17 Nov 2018

Overkill’s The Walking Dead – Recensione

Il franchise di The Walking Dead non sta vivendo esattamente un bel periodo. La serie televisiva sta registrando un crollo di spettatori a livelli allarmanti, e anche i pareri di chi ancora la segue non sono proprio entusiasti. Come se non bastasse, sul versante videoludico la situazione non è delle migliori, con The Walking Dead – The Telltale Series (unico esponente degno di nota) brutalmente interrotto a causa dell’improvvisa chiusura del team di sviluppo pochi mesi fa e salvato solo in extremis da Skybound Games.

Ai fan non restava quindi che sperare in Overkill’s The Walking Dead, titolo sviluppato da Overkill Software, autori dell’apprezzata serie PayDay. Il gioco venne annunciato nel lontano 2014, ma sparì dai riflettori per diverso tempo.

Lo sviluppo si dimostrò fin da subito travagliato portando a numerosi rinvii, tanto che il primo video di gameplay venne mostrato solo all’E3 2018, quando ormai l’interesse per il gioco era ormai scemato, dopo tutto quel tempo.

Già da una prima occhiata si intuiva che qualcosa non andava e i feedback non erano proprio positivi, tuttavia le premesse per un buon titolo c’erano tutte, partendo dalle meccaniche riprese da Left 4 Dead alla presenza di Robert Kirkman, autore della serie a fumetti originale. In molti si aspettavano quindi una grande attenzione sulla narrativa, unita ad un gameplay già conosciuto ma comunque funzionale.

Poveri illusi.

I protagonisti di Overkill’s The Walking Dead sono tutti inediti ma canonici

Overkill’s The Walking Dead non è niente di tutto questo e delude sotto praticamente ogni aspetto, ma analizziamolo nel dettaglio. Iniziamo da ciò che mi ha lasciato di più con l’amaro in bocca, ovvero la storia. Come già detto la presenza di Robert Kirkman era uno dei motivi per cui avevo ancora fiducia in Overkill’s The Walking Dead, poiché dopo la (personale) delusione della serie televisiva speravo che la presenza del creatore originale del fumetto potesse dare al gioco alcuni spunti per una trama degna di essere chiamata tale, ma così non è stato.

Gli sviluppatori hanno avuto carta bianca per la realizzazione della storia, e inizialmente ho trovato coraggiosa la scelta di rinunciare a camei o interazioni con i personaggi storici di The Walking Dead per raccontare le vicende di un gruppo di sopravvissuti inedito. O meglio, la scelta sarà stata anche coraggiosa, ma questo non significa che sia stata anche quella giusta. I protagonisti di Overkill’s The Walking Dead sono Heather, Aidan, Grant e Maya, ma nonostante i tentativi di farli assomigliare esteticamente e caratterialmente a personaggi più conosciuti come Andrea, Dale, Negan e Dwilight (i paragoni non sono miei, ma sono quelli dati dagli stessi sviluppatori), dovessimo fare un effettivo confronto il giudizio sarebbe veramente impietoso. I quattro sopravvissuti del gioco tentano infatti in svariati modi di farsi conoscere, ma le loro storie sono banali, scontate e poco coinvolgenti.

Colpa anche di una struttura narrativa praticamente assente, dove il giocatore viene sbattuto senza troppi complimenti all’interno dell’azione con qualche cutscene in bianco e rosso (il nero è troppo mainstream) che introduce gli eventi e qualche linea di dialogo che dovrebbe approfondire i personaggi e le motivazioni nella lotta tra i sopravvissuti dell’Anderson Camp e un gruppo rivale chiamato La Famiglia. Tra una missione e l’altra inoltre si può esplorare il campo base per accettare missioni, ottenere le ricompense e scambiare qualche altra battuta con gli altri personaggi, ma non aspettatevi chissà quale caratterizzazione o profondità.

La presenza di Kirkman sembra essere stata quindi più una mossa di marketing che un effettivo contributo alla narrazione, e considerato che, come già detto, nemmeno si hanno collegamenti con la serie TV o il fumetto, il gioco poteva tranquillamente chiamarsi “Gino & Friends a caccia di Zombie” ed essere uno dei tanti (troppi) titoli basati sui non-morti in circolazione. Peccato.

La presenza di Kirkman sembra essere stata quindi più una mossa di marketing che un effettivo contributo alla narrazione

Dal punto di vista del gameplay la presenza di quattro personaggi si traduce all’atto pratico in quattro “classi”, ognuna equipaggiata con un’arma principale e una secondaria (di solito una pistola) e un’arma corpo a corpo, oltre a caratteristiche e abilità diverse. Heather è una Scout che privilegia la balestra, è specializzata nell’eliminazione silenziosa dalla distanza e tramite la sua abilità può usare granate fumogene per nascondere la sua presenza e quella dei compagni di squadra, mentre Aidan è un Tank in grado di resistere a più colpi e curarsi con delle bende, inoltre è utile nel combattimento ravvicinato grazie al suo fucile a pompa e mazza da baseball. Grant è uno Stratega armato di fucile di precisione silenziato e revolver, inoltre può “marchiare” i nemici e utilizzare bottiglie molotov utili per sfoltire gruppi di zombie, infine Maya è un Medico che utilizza mitra e può far recuperare energie alla squadra con i suoi medkit.

L’idea di base quindi è quella di creare una squadra eterogenea e soprattutto coordinarsi con i compagni, così da guardarsi le spalle a vicenda e sfruttare al massimo le caratteristiche di ogni personaggio. Essere un lupo solitario significa solo andare incontro al Game Over in pochi minuti, ma anche giocando di squadra la situazione non è per niente semplice. La difficoltà di Overkill’s The Walking Dead è tarata decisamente verso l’alto, ma il problema è che sembra essere “artificiale” e non derivata da meccaniche effettivamente valide, sfociando quindi ben preso nella frustrazione pura. Interessante inoltre notare come in un gioco basato sulla cooperazione, dove la comunicazione è vitale, non sia presente un sistema di chat vocale ma solo testuale, per cui se si gioca con sconosciuti è difficilissimo coordinarsi, mentre con gli amici si è comunque costretti ad usare altri metodi come Discord o lo Steam VOIP. Il gioco può essere anche affrontato in solitaria, ma in questo caso non si viene affiancati da compagni controllati dall’IA, semplicemente si affrontano le stesse sfide da soli, anche se con una difficoltà leggermente inferiore (almeno in teoria, in pratica l’ho trovata ancora più impossibile).

I nemici umani possono essere più pericolosi degli Zombie

Le tipologie di missioni si dividono in due filoni principali, ovvero Orda e Spedizione. La prima è la classica modalità in cui bisogna difendere un territorio da varie ondate di nemici mentre si costruiscono difese e trappole per rallentare l’avanzata degli zombie, ed è quella che, tutto sommato, ho trovato maggiormente riuscita. Nelle missioni di Spedizione invece ci si ritrova in mappe più o meno ampie con l’obiettivo, di solito, di intrufolarsi nella maniera più silenziosa possibile in qualche luogo per cercare materiali e risorse utili per potenziare il campo base, ed è qui dove Overkill’s The Walking Dead dovrebbe mostrare tutte le sue qualità… ma fallisce miseramente.

Se nell’Orda la potenza di fuoco è la chiave per il successo, nelle Spedizioni, al contrario, si dovrebbe agire in maniera stealth, ma sembra che il gioco faccia di tutto per impedirlo. Nel corso delle mie partite non sono mai (e sottolineo MAI) riuscito a completare una missione senza che il tutto degenerasse nel caos più totale. A volte è stata colpa mia, a volte dei compagni di squadra, ma è praticamente impossibile riuscire a non essere mai scoperti, complice un sistema di copertura inesistente e nemici che sembrano avere dei radar infallibili al posto degli occhi.

Aggiungete poi un quantitativo esagerato di trappole di vario tipo, generate casualmente ad ogni partita, ed ecco che dopo magari 40 minuti di stealth perfetto non ci si accorge di un filo che fa cadere una bottiglia di vetro allarmando immediatamente i nemici umani e zombi, mandando quindi in malora tutto il lavoro appena fatto. A seconda del rumore generato inoltre si riempie un indicatore che mostra quanta consapevolezza hanno i nemici della vostra presenza, e una volta attivato non c’è modo di liberarsene, per cui tanto vale andare avanti ad armi spianate visto che in ogni caso chiunque sembra sapere esattamente dove vi trovate. Ovviamente trattandosi di un survival le munizioni sono fin troppo rare, per cui non crediate di poter resistere più di tanto una volta scoperti, anche se con un pizzico di fortuna ci si può tirare fuori da situazioni apparentemente impossibili… sempre che poi il gioco non crashi improvvisamente, ovvio.

Trattandosi di un survival le munizioni sono fin troppo rare, per cui non crediate di poter resistere più di tanto una volta scoperti

Non mancano infatti una buona dose di bug e glitch più o meno gravi, e ammetto che la tentazione di abbandonare questa recensione dopo che per ben 3 volte non sono riuscito a completare la seconda missione per problemi del gioco o dei server è stata veramente forte (ma essendo la mia prima recensione su GameSoul non mi sembrava il caso, ndr).

Se riuscite a trovare dei compagni di squadra competenti e a resistere alle prime ore di gioco, Overkill’s The Walking Dead è anche capace di regalare qualche soddisfazione, e riuscire ad arrivare alla fine di un livello o sopravvivere ad un’Orda garantisce un buon livello di gratificazione. Raccogliendo materiali e risorse si possono sbloccare armi e potenziamenti per i protagonisti, oltre a migliorie per il campo base necessarie anche ad ottenere nuove missioni. Cercare di recuperare il maggior numero di oggetti durante le missioni evita o riduce il rischio di eccessivo grinding per proseguire, anche se spesso sarà necessario quasi per forza ripetere alcuni incarichi. Nonostante il fattore casualità (che regola alcuni elementi e la posizione dei nemici) vada a stemperare la ripetitività del tutto, sinceramente non ho apprezzato questa caratteristica.

Ogni personaggio ha delle armi preferite, ma nulla vieta di cambiarle o modificarle

Chiude poi il cerchio un comparto tecnico piuttosto arretrato, e se il filmato iniziale in computer grafica sfoggia modelli realistici facendo alzare le aspettative, una volta in-game ci si rende subito conto della differenza. In negativo, s’intende.

Il PC con cui ho provato il gioco monta un processore i7, 16 GB di RAM e una scheda grafica Nvidia GTX 1080, per cui ho impostato tutti i settaggi a qualità Ultra, eppure anche così il risultato è buono ma nulla di impressionante, anzi. I modelli dei protagonisti sono decenti, ma ciò che davvero non convince sono le ambientazioni (tra l’altro per nulla interattive) e le animazioni legnose e ripetitive. Quantomeno il frame rate si è dimostrato abbastanza stabile nella maggior parte delle situazioni, nonostante qualche sporadico calo quando lo schermo viene invaso da orde di zombie pronte a farci la pelle.

L’unico barlume di speranza che potrebbe salvare Overkill’s The Walking Dead è la promessa da parte degli sviluppatori supportarlo con costanza almeno fino all’estate del 2019, e in questi mesi verranno aggiunti diversi contenuti divisi in “stagioni” che potrebbero risollevare in parte la situazione, ma questo potremo scoprirlo solo più avanti.

Conclusioni

In conclusione Overkill’s The Walking Dead si è rivelata un’occasione sprecata. Se speravate finalmente in un buon gioco dedicato alla serie rimarrete delusi, poiché di The Walking Dead ha solo il titolo, per il resto non si avverte minimamente una narrativa che giustifichi la supervisione di Robert Kirkman in fase di sviluppo.

Anche il gameplay ha dei buoni spunti riprendendo meccaniche rodate da Left 4 Dead, ma i numerosi bug, disconnessioni, e soprattutto una difficoltà bilanciata in maniera pessima rendono l’esperienza la maggior parte delle volte solo frustrante.

Speriamo che nei prossimi mesi i contenuti aggiuntivi possano migliorare la situazione (in particolare sulla caratterizzazione dei personaggi), ma allo stato attuale è veramente difficile trovare una buona ragione per consigliare Overkill’s The Walking Dead… a meno che non siate particolarmente amanti della serie e masochisti.

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