31 Mag 2016

One Piece Burning Blood – Recensione

Sono passati un bel po’ di anni da quando One Piece ha debuttato ufficialmente nel mercato editoriale giapponese diventando in breve tempo la serie manga di maggior successo di sempre. Toei Animation, forte di questo grande trionfo, non poteva far altro che trasformare l’opera in una serie animata, con all’attivo più di 700 episodi e realizzando a tutti gli effetti “i sogni su carta” di Rufy Cappello di Paglia in una delle serie più seguite di tutto il mondo.

Anche nel nostro settore, ovvero quello dei videogiochi, è stato fonte di ispirazione “attraccando” su ogni piattaforma e in ogni genere possibile ed immaginabile: dall’RPG ai Musou fino ad arrivare al classico picchiaduro. Già, proprio il picchiaduro, quello tanto atteso dagli appassionati che da anni non aspettavano altro che un ritorno di One Piece in questa veste, e che non solo torna in auge, ma esordisce per la prima volta esclusivamente su console di nuova generazione. Considerando tutto questo, Bandai Namco e Spike Chunsoft provano il “grande colpaccio” proponendo qualcosa di diverso rispetto ai giochi visti negli ultimi anni, ma allo stesso tempo cercando di mantenere vivo il fascino “piratesco” e “marinaresco” della serie cult dell’ultimo decennio.

One Piece Burning Blood riprende le vicende di Marineford, che ovviamente gli esperti della serie conosceranno perfettamente, mettendo i giocatori nei panni dei protagonisti di quel filone narrativo. Portuguese D. Ace è stato arrestato ed è detenuto nella prigione di Impel Down in attesa della sua esecuzione. Appresa la notizia, l’impetuoso Monkey D. Rufy intraprende una straordinaria quanto folle impresa nel tentativo di salvare, da una fine che sembra essere ormai certa, il suo amato fratello. L’inseguimento si protrae sino al Quartier Generale della Marina dove ha luogo l’esecuzione e si combatte una delle più grandi e sanguinose guerre tra Marina e Pirati: senza dubbio una delle saghe più belle mai realizzate in One Piece.

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Tutta la rabbia di Monkey D. Rufy concentrata nel Gear Second!

Sin dalle prime battute del gioco, o meglio sin dai primi incontri, è evidente quanto One Piece Burning Blood ricalchi le linee di J-Stars Victory Vs (sempre sviluppato da Spike Chunsoft), un picchiaduro non complesso con meccaniche abbastanza semplici adatto a tutti i tipi di videogiocatori. Il gioco si presenta senza alcun video di introduzione, al contrario di quanto siamo stati abituati a vedere in questo tipo di produzioni, dando un tocco più arcade e meno da console. Al primo avvio ci si ritrova in una classica locanda pirata, con tanto di musica a tema, e una sola modalità disponibile, ovvero “Guerra Suprema”: una scelta mirata poiché l’inizio della modalità storia, con l’episodio di Rufy, funge da tutorial vero e proprio al fine di apprendere tutti i comandi base. Al termine di ogni singolo scontro di questa modalità si sblocca una nuova meta sulla mappa di Marineford e, talvolta, al compimento di requisiti secondari, uno scontro contestualizzato con un personaggio alternativo. Queste missioni parallele, una volta completate, possono sbloccare dei personaggi giocabili o degli alleati di supporto.
Durante il corso delle battaglie, il personaggio che si sta utilizzando aumenterà di livello e insieme a lui guadagneranno un minimo di esperienza (circa il 10%) anche tutti quelli attualmente sbloccati. Questa scelta ci ha lasciato abbastanza perplessi: perché dovrebbero livellare personaggi che non vengono utilizzati realmente nella battaglia?

Le varie missioni sulla mappa sono intervallate da immagini tratte dall’anime, accompagnate da una voce narrante e da cutscene realizzate con uno stile unico. Al termine dell’episodio di Rufy, primo disponibile nella suddetta modalità, viene sbloccato l’episodio di Edward “Barbabianca” Newgate, che fa rivivere la “Grande Guerra” dal suo punto di vista; lo stesso vale per lo sblocco dei due episodi successivi. La durata della storia si aggira intorno alle 5 o 6 ore, variabili in base all’abilità del giocatore e al tempo dedicato al livellamento del personaggio: gli scontri dei capitoli successivi possono dare alcune grane se si è di grado relativamente basso. Come già indicato dal titolo, gli eventi saranno dedicati solo alla “Grande Guerra”, quindi niente Isola degli Uomini Pesce, Punk Hazard o Dressrosa… Un vero peccato vista la mole di personaggi del “Nuovo Mondo”.

One Piece Burning Blood fa rivivere, con particolare cura, le principali tappe della storia di Marineford

Nel corso dei primi 15 minuti di gioco si ha l’opportunità di sbloccare le altre modalità: Bandiera Pirata, Battaglia Online, VS RICERCATO e Battaglia Libera.

“Bandiera Pirata” dà la possibilità di scegliere sotto che vessillo schierarsi, unendosi ad altri pirati virtuali online e combattendo per la stessa fazione (sulla falsa riga di Mortal Kombat X) alla conquista di varie isole. Si può scegliere tra 16 fazioni differenti, che sia una ciurma pirata, un’organizzazione come la Baroque Works o l’Esercito Rivoluzionario. Ogni squadra ha a disposizione sette giorni per portare al termine l’invasione con un limite di “Punti Logpose”, che vengono scalati in base all’esito del combattimento e degli spostamenti, e si recuperano nel tempo un po’ come avviene nei giochi social. Nelle varie isole ci si potrà imbattere in avversari online o, in assenza contro, la CPU, che dispone di elevati valori di attacco e PV. Cosa molto importante è che in questa sezione di gioco si ottengono molti punti esperienza ma a carissimo prezzo.

In “Battaglia Online” si possono disputare i classici match classifica o del giocatore, come avviene un po’ in tutti i picchiaduro competitivi, e i giocatori hanno la possibilità di settare nel proprio profilo uno stemma e un titolo, sbloccabili affrontando match online. Inoltre sarà presente lo stemma della fazione a cui abbiamo deciso di appartenere.

Queste due modalità appena citate sono le uniche che utilizzano le funzionalità online. Durante la nostra prova abbiamo disputato diversi scontri in Battaglia Online e la stabilità di connessione ci è sembrata buona, con un abbinamento abbastanza rapido. Nel corso del match, nonostante siano comparsi a schermo messaggi di “connessione in corso”, non c’è stato nessun lag e lo stesso si è concluso nel migliore dei modi.

“VS RICERCATO” è una delle modalità più longeve, in cui si possono guadagnare Berry facendo il lavoro sporco: il Cacciatore di Taglie. Questa parte di gioco è una delle più divertenti e in un certo senso appaganti, poiché il completamento di ogni singolo contratto richiede il giusto impegno. Sono tre le sottocategorie di contratto: nella prima un personaggio ricorrente, di volta in volta, ci chiede aiuto per sconfiggere tutti i “Wanted” della sua lista, accomunati per qualche motivo (ad esempio la squadra Bagy/Nami, entrambi conosciuti per la loro attrazione verso i tesori). Nella seconda Rayleigh ci “allena” affidandoci la cattura di ricercati soddisfacendo determinati requisiti (ad esempio, vincere usando un determinato colpo o tecnica). L’ultima sottocategoria, Ricercato Speciale, rappresenta la vera sfidapoiché ricompensa con premi altissimi ma la difficoltà di contratto è a 10 stelle.

La “Battaglia Libera” ci vede disputare il classico Versus contro la CPU o un secondo giocatore sulla stessa console (naturalmente non su PSVita). Abbiamo avuto modo di provare la battaglia a due giocatori, e una nota di merito è data dalla possibilità di settare la presenza o meno dello Split Screen. L’ospite nella modalità “non splittata” ha la telecamera a sfavore in quanto dietro le spalle del giocatore 1 e questo agli inizi può lasciare disorientati; è questione di pochi istanti per rendersi conto che non è poi così male. In modalità Split Screen abbiamo invece notato una netta confusione sullo schermo, ma questo non influisce sul gameplay e la velocità di gioco. In Battaglia Libera è anche presente la classica Pratica, utile per affinare le proprie tecniche, combo e abilità difensive.

Siamo rimasti particolarmente colpiti dal numero consistente di alternative di gioco alla campagna principale ma avremmo gradito la presenza di una “Modalità Torneo”: tenendo in considerazione la natura del titolo e la presenza dello scenario “Corrida Colosseum” non ci sarebbe dispiaciuto cimentarci nella competizione di Dressrosa.

Oltre le modalità di One Piece Burning Blood già citate sono presenti anche un negozio e la classica galleria di immagini e video: “Base Pirata” e “Raccolta”.
In “Base Pirata” si possono spendere (o sperperare) tutti i Berry guadagnati durante le molteplici attività completate, con la possibilità di acquistare sia i personaggi da utilizzare che i tantissimi supporti: quindi se non si è riusciti a sbloccare qualcuno durante le varie modalità di gioco si può “barare” acquistandolo direttamente qui. Inoltre si possono registrare fino ad un massimo di cinque squadre personalizzate, da poter utilizzare subito nelle battaglie. In “Raccolta” sono presenti due categorie: nella sezione Lumacofono si possono riguardare i filmati della storia e gli eventuali replay salvati, mentre nella sottocategoria Record/Termini tutte le schede e le varie informazioni di gioco (ricercati catturati, emblemi e titoli collezionati).

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Spettacolari effetti accompagneranno lo scontro tra poteri dei Frutti del Diavolo e Haki!

One Piece Burning Blood si presenta con un roster molto ampio costituito da 42 personaggi selezionabili (tra cui Sengoku e Koala, mai visti prima d’ora in un titolo di One Piece) e circa 65 supporti. Il codice che ci ha fornito Bandai Namco ci ha dato la possibilità di provare anche i contenuti presenti nella Deluxe Edition: 15 nuove versioni alternative (con costumi dedicati) di character già presenti.

Una volta selezionati i PG dall’ampio roster a disposizione si è pronti per scendere sul campo di battaglia. Lo scontro è basato totalmente sulla capacità del giocatore di organizzare una squadra bilanciata: escludendo Guerra Suprema, si hanno a disposizione un quantitativo limitato di punti da utilizzare per la formazione della stessa. Ogni personaggio e supporto ha un suo valore di “acquisto”, quindi nel formare il team (che può includere fino a 3 PG e 3 Supporti) si deve tener conto della soglia imposta: questo è un bene in quanto può evitare di creare squadre troppo potenti. Ogni combattente ha un suo particolare stile e punto di forza (Potenza, Tecnica, Velocità, Astuzia e Bilanciato) quindi occorre tener presente, se si vuole giocare in modo più “tattico”, di utilizzare il gruppo più adatto al proprio stile di gioco.

In One Piece Burning Blood il giusto tatticismo nella formazione della squadra può essere determinante ai fini della vittoria

I vari personaggi, durante la battaglia, possono essere intercambiati semplicemente con la pressione dei dorsali posteriori del controller. Oltre ai vari compagni si può far affidamento sui Supporti, che offriranno svariati vantaggi nel corso del match, richiamandoli semplicemente tramite croce direzionale. Gli attacchi base sono le classiche combinazioni di attacco semplice, attacco potente, difesa, salto e due diversi tipi di attacchi spezza-guardia. Molto importanti sono le tecniche speciali: di tre tipi e che possono essere “scagliate” tenendo premuto il tasto di attacco speciale più uno di quelli base. Le “mazzate” inflitte e ricevute riempiono le tacche di un indicatore Furia che, una volta al massimo, può essere attivata con la pressione della levetta analogica destra: da quel momento tutti gli attacchi sono potenziati e mediante un’ulteriore pressione dello stesso tasto si può eseguire la Tecnica Suprema che arreca non pochi danni agli incauti avversari. Anche se la Furia non raggiunge il massimo può essere utilizzata per richiedere l’intervento di una “Unità”: uno dei partner può intervenire nello scontro aiutando a concatenare una combo (Catena Unità) o venendo in soccorso durante un attacco avversario (Soccorso Unità). Inoltre si può contrastare la Catena Unità avversaria facendo subentrare uno degli alleati (Scontro Unità). Determinati attacchi nemici possono essere spezzati con la pressione del tasto Abilità (Rogia, Haki/Ambizione, e altri poteri) che è però vincolato dalla “barra abilità”, la quale una volta consumata, non ne permette più l’utilizzo fino alla ricarica… Fatene quindi buon uso!

Data l’ampiezza degli scenari talvolta risulta difficile avvicinarsi all’avversario in modo immediato. Per ovviare, in minima parte, a questo problema ci viene incontro “lo Scatto Automatico” effettuabile con la combinazione dei tasti Abilità più Salto.

Certo, non è tutto oro quello che luccica, e One Piece Burning Blood di certo non è esente da problemi. La sua natura Simil-Arcade si porta dietro i difetti dei giochi cabinati: alcuni colpi non vanno a segno anche quando il nemico non è in posizione di guardia o non utilizza l’Abilità Personale. Inoltre una cerchia di giocatori, magari meno avvezzi a questo tipo di produzione, potrebbe risentire dell’eccessivo danno arrecato dalla CPU. Senza mezzi termini, e a prescindere dalla difficoltà, l’intelligenza artificiale può far diminuire la barra dell’energia di molto semplicemente con pochi attacchi. Ad esempio, abbiamo notato che nella modalità VS. RICERCATO, anche completando gli incarichi più facili, alcuni “banditi” ce le hanno date di santa ragione nonostante avessimo alcuni membri della squadra con un livello discretamente alto.

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In alcuni casi l’astuzia può essere migliore della forza, vero Bagy?

One Piece Burning Blood ha uno stile grafico in un certo senso unico nel suo genere. La grafica Cel-Shaded è un mix tra lo stile del manga (del maestro Oda) e dell’anime che enfatizza in particolar modo le scene di maggiore impatto anche grazie ad un effetto china davvero particolare. La pulizia delle texture è di alto livello: nessun effetto pop-up e un aliasing quasi assente. Sul campo di battaglia è stata riservata una particolare cura al danneggiamento degli scenari e dei combattenti, che in alcuni casi riporteranno ferite e abiti logori. Bellissime anche le presentazioni ad inizio match, che, la maggior parte delle volte, generano esilaranti siparietti tra PG.

Le voci sono in lingua giapponese, ma sempre sottotitolate in italiano in qualsiasi momento di gioco. Gli adattamenti sembrano essere di buon livello, senza particolari errori nelle traduzioni con un misto tra Manga, Anime ed elementi in lingua originale tratti dall’universo di One Piece. Per i più puristi, ad esempio, informiamo che i tre tipi di Ambizione vengono chiamati: Busoshoku, Kenbushoku: Bakun So e Haoshoku. Il sonoro in game, anche se non è quello originale della serie animata, è fortemente ispirato ad esso: le colonne sonore ne colgono completamente lo spirito.

Conclusioni

L’opera di successo interplanetario creata dalle matite di Eiichiro Oda esordisce per la prima volta con un Picchiaduro sulle console della current gen e PC. Ci ha pensato Spike Chunsoft, un team che non è un novizio in questo genere di produzioni e che ha già dalla sua una discreta esperienza. One Piece Burning Blood si presenta come un Fighting Game Tag-Team senza troppe pretese, con tante modalità nel suo “forziere” e di facile approccio per tutti i videogiocatori. Vista la mole di personaggi del “Nuovo Mondo” avremmo gradito la presenza di una Modalità Torneo, compensata però da VS. RICERCATO e Bandiera Pirata. Nonostante la storia si limiti ai soli eventi di Marineford, senza spingersi oltre, riesce a intrattenere il giocatore per molte ore, anche se potrebbe costringere lo stesso a ritrovarsi in situazioni particolarmente frustranti per via di un livello della CPU non sempre bilanciato correttamente. La veste grafica è di primissimo livello e gli adattamenti sono di buona qualità, segno che Bandai Namco e Spike Chunsoft hanno avuto una cura certosina di questi aspetti.

Ci sentiamo di consigliare One Piece Burning Blood a tutti gli appassionati della serie e, perché no, anche a tutti coloro che cercano un picchiaduro leggero, a patto di scendere a compromessi con le piccole mancanze sopraelencate. Pirati di tutto il mondo, unitevi: La GUERRA ha Inizio!

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