ovvie ragioni non abbiamo avuto modo di scoprire. Se non si è interessati ad alcuna missione in particolare, si può organizzare una Spedizione per esplorare liberi Nuovo Mondo senza vincoli di tempo o svenimenti.
Tutto quello che facciamo in Monster Hunter: World è per un unico scopo: raccogliere i materiali necessari a ottenere un equipaggiamento migliore. A differenza di altri ARPG infatti, la serie Capcom si è sempre distinta per non affidare la propria progressione al livello del personaggio bensì ad armi e armature, che possono essere forgiate e modellate sia per noi sia per il nostro Felyne sfruttando proprio le risorse ottenute in natura o dai mostri uccisi. Ottenere i materiali non è immediato, potrebbero essere necessarie più cacce soprattutto a mano a mano che il loro grado di rarità aumenta – ed ecco che intervengono le diverse tipologie di missioni spiegate nel paragrafo precedente. Non tutte le armi possono essere create ex novo, per alcune bisognerà prima forgiare il modello base e poi evolverlo tramite la voce Migliora nella Forgia. Esistono ben quattordici tipologie di armi fra corta, media e lunga distanza, ciascuna con il proprio move-set da padroneggiare per sfruttarne al massimo l’efficacia: abbiamo spadone, spada e scudo, martello, lancia, spadascia, falcione insetto, balestra pesante, spada lunga, doppie lame, corno da caccia, lancia-fucile, lama caricata, balestra leggera e arco. Ognuna gode di un proprio set evolutivo più o meno efficace a seconda di quali siano le nostre preferenze. Le armature coprono testa, torso, braccia, fianchi e gambe, e al contrario delle armi si possono creare direttamente senza passaggi aggiuntivi. Per essere migliorate richiederanno tuttavia, oltre a una certa somma in Zenny (la valuta di gioco), il consumo di Sfere Armatura, ottenibili portando a termine le richieste demandate dal Centro di Coordinamento; queste richieste non sono vere e proprie missioni, quanto obiettivi da soddisfare in qualsiasi momento nel corso dell’avventura, e se ne possono prendere in carico fino a un massimo di sei. Come potete vedere ogni aspetto del gioco è sottilmente interconnesso per far sì che nulla possa sfuggire all’esperienza nella sua totalità. Niente è lasciato al caso e non si ha mai la sensazione che qualche elemento sia di troppo: presto o tardi finiremo per farci completo affidamento, perché la vita del cacciatore è sempre sul filo del rasoio e basta trascurare anche un singolo aspetto per fallire una missione.
Abbiamo parlato dell’equipaggiamento, delle missioni, della storia ma cosa dire di quel “mondo” che capeggia nel titolo stesso? Ricordandovi quanto abbiamo accennato in precedenza, la mappa di Monster Hunter: World non rientra nella categoria open-world: di fatto l’intero continente è diviso in più regioni tutte piuttosto ampie, dotate di rispettivi biomi visivamente spettacolari e una propria fauna che si comporta come potrebbe fare in un contesto reale. La natura in questo nuovo capitolo della saga è più viva che mai, responsiva alle nostre azioni ma anche completamente indifferente alla nostra presenza, perché nella sua immensità non siamo che un minuscolo puntino, un anello (nemmeno fra i più alti) della catena alimentare. Possiamo deviarne leggermente il corso, non cambiarla nel profondo. Ed è questo ciò che Monster Hunter: World intende raccontare principalmente: la natura con le sue ineluttabili leggi e un proprio corso da seguire, in un ciclo continuo di morte e rinascita che ai nostri occhi di creature fragili e fallaci può sembrare ingiusto, ma che nel disegno generale ha perfettamente senso. Dalla morte nasce nuova vita. In termini di puro gameplay gli sviluppatori hanno eliminato forse uno degli aspetti più fastidiosi dei capitoli precedenti: i caricamenti fra una zona e l’altra. Chiunque abbia giocato a un vecchio titolo della saga ricorderà fin troppo bene la frustrazione di affrontare una caccia frammezzata, dalla quale si ricavava un’esperienza moto meno fluida rispetto alla sua vera potenzialità. Adesso per fortuna si può portare avanti un inseguimento da un lato all’altro della regione senza essere interrotti e, soprattutto, senza perdere di vista la nostra preda grazie a una nuova, ingegnosa implementazione: gli insetti guida. Accettare una caccia significa anzitutto compiere un processo di ricerca, trovare e analizzare le tracce del mostro per capire quale direzione possa aver preso, ed è proprio a questo che servono gli insetti guida: andando a sostituire lo scomodo sistema delle palle pittura, con le quali si marchiavano le prede ma la cui durata era limitata, questi piccoli aiutanti analizzano e memorizzano l’odore ricavato dalle tracce delle creature – siano esse impronte, scaglie, peli o secrezioni di varia natura – per poi guidarci a colpo sicuro nella loro direzione. La battaglia finale, peraltro simile in tutto e per tutto allo scontro con un boss, è soltanto il culmine di un’esperienza immersiva e affascinante che grazie a dei piccoli ma fondamentali accorgimenti restituisce al giocatore la caccia nella sua piena, estenuante, impegnativa potenzialità.
Monster Hunter: World dà un nuovo volto alla caccia
Siamo o non siamo una Commissione di Ricerca? Allora è d’obbligo tenere memoria dei nostri progressi in merito alla creature incontrate durante l’esplorazione: ogni volta che analizzeremo una traccia, riempiremo un indicatore dei progressi riferito a quello specifico mostro fino a un massimo di cinque livelli. Ciascuno di questi ci garantirà diversi vantaggi, come una maggiore efficacia degli insetti guida o la conoscenza dei punti di forza e debolezza, nonché di quelle parti del corpo che possono essere spezzate per far volgere lo scontro a nostro favore. Il bestiario si può consultare parlando con uno dei biologi di stanza ad Astera ed è graficamente molto bello a vedersi, con i mostri rappresentati come fossero pitture rupestri – a richiamare poi quello che è il contesto storico della serie, seppur con le dovute modifiche.
Il sistema di combattimento mantiene lo stesso stile adrenalinico di sempre, con i mostri che si comportano in maniera imprevedibile senza mai seguire un pattern di attacchi definito: hanno determinate mosse ma l’ordine in cui decidono di attaccare varia di volta in volta, a seconda del contesto e persino dell’area in cui si svolge lo scontro. Per fare un esempio, se affrontiamo un Pukei-Pukei in una zona dove proliferano piante velenose, sarà sua premura prosciugarle per rifornirsi di veleno quanto prima. I mostri non hanno alcuna barra della vità, a differenza del nostro personaggio. Per capire in quali condizioni versino, bisogna prestare attenzione al loro aspetto, ai loro movimenti e persino al loro comportamento: una creatura in fin di vita mostrerà un corpo più rovinato, avrà un’andatura claudicante ma proprio perché messa all’angolo incrementerà al massimo la propria ferocia. Ancora una volta è evidente l’impegno del team di sviluppo per offrirci un mondo di gioco estremamente vivo, che va compreso in ogni piccola sfumatura per essere affrontato con il giusto approccio. Le leggerezze, nel Nuovo Mondo, si pagano caro.
Monster Hunter: World si pone come nuova base di partenza per una serie che si prospetta ancora più prospera, rivolta a un bacino di utenti più largo rispetto alla nicchia di giocatori hardcore, ma come abbiamo detto all’inizio è importante capire bene la differenza tra facile è accessibile. Il livello di sfida del gioco non è cambiato – la vecchia guardia amante delle imprese impossibili troverà la giusta soddisfazione – ma sono stati ammorbiditi alcuni aspetti per aprire l’esperienza a chi finora ne è stato completamente digiuno: si viene presi per mano e accompagnati attraverso il giusto numero di tutorial che in non più di quattro schermate (nei casi più lunghi) spiegano nel dettaglio quanto c’è da sapere, tuttavia non occorre molto tempo perché il gioco ci lasci imparare a camminare da soli e scegliere il nostro stile. A livello di interfaccia va riconosciuta un po’ di legnosità, con aspetti quali il menu difficile da gestire al primo impatto: si rischia di fare confusione fra le tante piccole schermate, soprattutto quelle di scelta rapida che ai nostri occhi sono la causa maggiore di confusione soprattutto per l’associazione dei comandi. Non è possibile selezionare un oggetto dal menu e nel contempo guardarsi attorno, ad esempio, perché la levetta analogica in quel caso attiverà la ruota degli oggetti – un elemento più di disturbo che di effettivo aiuto, soprattutto quando ci si trova nel bel mezzo di un combattimento. La stessa sezione di creazione si presenta un po’ confusionaria all’inizio, non dando chiaramente modo di comprendere a un primo sguardo cosa possiamo realizzare e cosa no. Nel complesso, e ve ne accorgerete giocando soprattutto se siete neofiti della serie, l’interfaccia è uno scoglio da superare nelle prime fasi ma una volta che ci si è fatti un’idea il resto diventa tutto in discesa e si può davvero apprezzare il gioco per tutto quanto abbia da offrire. Anzi, sarà proprio quella profondità hardcore ad appassionarvi e vi ritroverete spesso a discutere con gli amici su strategia, oggetti ed equipaggiamento prima di intraprendere assieme la caccia – un aspetto che vale quanto l’esperienza di gioco in sé.
Sì, perché Monster Hunter: World non è un gioco pensato per coinvolgervi nella storia ed esaurirsi con la sua conclusione, tutt’altro. L’intera partita si può godere giocandola in solitario, è fattibile, ma il vero cuore pulsante di tutto ciò è proprio il multigiocatore: non solo in termini di maggior divertimento ma anche perché è proprio giocando in gruppo che quello scoglio di cui sopra diventa più semplice da superare. Si chiacchiera, si alleggerisce l’atmosfera, ci si scambia opinioni, insomma si trascorre un po’ di tempo in compagna sapendo di poter fare sempre affidamento su qualcuno. Una volta connessi alla rete, infatti, se state giocando da soli e vi trovate in difficoltà vi basterà lanciare un razzo di segnalazione affinché chiunque sia in zona possa vederlo e accorrere in vostro soccorso, proprio come un vero compagno d’arme. Considerata dunque l’importanza di questo aspetto ai fini della valutazione, ci siamo presi del tempo extra per immergerci nelle sessioni online ora che i server sono finalmente a disposizione di chiunque, e forse non vi sorprenderà sapere che le iniziali impressioni molto positive sono state riconfermate. Monster Hunter: World è indubbiamente appagante da giocare da soli, perché sono pochi i titoli che riescono a trasmettere un senso di soddisfazione così forte come quando, dopo una lunga e serrata battuta di caccia, la nostra preda esala finalmente il suo ultimo respiro. Soprattutto, però, questo è un gioco che davvero si può godere nella sua interezza assieme ad altre persone: il multigiocatore è frenetico, divertente, persino tattico se si riesce a mettere insieme una squadra propensa alla comunicazione. Si può prendere parte a una sessione già esistente, oppure crearne una nuova secondo parametri personalizzati, e una volta online si organizza una missione tutta nostra o si cercano missioni già attive, filtrando la ricerca fra disponibili e richieste SOS. I tempi di attesa quando si prende parte a una missione già cominciata sono risibili ma bisogna prestare attenzione che non sia già attiva da più di dieci minuti, altrimenti le ricompense saranno ridotte; discorso diverso per quando invece siamo noi a pubblicare una missione, perché potrebbe trascorrere non poco tempo a seconda dell’interesse degli altri giocatori. Non è però obbligatorio restare fermi alla base a osservare il sole sorgere e tramontare mentre aspettiamo: possiamo iniziare per conto nostro, nella speranza che qualcuno si unisca durante il corso della partita – un eccellente accorgimento per evitare il senso di frustrazione nato da un’attesa lunga e spesso infruttuosa.
Se volete ingannare il tempo o socializzare un po’ potete prendere parte alla Caccia Celeste, un hub per sedici persone dove organizzare le squadre, accettare le missioni arena (che prevedono l’uccisione di un mostro indossando un equipaggiamento preimpostato) oppure sedervi assieme ad altri cacciatori e dare vita a una sfida a braccio di ferro. Non si può proprio dire che ci sia poco da fare in Monster Hunter: World, persino quando non si è a caccia! La sola macchia di cui si sporca l’esperienza multigiocatore riguarda gli Incarichi: la storia si può affrontare anche in gruppo ma i filmati non possono essere saltati (questo vale anche in solitaria) e se qualcuno dei partecipanti non ha ancora affrontato l’incarico in questione, deve vedere il video introduttivo prima di potervi effettivamente prendere parte. Nulla che non si possa superare con un po’ di pazienza, soprattutto considerando la mole di contenuti alternativi alla storia, fosse anche una semplice Spedizione in gruppo. In tutte le partite, infine, non abbiamo mai riscontrato lag: il gioco è sempre scorso talmente fluido da far pensare di non essere nemmeno online.
Monster Hunter: World è il punto zero di una saga che ha sempre saputo distinguersi ma non ha mai raggiunto il grande pubblico per via di una difficoltà oggettivamente molto elevata. Con questo nuovo capitolo non solo si apre la quinta generazione ma si gettano le basi per quei titoli che in futuro una saga tanto avvincente merita. Bello, intenso, ben strutturato nel complesso nonostante qualche legnosità d’interfaccia, siamo di fronte a un gioco che è ottimo da godersi da soli e perfetto da condividere con gli amici: è appagante e divertente, più morbido in alcuni aspetti per rendersi accessibile anche ai nuovi arrivati ma in grado di soddisfare persino i cacciatori più incalliti. Il design dei mostri rimane forse uno degli aspetti più belli dal punto di vista grafico, che pur non raggiungendo l’eccellenza fa un ottimo lavoro per essere il suo primo ritorno su console fissa dopo tanto tempo. Gli accorgimenti da parte del team come gli insetti guida, l’assenza di aree limitate e la possibilità di consumare oggetti in movimento concorrono a raffinare l’esperienza senza per questo facilitarla. A chiunque abbia avuto il sospetto che aprirsi a un pubblico più ampio lo penalizzasse, rispondiamo di non preoccuparsi: Monster Hunter: World ha reinventato Monster Hunter. |