Proseguono le sconfinate avventure di Rufy Cappello di Paglia e della sua ciurma, i protagonisti della serie One Piece nata dalle matite di Eiichiro Oda, che ormai da diciotto anni ci fanno solcare i mari sulla loro nave pirata. E mentre il papà dei nostri eroi assicura che ha in mente materiale sufficiente per far durare il manga per altri dieci anni, Namco Bandai li fa approdare anche sulla nuova generazione di console con il terzo capitolo della serie Pirate Warriors, saga di genere musou e cugina/spin-off dell’intramontabile Dynasty Warriors. I fan del genere sapranno quindi che anche questa volta ci saranno da affrontare molte centinaia di pirati, nonché altrettanti soldati della marina, tutti all’inseguimento dei nostri strani e strampalati amici, e con l’obiettivo di farli sparire dalla faccia di tutti i mari. Il nostro obiettivo invece, resterà saldamente sempre lo stesso… Quale, vi starete chiedendo? Ma aiutare Rufy a diventare il Re dei Pirati ovviamente… Preparatevi a salpare avanzi di galera, si parte alla ricerca del tesoro di Gol D. Roger!
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Non pensiamo ci sia molto altro da dire o da raccontare sulla trama di One Piece che i fan sfegatati o chi segue manga ed anime non conosca già. Né tantomeno ci sono informazioni in più su quello che è il nemico che viene lasciato più in vista al termine della porzione di storia coperta da questo nuovo capitolo della serie Pirate Warriors, e cioè Donquijote Doflamingo, colui che viene definito il Demone celeste, e che è “il pezzo grosso” contro cui i nostri amici pirati avranno a che fare durante la saga di Dressrosa (nonché soggetto raffigurato nella statua inclusa nell’edizione da collezione del titolo, di cui vi abbiamo parlato QUI). Certo, a volerne parlare staremmo qui un numero incalcolabile di ore, ma ciò ci porterebbe fuori strada dall’argomento principale, ovvero il nuovo titolo Bandai Namco legato ad uno dei nostri manga preferiti, One Piece.
Come avrete quindi intuito, la nuova fatica sviluppata dal team Omega Force, non copre totalmente tutta la storia che il maestro Oda ha disegnato, ma ci si avvicina veramente molto. Si comincia chiaramente da quando un giovanissimo Rufy prende il mare da solo con a presso soltanto il cappello di paglia che quel famoso pirata dai capelli rossi gli aveva dato quando era molto piccolo, fino alla grande battaglia appunto contro Doflamingo sull’isola di Dressrosa. Chiaramente alcuni punti delle avventure della ciurma vengono fatti “scorrere” molto più velocemente rispetto ad altri, altrimenti staremmo lì incollati al controller ed al televisore per tanto di quel tempo che altri titoli come The Witcher ci sembrerebbero drasticamente corti! In ogni caso, non scenderemo in dettaglio con gli avvenimenti che si aggiungono alla trama di questo terzo capitolo, onde evitare indesiderati spoiler ad eventuali giocatori, lettori o semplici spettatori.
Il genere di giochi in cui si colloca One Piece: Pirate Warriors 3 è uno di quelli che non ammette né le famose cinquanta sfumature di grigio dell’omonimo libro, né tutte quelle rimanenti. Il musou è un genere che di solito o si ama alla follia in maniera indiscussa ed imprescindibile, oppure si odia svisceratamente perché le meccaniche e l’iter di gioco tendenzialmente ripetitivo accrescono maggiormente noia e tedio in determinati soggetti/giocatori.
È un genere che per tradizione è fatto per durare molte ore, ed in questo campo non poteva trovare terreno migliore che quello delle avventure della ciurma di Rufy. Contando solo la storia principale infatti, si dovranno affrontare un prologo e cinque capitoli, per un totale di ben ventidue livelli, che se giocati a livello difficile vi occuperanno già per quasi cinque ore. A queste poi si dovranno aggiungere quelle derivanti dalla modalità libera, in cui potrete rigiocare i livelli della storia utilizzando qualsiasi personaggio a vostro piacere, e quelle che serviranno a portare a termine tutti i livelli (isole) della modalità Diario dei Sogni, dove dovrete affrontare i vari personaggi del gioco in livelli che non fanno riferimento alla trama, ma che vi daranno la possibilità di sbloccare nuovi manifesti e monete (di cui comunque parleremo dopo). Avrete sicuramente un bel po’ di tempo da spendere all’interno di questo mondo quindi se è vostra intenzione completare tutto quello che il titolo mette a disposizione, e farlo all’interno di un titolo che riesce comunque a migliorarsi ulteriormente rispetto alle sue precedenti incarnazioni, non può che essere un modo divertente per impiegare il proprio tempo di gamer.
Il gameplay del titolo è rimasto a grandi linee quello di sempre, ovvero con noi miseri eroi che ci ritroviamo contro orde di centinaia e centinaia di nemici che non aspettano altro che farci tanto tanto male. Peccato che questi poveri mentecatti non abbiano fatto bene i conti con l’oste, e che il risultato finale di questi scontri si debba risolvere nella maggior parte dei casi con una loro completa disfatta. Questo risultato non è solo merito di una fortunata quanto di parte previsione, bensì viene coadiuvato e reso molto probabile dal fatto che a fronteggiare il mare di nemici che ci aspetteranno non saremo soli. Come nei precedenti episodi infatti, avremo dei compagni di viaggio/avventura che ci daranno man forte sul campo di battaglia, il cui aiuto ci porta dritti dritti fino alla novità principale del titolo, ovvero il sistema Kizuna Rush, che si basa principalmente su di un colpo particolare che permetterà agli alleati con cui si è guadagnato un certo feeling, di scendere momentaneamente in campo al nostro fianco e saccagnare di botte i nemici che si aggirano nei nostri dintorni.
Confermati ovviamente i classici attacchi speciali dei personaggi, mosse potentissime in grado di spazzare via centinaia di nemici in un unico colpo, che non solo rispecchiano gli attacchi originali dei loro corrispettivi di carta, ma crescono e si modificano col proseguire della trama principale. Questi attacchi inoltre, possono essere usati anche durante un Kizuna Rush, cosa che al prezzo di tutto il tempo restante di tale modalità, vi farà lanciare un colpo combinato con tutti i personaggi con cui avrete attivato un Kizuna in precedenza, e che grazie ad una grandissima gittata ed un’enorme potenza, provocherà letteralmente un’ecatombe di nemici proprio davanti ad i vostri occhi.
Se nelle vostre testoline si sta facendo strada l’idea che One Piece: Pirate Warriors 3 sia un classico titolo spaccabottoni da giocare a cervello spento, vi state sbagliando di grosso. La strategia, come abbiamo imparato già parecchi episodi musou orsono, è ormai molto importante nella serie, e sottovalutarne l’importanza correndo dritto in avanti senza dare supporto agli alleati o senza tornare indietro a difendere le basi principali, non potrà che portarvi solo alla sconfitta.
Cambia leggermente invece il sistema delle monete, che da sempre hanno accompagnato la saga di One Piece di Omega Force. Questa volta infatti, sconfiggendo i nemici “famosi” che troveremo sul nostro cammino, guadagneremo il conosciutissimo conio con su i faccioni dei nostri eroi preferiti, che poi potremo usare per migliorare le abilità e le caratteristiche dei personaggi che potremo guidare in battaglia.
È comprensibile quindi che con queste novità e con tali premesse alle spalle l’esperienza di gioco si riveli praticamente spettacolare. Nonostante si noti però ancora un po’ di legnosità da parte di alcuni dei personaggi che andremo a controllare, l’azione si svolge mediamente in maniera piuttosto fluida, con picchi di dinamicità alti, e con combattimenti che se ben gestiti possono considerarsi più che spettacolari.
La situazione poi risulta ancora migliore grazie al comparto multiplayer, che anche stavolta ci permette di giocare in compagnia di un amico o di un perfetto sconosciuto online, oltre che fisicamente sulla stessa console in split-screen. Come sempre, la possibilità di chiedere aiuto e supporto in rete per completare alcuni livelli è decisamente molto utile, e permette di giocare in multi senza dover sottostare alla riduzione della visuale a cui si è costretti con lo schermo condiviso.
A livello grafico, quello che subito salta alla vista è il numero dei nemici (e degli alleati minori) in campo, che è indubbiamente impressionante; non si sbaglia infatti nel dire che i nostri eroi dovranno combattere contro un intero esercito. La cosa brutta però, è che avere un foltissimo gruppo di avversari davanti agli occhi comporta il dover convivere con un meno apprezzabile effetto clone, perché ovviamente il numero dei modelli di avversari differenti fra loro è piuttosto esiguo rispetto alla misura che possono raggiungere le fila nemiche.
Anche questa volta, e giustamente diremmo anche, per lo stile estetico la scelta è caduta sulla tecnica del cel-shading, che come tutti ormai saprete è quella che più si avvicina allo stile degli anime (e con cui ultimamente i ragazzi di Arc System Works Team Red hanno fatto faville nell’ultimo episodio di Guilty Gear). Una menzione speciale va senza indugio ai piccoli filmati di intermezzo, ivi compresi quelli che all’interno delle missioni si presenteranno come delle vive vignette del manga, e che grazie alla splendida fattura rendono il racconto della trama e lo svolgersi del gioco ancora più gradevole ed emozionante.
Per quel che riguarda la parte sonora, il comparto audio non delude, proponendo una soundtrack eccellente e degli effetti di tutto rispetto. Il doppiaggio è ovviamente in giapponese, e vanta le voci dei doppiatori originali dell’anime dalla terra del Sol Levante, quindi non aspettatevi di ascoltare le voci di Novara, Prata o della Pacotto, perché la traccia audio con la nostra lingua non è presente (a voi decidere se sia più un bene o un male). I testi almeno, giusto per non restare proprio delusi dalla localizzazione del titolo, li troveremo tradotti nel nostro idioma insieme a tutti i menù del gioco, anche se ci duole ammettere la presenza di qualche “refuso”.
Contrariamente a quanto potreste pensare, ci sono però anche delle cose che nel titolo non ci sono piaciute poi molto. Prima tra queste, la problematica dell’IA, che consiste principalmente nel fatto che i nemici che ci ritroviamo davanti, anche se in trecentocinquanta, non riescono a mettere insieme un solo cervello buono per comporre come si deve la settanta a scopa (quindi figuriamoci per attaccarci in maniera efficace e poco prevedibile).
A seguire, la cara vecchia telecamera, che è stata sempre un tallone di Achille della serie, e che sfortunatamente nemmeno in questo nuovo capitolo ha avuto miglior destino. Anche questa volta infatti ci ritroveremo a dover battagliare con le inquadrature, che in alcuni momenti (specie quelli in cui sarà attivo il lock-on sui nemici più rilevanti) potrebbero finire a zonzo a raccogliere margherite senza troppi complimenti. La cosa poi rischia di essere addirittura peggiore se tale problematica ha la sfortuna di verificarsi nelle vicinanze degli angoli interni delle stanze, che da secoli sono considerati gli acerrimi nemici delle inquadrature nei videogames.
Per finire, il problema che ci ha preoccupato maggiormente è senza dubbio quello legato al repentino calo di frame, che si verifica in maniera randomica e non proprio sporadica durante il gioco. Sfiorando il limite del freeze, questi rallentamenti rendono quei momenti di azione praticamente ingiocabili, ed anche se spariscono in pochi secondi senza lasciare traccia, il loro presentarsi è particolarmente fastidioso, specie se il loro tempismo ci colpisce proprio durante un combattimento importante o in una situazione di particolare pericolo. Non è possibile però accusare di questa problematica i numerosi nemici in campo, perché essa si verifica anche a schermo quasi completamente vuoto.
In conclusione…
Senza il minimo ripensamento, ci permettiamo di affermare che in base alla nostra esperienza, One Piece: Pirate Warriors 3 è uno dei migliori musou presenti sul mercato, e che può essere considerato un ottimo punto di incontro tra gli amanti del genere, i fan della serie di Oda, e tutti coloro che cominciano a sentire la voglia di avvicinarsi a questa tipologia di picchiaduro densa di azione. L’esordio sulle console Sony di ultima generazione di questo spin-off della serie Dynasty Warriors si può dire quindi pienamente riuscito, ed anche se permangono ancora alcuni punti deboli della serie, i miglioramenti del brand sono piuttosto visibili.
I piccoli difetti in esso contenuti infatti, sono del resto abbastanza “noti”, e ci può passare sopra più per abitudine che per altro. Nel complesso invece, a costo di sembrare dei fanboy, non possiamo che osannare la trama contenuta nel gioco, che ancora oggi, a distanza di tantissimi anni dalla prima lettura cartacea, continua ad emozionarci ed a strapparci (veramente) una calda lacrimuccia nei momenti di maggiore tensione e pathos. Se poi una tale opera viene agganciata ad un titolo brillante, dirompente e pieno di azione, non si può che rimanere ampiamente soddisfatti. Non indugiate quindi, che siate fan da tempo immemore di Rufy e compagni, o che siate giovani mozzi della nave pirata di Oda o dei titoli musou, One Piece: Pirate Warriors 3 non dovete farvelo scappare. Perciò, issate la bandiera miei ratti di sentina, si salpa ancora alla ricerca del tesoro del Re dei Pirati!
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