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NBA 2K24 – Recensione

NBA 2K24, non poteva essere altrimenti visto il numero esplicitato nel titolo stesso, nasce sotto il segno del Mamba, la compianta guarda dei Lakers che ci ha purtroppo lasciati in un tragico incidente aereo nel gennaio del 2020. Pur protagonista in passato di altre iterazioni, Kobe Bryant è il volto di copertina di una simulazione cestistica ancora una volta eccellente, ma afflitta da un paio di problematiche non secondarie e per la maggiore frutto di scelte di business controverse, più che dipese dall’incapacità di un team di sviluppo, Visual Concepts, che, anzi, dopo anni di pilota automatico inserito ha ben deciso di ovviare ad alcune fragilità che ormai sembravano connaturate alla serie.

Ormai è un ritornello immancabile ogni anno e anche questa volta la prima domanda da porsi è la stessa: quanto incidono le microtransazioni in questo NBA 2K24? Meno che in passato, soprattutto se si guarda al MyTeam.

Se sul piano dei menù non si è fatto praticamente nulla per tentare di ovviare alla solita cacofonia con cui è accolto l’utente al primo avvio, disorientamento mitigato solo a patto di un’attenta analisi e lettura di ogni schermata, quantomeno non ci si può affatto lamentare per quanto concerne la mole di contenuti proposti. Dalla partita veloce, alla stagione secca, passando per MyCarreer e MyPlayer, su cui ci soffermeremo a breve, non può mancare il già citato MyTeam, comprese le varie declinazioni online di ogni singola voce del menù principale.

Questa iterazione, che potete acquistare sullo shop online di GameStop, segna tre ulteriori new entry in questo senso. Per quanto riguarda le Ere, che simulano in tutto e per tutto specifiche annate e decenni del campionato NBA, si segnala l’introduzione di quella legata a James che inizia con il 2011. Desiderandolo, dunque, potrete rivivere il basket statunitense degli Anni ’10 del Duemila con uniformi, roster, atleti del tempo. Dall’altra parte, The W funge da opzione supplementare legata alla modalità carriera ed è interamente dedicata alla WNBA. Rispetto al passato, ora ostenta più possibilità di personalizzazione, più progressione e più cura nei dettagli anche per quanto riguarda la riproduzione delle varie cestiste.

NBA 2K24 Mamba Moments Kobe Bryant

Infine, vale la pena segnalare i Mamba Moments. Come già fu per Jordan lo scorso anno, si tratta in soldoni di ripercorrere le gesta di Kobe Bryant rivivendo in prima persona sette partite in cui il talento cresciuto alla Lower Merion si distinse particolarmente, conducendo i suoi Lakers alla vittoria. L’iniziativa è certamente interessante e farà la gioia di fan della guardia nata a Philadelphia, ma a ben vedere il numero di match è relativamente esiguo; il campione di prestazioni non ne include alcune davvero clamorose, come la gara dove segnò 81 punti; non c’è la stessa cura nella ricostruzione storica degli eventi registrata un anno fa con la stessa modalità dedicata al 23 dei Chicago Bulls. Riusciti questi Mamba Moments, insomma, ma avrebbero potuto essere di più e fatti meglio.

Parlando invece di MyTeam e La Mia Carriera, il discorso si fa ancora più controverso. Come già anticipato, per quanto riguarda l’equivalente del FUT di NBA 2K24, il peso delle microtransazioni è stato ottimamente bilanciato dall’introduzione del salary cap, una feature che sostanzialmente pone un limite al numero di superstar che si possono schierare contemporaneamente in campo. Ovviamente, acquistando pacchetti con valuta reale avrete sempre una più alta possibilità di comporre una squadra funzionale ed efficiente, ma anche scegliendo di risparmiare il vostro denaro, dopo tanto grinding ovviamente, avrete modo di gareggiare quasi ad armi pari con chiunque proprio grazie a questa nuova introduzione.

L’adozione del ProPLAY ha finalmente reso la fisicità dei giocatori più realistica

Discorso simile vale per La Mia Carriera. Far progredire le statistiche del proprio giocatore creato da zero è un processo molto lungo se si decide di non mettere mani al portafogli beninteso, ma rinunciando ad un po’ di stile, risparmiando per esempio sull’outfit dell’avatar, potrete modellare senza troppe lungaggini un giocatore in grado di stare in campo, capace di specializzarsi in difesa, o nel tiro da tre o nelle penetrazioni. Da questo punto di vista, in tutti i casi, dovrete resistere al fascino della Città. Come ormai accade da diverse iterazioni a questa parte, la progressione del vostro giocatore è legata a doppio filo all’esplorazione di un’area ricca non solo di missioni, potenziali sfidanti e campetti in cui imbastire partite in pochi secondi. Sarete anche bombardati da un quantitativo spropositato di oggetti e indumenti con cui personalizzare l’avatar. Anche in questo caso potrete ovviamente ottenere tutto ciò che volete semplicemente vincendo partite e collezionando buone prestazioni, ma in questo caso preparatevi a sacrificare innumerevoli ore del vostro tempo libero.

Sul fronte delle microtransazioni, insomma, Visual Concept sembra aver finalmente accolto le richieste della sua utenza, ma in certe modalità online, sul fronte del competitivo, è ancora la pratica del pay-to-win quella a rivelarsi più efficace. E forse è ora che da questo punto di vista ci si metta il cuore in pace, perché è una strategia di business che 2K potrà forse ammorbidire ulteriormente in futuro, ma che non abbandonerà mai completamente.

Per quanto riguarda il basket giocato, NBA 2K24 segna un reale passo in avanti rispetto all’edizione dello scorso anno. Il motivo principale va ricercato nell’adozione del ProPLAY che, in soldoni, è la risposta di Visual Concept all’HyperMotion V di Electronic Arts utilizzato con EA Sports FC 24, anch’esso ovviamente acquistabile da GameStop. In sostanza, se un tempo le animazioni dei giocatori erano il risultato di una virtualizzazione delle movenze ottenute tramite motion captur effettuate da sportivi assoldati direttamente dallo sviluppatore, in questa iterazione Visual Concepts ha potuto riprodurre i gesti atletici di LeBron James, Kevin Durant e compagnia bella utilizzando un algoritmo capace di elaborare a partire dai filmati delle partite reali.

Sebbene alla prova dei fatti la totale rassomiglianza con le controparti reali si possa constatare solo con i volti più noti del campionato, in generale l’adozione di questa tecnologia ha finalmente reso la fisicità dei giocatori più realistica. Non si parla solo delle regole fisiche che influenzano il movimento della palla e dei modelli poligonali degli atleti, caratteristiche in cui la saga eccelleva già da tempo. A sparire, almeno in buona parte, è quel senso di pesantezza e legnosità che governava qualsiasi movimento dei cestisti coinvolti sul campo. Finalmente l’agilità di Stephen Curry, l’eleganza di Luka Dončić, ma anche tutta la plastica potenza di Giannīs Antetokounmpo sono completamente apprezzabili, rassomiglianti come mai al reale.

Non si tratta di puro piacere estetico. Portare dei blocchi, effettuare un tiro subito dopo aver ricevuto palla, esibirsi in un ubriacante crossover è più naturale e fluido che mai, a tutto vantaggio del ritmo di gioco.

Sensibili miglioramenti anche per quanto riguarda l’I.A. degli avversari e dei compagni di squadra. Se in passato i passaggi a vuoto erano frequenti, con raddoppi sanguinosi o tagli in aria a vuoto, i passi falsi sono molto più rari. Anche quando si decide di affisarsi alla CPU per la gestione di time-out e cambi, si incappa più raramente in scelte tattiche incomprensibili e prive di senso.

Permane, in tutto questo, il discorso legato al tiro già affrontato più e più volte in passato. NBA 2K24 è una simulazione poco accondiscendente verso il giocatore. Anche al livello di difficoltà più basso, di arcade c’è ben poco. Bisogna sudare per fare canestro, è fondamentale conoscere molto bene il control scheme e chiamare gli schemi con consapevolezza. Al tempo stesso basta un singolo secondo di disattenzione per concedere un facile tiro da tre alla squadra avversaria. Tutto è difficile, insomma, frutto di tanto impegno e severo allenamento. Se siete neofiti, scordatevi di trovare la spensieratezza dei vecchi NBA Live. Al tempo stesso, se non vedevate l’ora di tuffarvi in un titolo che sa premiare pazienza, intelligenza e capacità, avete trovato il vostro angolo di paradiso.

Nulla da eccepire sulla scelta, ormai ventennale, di Visual Concepts. Continua tuttavia a far discutere l’estrema, e certamente eccessiva, difficoltà legata alla meccanica del tiro. Se è vero che provare un fade-away con l’avversario addosso, in un contesto simulativo, non può che tradursi in un’azione difficile da completare per l’utente, è incomprensibile come debba risultare ugualmente arduo portare a casa due punti con un facile appoggio al tabellone o tramite un tiro, piedi a terra, senza nessun difensore a contestarlo. Anche in NBA 2K24, difatti, per segnare dovrete rilasciare il pulsante del tiro con diabolica e tremenda precisione, pratica resa ancor più complessa perché la tempistica non cambia solo in base al tipo di attacco, ma anche di giocatore in giocatore. La pratica rende perfetti, ma sulle prime bisogna accettare e superare un pizzico di frustrazione prima di padroneggiare il sistema.

Tecnicamente, il gioco appare estremamente simile all’edizione dello scorso anno, non fosse per un comparto di animazioni profondamente rivisto e migliorato, proprio grazie all’uso del ProPLAY. Degno dei circuiti di PC e console di attuale generazione, il comparto tecnico si difende alla grande anche per merito di una regia virtuale che, ancora una volta, ricalca in tutto e per tutto quella delle partite reali.

Conclusioni

NBA 2K24 è un ottimo simulatore cestistico. I neofiti avranno pane per i loro denti sia in termini contenutistici, tra le tantissime modalità presenti e le centinaia di giocatori di tutti i tempi perfettamente riprodotti, sia per quando concerne la qualità globale. Il ProPLAY ha incrementato il realismo raggiunto dal titolo e ha anche piacevolmente reso le partite più fluide e dinamiche rispetto al passato. Si fatica inizialmente a segnare e a difendere decentemente, ma se si è pronti a superare un lungo e complesso periodo di apprendimento, vi ritroverete tra le mani un gioco virtualmente infinito, profondo come solo il vero gioco del basket può esserlo.

I veterani, dal canto loro, troveranno un’iterazione lievemente meno dipendente dalle microtransazioni, dal gameplay più realistico, purtroppo non così attraente come preventivato se siete grandi fan di Kobe Bryant. I Mamba Moments, del resto, al momento sono solo sette e non prendono in esame neanche le migliori performance in assoluto dell’ex-guardia dei Lakers. Un peccato.

In ogni caso, un’iterazione di gran lunga migliore di quella dello scorso anno.

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