One Piece non ha bisogno di molte presentazioni, essendo uno tra gli anime/manga più famosi al mondo. Fin dal 1997 sono state rilasciate tonnellate di prodotti commerciali dei più svariati tipi. Con più di 620 episodi della serie animata e 72 tankobon, l’epopea piratesca creata da Eiichiro Oda ha sfruttato l’avvento della crossmedialità ed è approdata sui lidi videoludici già da un pezzo, ma molte volte senza successo. Ciò che ha reso speciale la saga è sicuramente lo spessore dei personaggi dettagliati in ogni loro sfaccettatura. I protagonisti non sono esclusivamente ancorati ai loro principali stereotipi, ma a volte svelano lati del proprio carattere che vanno ad approfondire la loro conoscenza lungo tutto il corso di un’avventura che raramente si è presentata noiosa.
A supporto della caratterizzazione c’è, inoltre, lo stile grafico unico del tratto di Oda e la spensieratezza con cui vengono affrontati certi temi, talvolta anche drammatici. Dunque, in teoria, un videogioco su One Piece dovrebbe avere il dovere di trasferire nei bit questa capacità di rendere interessanti i personaggi tanto quanto lo sono nelle loro versioni cartacee o animate. Andiamo a vedere se One Piece: Romance Dawn ha saputo tradurre un minimo del carisma della saga in un videogioco.
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Lo ameranno: Chi ama i giochi dai colori vivaci
Lo odieranno: Tutti coloro che odiano i giochi privi di spessore e che conoscono One Piece
E’ simile a: One Piece: Unlimited Cruise
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Titolo: One Piece: Romance Dawn
Piattaforma: 3DS / PSP
Sviluppatore: Namco Bandai
Publisher: Namco Bandai
Giocatori: 1
Online: Assente
Lingua: Giapponese (Parlato) / Italiano (Testi)
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Una grande monotona avventura
One Piece: Romance Dawn copre un arco narrativo enormemente lungo partendo dal momento in cui “Rubber” Monkey D. Rufy ingerisce il frutto del diavolo per concludersi svariati anni dopo con un episodio in cui Portuguese D. Ace si ritrova invischiato in un grosso problema con la Marina (Saga di Marineford, per gli intenditori). Da qui può giungere il sospetto che ci spinge a chiedersi come può un videogioco raccontare nei minimi dettagli una storia che tocca circa 400 episodi della serie originale. In effetti, nei primi minuti di gioco, con One Piece: Romance Dawn ci si accorge che quel sospetto è più che legittimo, in quanto ad approcciarsi alla trama ci possono essere due tipologie di giocatori: da un lato abbiamo i neofiti che possono più o meno comprendere ciò che accade, ma difficilmente si appassioneranno ai personaggi come per i veterani della saga, mentre all’altro polo abbiamo coloro che conoscono bene One Piece e si accorgeranno ben presto che il modo in cui sono narrate le vicende dei pirati di Cappello di Paglia è approssimativo e, talvolta, incongruente.
La sensazione di andare avanti nel gioco senza provare un’affezione per le vicende narrate è imperante. La trama si sviluppa così lungo i vari livelli che, in realtà, sono le varie isole su cui si svolgono gli archi narrativi dell’anime. Si parte, quindi, dal Villaggio di Foosha con un intero capitolo in cui non bisogna far altro che premere un singolo tasto al fine di leggere chilometriche vignette monotone. Spesso appare ridicolo il dover leggere frasi cariche di energia emotiva pronunciate da uno Shanks totalmente inespressivo, il quale ci appare in un riquadro statico solo per sottolineare che è lui a pronunciare quelle parole. La situazione però non cambia con la progressione della trama, poiché il resto dei personaggi principali ci vengono introdotti da queste solite vignette noiose ed infinite, senza tuttavia farci capire bene chi essi siano o cosa hanno fatto. Le vignette fungono al loro scopo meramente introduttivo e lasciano cadere nell’oblio tutto ciò che poteva risultare un minimo interessante. A volte, ci sono dei filmati d’intermezzo dotati di un’animazione paragonabile a quella dell’anime, ma sono molto corti e rari e non posseggono alcuna ironia, né alcuna epicità.
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Avventure nel vuoto cosmico a suon di tasti
Qualche sviluppatore, poi, ha ricordato che un gioco non può essere composto da sole tediose vignette ed ha introdotto un gameplay effettivo che risulta scarno e privo di un qualsivoglia divertimento. Tra un “filmato introduttivo” e l’altro, il gioco ci costringe ad addentrarci in ambienti con un level design frustrante a metà tra il film The Cube ed il labirinto del criceto di Bart Simpson. I livelli tridimensionali nei quali ci dobbiamo muovere al fine di arrivare al Boss di turno sono inutilmente complessi, in certe situazioni, con snervanti vicoli ciechi che ospitano casse del tesoro contenenti oggetti utili per un povero crafting. Altre volte, invece, appaiono chiari e vuoti, tanto da farci domandare “Perché creare uno spazio così vuoto e così poco dettagliato dal punto di vista grafico?”.
Per rendere un pochino più eccitanti i vicoli ed i corridoi, certe volte ci viene proposto il Grand Stream Action, ovvero un quick time event in cui bisogna scegliere se, ad un bivio, vogliamo girare a sinistra o a destra. Se la scelta non è sufficientemente veloce o se scegliamo la direzione sbagliata, ci imbatteremo probabilmente in un gruppo di pirati avversari o di marinai infuriati che cercheranno di abbatterci. Naturalmente, a quei bivi, è necessario guardare il log-pose (Bussola) presente sulla minimappa, così da capire subito quale sia la direzione giusta ed evitare i combattimenti. L’ennesima nota dolente: i combattimenti. Se si conosce One Piece almeno un poco si intuisce quanto i combattimenti ne siano alla base. Ne conviene che le battaglie rappresentano un elemento molto importante del gameplay, ma in One Piece: Romance Dawn essi vengono sottovalutati ed infettati dallo stesso vento di mediocrità che caratterizza l’intero titolo.
Tra un corridoio e l’altro, può capitare di imbattersi in gruppi di scocciatori che ci verranno incontro come kamikaze fanatici. Se i nemici ci toccano partirà uno scontro nel quale voi vi chiederete: “C’è un tutorial?”. La risposta è: no, non c’è un tutorial, né una spiegazione degna di questa definizione. Tutto consiste nel premere indefinite combo assegnate ai diversi tasti del pad, dove ogni pulsante corrisponde ad una mossa. Le mosse si apprendono col tempo e con le battaglie e si potenziano spendendo TP (Technical Points) che verranno acquisiti combattendo, facendo level up o usando alcuni oggetti. Sconfiggere i nemici lungo gli ambienti è necessario per maturare una certa esperienza ed un certo livello, poiché gli sconti con i boss finali o opzionali sono di tutt’altra stoffa. I boss sono capaci di effettuare attacchi devastanti che possono azzerare i punti vita dell’intero party che abbiamo scelto ad inizio livello. Se inopportunamente preparati, lo scontro risulta fatale. Per questo, sorbirsi anche le missioni secondarie diventa relativamente importante, anche se estenuante. Queste missioni opzionali ci vengono affidate nel momento in cui otteniamo delle “mappe segrete” che, una volta interpretate, ci indicheranno un’isola sulla mappa del mondo. La maggior parte di queste isole sono solo corridoi infestati da briganti senza nulla di rilevante da scoprire, perciò servono esclusivamente per far avanzare di livello i personaggi o per guadagnare qualche spicciolo da spendere nei negozi al fine di comprare l’equipaggiamento. Infine, il gioco può essere completato in una trentina di ore, tra la quest principale, qualche quest secondaria e un po’ di “livellamento”, ma il dato varia a seconda di come volete affrontare l’esperienza.
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Bei colori, suono da incubo
L’impatto grafico di One Piece: Romance Dawn non lascia totalmente a desiderare. Se il level design è scarso, gli ambienti sono spesso vuoti e poco dettagliati ed i modelli poligonali dei nemici sono ripetitivi, l’uso dei colori, al contrario, è dosato in modo saggio ed appropriato. La mappa del mondo è semplicemente deliziosa e coglie lo spirito dell’anime di Eiichiro Oda in pieno. Tuttavia, il gioco non supporta la modalità stereoscopica 3D del Nintendo 3DS, nonostante la si potesse implementare per rendere più vivaci e interessanti i corridoi senza fine. Restando critici sul comparto grafico del titolo, non sono stati rilevati gravi bug, salvo alcune rare volte in cui gli abiti (specialmente gli accessori per personalizzare i protagonisti) o i dettagli del volto di qualche personaggio scomparivano per riapparire pochi secondi dopo. Il comparto sonoro, invece, lo si può completamente sorvolare. Non basta introdurre il doppiaggio originale giapponese per rendere il gioco un qualcosa di solido, poiché in alcuni filmati, complice anche la loro insopportabile lunghezza, alcuni effetti sono ripetuti all’inverosimile. Un esempio è il primo capitolo in cui il vociare dei marinai in sottofondo si ripete con una cadenza di 5-6 secondi, tale da risultare un mantra quasi ipnotico. Le musiche, qualche volta, intrattengono positivamente il giocatore, ma non riescono a restituirgli un’esperienza divertente e spensierata, perciò vengono affogate dalla voglia di spegnere subito la console e cambiare cartuccia.
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In conclusione, i pirati sono naufragati
One Piece: Romance Dawn è un gioco approssimativo che non spicca in nessun campo. Manca di originalità e di profondità e non riesce ad appassionare né gli amanti della saga di Oda, né coloro che si approcciano a Rubber e compagnia bella per la prima volta. Nonostante alcuni sporadici punti di forza, quali possono essere la personalizzazione dei modelli poligonali dei protagonisti (Anche se mi sembra un’aberrazione il mettere un cappello nuovo a Rubber che sia diverso dal suo classico cappello di paglia, NdR) o i colori vividi e sgargianti, il titolo non salpa ed affonda negli abissi della banalità. Un povero sistema di crafting che può comodamente non essere utilizzato non è un motivo sufficiente per sorbirsi ore ed ore di side-quests e, inoltre, l’esperienza ludica può risultare raccapricciante dopo qualche minuto connotato da una ripetitività imbarazzante che si sviluppa lungo l’intero gioco. One Piece: Romance Dawn non solo non rende giustizia ad una saga che ha catturato milioni di nerds in tutto il mondo, ma degrada la storia di Oda ai minimi termini, impoverendola sia dal punto di vista stilistico che narrativo. E’ sicuramente un gioco che può fare la felicità di qualche bambino a Natale, ma ha l’elevato rischio di incorrere all’inflessibile polvere sulla mensola già dal giorno di Santo Stefano.
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