Nioh Collection – Recensione

Sono trascorsi ormai quattro anni dall’esordio di Nioh, il punitivo ARPG sviluppato da Team Ninja che ha preso ispirazione dall’ormai blasonato genere “soulslike” ma, a differenza di altre produzioni, non solo si è creato un proprio spazio nel panorama videoludico, è persino riuscito a dare un proprio guizzo al genere – discostandosi di fatto dall’essere un banale clone per rivelarsi un’esperienza, sotto certi aspetti, anche più rifinita dell’opera magna di From Software.

Nioh è sempre stato un gioiello di tecnica, uno di quelli che allo stile diablolike per quanto riguarda il loot affianca una metodica, certosina gestione di una build in costante perfezionamento, se si vogliono scalare le sue vette e conquistare i picchi di difficoltà più elevati.

Sebbene, proprio come i Dark Souls, resti un gioco “rompibile” rispetto ad esempio a un Sekiro: Shadows Die Twice (che comunque, ci teniamo a ricordarlo, è un action con qualche sfumatura soulslike), Nioh si è da sempre appoggiato a un sistema di combattimento fluido e appagante, con una curva di apprendimento in continua ascesa che grazie al sistema di sviluppo permette combinazioni pressoché infinite.

Qualcosa di cui possiamo godere appieno grazie alla Nioh Collection che porta entrambi i titoli, Nioh e Nioh 2, su PlayStation 5, in una versione rimasterizzata perfetta per tuffarsi ancora una volta – o per la prima volta se non li avete giocati – nell’adrenalina della battaglia senza badare al comparto grafico. Non significa che il lavoro degli sviluppatori sia stato pigro in tal senso, semplicemente la serie Nioh non ha mai puntato sull’estetica con modelli rifiniti o in generale cosiddetti “spaccamascella”, compensando però con alcuni scorci degni di memoria.

Insomma, se siete veterani di questa coppia ARPG sapete cosa aspettarvi, o meglio non aspettarvi, se invece siete dei neofiti sappiate che la grafica per quanto tutto sommato curata non è tra i suoi punti forti. Così come non lo è la storia, accattivante ma sempre piuttosto pigra nel suo sviluppo, in particolare con Nioh 2 che si rifà al classico protagonista muto e personalizzabile dal giocatore tramite l’editor iniziale.

Di nuovo però, chi cerca Nioh lo fa per quello che offre quando si calca il campo di battaglia, poiché la filosofia degli sviluppatori si è sempre risolta attorno al graduale rafforzamento dell’esperienza ludica: piccole modifiche volte a limare gli eventuali difetti, esaltarne i pregi, cercando l’equilibrio perfetto che solamente l’efficienza di un approccio conservativo permette. Concentrarsi su cosa si ha pensando a come migliorarlo, non evolverlo, è stata una scelta che forse ha un po’ sacrificato la brevissima serie sull’altare del “more of the same” ma, in cambio, ci ha regalato un gameplay solidissimo nelle sue meccaniche, appagante e complesso da padroneggiare.

Certo non possiamo escludere che da qui, in futuro, Team Ninja riuscirà a rivoluzionarlo portandolo su nuovi livelli ma così com’è ora Nioh non ha più nulla da dire senza correre davvero il rischio di scadere nella ripetitività – ragion per cui la collection ne celebra l’arco di vita nel migliore dei modi, come andremo a vedere a breve.

La Nioh Collection celebra la serie nel migliore dei modi

Fatta questa doverosa premessa, se volete conoscere le nostre opinioni più nel dettaglio in merito ai singoli giochi vi invitiamo a leggere le varie recensioni: quella dell’originale Nioh, di Nioh 2 e dei suoi singoli DLC (Il Discepolo del Tengu, Oscurità nella Capitale e Il Primo Samurai). La recensione che andrete a leggere farà invece un’analisi delle migliorie tecniche implementate nella collection, in cui come già scritto sono presenti le due rimasterizzazioni delle edizioni complete di entrambi i giochi, ossia con tutti i contenuti aggiuntivi del caso.

La dicitura remaster significa inoltre che non saranno presenti elementi inediti né il così tanto ricercato ray tracing. Team Ninja ha lavorato sui due aspetti veramente chiave dell’esperienza, gli unici in grado di valorizzarla per quello che ha da offrire: frame-rate e risoluzione. Del resto, in una serie che non cerca nella grafica la sua massima forma d’espressione, abbiamo davvero bisogno del ray tracing? La risposta va da sé.

Su PS5 ci sono tre modalità tra cui scegliere: una standard per chi ancora possiede un pannello full HD, con risoluzione a 1080p e frame rate a 60fps; una modalità 4K che si accomoda tranquilla nel mezzo e, come suggerisce il nome, aumenta la risoluzione a quel livello mantenendo il frame rate piuttosto stabile sui 60fps in particolare con Nioh 2, dove le fluttuazioni sono state minime, ma anche il primo capitolo se la cava molto e mostra il fianco in poche occasioni; infine, la modalità che stuzzicherà i puristi dell’azione fluida è quella che pigia sull’acceleratore e offre i tanto agognati 120fps (ovviamente su un televisore che può permetterselo), valorizzando al massimo il gameplay ma “sacrificando” la risoluzione a 1080p. Per quanto eccezionale, non è una modalità di cui chi non può disporne sentirà davvero la mancanza perché entrambi i giochi fanno più che bene il proprio lavoro anche a 60fps.

A prescindere dalla vostra scelta, i filmati di gioco restano fermi a 30fps ma, di nuovo, non rappresenta affatto un problema pur notandosi la disparità tra i momenti di gioco e quelli narrativi. L’unica vera pecca la si trova nell’originale Nioh, che obbliga il giocatore a tornare al menu principale se si vuole passare da una modalità all’altra – cosa invece il secondo capitolo giustamente non fa.

Nioh Collection è la migliore versione della serie

Per quanto riguarda l’uso delle funzionalità DualSense, sono state confermate da Team Ninja le promesse emerse nel corso di un’intervista riguardo il coinvolgimento del nuovo controller PS5: nulla di rivoluzionario ma senza dubbio efficace nel dare quel guizzo in più al gameplay. Nello specifico, il feedback aptico esalta gli impatti di ogni colpo grazie anche all’altoparlante integrato, mentre i grilletti adattivi reagiscono quando impugniamo un fucile o l’arco, simulando quindi la tensione della corda o la resistenza del grilletto.

Come ci si aspettava, infine, l’SSD di PS5 velocizza i caricamenti fino a renderli quasi istantanei, una caratteristica di cui abbiamo prova persino con versioni in retrocompatibilità di altri giochi. Mettendo insieme tutto, con la Nioh Collection siamo di fronte alla migliore edizione della serie su console, con tre modalità di gioco per soddisfare chiunque e un generale salto in avanti delle prestazioni tecniche affinché i giocatori più navigati trovino nuovo piacere nel suo sistema di combattimento.

Unica nota critica, il fatto che l’upgrade a PS5 per il primo Nioh non sia gratuito ma, appunto, contenuto in questa nuova edizione oppure acquistabile in sede separata (essendo invece il passaggio di Nioh 2 da PS4 a PS5 gratuito). Al di là di questa considerazione, però, il lavoro di Team Ninja rimane notevole e pur non ritenendo l’acquisto imprescindibile, è sicuramente un’ottima occasione per avere nella propria libreria un’esclusiva nella sua versione migliore in assoluto.

Conclusioni

Nioh Collection è la migliore versione della breve ma intensa saga sviluppata da Team Ninja, che ancora una volta offre i giusti tocchi per valorizzare un’esperienza che ha sempre visto il sistema di combattimento come centro di tutto. Le tre modalità – standard, 4K e 120fps – sono pensate per soddisfare le esigenze e le possibilità di tutti, puntando su risoluzione e frame rate per garantire un’esperienza il più fluida possibile, con l’aggiunta di qualche piccola chicca in merito all’utilizzo del DualSense.

Nel complesso lo riteniamo un ottimo lavoro soprattutto in termini di resa delle prestazioni, con una piccola riserva per quanto riguarda il primo Nioh, che non presenta l’upgrade gratuito come invece Nioh 2 e dunque rimane un acquisto, anche visto singolarmente, da valutare con attenzione.

La Nioh Collection è disponibile da GameStopZing Italia.

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