Need for Speed Unbound, già disponibile all’acquisto sullo shop online di GameStop, non si è rivelato il capolavoro del suo genere tanto sperato, ma, come spieghiamo nel dettaglio nella nostra recensione, è comunque riuscito a divertirci alla grande grazie al suo gameplay privo di fronzoli, ma estremamente concreto, nonostante un sistema di guida che sulle prime va domato.
Tra i tanti pregi della produzione Electronic Arts è giusto annoverare anche l’innata capacità di tramutare persino il più sobrio dei videogiocatori in un amante della carrozzeria in eccesso, tra vistosi spoiler, eccentriche minigonne e led applicati in ogni dove.
Need for Speed Unbound, per farla breve, oltre ad essere un gran bel racing arcade ha anche alimentato il nostro animo tamarro sopito da troppo. Era dai tempi di Underground e relativo sequel, infatti, che un capitolo della saga non calcava così tanto la mano sullo stile, sulla street culture applicata alla personalizzazione dell’avatar, tra centinaia di capi d’abbigliamento tra cui scegliere, e delle auto nel proprio garage, come abbiamo appena detto.
Soprattutto in passato, tuttavia, non c’è stato solo Need for Speed a farci sentire dei tamarri con tanta voglia di ostentare il proprio stile esagerato. Nel corso delle generazioni di console che si sono avvicendate in questi anni, difatti, ci sono stati almeno altri cinque giochi che hanno fatto leva sulle medesime corde e, qui di seguito, ve li elenchiamo uno dopo l’altro.
1 SSX 3
La saga di SSX è stata per lo snowboard ciò che Need for Speed, Unbound compreso, è per il mondo dell’auto: pura esagerazione in salsa arcade. Vette altissime, salti che confutano qualsiasi legge della termodinamica, half-pipe e altre strutture ideali per esibirsi in qualche trick impossibile nella realtà installati un po’ ovunque. Il brand, anch’esso prodotto da Electronic Arts, aveva il potere di rendere ancora più cool una disciplina che faceva dello stile una ragione di vita.
In particolare, SSX 3 riusciva in questo intento grazie ad un roster di personaggi davvero tamarri e una colonna sonora semplicemente fuori di testa che rendeva ogni discesa a valle ancora più coinvolgente ed appassionante. Un mix di ritmo, atleti vestiti in modi estrosi e trick eseguiti a tempo che incentivava la fruizione, anche in pieno inverno, con le finestre di casa rigorosamente aperte.
2 NBA Street
Anche in questo caso stiamo parlando di una produzione Electronic Arts che, non a caso, nei primi anni Duemila dominava le classifiche di vendita di mezzo mondo anche grazie a produzioni che cavalcavano fieramente i trend, le mode che si facevano strada tra i più giovani, all’epoca tutt’altro che restii ad esibire orgogliosamente la propria appartenenza alle più disparate sottoculture imperanti in quegli anni.
Tra le molte, non poteva non esserci l’Hip Hop e il quasi obbligato amore per il basket, binomio che trovò in NBA Street una casa naturale. Figlia teenager di NBA Jam, la serie, che si svilupperà attraverso tre capitoli principali ed una sorta di spin-off prima di sparire nel nulla, esacerbava oltre la soglia della decenza le principali qualità dello street basket tra trick semplicemente folli, tiri impossibili e, ovviamente, una particolare attenzione dedicata alla personalizzazione degli atleti che non potevano non sfoggiare look esagerati, tremendamente tamarri, inevitabilmente molto Hip Hop.
3 DmC Devil May Cry
Il Devil May Cry sviluppato da Ninja Theory ovviamente non permette di personalizzare di tutto punto l’aspetto del giovane Dante protagonista di questo strepitoso reboot della saga di Capcom. Eppure, quanto a trick, battute pronte, quanto a stile (nel combattere e non solo) siamo di fronte non solo al capitolo migliore della saga, ma probabilmente ad uno dei titoli più tamarri di ogni tempo.
Del resto, DmC Devil May Cry, gioco idealmente molto distante da Need for Speed Unbound, trasuda stile da ogni poro. Il giovane Dante tirava in ballo la cultura emo tanto in voga nei primi degli Anni ’10, ogni scenario sfoggiava tutta l’inventiva e la creatività degli artisti di Ninja Theory, il combat system, come da tradizione per la saga, fondeva idealmente mosse offensive all’arma bianca con veri e propri passi di danza.
Impossibile non sentirsi un po’ tamarri, mentre si massacravano orde di mostruosità assortite a ritmo di musica ipnotica.
4 Brutal Legend
Il coefficiente di tamarragine di Brutal Legend raggiunge vette altissime già limitandosi a considerare che il protagonista di questa eccentrica avventura ha le fattezze di Jack Black e che, tra i molti alleati su cui potrà contare i nostro, figura anche uno sboccatissimo Ozzy Osbourne, qui nei panni di una bizzarra divinità metallara, estremamente pragmatica e poco incline al dialogo che non prevede imprecazioni utili a sottolineare l’urgenza dei concetti espressi.
Brutal Legend, non senza un minimo d’ironia di fondo, è una perfetta istantanea che ben testimonia l’amore per la musica metal, nonché la fierezza di tutti coloro che sono cresciuti (e poi invecchiati) accompagnati da questo suono. Un gioco tamarro, almeno quanto può esserlo il muovere guerra all’imperatore dei demoni in battaglie campali ritmate da una colonna sonora che ovviamente trasudava metallo da tutti i pori.
5 Saints Row
La saga tamarra per antonomasia, talmente tanto esagerata e volutamente demenziale da non essersi fatta problemi nel dotare il protagonista di un’arma a forma di dildo, né di nominarlo presidente degli Stati Uniti d’America solo per permettergli di contrastare più agilmente un’invasione aliena su scala mondiale.
Con l’ultimo capitolo che funge da reboot, quel Saints Row ovviamente acquistabile sullo shop online di GameStop, il team di sviluppo si è impegnato al massimo affinché ogni utente potesse esprimere la propria tamarragine tanto nell’aspetto estetico dell’avatar, grazie al potentissimo editor e ai tantissimi capi d’abbigliamento acquistabili, quanto nell’auto, personalizzabile in tutto e per tutto esattamente come accade in Need for Speed Unbound, passando anche per il quartier generale della banda criminale del protagonista, che potrete ammobiliare come volete tra statue, tappeti fuori di testa e suppellettili di ogni forma.
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