Colonia – Il 17 settembre è una di quelle date che, gli affezionati del calcio digitale, dovrebbero tenere bene a mente. In occasione della gamescom 2015 abbiamo potuto posare le mani su una nuova build di PES 2016, l’attesissimo “simulatore” calcistico di Konami previsto su tutte le piattaforme PC e console. E mai come questa volta il termine simulatore è appropriato: i ragazzi di PES Productions hanno affinato in modo encomiabile il già interessante PES 2015, andando a limare tutti quegli aspetti critici della passata edizione sino ad approdare ad un titolo che mira senza troppi giri di parole a impossessarsi nuovamente di quel primato che, storia insegna, l’eterno antagonista ha guadagnato sette anni or sono.
Il prossimo settembre, insomma, Morata e Neymar (gli uomini copertina della versione europea del gioco) faranno la propria apparizione ufficiale nei negozi (fisici e virtuali) con due versioni del gioco, la Day One Edition e la Anniversary, affiancate dall’immancabile preorder digitale. Un’attesa nemmeno troppo lunga, resa ancora più dolce dalla demo console prevista per il prossimo 13 agosto – un netto taglio dei tempi rispetto alle passate stagioni, a testimonianza della volontà di Konami di dimostrare quanto di buono fatto. Disponibili nella demo Bayern Monaco, Juventus, Roma, Corinthians, Palmeiras e le nazionali Brasiliana e Francese, che potranno darsele di santa ragione nelle arene dello Juventus Stadium e dell’Arena Corinthians.
Ma torniamo a parlare di questo PES 2016, e partiamo subito con l’argomento più delicato che da sempre affligge questa produzione del Sol Levante: le licenze. A fianco delle immancabili UEFA Champions League, Copa Libertadores, Copa Total Sudamericana e AFC Champions League, l’ultima creatura di PES Productions godrà in esclusiva delle licenze totali di Euro 2016. Un colpo tutto tranne che trascurabile, che arricchisce un’offerta non certo paragonabile a quella di FIFA, ma comunque articolata su 81 squadre internazionali (34 europee, 16 americane, 17 asiatiche e 14 africane) interamente sotto licenza. Vale infatti la pena ricordare che, per quanto concerne i campionati europei, PES 2016 offrirà licenze complete per i campionati francese, spagnolo, olandese e italiano, offrendo invece un parterre di squadre ridotto per quelli inglese, portoghese e tedesco (oggettivamente, quello più sacrificato con una manciata di squadre licenziate).
L’elemento fondamentale del gameplay di PES, la capacità di ricreare il feeling e le sensazioni che derivano dal controllare completamente una super star del calcio, rimangono immutate. Anzi, è il caso di dirlo, bastano pochi minuti pad alla mano per accorgersi di come la vecchia alchimia sia tornata, aggiornandosi però ai dettami della nuova generazione. PES 2016 nasce dal proprio glorioso passato, quel PES 6 che nessuno di noi ha mai dimenticato e, conscio dei propri errori recenti, si reinterpreta e reinventa senza però tradire quelle caratteristiche essenziali che da sempre lo hanno contraddistinto: giocabilità ai massimi livelli.
La demo odierna ci ha permesso di osservare da vicino tutte quelle classiche situazioni uno contro uno, dove fisica, animazioni, grafica e intelligenza artificiale convergono in un’unica entità. E il risultato, inutile dirlo, è sorprendente. Finte, tackle e interventi aerei sono realizzati con ogni cura del caso (rispetto a dodici mesi fa, il parco animazioni è stato più che triplicato, e i risultati si vedono lontano un miglio): il peso di ogni giocatore diventa una variabile fondamentale nella determinazione dell’azione finale, così come la sua velocità e tutti gli attributi dell’atleta controllato. Merito del FOX Engine, che dimostra la propria potenza uscita dopo uscita, ciascuna giocata di PES 2016 scorre fluida e senza intoppi, simulando in modo realistico il corrispettivo comportamento “reale” rendendo il tutto dannatamente appagante, sia in termini visivi che di giocabilità.
La rinnovata intelligenza artificiale dei nostri compagni di squadra, che seguiranno la nostra azione attivamente, si smarcheranno o chiameranno il passaggio infilandosi dietro le spalle dei difensori, è solo la ciliegina sulla torta: la squadra è un unico organismo senziente, che si muove in modo organizzato alla conquista dell’area avversaria. Lo stesso discorso si applica per la difesa, dove le nuove routine dello SquadID (quella feature che cerca di ricreare il modo di giocare – a livello di squadra – di un team reale) non hanno certo paura di farsi notare. Raddoppi, marcature asfissianti, spintoni in area al limite del regolare per guadagnare una manciata di centimetri e spedire la palla fuori dalla zona di pericolo sono soltanto alcune delle possibili combinazioni. Combinazioni che, lo ripetiamo, crescono vertiginosamente, sia che si tratti di giocate più o meno acrobatiche, sia che ci si concentri sulle esultanze personalizzate, altra new entry dui PES 2016. Rischieremmo di ripeterci, ma il numero di dettagli che noterete in ciascun giocatore è impressionante: dalle proteste all’arbitro per un fallo non chiamato a quelle contro il guardalinee, dal rammarico per un goal sbagliato a porta vuota alla gioia incontenibile per una siglatura all’ultimo minuto, nulla sembra più essere lasciato al caso.
Anche la fisica della palla è stata profondamente revisionata, approdando ad un ottimo compromesso che mescola in modo armonico l’obbedienza alle più elementari regole della fisica alla componente imprevedibile: del resto, non è sempre così facile capire da che parte finirà la palla dopo un contrasto tra due marcantoni, e anche in questo frangente il nuovo PES sembra comportarsi in modo esemplare. Semplicemente strepitoso, tuttavia, è l’upgrade della componente visiva: grazie a sezioni serrate di motion capture e a modelli tridimensionali ricreati con un’attenzione al limite del certosino, il titolo Konami vanta una riproduzione degli atleti al limite del fotorealismo. Il merito va nuovamente alla versatilità del FOX Engine, anche se non possiamo non plaudere ai meriti di PES Production – che ha diligentemente quadruplicato le riproduzioni tridimensionali degli atleti rispetto all’anno passato. Lo stesso discorso si applica parzialmente anche agli elementi di contorno della partita, spalti e pubblico in primis. Ancora una volta, dobbiamo ammettere che rimane parecchio lavoro da fare, trattandosi forse dell’elemento meno next gen dell’intera produzione: tuttavia, i passi in avanti rispetto alla passata declinazione sono sotto gli occhi di tutti.
In definitiva, PES 2016 continua a convincerci. Dopo averlo provato a Milano presso gli studi di Halifax e, soltanto due mesi fa, nel corso dell’E3 di Los Angeles, anche la nostra prova odierna del titolo Konami ci ha lasciato una lunga serie di impressioni positive. Manca sempre meno al lancio, e mai come quest’anno ci sentiamo di dire che l’esito dell’eterna sfida per il predominio del calcio digitale sia appeso ad un filo. In attesa della nostra prova sul campo di FIFA, tuttavia, possiamo affermare che, difficilmente, avremmo potuto sperare in un’edizione celebrativa dei 20 anni di PES migliore di questa. Che, tanto per dire, avrà al proprio interno un’inedita modalità chiamata Legends. Una modalità di cui non sappiamo assolutamente nulla, sulla quale Konami farà luce nelle settimane a venire. Ma in quell”unica immagine “logo” che ci è stata mostrata per cinque secondi, abbiamo intravisto la sagoma del codino più amato d’Italia. E a noi basta questo per iniziare a sperare.
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