Come sarebbe il mondo se la seconda guerra mondiale non fosse mai finita? Sicuramente noi non staremmo qui a parlarvi di Paradise Lost, gioco che invece è ambientato proprio in questo contesto: un mondo in guerra perenne, con l’umanità in continua lotta per la sopravvivenza e costretta a vivere in bunker, diventati ormai veri e proprie città. Una situazione simile l’abbiamo vista in giochi come Fallout, soltanto che l’avventura dei ragazzi di PolyAmorous è ambientata in Polonia, loro terra natale. Il titolo del gioco riprende quello di un famoso romanzo, Paradise Lost, da noi conosciuto come Paradiso Perduto, opera letteraria di John Milton, a cui gli sviluppatori dicono di ispirarsi, almeno per quel che riguarda i messaggi che vogliono trasmettere: si tratterà anche in questo caso di un luogo ormai perso, dimenticato, e dell’ascesa dei protagonisti per scalare nuovamente la cima e provare a ritrovare quel “paradiso”.
I protagonisti, sì, perché saranno due, in due diverse collocazioni temporali: una nel passato, che vivremo attraverso gli occhi di una donna nel cuore della guerra, e l’altra nel presente, che vivremo attraverso gli occhi di un bambino, che si troverà non solo ad affrontare una realtà post-apocalittica, ma anche la malattia della madre. Non ci hanno voluto svelare molto altro gli sviluppatori, e giustamente, a nostro parere: stiamo parlando di un’avventura in prima persona, un “walking simulator” per intenderci, che nonostante sarà contornato di enigmi ed interazioni, si basa principalmente sulla narrazione.
La demo, nonostante il gioco sia previsto per il 2020, si presenta già molto bene, almeno dal punto di vista visivo, soprattutto per quel che riguarda le ambientazioni. Sia le sezioni all’esterno, con la neve che cade incessante, noncurante dello stato già drammatico in cui verte il mondo, che quelle nelle abitazioni (o ciò che ne rimane) che visiteremo, fino ai bunker stessi, sono curate nei minimi dettagli e riescono a trasmettere quel senso di degrado, quell’atmosfera post-apocalittica in cui è ambientato. Ma tutto è in generale ben contestualizzato, ed ogni singolo dettaglio può nascondere qualche riferimento. Una scena ci ha colpito particolarmente, in cui il nostro personaggio (il bambino) ha dei giocattoli di legno con cui, muovendoli, possiamo farlo giocare: mentre muovendo una macchina o un animale tutto appare normale, quando lo fa con un carrarmato di legno, colpisce e fa cadere gli altri giocattoli. In fondo è questa la realtà che ha vissuto, e queste sono le sue emozioni, che ci verranno trasmesse attraverso i dialoghi, ma anche appunto ad azioni come queste.
Inoltre le nostre azioni avranno dei risvolti sulla nostra avventura, e potremo prendere delle decisioni o comunque compiere (o non) determinate cose: il tutto si rifletterà non solo nella narrazione, ma anche nel modo in cui vedremo l’ambiente circostante, fino ad arrivare all’obiettivo degli sviluppatori, di avere diversi finali. Le loro intenzioni ci sembrano davvero buone, hanno ben chiaro quello che deve essere il loro gioco e ciò che deve trasmettere, e da quel poco che abbiamo visto, sembra che siano sulla strada giusta.
Purtroppo allo stato attuale delle cose i bug sono all’ordine del giorno, e noi non abbiamo potuto provare la demo con le nostre mani, anche se ci è stato detto che alla gamescom probabilmente avremo modo di giocare l’intero prologo. Inoltre il 2020, seppur venga indicato il Q1, ci sembra davvero molto lontano, al punto che quando gli abbiamo chiesto conferma delle piattaforme su cui uscirà, ci hanno risposto: PC, PS4, Xbox One e… magari anche qualche console di nuova generazione. E noi ci auguriamo vivamente che nel 2020 le nostre attuali console possano essere al massimo del loro ciclo di vita, mostrando tutti i muscoli che hanno.
Amiamo le avventure in prima persona, soprattutto quando uniscono ad una narrazione che in questo caso sembra piuttosto toccante (un mondo post-apocalittico in cui vestiamo i panni di un bambino che deve “combattere” anche con l’incubo di una madre malata), anche una controparte tecnica di tutto rispetto. E nonostante il gioco uscirà tra un paio d’anni, Paradise Lost mostra già tutto il suo carisma e la sua personalità. Le idee degli sviluppatori poi sono chiare, ossia raccontare una storia che potremo anche condizionare con le nostre scelte, senza però andare mai ad intaccare l’aspetto narrativo con elementi di gameplay frustranti, e rendendo il racconto scorrevole. Se amate questo genere, segnatevi questo nome, perché probabilmente ne sentirete parlare a lungo.