Persona Dancing: Endless Night Collection – Recensione

La serie Persona può ancora essere considerata una nicchia in Occidente – nonstante il quinto capitolo abbia raggiunto le due milioni di copie vendute in tutto il mondo, diventando il gioco Atlus di maggior successo fino a oggi – ma in Giappone è un vero e proprio fenomeno culturale. Non limitata ai giochi, la serie ha portato non solo alla produzione di merchandise vario ma anche allo spostamento verso altri media, dai manga ai concerti live fino agli anime, ultimo in serie Persona 5. Non mancano poi spin-off ben lontani dall’idea di una semplice e cinica operazione mangia-soldi, come l’eccellente gioco di combattimento Persona 4 Arena (sviluppato da ArcSys) e il titolo ispirato a Etrian Odyssey, Persona Q, hanno dimostrato. E se vogliamo guardare oltre le storie meravigliose, i personaggi, gli straordinari stili artistici, ogni capitolo è impreziosito dalle brillanti colonne sonore a opera del compositore Shoji Meguro, tanto che il suo nome si trova piuttosto in alto nella lista dei crediti.

Dunque, quale modo migliore di celebrare quegli stessi brani che sviluppare una nuova linea di giochi basata su un genere noto per il suo incredibile livello di difficoltà vecchia scuola? Cominciata con Persona 4: Dancing All Night, pubblicato su PlayStation Vita pochi anno fa, la serie rhythm game si espande andando a includere il tanto apprezzato terzo capitolo e il quinto grazie a Persona 3: Dancing in Moonlight e Persona 5: Dancing in Starlight. I vostri personaggi preferiti tornano realizzati ad arte (è il cast di P3 a fare il miglior salto di qualità, com’era lecito aspettarsi) con la possibilità di scatenare le proprie doti nascoste in una notte dedicata solamente al ballo. Seguendo le orme del titolo pioniere del 2015, questi due nuovi giochi ripropongono le ottime colonne sonore di entrambi, includendo una corposa selezione di brani remixati. Inoltre, per i nostalgici, l’edizione Endless Night Collection includerà Persona 4: Dancing All Night, riunendo tutto in un unico pacchetto.

È trascorso del tempo dalle vicende di Persona 5 e i nostri Phantom Thieves hanno concluso il liceo. Una notte si ritrovano tutti improvvisamente nella Velvet Room, al cospetto delle gemelle Caroline e Justine: a quanto pare stanno organizzando una sorta di festa e hanno bisogno che i nostri eroi ballino per loro, come parte di una non meglio specificata “rinascita”. Alla fine si scopre non esserci dietro alcuna fine del mondo imminente, bensì una semplice gara volta a scoprire chi avesse i migliori ballerini in circolazione. Già dalle premesse è chiaro come la storia sia un mero espediente e non abbia molta rilevanza ma, conformi al loro ruolo e sapendo che si tratta solo di un sogno del quale non ricorderanno nulla al risveglio, i ragazzi accettano la richiesta come Phantom Thieves e decidono di accettare la sfida.

Persona 5: Dancing Starlight cambia molto rispetto a Persona 4: Dancing All Night – niente negozio e opzioni da visual novel. Le interazioni con i compagni sono limitate a qualche chiacchiera scambiata nel Velvet Club, mancando di una vera e propria componente narrativa, e non ha molta importanza quale risposta si scelga di dare quando siamo chiamati a compiere una scelta: otterremo comunque la nostra ricompensa, che sia un set di costumi o un semplice accessorio. È apprezzabile il passaggio da visual novel a questa versione più “asciutta”, che spezza molto meno il ritmo in un gioco che, appunto, dello stesso ritmo fa il suo punto di forza, ma forse non avrebbe guastato cercare la giusta via di mezzo per non ridurre le interazioni a qualche semplice scambio divertente ma privo di un qualunque mordente.

Persona Dancing: Endless Night Collection non offre novità nel gameplay

Parlando delle opzioni di personalizzazione, come ci si aspetta da questo genere di giochi gli outfit e gli accessori variano dai più stilosi fino ai più bizzarri e perfino inquietanti, con la possibilità di creare delle combinazioni che farebbero mancare un colpo a qualunque esperto di moda. Considerata la quantità di elementi sbloccabili, a dispetto della loro bizzarria si rivelano una sfida intrigante per i completisti. Lato gameplay invece non assistiamo a nessuna novità rispetto a Persona 4: Dancing All Night e, ovviamente, allo stesso Persona 3: Dancing in Moonlight che verrà pubblicato assieme a Persona 5: Dancing in Starlight. Ci sono sempre sei tasti da premere, tre per lato, e le levette analogiche per quanto riguarda gli “scratch” utili ad aumentare la barra Fever e dare vita a coreografie di coppia. Segnaliamo l’introduzione di una nota doppia nel flusso ma non si può considerare nulla di speciale poiché si tratta di premere lo stesso pulsante due volte in rapida successione.

L’aspetto invece positivo di P5D e P3D è la miriade di opzioni a disposizione per facilitare (oppure complicare) il gioco a seconda delle nostre esigenze: chiamate Supporto o Sfida in base a come andranno a (s)bilanciare le varie sessioni di danza, si sbloccano mano a mano nel corso della partita e influenzeranno il punteggio finale in positivo o in negativo secondo una precisa percentuale, legata al tipo e al numero di opzioni che avete scelto. Per i cacciatori di platino è la soluzione ideale.

Parlando delle canzoni di per sé, ci sono tanti remix a disposizione ma alcuni sono piuttosto insipidi. La colonna sonora di Persona 5 è una delle migliori ma dei 110 brani a disposizione ne sono stati scelti solo 25 e, purtroppo, non riescono a tenere il passo con quelli di Persona 4: Dancing All Night, realizzati meglio. Alcuni brani come Whims of Fate (Yukihiro Fukutomi Remix) si lasciano davvero ballare con gusto mentre altri risultano piuttosto sottotono. L’unica ragione che che potrebbe spingervi a ripetere le canzoni ancora e ancora, persino quelle che gradite meno, è sbloccare gli eventi social: per essere infatti accessibili è necessario soddisfare determinate condizioni – suggerite dal gioco stesso – come ad esempio completare un determinato numero di brani indossando certi accessori, oppure accumulando Perfect, o ancora sbloccando modificatori sfida. In questo modo avrete accesso, come già vi abbiamo detto, a delle interazioni forse non molto elaborate ma completamente inedite, il che le rende particolarmente godibili. Sbloccata metà degli eventi social, il cui sistema è simile al ranking delle relazioni Confidant spogliato però di tutta la complessità dell’originale, per un personaggio, vi ritroverete in ​​un modello 3D della loro stanza – cosa mai vista nel RPG di appartenenza e dunque un’ulteriore possibilità per scavare di più nelle vite dei vostri personaggi preferiti. Se avete l’headset VR, potete inoltre sperimentare le conversazioni in realtà virtuale.

Ci sono tanti remix a disposizione ma alcuni sono piuttosto insipidi

Graficamente il gioco è ottimo e l’espressività dei personaggi è migliore di quanto visto in Persona 4: Dancing All Night su PlayStation Vita – forse per via del grande schermo. La maggior parte degli stage di ballo proviene dal gioco originale, ma al loro interno sono stati aggiunti piacevoli colpi di scena. Al di fuori del ballo e delle occasionali chiacchierate con i vostri compagni, nel Velvet Club o nella loro stanza, non c’è nient’altro da fare. Se non vedete l’ora di ritrovare la vostra banda di ladri preferita, ma soprattutto se siete fan accaniti dei rhythm game, allora Persona 5: Dancing Starlight è il gioco che fa per voi, a dispetto di qualche difetto rispetto a Persona 4: Dancing All Night, legato soprattutto alla mancanza di contenuti. L’eleganza e la qualità del RPG si sono asciugate molto ma rimane un titolo piacevole.

Quanto detto qui sopra vale anche per Persona 3: Dancing in Moonlight. Le tracce remixate suonano leggermente meglio rispetto a Persona 5: Dancing in Starlight ma non raggiungono comunque lo stesso livello di Persona 4: Dancing All Night. Dal punto di vista grafico, essendo Persona 3 un gioco pubblicato su PlayStation 2 prima e su PlayStation Portable poi, il salto di qualità balza molto più all’occhio dando un risultato gradevolissimo. Nel complesso, se dovessimo trovarci a suggerire quale dei due comprare, la nostra scelta verterebbe su Persona 3: Dancing in Moonlight, che dato il grosso salto generazionale esce più a testa alta nel confronto. Ultimo, ma non per importanza, entrambi i giochi sono localizzati in italiano: novità molto gradita da parte di Atlus, che aveva lasciato lo stesso Persona 5 in inglese.

Conclusioni

Nel complesso, Persona Dancing: Endless Night Collection è un prodotto ben confezionato che appassionerà senza dubbio i fan dei rhythm game. Si potrebbe discutere sul prezzo di questa edizione, forse un po’ alto considerata la minor quantità di contenuti di Persona 3: Dancing in Moonlight e Persona 5: Dancing in Starlight, ma potete sempre optare per uno dei due se non voleste ripetere le stesse identiche azioni – musiche a parte – in entrambi i giochi.

Come già detto, a uscirne meglio è Persona 3: Dancing in Moonlight, perché dopo dodici anni è sempre un piacere ritrovare i membri della SEES e per giunta in alta qualità.

Commenti

Recensioni correlate

Tutte le recensioni