NBA 2K19

NBA 2K19 – Recensione

Puntale come ogni anno, a settembre arriva sugli scaffali la simulazione sportiva cestistica di Visual Concepts, che quest’anno tende ancor più a perfezionare un prodotto già di per sé ottimo ed appagante.

Parliamo ovviamente di NBA 2K19, capitolo che segna anche il ventennale della saga e corona in un certo senso una carriera di esperienze, successi e grandi soddisfazioni.

Oltre ad un roster completamente aggiornato per l’occasione (contando anche il passaggio storico di LeBron James ai Los Angeles Lakers quest’estate) e alcuni importanti miglioramenti nelle principali modalità, NBA 2K19 mira come sempre ad ottenere il titolo di miglior videogioco sportivo dell’anno, obiettivo neanche troppo difficile da raggiungere.
Lo scorso anno però, con l’introduzione selvaggia delle microtransazioni – presenti ossessivamente in ogni passaggio de La Mia Carriera e non solo – il titolo pubblicato da 2K si è visto indirizzare pesanti critiche sia dal pubblico che dalla stampa specializzata, promettendo che in futuro avrebbe sensibilmente ridotto l’utilizzo di questa deleteria pratica.

Purtroppo, seppur non invasive come prima, le microtransazioni rappresentano ancora una costola importante del gameplay, soprattutto in alcune modalità ampiamente sfruttate nel multiplayer come Il Mio Giocatore e La Mia Squadra. Questo porta ad uno sbilanciamento inevitabile tra i vari alter ego virtuali, con scompensi che vanno poi a minare l’esperienza globale e finiscono per annoiare il giocatore, che preferirà quindi un approccio sempre più offline.

NBA 2K19

Una delle modalità più apprezzate della serie è senza dubbio Il Mio Giocatore, (percorso poi intrapreso da altri giochi, come ad esempio FIFA) dove impersoniamo un cestista inesperto che pian piano scala la vetta fino a diventare una vera e propria stella dell’NBA.

Quest’anno Visual Concepts ha deciso di cambiare leggermente le carte in tavola, forse per paura che riproponendo sempre lo stesso evento, sarebbe sparito il senso di novità: in NBA 2K19 vestiamo i panni di A.I., un giocatore di indubbio successo, che sfortunatamente è stato scartato al Draft NBA ed ha quindi intrapreso la via dell’Oriente, finendo addirittura per giocare in Cina. Ovviamente a Shangai ci rimarremo giusto il tempo necessario a prendere confidenza con i comandi, dopodiché saremo trasferiti in America, ma sempre in una categoria molto bassa, che ci servirà da trampolino di lancio per la massima franchigia. Una scelta coraggiosa che se all’inizio può stranire chi impugna il pad (la telecronaca in cinese penso sia una delle torture acustiche peggiori del mondo, ndr), non può non essere apprezzata per la ventata d’aria fresca che porta, almeno durante il preludio dell’avventura.

L’Impeto è un’abilità che consente al giocatore di migliorare momentaneamente le proprie capacità

A.I. dovrà occasionalmente confrontarsi con alcuni dei problemi tipici di un grande atleta, come la fama, le gelosie ed ovviamente le sfide con i colleghi vicini e lontani. Non mancano le scelte su cosa dire in alcuni precisi momenti del gioco, ma di fatto non servono a nulla e non incidono minimamente su quella che è la storia raccontata.

Ed è proprio la trama uno dei punti più deboli della modalità, con linee di dialogo poco convincenti, situazioni monotone e già viste, oltre che un generale piattume a livello emozionale. Di positivo c’è che almeno quest’anno è stata introdotta la possibilità di saltare le cut-scene, risparmiando tempo su quelli che sono i momenti più tediosi.

All’inizio del Preludio possiamo andare a modificare alcuni aspetti del nostro personaggio: oltre ai canonici viso, altezza e peso, è possibile andare a valutare il tipo di gioco a seconda del ruolo scelto, potenziando alcune caratteristiche a scapito di altre. Viene introdotto anche l’Impeto, novità gradita del gameplay di 2K19, abilità che una volta attivata consente al giocatore di migliorare momentaneamente le proprie capacità, esaltandosi con giocate spettacolari e/o molto difficili. L’impeto può essere esteso anche alla squadra, purché si raggiunga un affiatamento di almeno il 50% durante tutta la stagione, cosa che è più che necessaria per far sì che i restanti 4 atleti in campo si fidino di noi e della nostra visione di gioco, soprattutto nei momenti topici.

Tornano anche i badge, i quali possono essere ottenuti perseguendo alcuni obiettivi o specializzandosi in determinati movimenti durante le partite; in alcuni casi possono essere potenziati anche attraverso gli allenamenti in palestra o con le partitelle di riscaldamento.

NBA 2K19

Per fare ciò però, è obbligatorio sbloccare il Quartiere (che diventa praticabile dopo aver completato la prima parte della storia), che dà accesso istantaneo a tutta una serie di possibilità, grazie a negozi ufficiali, fitness center, edicola, barbiere, mini-giochi ed ovviamente un palazzetto sportivo personalizzato. Nonostante tutto ciò risulti molto migliorato rispetto a quella che era la versione 2K18, ed alcune di queste attività siano a conti fatti anche molto spassose (come le partitelle 3Vs3, graditissimo ritorno della serie), rimane l’ingombrante peso che la valuta virtuale possiede in tutto questo meccanismo.

I famigerati VC infatti sono la moneta che in NBA 2K19 muove il mondo, permettendo di fare acquisti ne Il Mio Giocatore, così come ne La Mia Squadra: se però nel secondo caso servono esclusivamente ad acquistare i pacchetti di carte, nel primo invece possono essere utilizzati per aumentare rapidamente le proprie statistiche, a patto di spendere cifre quasi esorbitanti. Ma per molti non dev’essere stato un problema, dato che nel Quartiere già circolavano allegramente parecchie persone al massimo livello, contro i quali è ovviamente impossibile competere.

Ed ecco che molte delle possibilità online dove poter sfruttare il proprio giocatore perdono rapidamente di interesse, a causa di uno sbilanciamento al limite del ridicolo, che (salvo alcuni casi) premia non chi è più bravo, ma chi ha speso di più.
Si deve spezzare comunque una lancia a favore dei ragazzi di Visual Concepts, che in ogni caso hanno limitato in alcuni frangenti l’uso dei VC: ad esempio per cambiare taglio di capelli non sarà più necessario spendere soldi. Ma su tutto il resto rimane un sistema invadente, eccessivo e a mio parere scorretto.

Le microtransazioni rimangono un sistema invadente, eccessivo e scorretto

L’altra modalità che spicca è La Mia Squadra, che basa molto del suo attuale successo sul FIFA Ultimate Team dell’omonima serie calcistica. In questo caso chi ha esperienza col titolo EA Sports non troverà differenze esagerate: attraverso l’acquisto di pacchetti si ottengono carte di giocatori (suddivisi per rarità e potenza), divise, palazzetti, contratti ed ovviamente allenatori, tutti utilizzabili per costruire una squadra abbastanza forte da competere offline ed online. Attraverso una serie di sfide, possiamo ottenere buste extra o denaro virtuale con cui acquistare le singole carte, messe in vendita da altri giocatori nell’asta online.

Quest’anno c’è una maggiore varietà di gare per giocatore singolo, novità da apprezzare, soprattutto per tutti coloro che non hanno tempo o voglia di cimentarsi nei tornei multiplayer.

NBA 2K19

Il Mio GM è un’altra garanzia, migliorato anche quest’anno da una serie di accorgimenti, soprattutto nella fase organizzativa e manageriale di tutta la stagione sportiva. L’obiettivo è sempre quello di portare la nostra squadra ai massimi livelli, sia economici che cestistici, grazie a manovre finanziare ed ottime prestazioni sul campo.

Una visuale a 360 gradi del mondo NBA, anche lontano dai riflettori, dove risiede il cuore del basket americano, una macchina d’intrattenimento senza precedenti. Processo che Visual Concepts è riuscita a riproporre sotto forma di videogioco senza nessuna apparente difficoltà, con la dedizione e l’attenzione maniacale che da sempre permettono di distinguere le loro produzioni, in modo tale da renderlo interessante e fruibile anche ad un semplice appassionato della palla a spicchi, senza che le complicazioni tecnico-economiche del caso rovinino l’esperienza.

È una vera gioia giocare ad NBA 2K19

Esattamente come nei capitoli precedenti, anche NBA 2K19 diventa un puro spettacolo audiovisivo da cui faticherete a staccare gli occhi. Tecnicamente parlando è semplicemente incredibile. I modelli poligonali dei giocatori sono al limite del fotorealismo, con espressioni e movimenti che non solo risultano credibili, ma che mimano in tutto e per tutto ciò che accade nella realtà.

A ciò, si aggiungono una serie di extra che strizzano l’occhio ad un “format televisivo” di tutto rispetto: a partire dal commento audio, sempre pertinente, approfondito e in alcuni casi arricchito da ospiti a sorpresa (come Garnett, Bryant ed altri ex-giocatori), fino ad arrivare a quello che si vede sul campo nei brevi intervalli dei time-out, tra cui le coreografie di ballo, i vari rituali porta fortuna delle star o gli schemi spiegati dagli allenatori.

Applausi anche per la colonna sonora, leggermente più variegata rispetto al passato, curata quest’anno da Travis Scott, uno dei rapper più promettenti degli Stati Uniti e grande estimatore di LeBron “The Goat” James. Sotto questo punto di vista mi riesce difficile immaginare un altro titolo che, nonostante l’impellenza di un’uscita annuale, riesca a mantenere così alti i propri standard, convincendosi anno dopo anno ad alzare ulteriormente l’asticella della cosiddetta perfezione, al netto di qualche passo falso che purtroppo non può essere perdonato.

Conclusioni

È una vera gioia giocare ad NBA 2K19.

Sia i grandi esperti di basket che i novellini non potranno ignorare il gameplay suntuoso, ulteriormente rifinito rispetto al 2017, la grafica sbalorditiva e la mole di contenuti e modalità presenti nel prodotto finito. Come non si può ignorare la maledizione delle microtransazioni, che anche quest’anno attanaglia il gioco, castrandone il divertimento su quella che sicuramente è stata una delle modalità più apprezzate e riproposte del gioco.

Ma NBA 2K19 è tanto, tantissimo più di questo. È la trasposizione digitale dell’NBA in ogni suo aspetto, da quello più spettacolare a quello meramente economico. È un’esperienza impareggiabile di uno degli sport più belli del mondo, riproposto in maniera fedele su PC e console, alla portata di tutti.

È puro e semplice basketball e non riconoscerlo sarebbe irrispettoso. Con tutte le microtransazioni di questo mondo.

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