Need for Speed Heat
29 Nov 2019

Need for Speed Heat – Recensione

Dopo una lunga serie di capitoli non entusiasmanti, finalmente la serie di Need for Speed comincia a risollevarsi con un titolo che prende spunto da alcuni aspetti ormai comuni del suo nome e li fonde con altri giochi ben radicati nella memoria di tutti.

Need for Speed Heat riprende il tuning presentato da Ghost Games e lo espande grazie al suo parco auto che comprende più di 100 modelli di fasce e forme molto diverse tra loro. Ce ne sono alcune più personalizzabili di altre, ma la varietà dei loro segmenti permette di rivivere assieme i periodi di Hot Pursuit e di Underground in un unico gioco, godendo di elaborazioni estetiche parecchio esuberanti e di un editor di livree ricchissimo di combinazioni.

Non ci si limita dunque solo ai soliti paraurti, poiché si può spaziare anche ai gruppi ottici, ai led sotto le minigonne, ai clacson e anche al sound del motore, interamente personalizzabile. Un po’ come per il reboot di Need for Speed, il limite è da cercare per ogni auto: ci sono infatti ad esempio modelli con una grande scelta di paraurti e bodykit, mentre altri che hanno veramente poco da offrire.

Need For Speed Heat

Questa disparità di trattamento non può essere imputata completamente a Electronic Arts e Ghost Games, visto che tratta anche di diritti d’immagine. Vedere una simile situazione è fastidioso per gli amanti del tuning, ma ci sono molti altri modi per personalizzare e rendere unica la propria auto, nuova o classica che sia.

Oltretutto, proprio l’editor grafico è un pozzo dei desideri. Si possono creare livree incredibili oppure scaricarle direttamente dall’enorme catalogo della community. Inutile dire che ci sono anche le livree più famose, come quelle dedicate a Fast & Furious e ai precedenti capitoli della serie Need for Speed.

Fuori dal garage, Need for Speed Heat ricorda molto l’aspetto open world di Forza Horizon, sia per come è costruito il mondo di gioco, sia per le sfide trovabili in giro per la mappa, tra zone di derapata come nel titolo di Turn 10 Studios, salti nei cartelloni in stile Burnout e autovelox in salsa Most Wanted.

Ciò si avvicina ancora di più al titolo per Xbox One non appena si va online, con gare che si possono avviare insieme ad altri giocatori per avere un’esperienza ancora più dinamica nel mondo di gioco.

Need for Speed Heat

L’introduzione inedita è invece un ciclo giorno/notte molto particolare, non legato al tempo passato nel gioco bensì alle due possibilità di interpretare le corse. Di giorno si tratta di competizioni legali, necessarie per guadagnare denaro. Di notte invece si entra nelle corse clandestine, unico modo per guadagnare rispetto sul territorio.

Il rispetto serve a sbloccare nuove migliorie, i soldi servono a comprarle. È inevitabile quindi che si debba progredire in entrambi i sensi per vivere pienamente il gioco e farsi un nome sulle strade. Di notte c’è però anche la polizia a mettere i bastoni tra le ruote, ancora più aggressiva e pericolosa del solito: oltre alla tenacia dei poliziotti, le auto hanno una barra di salute che diminuisce dopo una serie di urti ben assestati, fino a terminare completamente e risultare nell’arresto.

La transizione tra le due modalità di gioco è possibile attraverso la mappa solo nel passaggio alla notte. Di giorno si può infatti viaggiare rapidamente da un luogo all’altro, mentre la notte termina solo quando si guida verso una base sicura. Questo perché le corse notturne sono battute anche dalla polizia coi suoi vari gradi di allerta a definire l’aggressività e la quantità di agenti nell’inseguimento.

Need for Speed Heat

La bilancia pende inevitabilmente in direzione delle forze dell’ordine in caso di allerta elevata. Diventa dunque difficile sfuggire e soprattutto sopravvivere alle speronate di auto e SUV.

I poliziotti fanno parte anche della trama del gioco, che torna a presentare personaggi con una storia alle spalle e con tanta voglia di bruciare gomme sull’asfalto. Per quanto il capo della polizia voglia essere un fenomeno come il Cross dei bei tempi andati, il risultato non è parimenti efficace, ma la presenza dei piedipiatti per le strade notturne dà un bel po’ di grattacapi ai protagonisti.

Per quanto comunque la storia non sia memorabile e nemmeno troppo lunga quando si capisce come fare velocemente i big money, Need for Speed Heat dimostra di essere divertente in ogni gara, sempre che non venga giocato alla difficoltà minore.

Sembra sia questo infatti il difetto, un bilanciamento errato degli avversari nelle gare diurne e dei poliziotti in quelle notturne. Alla difficoltà più bassa è infatti possibile dominare senza alcun problema le gare, ma è comunque difficile sfuggire ai poliziotti.

Need for Speed Heat

L’effetto elastico scompare inoltre per fare posto a una soluzione ibrida che non avevo ancora visto: gli avversari possono essere combattivi nei primi 2 giri, per poi avere un misterioso crollo sul finale della gara.

Need for Speed Heat espande anche il concetto di guida differente in base alle personalizzazioni performance. È il giocatore che può decidere se dedicare un’auto all’aderenza totale, alla maneggevolezza oppure alla derapata. Servono dunque più auto nel garage per partecipare a tutte le gare e vincere in ogni disciplina.

Questo fa sì che molte auto condividano la stessa fisica, fattore poco appetibile per chi cerca realismo. Nonostante il modello di guida sia molto simile per tutte le auto, Need for Speed Heat però non è stato creato per essere un simulatore. La sua anima arcade è rispettata sotto ogni punto di vista, dalla maneggevolezza dei veicoli alla possibilità di distruggere praticamente quasi tutti gli elementi ambientali, cosa già vista appunto in Forza Horizon.

Need for Speed Heat

Tanto vale dunque che il gioco si divida ancora una volta tra le varie discipline piuttosto che in ogni singolo modello. Così facendo, anche auto palesemente da aderenza possono finire per derapare in mezzo alle strade e dare vita all’aspetto più importante per un gioco, ovvero il divertimento.

La grafica aiuta anche in questo caso, con dettagli davvero ottimi per il paesaggio e per le auto in generale, sempre che non ci si trovi in una situazione di caricamento. Entrando e uscendo dal garage è infatti possibile notare il caricamento delle texture, ma i menu di caricamento sono talmente pieni di effetti di luci e inquadrature spettacolari da far dimenticare il tutto.

L’unico neo è qualche caduta dal lato tecnico. Su PS4 Pro ho purtroppo assistito a qualche crash in momenti molto diversi del gioco, tali da costringermi a riavviare completamente la console. Simili episodi sono solo noiosi quando si corre di giorno con autosave, ma diventano davvero irritanti se succedono di notte.

Conclusioni

Di sicuro ci sono aspetti di Need for Speed Heat da migliorare, come una scrittura più profonda della storia che vada a toccare le note di Most Wanted o Carbon, ma la strada intrapresa da Ghost Games sembra quella giusta e fa presagire bene per il futuro della serie.

Il parco auto è ampio e ben variegato, il dualismo delle gare rende necessaria un’esperienza in entrambi i settori, la polizia molla difficilmente, il tuning è a buon punto e la grafica conferma ancora una volta la solidità del Frostbite Engine.

Tolti i difetti relativi al comparto tecnico traballante in certe situazioni (risolvibili con le patch post-lancio), Need for Speed Heat è un valido gioco per stare incollati allo schermo per i prossimi mesi, soprattutto in vista del Natale imminente.

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