Durante l’evento stampa di Nioh 2 tenuto in quel di Roma ho avuto il piacere di provare l’ultima build del gioco e, non solo, di assistere ad una breve presentazione di Yosuke Hayashi, Director del Team Ninja. Il simpaticissimo e capace Hayashi ha in prima battuta mostrato quella che sarà la filosofia dietro questo titolo che, nonostante il 2 ben visibile nel titolo, ha una serie di caratteristiche che lo rendono un sequel piuttosto inusuale.
In primis siamo di fronte ad un prequel: tanti cari saluti a William quindi; l’ambientazione è infatti il tardo 1500 un’epoca che nella storia giapponese è intrisa di sangue e guerre, ed è quindi perfetta per mettere in scena un’epopea sì storica, ma anche dallo spiccato gusto fantasy. Non ho visto purtroppo particolari accenni di trama, ma l’ultimo trailer dedicato alla storia sembra suggerire proprio questo: una maggiore enfasi sui personaggi secondari, che in mancanza di un protagonista “canonico” diventano il perno portante di tutta l’esperienza.
Pad alla mano, mi sono trovato davanti ad un editor del personaggio piuttosto complesso: purtroppo non era possibile utilizzarlo, ma le opzioni presenti spaziavano dai classici cambi di capelli alle varie forme e proporzioni del corpo (anche per il seno femminile, con tanto di fisica, in memoria di Dead or Alive 6) per permettere al giocatore di personalizzare la propria esperienza dall’inizio alla fine, anche in vista del multiplayer cooperativo.
Una volta iniziata la demo, è piuttosto chiaro che questo secondo capitolo non vuole stravolgere né reinventare la ruota: Nioh 2 accoglie con consapevole intelligenza i feedback raccolti da Team Ninja nel primo capitolo, per espandere la formula e perfezionarla. Ritorna, ad esempio, il sistema di posa, con la possibilità di impugnare l’arma in tre differenti altezze (bassa, media, alta) e avere così moveset differenti con differenti consumi di stamina. Piuttosto interessante è invece la varietà di armi, che oltre ad apparire numericamente superiore aggiunge un tipo di armi che si trasformano a seconda del moveset utilizzato. È il caso di una falce disponibile nella demo, che aveva uno stile di gioco e un moveset completamente differente rispetto ad una classica katana.
In un titolo come Nioh 2 questo è un gran bene, perché diversificare i tipi di approcci ai nemici attraverso una vasta scelta di armi implica sì un divertimento più ampio, ma anche la possibilità di sperimentare differenti strategie. Nell’esplorazione di questo castello, unica ambientazione presente nella demo, sono rimasto colpito dalla varietà dei nemici. Il focus è chiaramente posto sulle creature, Yokai mostruosi e imprevedibili che aleggiano per queste strutture devastate. Come accennato dallo stesso Hayashi, Nioh 2 vuole mettere da parte gli scontri tra umani (almeno in larga parte) per concentrarsi proprio sugli Yokai.
Nioh 2 ha le carte in regola per andare oltre la concezione di “more of the same”
Il cambiamento più grande in termini ludici è proprio questo, il focus del combat system per amplificare gli scontri con gli Yokai e permettere al giocatore lo stesso livello di complessità e sfida senza snaturarne la forma. Ecco quindi che Team Ninja introduce lo Yokai Burst, una vera e propria parata speciale che serve a contrastare i loro attacchi (altrimenti imparabili e micidiali).
L’effettivo utilizzo di questa tecnica, con il giusto tempismo, permette di tirar giù significativamente la stamina dei nemici permettendoci così di contrattaccare con veemenza. Questo tipo di contromossa è una diretta conseguenza delle “abilità Yokai”, equipaggiabili fino ad un massimo di tre, ognuna diversa dall’altra e dall’utilizzo strategico differente. Uccidere Yokai spesso ci garantirà dei nuclei, che potremo appunto utilizzare per acquisire nuove abilità nei classici santuari di salvataggio.
Se Nioh 2 non è affatto diverso dal precedente capitolo per forma e filosofia, è chiaro fin da subito però quanto sia differente nell’esecuzione. Approcciarsi a questo secondo capitolo con lo stesso mindset non paga: certo, il ritmo Ki e tantissimi altri elementi sono presenti e fondamentali, ma quel senso di familiarità lascia presto il fianco alla necessità di imparare di nuovo a combattere in un mondo infestato da Yokai. Durante la mia esplorazione ho apprezzato molto il level design, che mi è apparso piuttosto interessante nella gestione delle scorciatoie ma anche chiaro e leggibile. Chi osa viene ricompensato ed è un aspetto che in un titolo come questo regala grandi emozioni.
Nella prova erano poi presenti due boss fight: un nemico umano e uno Yokai piuttosto grosso. Lo scontro con il nemico umano era piuttosto ostico, perché la sua stamina si rigenerava molto rapidamente e richiedeva una gestione del ritmo Ki e degli attacchi precisa. Anche qui è richiesto un utilizzo spiccato delle abilità Yokai, compresa la trasformazione che per un po’ di tempo ci permetterà di tirare bei ceffoni in versione demoniaca.
Uno degli elementi che non mi ha particolarmente convinto di Nioh 2 è la gestione della stamina: sembra sempre troppo poca, soprattutto negli scontri contro nemici umani. In questo senso la sensazione di squilibrio è presente e fa storcere il naso, ma mai da rendere il titolo Team Ninja ingiusto o frustrante. Una demo con equipaggiamento prestabilito poi non è il modo migliore per testare il bilanciamento del titolo, quindi per simili considerazioni è necessario attendere la prova del codice finale.
Nioh 2 ha le carte in regola per andare oltre la concezione di “more of the same”. La storia di William si è conclusa nel primo capitolo, ma qui c’è spazio per dare al giocatore i mezzi per raccontare la propria. Le novità sono tante e promettono di convincere sia i vecchi giocatori che i nuovi, i quali avranno un nuovo gameplay con cui confrontarsi.
I boss sono avvincenti e l’esplorazione ripaga: una volta comprese le basi di gioco, la sensazione di avere pieno controllo del proprio personaggio è appagante e dimostra quanto Team Ninja abbia perfezionato una formula già di per sé riuscita e con pochi difetti. Vedremo in sede di recensione se riuscirà a conquistare nella sua totalità. Ah, le ranocchie ci sono sempre.
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