Los Angeles – Nel marasma oceanico ospitato dall’Hollywood Palladium, teatro di questo EA Play 2017, era impossibile non notare il booth di Need for Speed Payback. Una fila ragionevole di giocatori desiderosi di scendere nuovamente su strada con uno dei racer più iconici di svariate generazioni da una parte, due bolidi da centinaia di cavalli ciascuno parcheggiati in bella mostra dall’altra, davano la giusta idea di quanto il nuovo tassello dello storico franchise fosse atteso dal fandom giocante. Fortunatamente, il nostro appuntamento con i ragazzi di Ghost e Electronic Arts ci ha graziati dall’altrimenti inevitabile attesa, spostandoci in una saletta privata a porte chiuse dove, dopo una breve presentazione, abbiamo potuto stringere il pad tra le mani e passare oltre mezz’ora in compagnia di questa nuova incarnazione della serie.
Un’incarnazione che definire interessante è pressoché riduttivo, questo Need for Speed Payback: un titolo che evolve il franchise, ma allo stesso tempo ne riprende e ne esalta gli aspetti migliori, dalla customizzazione senza se e senza ma (richiesta a gran voce dagli aficionados) alla spettacolarità senza compromessi, passando per altri ingredienti interessanti come un modello di guida alla portata di tutti ma non per questo poco soddisfacente o semplicistico, o il ritorno di quei takedown che tante generazioni di giocatori hanno galvanizzato. Perché diciamocelo chiaramente: Need for Speed Payback, almeno per quanto visto oggi, è la cosa più simile a Fast & Furios che abbiamo mai visto su console.
Basti pensare alla prima delle tre sezioni con cui ci siamo cimentati oggi: un inseguimento in una regione desertica di Fortune Valley, enorme teatro open world destinato ad ospitare la miriade di avvenimenti di cui si comporrà questa storia inedita, soli contro un enorme tir pattugliato a vista da bolidi velocissimi desiderosi di farci finire fuori pista quanto prima. Tocca dunque sfrecciare in un percorso polveroso e dalla curva facile, avendo cura di evitare auto innocenti, guardrail ed altri ostacoli comprensibili badando nel mentre a prendere a sportellate gli scomodi disturbatori, sino a farli letteralmente decollare in un tripudio di scintille e fiamme – con la classica inquadratura rallentata che tanta fama ha portato a Burnout.
Riflessi, dunque, un minimo di astuzia e velocità: questa la ricetta di questa prima demo, entusiasmante sin dai primi minuti e capace di trasmettere un senso di velocità da levare il fiato nelle battute finali – quando un cambio d’auto (rubata, per l’appunto, dal camion che stavamo inseguendo) ci costringe a mettere le ali agli pneumatici e ad allontanarci il più possibile dagli incombenti problemi. A tal proposito, Need for Speed Payback vanta tre protagonisti differenti, sui quali ancora pochi dettagli sono stati svelati ma che, stando già a quanto visto oggi, daranno il La ad una varietà interessante di situazioni: preparatevi dunque a cambi d’auto in tempo reale, ad inseguimenti al cardiopalma e a sequenze così spettacolari ed indimenticabili da far venire la pelle d’oca a Vin Diesel e soci. Complice un ottimo sistema di inquadrature ed un comparto grafico già strepitoso – il che è positivo, considerando il tempo che ci separa da qui al lancio, fissato per il prossimo settembre – Need for Speed Payback è una gioia per gli occhi, forte di dettagli curatissimi, riflessi dinamici sulla carrozzeria, scintille e panorami mozzafiato.
Superato l’inseguimento, ci siamo cimentati con una tradizionale gara singola, cercando di avvicinarci quanto più possibile al tempo segnato da uno dei due sviluppatori che tenevano la presentazione: a fronte del loro primo posto ad un minuto e 58 secondi abbiamo portato a casa un terzo posto sudatissimo in 2.08. Poteva andare meglio, lo sappiamo, ma la media stampa ci è stato rivelato essere attorno ai due e dieci e quindi sì, per oggi va bene così. Nessuna particolare novità per questa modalità, come comprensibile, ma immancabile è la conferma della bontà del modello di guida, che si dimostra interessante tanto su asfalto quanto su sterrato offrendo un control schema estremamente fruibile ed essenziale.
L’apoteosi del fascino Need for Speed, tuttavia, lo si ritrova nella modalità Customizzazione, un vero e proprio regno per gli amanti del tuning e della modifica spettacolare. Non c’è limite alla fantasia per il “pimp” dei bolidi in nostro possesso, sia esso di carattere meramente estetico che funzionale alla guida: vi basti sapere che, nel corso della nostra prova, siamo partiti da un vecchio Volkswagen Beetle ragionevolmente rottamabile per ritrovarci, dopo un paio di minuti, con un’astronave rossa fiammante dotata di minigonne, alettone, pneumatici da gara e assetto ribassato a pochi centimetri dall’asfalto. Nella sezione “estetica” potremo agire su ciascuna componente del mezzo, dai paraurti alle portiere passando per cofano, vetri, specchietti e via dicendo, scegliendo la nostra preferenza tra le componenti “sbloccate” – anche quelle appartenenti a modelli del tutto differenti. Il risultato lo immaginate da soli: non a caso, tra i dati sciorinati in fase di presentazione, la quota di veicoli creati dalla community nei capitoli precedenti supera abbondantemente i 700 milioni.
Per quanto riguarda il tuning funzionale, sarà possibile agire sui parametri tradizionali del veicolo (trazione, assetto, differenziale e via dicendo): per facilitare il compito ai meno esperti delle quattro ruote saranno disponibili quattro preset “standard”, studiati con un occhio di riguardo per massimizzare le prestazioni nelle gare di velocità, drifting, corsa su sterrato e su pista. La differenza, tuttavia, la fa chi stringe il pad tra le mani: il consiglio è dunque sperimentare, studiare nuove combinazioni per poi testarle direttamente su strada. Il nostro Beetle da sterrato, un mostro così “grosso” da far invidia ad Optimus Prime, ci ha regalato soddisfazioni mica da ridere: sta a voi fare di meglio …
Un arcade racing open world come non se ne vedevano da tempo…
Need for Speed Payback, nel complesso, ci è piaciuto parecchio. Così tanto da non farci notare problemi evidenti, se non qualche occasionale calo di frame rate e un paio di rallentamenti tutto tranne che preoccupanti. Avremmo voluto vedere un sistema di danni più marcato per il bolide sotto la nostra guida, che è uscito indenne da un paio di scontri mica da ridere e un frontale con un guardrail da farci annebbiare la vista per un paio di secondi: abbiamo chiesto a tal proposito delucidazioni ai ragazzi di Ghost, che tuttavia non hanno potuto darci ulteriori informazioni a riguardo se non un classico “ne riparleremo a breve“. Al netto di questo, Payback si dimostra un arcade racer solido e divertente: certo, la guida simulativa è lontana anni luce dalla visione dei ragazzi di Need for Speed. Ma da che mondo è mondo, Need for Speed è sinonimo di velocità, frenesia e un pizzico di follia cinematografica: e squadra che vince, si sa, non si cambia.
In conclusionE3
Una confessione: al termine dell’inseguimento del camion, una volta rubato quel bolide fantascientifico che sfiora i 300 chilometri all’ora e sfuggiti alle attenzioni nemiche, all’orizzonte è apparsa la polizia. Osservando l’elicottero che ci puntava i fari addosso e il dispiegamento massivo di veicoli che si muovevano in nostra direzione abbiamo sperato ardentemente che la demo non fosse finita e che, ancora una volta, fosse arrivato il momento di darci dentro col NOS. Purtroppo la fortuna non ci ha sorriso, e abbiamo posato il pad di PS4 con quell’amaro in bocca tipico di chi, negli ultimi quindici minuti, si è divertito così tanto da non averne avuto abbastanza. Il che, così a bruciapelo, dovrebbe bastare a farvi capire quanto sia elevato il potenziale di Need for Speed Payback: un titolo dove vecchio e nuovo vanno perfettamente a braccetto, che offre una giocabilità di altissimo livello e incanta chiunque stringa il pad tra le mani con sequenze cinematografiche così estreme da far impallidire anche John Woo. Ghost ed EA confezionano un arcade-racing open world come non se ne vedevano da tempo, ricchissimo di modalità di gioco e, allo stesso tempo, ideale per gli amanti del tuning automobilistico più estremo. Un primo incontro positivo, insomma, che posiziona Payback in pole position dopo questo primo giro di prove: di sicuro, nei prossimi mesi, ne sentirete parlare parecchio.