News 19 Apr 2016

Nights of Azure – Recensione

La notte azzurra

Di solito, quando negli splash screen di caricamento di un nuovo titolo vediamo comparire quello di Koei Tecmo, nella quasi totalità dei casi ci troviamo di fronte ad un nuovo capitolo o spin-off della serie Dynasty Warriors. Ma quest’oggi, ad invalidare questa nostra teoria, ci pensa Nights of Azure, l’ultimo action rpg sviluppato da Guts, che ricorda in parte le meccaniche dei vecchi Overlord. Non aspettatevi però burberi e malvagi protagonisti che si ergono a Signori incontrastati del male e dell’oscurità, perché stavolta le protagoniste della storia saranno delle procaci e formose signorine…

Sì, sappiamo che l’accoppiata mostri ed eroine poco vestite vi ricorda qualcosa, tipo Onechanbara Z2: Chaosgiusto per fare un esempio, e sappiamo anche che la cosa potrebbe risvegliare in voi non so quali sopite sensazioni, ma prima che qualcuno di voi cominci ad etichettare il titolo come il classico videogame di serie b, pensiamo sia perlomeno doveroso darci un’occhiata, anche perché contrariamente alle prime impressioni potrebbe rivelarsi una bella sorpresa…

Nights of Azure

Piattaforma: PlayStation 3, PlayStation 4, PlayStation Vita

Genere: Action RPG

Sviluppatore: Gust

Publisher: Koei Tecmo

Giocatori: 1

Online: Assente

Lingua: Testi in inglese / Dialoghi in Giapponese

Versione Testata: PS4

Nel mare del nord Europa c’è un’isola sconosciuta a molti chiamata Ruswal. Qui, dopo che la lotta tra il Signore della Notte ed il Primo Santo ebbe fine, tutto fu inondato dalla pioggia di sangue del malvagio essere, ed il contatto con quel liquido maledetto trasformò tutte le creature che ne furono bagnate in orribili demoni. In pratica, anche se il male più grande era stato momentaneamente sconfitto, per gli abitanti dell’isola i guai erano in realtà appena cominciati. Ogni notte, i demoni generati da quel sangue hanno cominciato a venire fuori dalle tane in cui di giorno rifuggono la luce, e terrore e morte in tutte si diffonde tra le strade dei villaggi.

Per porre fine a questo problema, la Curia invia uno dei suoi migliori agenti, Arnice. Lei è in pratica la nostra affascinante protagonista, ed anche se a prima vista nulla traspare, è una mezzosangue metà umana e metà demone, una sorta di vampiro se vogliamo fare un esempio pratico, ma che milita dalla parte dei “buoni” lottando contro la rinascita del Signore della Notte. Giunta a destinazione, Arnice incontra quello che in teoria doveva essere il suo contatto sull’isola, e che si rivela essere Lilysse, una sua vecchia amica, che per “coincidenza” è anche colei che è stata scelta per essere il nuovo Santo che fermerà il ritorno del male in terra.

Per il Santo però, salvare l’umanità sigillando la notte senza fine è un vero e proprio sacrificio, nel senso che per portare a termine questo compito sarà necessario sacrificare la propria vita. Venuta a conoscenza della cosa,Arnice decide di cercare di fare il possibile per trovare un’altra soluzione per sigillare o sconfiggere il maligno, salvando quindi la vita di Lilysse, che si intuisce non essere solo una semplice amica.

Nonostante il fanservice sia piuttosto visibile, non possiamo non negare che il nuovo titolo di Gust, davanzali semoventi a parte, possiede del potenziale

È inutile girarci intorno quindi diciamolo fin da subito, la prima parola che molti potrebbero esclamare alla prima vista di questo titolo è solo una: fanservice. Lungi da noi l’idea di contraddire tale affermazione, specie perché vera ed incontrovertibile, ma non possiamo non negare che il titolo comunque, davanzali semoventi a parte, ha del potenziale.

Per chi fosse ancora distratto dall’abbigliamento di Arnice durante le visite all’altare di Jorth, ricordiamo cheNights of Azure è in soldoni un action RPG che affianca alle dinamiche classiche del combattimento diretto, quelle leggermente più tattiche legate al summoning di creature, che in questo specifico caso sono i servienti/demoni che Arnice ha al suo comando, e che appartengono alle stesse razze di nemici che incontrerà spesso sul suo cammino. Una delle buone idee del titolo infatti, è che ritrovando alcuni feticci nel loot dei nemici, la nostra protagonista potrà richiamare in questo mondo delle creature simili, che se assegnate alla squadra attiva potranno essere evocate in battaglia per darle man forte durante i combattimenti.

Se ne possono evocare fino a quattro contemporaneamente, e sono principalmente di due topologie, ovvero i demoni combattenti (attacco/difesa) e quelli di supporto. Essi guadagneranno esperienza in base a quanto saranno utilizzati in maniera attiva a seguito di un’evocazione, e salendo di livello sbloccheranno nuove ed utili abilità.

Come si evince fin dai primi scontri però, non potremo muovere i servienti o controllarli in maniera diretta per massimizzarne attacchi o azioni, ma molto spesso non saremo scontenti del loro operato. L’unica cosa in cui potremo intervenire sarà decidere quando lanciare il loro colpo speciale, diverso per ogni razza e tipologia di mostro, e che potrà a volte salvarci da brutte situazioni. Ovviamente nulla è totalmente gratuito nella vita, ed evocare i nostri poco avvenenti alleati o lanciare dei colpi speciali faranno diminuire la barra dei punti SP, ovvero una sorta di stamina che scandisce le azioni che la nostra attraente cacciatrice di mostri potrà fare nel breve periodo.

Ma nonostante le meccaniche di gioco puntino a farci usare le evocazioni come principale fonte di offesa, non significa che Arnice non sappia difendersi da sola. In maniera similare infatti ai titoli musou in cui di solito vediamo coinvolta Koei Tecmo, la nostra eroina può fare affidamento ad attacchi veloci e pesanti, a cui possono essere concatenati gli immancabili attacchi speciali. Inoltre, come vi abbiamo accennato, la natura della protagonista non è completamente umana, e grazie al suo essere per metà demone, è in grado di trasformarsi in una creatura ultraterrena con caratteristiche decisamente potenziate rispetto a quelle della forma “normale”. Per accedere a questo potere sarà sufficiente riempire l’apposita barra di energia in basso a sinistra attaccando i nemici con delle serie di colpi. Arnice può trasformarsi in forme differenti, se precedentemente sbloccate, ognuna delle quali con delle proprie peculiarità ed attacchi speciali.

Nonostante le meccaniche di gioco puntino a farci usare le evocazioni come principale fonte di offesa, non significa che Arnice non sappia difendersi da sola…

Anche il sistema delle armi subisce l’influsso dei poteri della protagonista, che dopo essere entrata in possesso della Spada Demoniaca, si accorge che, sbloccando le apposite abilità, può cambiarne la forma, trasformandola per esempio in una coppia di spade corte, un martello da guerra o anche una specie di pistola. Cambiando tipologia di armi, cambiano ovviamente i tipi attacchi speciali e di combo, che quindi si adattano in questo modo anche a diversi stili di combattimento e di approccio al nemico.

Naturalmente, il titolo non è solo una sequenza infinita di combattimenti contro mostri intervallati dagli scontri contro i boss di livello, ma ci sono delle doverose pause necessarie al giocatore per poter organizzare il proprio grimorio di mostri, fare i passaggi di livello ed intrattenersi con le altre attività secondarie disponibili nel titolo.Dopo l’intro di gioco infatti, Arnice arriverà all’hotel gestito dalla Curia, che altri non è se non l’hub di tutto quello che è sarà permesso fare all’interno della partita in corso. Nella hall e nella stanza per esempio, si potrà interagire con gli astanti dell’hotel e con Lylisse, e tramite l’ascensore ci si potrà recare nelle varie sezioni dell’albergo.

Tra queste, le più rilevanti sono l’Arena, luogo in cui affinare le tecniche di combattimento affrontando un numero cospicuo di prove, e l’altare di Jorth, dove invece si potranno migliorare le caratteristiche di Arnice attraverso un tributo di sangue demoniaco (che poi detto in parole povere sono i passaggi di livello del nostro PG, ndr). Per movimentare ulteriormente le nostre battute di caccia notturne, sarà possibile poi attivare delle missioni secondarie parlando con Simon, il manager dell’hotel che collabora con la Curia. Queste potranno essere di vario tipo (taglie, ricerca, etc.), e se completate ci ricompenseranno con denaro e/o utili oggetti.

Nel comparto tecnico, il titolo mostra un po’ il fianco. Il livello del dettaglio grafico generale è decisamente sorpassato, e pieno di problematiche troppo visibili. A cominciare dalle ambientazioni quasi minimaliste, con pochi dettagli, per arrivare ai normali modelli poligonali dei nemici, è tutta roba che in pratica sembra essere uscita da uno dei titoli nati nella scorsa generazione di console. L’aspetto grafico delle protagoniste pare essere vagamente più curato, ma anche qui gli “errori” sono tanti, e si concentrano tra delle acconciature estremamente “fissate” ed abiti ed accessori a cui è permesso infrangere le regole della fisica quantistica.

Una nota di merito questa volta va data alla gestione della telecamera, che con i suoi tre step di inquadratura dà la possibilità di tenere sempre sott’occhio i propri alleati ed i propri nemici.
Sul comparto sonoro niente da dire, gradevole nella media ed apprezzabile per affinità al genere di gioco. I toni spaziano tra vari generi, com’è giusto che sia, e ben si accostano sia ai momenti di azione che vivremo all’interno del titolo che a quelli di tranquillità che si assaporeranno all’interno dell’hotel.
La localizzazione è quella classica per i generi con diffusione medio-bassa, e quindi testi in inglese e doppiaggio in giapponese. Il livello del testo però non è proibitivo, e basta una conoscenza scolastica per poter proseguire senza il minimo intoppo nella comprensione.

Una nota di merito va alla gestione della telecamera, che con i suoi tre step di inquadratura dà la possibilità di tenere sempre sott’occhio i propri alleati e i propri nemici

Le pecche che sfortunatamente affliggono Night of Azure, come vi abbiamo anticipato in precedenza, sono principalmente di tipo grafico o estetico.
C’è un po’ troppa staticità nelle cutscene e le tecniche di animazione e di realizzazione dei modelli non sono proprio all’avanguardia. Vedere infatti le capigliature delle protagoniste muoversi in blocco come se fossero dei grossi cappelli di polistirolo, riporta un po’ indietro nel tempo, ai tempi dei primi action game della scatoletta grigia di casa Sony, ma per quanto si possa amare il vintage, una cosa del genere è da considerare fuori luogo.

Le nostre amiche di sempre, le compenetrazioni tra i corpi, tornano a trovarci puntualmente anche nel titolo di Gust, e dobbiamo dire che sono in forma smagliante, o in forma smagliata se preferite, visto che se ne vedono praticamente di tutti i colori. Capelli che attraversano vestiti, vestiti che attraversano accessori e pavimenti, ma soprattutto parti del corpo adorabilmente ingombranti che stentano a trovare il loro posto nel creato ed attraversano un po’ di tutto…

Ma grafica a parte, per dovere di cronaca è obbligatorio segnalare anche un paio di inconvenienti tecnici. Nello specifico, oltre a piuttosto rari cali del frame rate, ci è capitato che in alcuni momenti i servienti non fossero proprio di molto aiuto. Questa è comunque una casistica da considerare estrema però, aleatoria quanto basta per capire che è dovuta più ad una questione di dislocazione dei nemici che ad una semplice volontà di darsela a gambe davanti al pezzo più grosso del gruppo nemico.

In conclusione…

Come ogni santo giorno, al termine della notte spunta sempre il sole, ed anche noi, al termine di ogni riflessione su un nuovo titolo, siamo costretti a presentare un giudizio finale. Tutto sommato però, quello su Nights of Azure non è del tutto negativo, anzi bisogna ammettere che l’idea dei servienti intesa alla maniera di Gust, unita alla possibilità di combattere in prima persona, è molto gradevole ed interessante, e resta indubbiamente qualcosa con un forte potenziale. La realizzazione tecnica invece lascia un pochino a desiderare, la qualità grafica appartiene ai livelli visti qualche annetto fa, ed anche se è presente un leggerissimo miglioramento sui personaggi principali, non è sufficiente per considerare “degno” questo aspetto del titolo. I bug grafici provvedono ad assestare quasi un colpo di grazia, dimostrando che forse sarebbe bastata una maggiore cura e un po’ più di impegno per far raggiungere al titolo il posto che meriterebbe in classifica.

Di conseguenza, Nights of Azure probabilmente interesserà solo di chi sguazza amabilmente in questo particolare genere di giochi, di chi ha fatto delle produzioni di nicchia giapponesi la sua principale “fonte videoludica”, e perché no, anche di chi cerca un po’ di fanservice in quello che fa passare dentro la propria console, ma per quel che ci riguarda, osiamo consigliarlo anche a cui non disdegna titoli leggermente atipici e fuori dagli schemi, e vuole ogni tanto giocare qualcosina di particolare ed interessante senza inerpicarsi in cose eccessivamente complesse.

Voto: 7/10

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