News 16 Ott 2014

Natural Doctrine – Recensione

I ragazzi di Kadokawa Games hanno lanciato sul mercato un’altra delle proprie creazioni e questa volta è il turno di Natural Doctrine, uno strategy-RPG per PlayStation 3, PlayStation 4 e PS Vita il quale punta tutto sull’offrire al giocatore un’esperienza difficile e stimolante. Nonostante le premesse fatte dal publisher NIS America, Natural Doctrine a noi si è mostrato sotto la luce di un titolo potenzialmente godibile, ma senza tralasciare un numero abbondante di difetti. Nel paese del Sol Levante ha riscosso non poco successo, ma come ben si sa noi europei esigiamo cose relativamente differenti, perciò andiamo a vedere punto per punto in cosa la nuova IP si è mostrata valida o meno.

Innanzitutto, ciò che appare chiaro fin da subito è il mancato spessore di una trama sottostante all’intera impresa che ci vedrà incollati alla console per molte ore. Per nostra fortuna, la stessa viene approfondita tra una missione e l’altra ed ci viene narrata da piccoli pop-up testuali comodamente skippabili, nel caso voleste metterla da parte. Senza grandi introduzioni, verremo direttamente catapultati nel mondo di Feste, un universo fantasy che si regge sull’uso del pluton, una sorta di minerale in grado di veicolare l’energia magica utile per la sopravvivenza dell’umanità nella lunga lotta contro i mostri che infestano il continente. Dato che gli umani non possono produrre da sé il prezioso elemento, l’unico modo per ottenere la sostanza è quello di addentrarsi in pericolosissime miniere infestate da creature spietate e noi verremo chiamati in causa per avventurarci in questi scavi e collezionare quanto più pluton possibile. Com’è normale per un RPG, inizialmente il nostro gruppetto sarà formato da poche persone con l’unico obiettivo di guadagnare parecchi soldi attraverso il recupero del minerale, tuttavia la storia non ci metterà molto tempo a buttarci nel pieno di un’invasione inaspettata che metterà a dura prova la nostra sopravvivenza.

In effetti, il concetto chiave di tutto il gioco è proprio la sopravvivenza, in quanto ai fini della trama è necessario che tutti i personaggi rimangano in vita o si incorre in un repentino game over. Scordatevi uno strategy-RPG simile a Fire Emblem o Disgaea, poiché in Natural Doctrine il comprimario è tanto importante quanto Geoff, il protagonista leader naturale del manipolo di eroi. Con il pretesto della conservazione della specie, il gioco prova a giustificare una difficoltà immotivata che si tramuta sia in frustrazione che in un senso di mancata libertà: l’impossibilità di fare scelte tattiche che prevedano anche il sacrificio di uno dei personaggi per poter salvare la situazione ci costringe necessariamente ad avere approcci al combattimento sempre molto simili tra loro.

In pratica, se è vero che la costante paura del game over ci porta a programmare minuziosamente ogni mossa tattica, l’assenza della possibilità di scegliere chi far vivere e chi far morire ci conduce su una sorta di binario precostruito, il quale ci forza a propendere per strategie difensive in prima linea con attacchi a distanza dalle retrovie. Oltremodo, è impensabile dover ripetere un intero livello solo perché a causa di una variabile casuale, un nostro comprimario scarso ha tirato le cuoia. Grazie ai checkpoint, tuttavia, abbiamo potuto evitare la ripetizione integrale del dungeon, ma ci sono situazioni in cui è stato necessario dover rifare tutto da capo. Nel nostro caso, già dal secondo dungeon a livello Facile, nei primi 20 minuti di gioco siamo andati incontro alla morte totale per ben 3 volte.

Natural Doctrine, quindi, ci offre monotoni e ripetuti dungeon clearing dove dover spostare i nostri personaggi su un campo di gioco ristretto. La zona da esplorare è suddivisa in numerosi quadrati, ovvero le aree su cui possiamo spostarci, ma ogni protagonista non potrà fare più di due movimenti. Ne deriva che se il dungeon è particolarmente lungo, l’azione può durare anche più di un’ora: in Natural Doctrine non potremo gettarci all’arrembaggio di corridoi angusti ed oscuri, ma dovremo sempre procedere con cautela. Ad ogni modo, siccome l’unione fa la forza, il nostro gruppo potrà avvalersi del Link System e cioè di un sistema di interconnessioni tra personaggi adiacenti che dona dei bonus alle azioni analoghe: ad esempio, se due personaggi si metteranno vicini tra loro ed entrambi adotteranno uno stile difensivo, tra loro si formerà un link che offrirà una percentuale di difesa maggiore. Pian piano, dovremo muovere le nostre pedine a piccoli passi fin quando non compariranno i nemici.

Dopo ripetuti tentativi, abbiamo compreso che è importante stabilire una linea difensiva sul fronte di battaglia, mentre da dietro possiamo far piovere proiettili sulle malcapitate bestie. Ignorare la difesa o cercare disperatamente l’azione si è tramutato in un approccio fatale. Dopo un paio d’ore, tuttavia, ci siamo un po’ annoiati anche perché una volta scoperti i nemici, il gioco ci mostrerà anche le loro azioni in campo e nonostante le si possa velocizzare, in Natural Doctrine il ritmo di gioco ci è sembrato molto lento. Badate bene che potrete apprendere le basi attraverso alcuni tutorial introduttivi, ma nessuno di questi vi spiegherà per filo e per segno le complesse possibilità di interconnessione dei link.

Il Link System funziona, pur avendo i suoi limiti: supporta chiaramente il concetto del gioco e stimola il nostro tatticismo, ma i nemici non sono sciocchi, perciò anche questi ultimi potranno usufruire di pericolosi attacchi combo in grado di annichilire il nostro party fin dai primi passi nell’esplorazione di un dungeon. La situazione si complica ulteriormente quando parliamo di boss fight: non dico che siamo ai livelli di Demon’s Souls, ma ogni qualvolta che si presenta un boss l’istinto vi urlerà puntualmente di fuggire via a gambe levate – azione che comunque vi porterà via parecchi minuti – per restare in vita. Questi temibili nemici sono spessi accompagnati da minions con attributi nettamente superiori a qualsiasi altro tipo di mostro presente nel livello, mentre i boss stessi sono delle vere e proprie macchine da guerra. Se è vero che un gioco stimolante debba avere un buon livello di difficoltà, in questo caso l’unica cosa stimolata è però la rabbia. Questi potenti mostri li potremo trovare dietro insospettabili pareti, o nascosti in qualche angolo ignoto: durante l’esplorazione vi basterà premere la leva sbagliata per ritrovarvi KO.

Un modo per cercare di rimanere sulla cresta dell’onda è quello di allenarsi più e più volte in livelli magari già superati. Acquisendo esperienza, i personaggi guadagneranno alcuni skill points ad ogni nuovo level up. Lo skill tree di Natural Doctrine, però, ci è apparso molto interessante anche perché esso non è statico e ci permette di ricalibrare le intere abilità di un personaggio a seconda di come vogliamo intraprendere la partita. Ogni protagonista avrà un suo ruolo che spazia tra gli archetipi classici del fantasy come il guerriero con scudo, il guerriero con arma pesante a due mani, il fuciliere a lunga distanza o il mago.

L’albero delle abilità si baserà sul ruolo e darà attributi diversi: il guerriero a due mani punterà tutto sull’attacco, mentre il fuciliere ad esempio avrà una sua linea di progressione basata sui danni critici. Più volte ci siamo divertiti a rimodellare le caratteristiche di un personaggio che magari non c’era piaciuto in combattimento e da questo punto di vista Natural Doctrine restituisce un po’ di quella libertà perduta.

Venendo al comparto grafico e sonoro, il gioco non stupisce e si ferma ad un alone di mediocrità, probabilmente dato anche dall’esigenza di creare un titolo cross-platform e cross-play. Se su PS Vita Natural Docrtine non fa gridare al miracolo ma risulta in parte godibile, su PS3 e PS4 invece le cose cambiano. Non c’è una sostanziale differenza di gameplay tra le varie versioni, ma su console casalinghe la grafica in teoria sarebbe dovuta apparire molto differente. In realtà, però, ciò che si ha è soltanto un miglioramento delle textures e degli effetti di illuminazione, ma le animazioni risultano comunque limitate e poco fluide. Ugualmente poco apprezzabili sono le canzoncine ripetute fino allo sfinimento o la qualità audio che non tenta di eccellere.

In conclusione…

Traendo le somme, Natural Doctrine non è un titolo malriuscito, quanto un qualcosa che avrebbe potuto essere molto di più. Coloro che amano compulsivamente la precisione tattica potranno trovare godimento nel gameplay offerto dal titolo, anche se talvolta il sistema non è così preciso come potrebbe apparire inizialmente. Inoltre, una grafica non sopra le linee ed un audio non di certo supportivo fanno di Natural Docrtine un titolo che avrebbe potuto attestarsi come un’ottima IP, ma che non è riuscita ad avere quel qualcosa in più che caratterizza titoli del calibro di Fire Emblem e Disgaea. Speriamo che un eventuale sequel, se mai ci sarà, possa far tesoro delle critiche sulle mancanze del comparto narrativo e riesca a proporre un gioco capace di intrattenere anche con la storia, oltre che con una folle difficoltà.

Voto: 6,5/10

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