Una volta tanto, la decisione di non intervenire eccessivamente sull’opera originale sembra giustificata e legittimata da una precisa scelta artistica, piuttosto che determinata dallo stanziamento a monte di un budget ridotto. Scelta rischiosa, inusuale, persino controproducente per molti versi, eppure, mai come in questo caso perfettamente condivisibile. Soprattutto se, come il sottoscritto, appartenente alla folta schiera di videogiocatori non più giovani, che ebbero la fortuna di scoprire Panzer Dragoon ai tempi della sua release originale, su una console certamente sfortunata, eppure estremamente affascinante, fieramente esposta nelle collezioni degli amanti di retrograming di tutto il mondo.
La battaglia contro la prima PlayStation ed il Nintendo 64, il SEGA Saturn non è riuscito a combatterla sul serio, mal equipaggiato di un hardware a suo modo performante, ma troppo complesso da domare con successo. Pochi giochi, dunque, ebbero la possibilità di battersi per l’onore della piattaforma della casa nipponica, molti dei quali, tuttavia, eccelsi sotto ogni punto di vista.
A questa ristretta cerchia di campioni, nel 1995, si aggiunse anche Panzer Dragoon che sbalordì con la sua classe, pur rivoluzionando solo relativamente il panorama degli sparatutto a scorrimento.
Venticinque anni dopo, grazie a Panzer Dragoon Remake, pubblicato recentemente su Nintendo Switch, è consolante constatare che il primo impatto con la produzione SEGA suscita le stesse emozioni di sempre. Basta visualizzare il font utilizzato nei menù e nelle schermate di caricamento dei livelli per essere proiettati in un tempo sconosciuto, un viaggio sancito dall’effettivo approdo nel mondo post-apocalittico che fa da sfondo all’avventura. Una Terra scarsamente popolata, dominata da creature di tutte le forme, contesa da due fazioni che hanno affidato le sorti dello scontro ad una coppia di draghi intenti in un rocambolesco inseguimento, l’uno in fuga per raggiungere un luogo inizialmente ignoto, l’altro, quello che cavalcherete nell’epopea, ad impedirgli di realizzare lo scopo.
Si tratta di basi narrative esili, e che l’epopea non si prende certo la briga di sviluppare ulteriormente, tuttavia efficaci in due sensi.
Da una parte getta le basi di un universo immaginifico tuttora denso di suggestioni. Le fonti d’ispirazione, così come i film che riporta alla memoria sono molteplici. Da Dune a Nausicaä della Valle del Vento, passando per le graphic novel di Moebius, si resta tuttora ammaliati nell’attraversare in volo immensi corsi d’acqua, infinite distese di sabbia, fredde e metalliche basi nemiche. Questo remake ha rivitalizzato solo superficialmente il comparto grafico dell’originale. C’è certamente una maggior pulizia dell’immagine, garantita dalla rinnovata definizione. Il frame-rate, anche in modalità portatile, è (quasi) sempre stabile sui 30fps. Texture e modelli poligonali hanno ricevuto una lieve, ma ben visibile ritoccata. Eppure, l’intenzione di lasciare un’impronta retrò al tutto si percepisce e si vede.
La novità del gioco, nel 1995, consisteva nella possibilità di ruotare di 90° la telecamera tramite la pressione dei dorsali
Certo, un più profondo restyling avrebbe richiesto capitali e tempo che evidentemente non si volevano mettere in campo. Ma è difficile biasimare la scelta degli sviluppatori incaricati del remake di fare di necessità virtù, espediente che non fa altro che ribadire l’aspetto quasi alieno ed inusuale di un gioco che, già all’epoca della release originaria, puntò con decisione su un art design assolutamente atipico.
L’altro elemento che la trama introduce e giustifica, riguarda invece l’impostazione generale del gameplay, simile a quello già visto in azione nei capitoli canonici della saga di Star Fox. Si tratta, in soldoni, di uno sparatutto a scorrimento su binari, dove muovendo il mirino sullo schermo si sposta contemporaneamente l’avatar dentro i confini della schermata, manovre evasive fondamentali per eludere i colpi nemici o evitare gli ostacoli.
La novità del gioco, nel 1995, consisteva nella possibilità di ruotare di novanta gradi la telecamera tramite la pressione dei dorsali, così da colpire anche gli avversari alle spalle o ai lati del drago. La feature non ha certamente l’impatto spettacolare che ebbe all’epoca, ma rappresenta tuttora l’espediente che rende possibili intense ed adrenaliniche sparatorie che, pur seguendo un andamento piuttosto strutturato, si sviluppano tutt’intorno all’avatar.
Panzer Dragoon Remake introduce un nuovo sistema di controllo in cui mira e movimento del drago sullo schermo sono affidati distintamente e rispettivamente ai due stick dei Joy-Con. La rinnovata modalità di input tradisce parzialmente il concept originario, in cui parte della difficoltà del gioco consisteva proprio nell’alternare fasi prettamente offensive, in cui concentrare gli attacchi sui nemici, ed altre incentrate sulla difesa, dove la priorità consiste nel mettere in salvo il drago, anche a discapito di allentare il fuoco di soppressione. Ciononostante, rende sicuramente il gioco più immediato, fruibile anche a chi cerca un’esperienza meno macchinosa e in qualche modo al passo con i tempi.
Purtroppo, ciò che risulta anacronistico è la longevità, tanto più se si considerano i quasi venticinque euro da sborsare per portarselo a casa. Due ore sono più che sufficienti per completare l’avventura, con ben pochi motivi per ricominciare da capo, vista l’assenza di particolari bonus o ulteriori livelli di difficoltà a rendersi disponibili. Qualche contenuto inedito avrebbe certamente fatto comodo.
Difficile consigliare, e allo stesso tempo sconsigliare, l’acquisto di Panzer Dragoon Remake. Si tratta di un titolo certamente superato, indiscutibilmente venduto ad un prezzo sproporzionato rispetto alla longevità dell’avventura, eppure tremendamente affascinante e perfettamente in grado di divertire oggi come ieri. Mai come in questo caso a fare la differenza saranno i gusti personali di ognuno di voi. Se amate gli scenari che ricordano i film di fantascienza degli Anni ’80 e ’90, se siete fan della saga di Star Fox, se non vedete l’ora di mettere le mani sull’ennesima produzione atipica, se ricordate con nostalgia i pomeriggi passati in compagnia del Saturn, allora non dovrete far altro che dare una chance alla produzione SEGA. Sarete spettatori e protagonisti di un’avventura che vi ammalierà e conquisterà sin dalla cut-scene con cui il gioco vi accoglierà. In caso contrario, valutate attentamente l’acquisto. Parliamo pur sempre di un gioco che ha fatto la storia del medium, ma che potrebbe deludervi, non fosse altro per la contenutissima durata dell’epopea. |
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